Al vertice di Innsbruck
I ministri degli interni UE si impegnano a chiudere ai migranti i confini a Sud
L'asse nazionalista, fascista e razzista tra Salvini, Kickl e Seehofer d'accordo per il controllo delle frontiere esterne dell'UE e per bloccare gli sbarchi dei migranti
Sulla Diciotti sconfessato il ducetto Salvini

Il 12 luglio, mentre in Italia era in pieno svolgimento il dramma dei 67 migranti bloccati sulla nave Diciotti davanti al porto di Trapani chiuso per ordine di Salvini, a Innsbruck, sotto la presidenza austriaca, si è svolto il vertice informale dei ministri dell'Interno dei 28 paesi membri della UE, per discutere delle strategie e delle misure per "proteggere le frontiere esterne" dell'Unione e "contrastare i trafficanti di uomini", due eufemismi ipocriti usati per mascherare la volontà di blindare i confini dell'Europa dai flussi migratori.
Non sono stati presi impegni vincolanti né misure concrete, cosa che semmai è stata rimandata alla riunione del Comitato politico strategico e di difesa del 18 luglio, o più realisticamente al prossimo Consiglio europeo che si terrà in ottobre e che dovrebbe discutere dell'attuazione pratica delle decisioni prese nel Consiglio europeo di fine giugno. Più che altro l'incontro è servito ai ministri di polizia della UE per confrontare le varie posizioni, sia quelle convergenti che quelle contraddittorie, anche attraverso incontri preliminari bilaterali, e ribadire almeno alcune linee guida per arginare i flussi migratori su cui c'è un accordo più o meno generale tra i 28 paesi membri. Tra questi incontri bilaterali che si sono svolti il giorno prima del meeting ci sono quelli che Salvini ha tenuto col suo omologo tedesco, il falco bavarese della Csu, Horst Seehofer e con il ministro dell'Interno austriaco, Herbert Kickl, che sono serviti a rafforzare, anche se non completamente, quell'"asse dei volenterosi" che i tre ministri cosiddetti "sovranisti" hanno stabilito sulla base di una visione comune di stampo fascista, razzista e xenofoba del problema dei flussi migratori.

L'intesa Salvini-Seehofer
A Seehofer stava soprattutto a cuore il problema dei "flussi secondari", vale a dire il ricollocamento nei paesi di prima accoglienza dei migranti trasferitisi in Germania, ma Salvini ha evitato di impegnarsi a riprendere la quota spettante all'Italia, almeno finché non ci saranno impegni concreti degli altri paesi sui tre punti avanzati dal governo italiano. E cioè solo quando, ha sottolineato il vicepremier, "avremo ottenuto risultati su frontiere esterne, supporto e soldi per l'Africa" e nell'impegno di "suddividere i migranti che sbarcano in Italia". Obiettivi che almeno a parole il suo omologo tedesco si è detto disposto ad appoggiare, in cambio dell'impegno di Salvini, sempre a parole, a discutere nei prossimi consessi del ricollocamento in Italia dei migranti che la Germania vuole espellere. Tant'è che il ministro italiano si è compiaciuto di dichiarare che "abbiamo fatto tre passi avanti, l’obiettivo sia di Italia che di Germania è avere meno migranti, meno sbarchi e meno morti".
"Non accetteremo nessun migrante in più se non aver prima stipulato un accordo europeo che preveda un rafforzamento dei confini e la possibilità delle espulsioni in accordo con i paesi africani", ha precisato il vicepremier, definendo "secondaria" la questione dei rimpatri interni posta da Germania e Austria. E anche Seehofer ha convenuto con lui che "non ci saranno problemi tra le frontiere interne dell'Ue se si riducono le partenze dall'Africa, i morti, gli arrivi".
La strategia del governo fascista e razzista Salvini-Di Maio, messa a punto dai due insieme al premier Conte e al ministro degli Esteri Moavero, infatti è chiara: blindare la sponda sud del Mediterraneo per impedire le partenze dei migranti, anche attraverso maggiori finanziamenti di tutta la UE ai due governi libici e alle bande dei trafficanti e l'istituzione di "campi di raccolta" per bloccare i migranti nei paesi di transito. E poi il rafforzamento dei dispositivi militari europei di fronte alle coste nordafricane, come Frontex e Sophia, cambiandone le regole d'ingaggio per poter attuare il respingimento diretto dei migranti in Libia, attualmente illegale secondo le normative internazionali, anche facendo dichiarare dalla UE "porti sicuri" quelli libici.

Sostegno di Salvini anche al piano di Kickl
Del piano del 2015 di ricollocamento nei 28 paesi UE dei migranti approdati in Grecia e in Italia, mai veramente attuato soprattutto per l'opposizione dei governi del gruppo Visegrad suoi alleati, Salvini non vuole nemmeno sentir parlare: "È lì da tre anni e non funziona. Io preferisco bloccare i nuovi arrivi", ha ribadito il vicepremier. Del resto con quei governi non può rompere, visto che sta lavorando con loro per formare un gruppo unico della destra "sovranista" - leggi nazionalista, fascista, razzista e xenofoba - nel prossimo parlamento europeo.
Anche col suo omologo austriaco, che vorrebbe addirittura vietare per legge le richieste di asilo in Europa, c'è un'intesa di massima, soprattutto sulla proposta di istituire "centri di rimpatrio in paesi fuori dalla UE", cioè nei paesi di transito in Africa e non solo (si è parlato anche dell'Albania), e anche con l'invio di soldati europei di supporto a Frontex sul suolo nordafricano: "Se questa è la strategia della presidenza austriaca, ha il mio sostegno", ha detto Salvini, senza curarsi del fatto che tale proposta è diversa da quella dell'istituzione dei suddetti centri nei paesi della UE, e su base volontaria, appena approvata dal Consiglio europeo di fine giugno. Anche Seehofer si è unito agli altri due nell'affossare fin da ora le decisioni del Consiglio europeo scritte sull'acqua definendo "importante difendere le frontiere esterne, creare centri di rimpatrio fuori dalla UE". E a ribadirlo, Kickl ha aggiunto di suo che "ora c'è un cambiamento di paradigma nelle politiche europee di asilo".
Che cosa intendesse dire il ministro di polizia austriaco lo si deduce dal comunicato stampa del vertice, laddove si dice che "per salvare Schengen dobbiamo lavorare con dedizione all'effettiva protezione dei confini esterni della UE e ad una politica di asilo a prova di crisi". Tradotto: o si mette fine ai flussi di migranti dall'Africa sigillando le frontiere esterne e restringendo il diritto di asilo, o si ripristinano le barriere interne all'Unione, decretando la fine della libera circolazione interna garantita dal trattato di Schengen.

Accelerazione verso la blindatura dei confini
Il comunicato sottolinea infatti che c'è stato un "largo consenso sulla necessità di concentrarsi sulla protezione delle frontiere esterne", nel rafforzamento di Frontex e nel porre fine alle operazioni dei trafficanti". E che è stata discussa, "oltre il mandato del Consiglio europeo", anche l'ipotesi dell'istituzione di "centri di rimpatrio in paesi terzi" per i richiedenti asilo, che possono rappresentare "uno stadio intermedio" in attesa di una "decisione positiva o negativa". L'Austria, a cui spetta l'attuale semestre di presidenza, esplorerà inoltre possibili soluzioni alla revisione del trattato di Dublino e al Sistema comune europeo di asilo (CEAS), in vista del Consiglio europeo di ottobre.
Quindi, sembra di capire che c'è un'accelerazione rispetto alle stesse decisioni di fine giugno, nel senso di lasciar perdere l'istituzione dei "centri di rimpatrio" interni alla UE e la redistribuzione dei migranti sbarcati nei porti del Mediterraneo, a cui del resto nessuno credeva essendo "su base volontaria", e puntare tutto invece sulla blindatura delle frontiere esterne, il respingimento diretto dei migranti in mare, la creazione di campi di rimpatrio fuori dalla UE e il restringimento del diritto di asilo. Decisioni che l'Italia e l'asse con Austria, Germania e Visegrad hanno contribuito ad affermare in maniera determinante.

La Diciotti ostaggio di Salvini
Come abbiamo detto il vertice di Innsbruck si teneva proprio nelle stesse ore in cui si svolgeva la penosa odissea dei migranti a bordo della nave Diciotti della guardia costiera italiana, presi in ostaggio da Salvini a supporto della sua politica antimigranti da far valere anche al meeting austriaco. Arrogandosi le funzioni di ministro della Marina mercantile e di procuratore di Trapani, ha impedito per due giorni l'attracco della nave perché voleva prima vedere "scendere in manette" i responsabili di un presunto ammutinamento e aggressione dei migranti a danno dell'equipaggio della nave privata Vos Thalassa, che li aveva salvati nelle acque antistanti la Libia. Salvini aveva imposto alla nave di riconsegnarli alla guardia costiera libica (cosa proibita dalle leggi internazionali che vietano i respingimenti collettivi e perché la Libia non è considerata porto sicuro, non ha firmato la convenzione di Ginevra e anche secondo l'Onu viola pesantemente i diritti umani), ma i naufraghi si erano ribellati provocando l'intervento della Diciotti che li aveva presi a bordo facendo rotta verso l'Italia.
Da Innsbruck Salvini ordinava di tenere chiuso il porto fino a che la polizia e i magistrati a bordo non avessero individuato e arrestato i colpevoli, con gravi ripercussioni sulle condizioni dei naufraghi, tutti fortemente provati e disidratati dalla lunga odissea patita in terra e in mare, con diversi malati, donne incinta e bambini. E tutto questo nel silenzio complice di Conte e con l'acquiescenza menefreghista di Toninelli e Di Maio, finché non è dovuto intervenire Mattarella con una telefonata al premier, che a quel punto si è svegliato e ha ordinato di far sbarcare la nave. Sconfessato dall'intervento del capo dello Stato, al quale solo pochi giorni prima al Quirinale aveva promesso che avrebbe "abbassato i toni", il ducetto fascioleghista con una nota del Viminale ha fatto trapelare "stupore" per l'intervento di Mattarella e "rammarico" per la decisione della procura di non arrestare ma di indagare a piede libero i due naufraghi responsabili della rivolta, solo successivamente colpiti da provvedimento di fermo.

Il ricatto continuo del blocco dei porti
Non ancora soddisfatto, Salvini ha ripetuto lo stesso copione con altri 450 migranti che stavano arrivando in Sicilia su un vecchio peschereccio, e che sono stati fatti trasbordare su una vedetta della guardia di finanza e su una nave di Frontex, per poi tenerle ferme davanti al porto di Pozzallo, mentre intanto Conte inviava una lettera ai presidenti del parlamento e della Commissione europea e a tutti i capi di governo della UE chiedendo di condividere il carico di migranti, minacciando altrimenti di non farli sbarcare. Alla fine i governi di Malta e Francia hanno accettato di prendere in carico una quota di migranti, seguiti poi da Germania, Spagna e Portogallo, e il governo italiano ha consentito l'attracco delle due navi nel porto siciliano.
Hanno risposto picche invece i governi di Visegrad amici di Salvini, con il premier ceco Babis che addirittura definiva la richiesta di Conte "la strada per l'inferno". Mentre Conte e Salvini, facendo finta di nulla, cantavano vittoria e definivano "una grande vittoria politica" l'odioso braccio di ferro ingaggiato sulla pelle dei 450 disgraziati perché "finalmente l'Europa ci ascolta". Ora è chiaro che si andrà avanti sempre così, con la chiusura dei porti anche alle navi italiane e perfino di Frontex, tenendo in ostaggio i naufraghi per forzare l'attuazione pratica delle decisioni del Consiglio europeo, ossia della redistribuzione "volontaria" dei migranti approdati in Italia.
Ma quante altre volte gli stessi paesi che il governo fascista e razzista Salvini-Di Maio vitupera e osteggia si offriranno di accoglierli, anche a fronte del menefreghismo proprio di quei governi di cui esso si proclama tanto alleato e in perfetta sintonia politica? E intanto, da quando questo governo si è insediato e per effetto della sua cinica politica contro le Ong e della chiusura dei porti, i migranti annegati nel Mediterraneo sono stati ben 600, e il rischio di morire per chi si imbarca è salito da 1 su 38 a 1 su 7.

18 luglio 2018