Il palazzinaro corruttore Parnasi confessa
Pagava Lanzalone perché referente di Raggi e dava soldi a tutti i partiti parlamentari

Nel corso di un drammatico interrogatorio durato ben undici ore presso una saletta del carcere di Rebibbia, il 27 e 28 giugno il palazzinaro corruttore Luca Parnasi, arrestato tre settimane fa per l’inchiesta sullo stadio della Roma, ha cominciato a vuotare il sacco sul “sistema che ha fatto del metodo corruttivo verso esponenti istituzionali un significativo asset d’impresa. Un flusso costante di relazioni che, in una sorta di crescendo rossiniano, definisce un modello di corruzione sistemica, caratterizzata da un’opzione criminale insensibile ai mutamenti politici ed istituzionali... un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e di una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione... Un metodo corruttivo finalizzato a realizzare profitti al massimo grado e incurante dei danni sociali che esso provoca".
Parnasi ha parlato soprattutto dei suoi rapporti con l’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, uomo organico ai Cinquestelle e alla giunta Raggi della quale era referente per il progetto dello stadio giallorosso.
“Me lo presentò la sindaca Virginia Raggi — ha detto Parnasi agli inquirenti — durante una riunione ufficiale nel gennaio del 2017. Mi dissero che era lui il referente del Campidoglio per lo stadio. E da allora ho sempre parlato con lui. Anche per altri progetti”.
Parole che confermano in pieno l’impianto accusatorio della procura, peraltro già ribadito anche da altri testimoni “illustri” che si sono avvicendati in procura nei giorni scorsi tra i quali la stessa sindaca Raggi, il direttore generale del Campidoglio Franco Giampaoletti e quello della As Roma Mauro Baldissoni, che indicano l’ex presidente Acea come uomo dell’amministrazione che godeva di grande potere a palazzo Senatorio anche su varie altre questioni e, quindi, a tutti gli effetti investito dalla carica di pubblico ufficiale e perciò passibile dell’accusa di corruzione.
Non solo. Parnasi ha aggiunto anche che di Lanzalone “Mi fidavo... lo ritenevo un professionista serio. Ma le consulenze che ho fatto avere al suo studio servivano anche a suggellare questo rapporto di amicizia e fiducia”. Dal quale, secondo l’accusa del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del Pm Barbara Zuin, Parnasi ha ottenuto più di un beneficio.
Riguardo alle mazzette elargite ai partiti in cambio di favori, Parnasi ha ammesso di aver pagato tutti i partiti e ha confermato anche di essersi vantato coi suoi collaboratori del “metodo anni ottanta” che usava per “pagare tutti come ho sempre fatto”.
Tra le fondazioni foraggiate dal costruttore, sulle quali sono in corso accertamenti dei carabinieri del nucleo investigativo, spiccano fra le altre Eyu del PD e Più Voci, vicina alla Lega. Mentre fra i nomi dei singoli capicosca politici a cui Parnasi ha fatto “piaceri di vario genere”, ossia consulenze d'oro e/o assunzioni di figli e parenti, spiccano fra gli altri l’ex assessore della giunta Zingaretti Michele Civita; il capogruppo dei Cinquestelle in Campidoglio Paolo Ferrara; quello di Forza Italia in Comune Davide Bordoni; e il vicepresidente del consiglio regionale (FI) Adriano Palozzi.
Adesso tocca agli inquirenti verificare le dichiarazioni di Parnasi e fare piena luce sulla scandalosa vicenda che vede tra i protagonisti principali i due partiti al governo e in particolare il M5S che erano saliti al Campidoglio al grido di “onestà, onestà” per “ripulire Roma da 'Mafia Capitale'” e che invece nel giro di poco più di due anni si sono rivelati una banda di affaristi corrotti al pari, se non peggio, dei loro predecessori, non solo sul piano penale ma anche e soprattutto su quello politico e morale.

11 luglio 2018