Col beneplacito del governo Salvini-Di Maio
Lottizzata la Rai, un ex Mediaset alla vigilanza

Alberto Barachini, da vent'anni giornalista a Mediaset e promosso di recente responsabile per la comunicazione di Berlusconi, è il nuovo presidente della Commissione bicamerale di vigilanza sulla Rai. È stato eletto il 18 luglio alla terza votazione, dopo che era stato raggiunto un accordo lottizzatorio in pieno stile seconda repubblica tra il governo Lega-M5S e i due principali partiti di "opposizione", il PD e Forza Italia. Anzi, un "accordone", come è stato ironicamente definito, visto che l'intero pacchetto sul tavolo della trattativa comprendeva, oltre alla Vigilanza Rai, anche la Commissione parlamentare di indagine sui servizi segreti (Copasir), che è stata assegnata al renziano di ferro Lorenzo Guerini, l'elezione dei quattro membri di spettanza parlamentare per il nuovo Consiglio di amministrazione della Rai, e i presidenti delle Giunte per le elezioni di Camera e Senato.
Poiché le due Commissioni bicamerali spettano alle "opposizioni", vale a dire di fatto a Forza Italia e PD, Berlusconi e Renzi si sono messi d'accordo preventivamente per spartirsene le presidenze col beneplacito di Salvini e Di Maio, attraverso una fitta trattativa a più voci tra la forzista Bernini, il leghista Giorgetti e i due capigruppo piddini di Senato e Camera, Marcucci e Delrio. Da tempo Renzi aveva prenotato la presidenza del Copasir, che gli torna molto utile per avere notizie di prima mano sulle inchieste che lo riguardano, quelle in corso come l'inchiesta Consip e quelle che potrebbero emergere in futuro. Per ragioni analoghe quella poltrona faceva gola anche a Salvini, che l'avrebbe presa volentieri tramite il suo amico e alleato di fatto Berlusconi, per tenere d'occhio le inchieste che riguardano la Lega, a cominciare da quella sui 49 milioni di rimborsi elettorali spariti nel nulla. Ma per Berlusconi era troppo importante impadronirsi della vigilanza Rai, per controllare la sua diretta concorrente e tutelare il suo impero mediatico.

Gasparri o Barachini, sempre Berlusconi è
Anzi, in un primo momento il candidato di Berlusconi era addirittura Maurizio Gasparri, l'ex missino da sempre suo fedelissimo e firmatario della legge del 2004 che porta il suo nome che servì a blindare l'attuale assetto duopolistico Rai-Mediaset del sistema televisivo, salvando anche una delle tre reti del delinquente di Arcore che la Corte costituzionale aveva decretato illegale. Ovviamente la Lega, ma neanche il PD, non avrebbero avuto nulla da obiettare, ma non il M5S, che accettando una candidatura indecente come quella di Gasparri avrebbe rischiato una sollevazione nella sua base, e così si è ripetuto lo schema adottato per l'elezione della Casellati a presidente del Senato: Berlusconi ha scelto un altro suo uomo, un altro fedelissimo e anzi una sua diretta creatura come Barachini (per dare "un segnale di novità", si è giustificato), e a quel punto Di Maio ha avuto la foglia di fico per dare disco verde e ordinare ai suoi di votare scheda bianca, e tutto è andato a posto. Non senza tuttavia che Salvini, che avrebbe preferito Gasparri, facesse mancare i suoi voti alle prime due votazioni, tanto per ricordare a Berlusconi chi è che ha il coltello dalla parte del manico nell'area del "centro-destra".
A Gasparri, che comunque rimane membro della commissione e continua perciò ad avere un peso importante nel controllo politico della Rai, è stata data come "premio di consolazione" la presidenza della Giunta per le elezioni del Senato. Vicepresidenti della Vigilanza Rai sono stati eletti il PD Antonello Giacomelli, vicino a Luca Lotti, e il pentastellato Primo Di Nicola.
I quattro membri del Cda Rai di nomina parlamentare sono la giornalista Rai Beatrice Coletti, eletta per il M5S, il leghista direttore commerciale della Moleskine, Igor De Biasio, l'ex presidente di Rainet Giampaolo Rossi, eletto in quota Fratelli d'Italia, e per il PD la riconfermata Rita Borioni, fedelissima di Matteo Orfini, già facente parte del vecchio Cda eletto sotto il governo Renzi. La sua rielezione era stata fortemente contestata all'interno del PD, lo stesso segretario Martina avrebbe voluto un altro nome, come Michele Santoro o Gianni Minoli, per "dare un segno di discontinuità", ma ancora una volta sono stati i renziani a farla da padroni.

Istituzionalizzato il conflitto di interessi
Chi è rimasto del tutto a bocca asciutta è stato Liberi e uguali, che pur stando all'"opposizione" come PD, FI e FdI e avendo i loro stessi diritti, si è visto negare persino la rivendicata poltrona di consolazione della Giunta per le elezioni della Camera, che sempre nell'ottica inciucista del nuovo Nazareno tra Berlusconi e Renzi è stata assegnata al renzianissimo, ex radicale, Roberto Giachetti. Mentre la Giunta per le autorizzazioni della Camera è andata a Andrea Delmastro, di FdI.
Anche per questo LeU è stato l'unico partito a denunciare l'"accordone" spartitorio e il "gigantesco conflitto di interessi" rappresentato dalla nomina di un uomo di Berlusconi alla presidenza della Vigilanza Rai: "Come mettere il lupo a guardia del gregge", ha commentato Nicola Fratoianni. L'altra sola denuncia è venuta dalla Federazione nazionale della stampa (Fnsi) e dal sindacato dei giornalisti Rai (Usigrai), che hanno parlato di "istituzionalizzazione del conflitto di interessi".
Sempre per quanto riguarda la Rai restano da nominare nei prossimi giorni il presidente e il direttore generale, la cui scelta è riservata rispettivamente a Salvini e Di Maio, più i tre membri del Cda la cui nomina spetta, sempre secondo la "riforma" di Renzi, formalmente al ministero del Tesoro, ma che ovviamente sarà decisa sempre dai due vicepremier nel quadro dell'accordo generale di spartizione dell'azienda radiotelevisiva pubblica che stanno trattando. Alla faccia degli slogan del "governo del cambiamento" e dell'uscita dei partiti dalla Rai che il M5S aveva inalberato in campagna elettorale.

25 luglio 2018