7.000 in corteo a Tel Aviv manifestano contro l'apartheid legalizzato
L'apartheid è legge: “Israele è uno stato solo ebraico”
Discriminati gli arabi
Israele va messo fuori legge

"Il parlamento israeliano, la Knesset, ha approvato una delle leggi più importanti della sua storia, oltre che quella più conforme alla realtà", perché mette fine "alla farsa di uno Stato israeliano 'ebraico e democratico', una combinazione che non è mai esistita e non sarebbe mai potuta esistere per l'intrinseca contraddizione tra questi due valori, impossibili da conciliare se non con l'inganno". Queste parole di Gideon Levy, editorialista del quotidiano israeliano Haaretz e di altre pubblicazioni internazionali, denunciano esattamente la natura e gli scopi della legge-base, approvata dalla Knesset il 18 luglio, che definisce il territorio di Israele "la patria storica del popolo ebraico, nella quale lo Stato di Israele è stato stabilito", e lo Stato di Israele come "la patria nazionale del popolo ebraico che realizza pienamente il suo diritto naturale, culturale, religioso e storico all'autodeterminazione".
Una legge che stabilendo l'esclusiva appartenenza del territorio su cui è stata fondata Israele agli ebrei, istituisce ufficialmente l'apartheid come forma di Stato basato sul razzismo, sancendo l'inferiorità politica, sociale, culturale e religiosa dei cittadini delle minoranze non ebraiche, a cominciare dalla popolazione arabo-palestinese, che rappresenta circa il 20% dell'intera popolazione di 8 milioni di abitanti, ma anche delle più piccole minoranze drusa e cristiana. Il che avveniva già nei fatti, visto che i palestinesi residenti in Israele sono da sempre trattati di fatto come una razza inferiore, discriminati nell'accesso ai servizi, alla sanità, alle scuole, alla possibilità di affittare e comprare case nella stragrande maggioranza del territorio di Israele, tanto che tra essi il tasso di mortalità infantile è quasi il doppio rispetto alla popolazione ebraica.
Ma adesso con questa legge-base - la 14ª dalla fondazione di Israele, che non ha una Costituzione ma si basa su queste "leggi fondamentali" più difficili da cambiare o cancellare - lo Stato sionista getta la maschera ipocrita dell'“unica democrazia del Medio Oriente" e legalizza questo regime di apartheid di fatto, proclama a tutto il mondo il suo diritto a fare di Israele una nazione di ebrei "puri", e preannuncia perciò una nuova pulizia etnica di stampo nazista ai danni dei palestinesi nativi come quella che portò alla sua fondazione nel 1948.

"Questo è il nostro Stato, lo Stato ebraico"
Questa legge infatti non si limita a decretare che Israele è la patria del popolo ebraico, ma anche che quest'ultimo è anche l'unico al suo interno ad avere il diritto all'autodeterminazione; e non solo che l'ebraico è la lingua di Stato, ma che l'arabo è una lingua "a statuto speciale", ossia una lingua inferiore, il cui uso "sarà regolato dalla legge". I palestinesi nativi sono dunque avvisati: o si rassegnano all'apartheid o se ne devono andare. Per loro ci sarà sempre meno posto, anche perché la legge dice anche che lo Stato, inteso come Stato-nazione di tutti gli ebrei ovunque viventi, incoraggerà ulteriormente l'immigrazione di ebrei da tutto il mondo.
Oltre a ciò la legge sancisce anche l'annessione di fatto dei territori occupati e di Gerusalemme Est, recentemente accettata e incoraggiata da Trump, stabilendo che "Gerusalemme, completa ed unita, è la capitale di Israele", e che "lo Stato guarda allo sviluppo degli insediamenti come un valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere la loro costituzione e il loro consolidamento". Non è passata invece la clausola, che l'ultra destra al governo voleva inserire, che consentiva la realizzazione di comunità abitate esclusivamente da ebrei, e questo per l'opposizione dello stesso capo dello Stato, Reuven Rivlin, interpretando con ciò gli scrupoli ipocriti della "sinistra" sionista preoccupata per l'eccessivo "danno di immagine" internazionale che questa misura, creando quartieri esclusivi per ebrei inaccessibili agli arabi, avrebbe aggiunto ad una legge già "abbastanza" tacciabile di razzista.
"Questo - ha esultato il premier israeliano Netanyahu dopo l'approvazione della legge - è il nostro Stato, lo Stato ebraico. Negli ultimi anni qualcuno ha tentato di metterlo in dubbio. Oggi lo abbiamo reso legge: questa è la nostra nazione, lingua, bandiera. È un momento decisivo". Nelle stesse ore il boia nazi-sionista riceveva con tutti gli onori il dittatore fascista ungherese Orban, dicendogli "sei un vero amico di Israele" e riconoscendogli la patente di avversario dell'antisemitismo: proprio a colui, cioè, che in Ungheria ha fatto le peggiori leggi razziste e antimmigrati e che ha esaltato il collaborazionista storico dei nazisti, il dittatore fascista Horthy, a dimostrazione che l'antisemitismo è solo un paravento e che i sionisti sono pronti ad allearsi anche con fascisti e simpatizzanti nazisti, purché stiano dalla parte di Israele e contro gli arabi e i musulmani.

"Oggi mi vergogno di essere un israeliano"
Nonostante il tripudio di Netanyahu e di tutto il governo nazi-sionista, la legge è passata con una maggioranza abbastanza risicata, 62 voti a favore contro 55 contrari, e a dispetto delle proteste di oppositori manifestate sia dentro che fuori l'aula. Diversi parlamentari hanno stracciato per protesta il testo della legge, e il leader della Lista araba unita, Ayman Odeh, sventolando una bandiera nera durante il suo intervento ha affermato che "questa è una legge malvagia e al di sopra c'è una bandiera nera.... Israele ci dice che non ci vuole qui". Il deputato del Partito comunista revisionista israeliano Dov Chenin ha detto che "nemmeno in Sudafrica il regime di apartheid aveva osato arrivare a tanto". Anche per Hassan Jabareen, il direttore della ong Adalah che assiste legalmente la popolazione araba, il testo approvato dalla Knesset "presenta elementi chiave dell'apartheid, è immorale e contro il diritto internazionale".
Ma anche gli ebrei più democratici e progressisti hanno preso posizione contro questa legge agghiacciante. Oltre al già citato Levy meritano menzione le dichiarazioni del direttore di orchestra Daniel Barenboim, il quale ha detto che questa legge "sostituisce il principio di uguaglianza e i valori universali con il nazionalismo e il razzismo", e che "questa è molto chiaramente una forma di apartheid". "Non credo - ha concluso il direttore musicale alla Scala e all'opera di Stato di Berlino - che il popolo ebraico sia sopravvissuto per 20 secoli in mezzo a persecuzioni e infinite crudeltà, per diventare adesso l'oppressore e infliggere crudeltà agli altri. Eppure questa nuova legge fa esattamente questo. Per questo oggi mi vergogno di essere un israeliano".
Per lo storico Zeev Sternhell, uno dei massimi esperti di fascismo e della storia del sionismo, occorre domandarsi ora come questa legge sarà tradotta in pratica: "Aprirà le porte a una discriminazione non più occulta degli arabi in Israele? Temo che questo si realizzerà in molte forme, in vari aspetti della vita del paese. Senza dimenticare che la legge, assegnando tutta la biblica 'Eretz Israel' agli ebrei darà il via a una ulteriore e più massiccia campagna di colonizzazione ebraica dei territori palestinesi occupati". "Il provvedimento - gli ha fatto eco l'Associazione per i diritti civili in Israele - apre la strada a pratiche che porteranno verso discriminazioni razziali in tutte le sfere di attività nei confronti delle minoranze".

"Se c'è un momento per il boicottaggio, è adesso"
Il 14 luglio una manifestazione con 7.000 presenti ha sfilato per protesta per le strade di Tel Aviv. Condanne sono arrivate immediatamente anche dalle organizzazioni palestinesi di Gaza e Cisgiordania, anche se non forti come ci si sarebbe aspettato data la gravità dell'atto. In un comunicato stampa il portavoce di Hamas, Rawzi Barhoum, nel definire la legge-base "una legittimazione del razzismo israeliano" e una "seria minaccia all'esistenza dei palestinesi", ha sottolineato che essa non sarebbe passata senza "il silenzio regionale e internazionale sui crimini di Israele, e senza l'appoggio illimitato americano allo Stato estremista israeliano".
Il presidente dell'Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, si è limitato più che altro a ribadire che nonostante la nuova legge sancisca il contrario, "la città di Gerusalemme sarà l'eterna capitale dello Stato di Palestina, e che né la pace né la sicurezza prevarranno senza che la città rimanga tale". La rappresentante del Comitato esecutivo dell'OLP, Hanan Ashrawi, ha detto che questa legge "dà licenza di apartheid, discriminazione, pulizia etnica e settarismo a spese del popolo palestinese. Una tale legislazione razzista e pregiudizievole è illegale secondo tutti gli standard delle leggi internazionali, di democrazia, umanità, giustizia, tolleranza e inclusione".
Più penetrante e concreta la denuncia di Omar Barghouti, del Comitato nazionale palestinese per il boicottaggio di Israele, (BNC), il quale ha detto: "Israele ha dozzine di leggi razziste, incluse alcune che ricadono fortemente nella definizione di apartheid data dalle Nazioni unite. Ma con il potere costituzionale di questa legge-base, Israele dichiara effettivamente sé stesso uno Stato di apartheid e getta la logora maschera della democrazia". "Se c'è un momento per il boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni contro il sistema di oppressione israeliano, è adesso", ha aggiunto Barghouti. "L'adozione ufficiale dell'apartheid da parte di Israele apre la porta al popolo palestinese, alle nazioni arabe e ai nostri alleati in tutto il mondo per fare pressione sull'ONU per attivare le sue leggi anti-apartheid e imporre serie sanzioni a Israele come quelle che furono imposte al regime di apartheid sudafricano".

Mossa contro l'ipotesi "due popoli-uno Stato"
È evidente che il boia Netanyahu e la destra al governo hanno approfittato della loro schiacciante maggioranza e della situazione internazionale favorevole per sferrare questo colpo di mano fascista e razzista per il quale manovravano da dieci anni, con la Casa Bianca schierata senza se e senza ma al loro fianco, l'appoggio neanche tanto sottobanco di Arabia saudita ed Egitto, la "neutralità" della Russia di Putin impegnata in Siria, e soprattutto la vergognosa ipocrisia e complicità dell'Unione europea. Che con la portavoce della Mogherini ancora una volta si è limitata ad esprimere la "preoccupazione" di Bruxelles e a chiedere al governo israeliano di evitare "ogni soluzione che non punti alla soluzione a due Stati": come se la legge passata alla Knesset, con l'annessione di Gerusalemme Est e degli insediamenti sanciti ora anche nella Costituzione, non mettesse già la pietra tombale sul moribondo progetto dei due popoli e due Stati.
Ma oltre alla sensazione di onnipotenza e di impunità dovute alla situazione nazionale e internazionale quantomai favorevoli, a spingere Nethanyahu e la destra nazi-sionista al potere a cogliere l'occasione per questa grave escalation è stata probabilmente anche la preoccupazione di sbarrare la strada all'ipotesi di soluzione del problema palestinese basata sulla formula "due popoli in un solo Stato", ossia sulla fine di Israele come Stato sionista e sulla convivenza di palestinesi ed ebrei in un unico Stato democratico, come auspicato dallo storico israeliano Ilan Pappe; soluzione che sta facendosi sempre più strada nelle associazioni e comunità ebraiche antisioniste e progressiste in Israele e all'estero. È chiaro che dichiarare Israele uno Stato solo per gli ebrei va esattamente nella direzione opposta e taglia le gambe in partenza a qualsiasi tentativo di dialogo tra palestinesi ed ebrei sulla soluzione "due popoli-uno Stato".
Eppure è questa l'unica ipotesi ragionevole per la soluzione del problema palestinese e per riportare la pace in questa tormentata regione, a maggior ragione ora che il boia Netanyahu ha gettato la maschera "democratica" e il suo vero volto di razzista e nazista può essere visto anche da tutti gli ebrei che non sono accecati dal sionismo e ragionano con la propria testa. Che essi riflettano perciò seriamente sulla nuova situazione di Israele, ora Stato razzista e di apartheid dichiarato, e si uniscano al popolo palestinese e ai democratici e progressisti di tutti i Paesi per chiederne il boicottaggio, l'isolamento e la messa fuori legge a livello internazionale: per aprire la strada ad un nuovo e unico Stato in cui convivano pacificamente e con parità di diritti tutti i suoi abitanti, indipendentemente dalla loro fede ebraica, musulmana o cristiana.
 

31 luglio 2018