Per chiudere il covo di CasaPound consegnate al Comune di Scandicci e al Prefetto di Firenze quasi 3 mila firme
Festeggiato il 74° Anniversario della Liberazione di Scandicci. Il sindaco Fallani (PD) finisce col sottovalutare la vicenda
LA VOLONTA' DELLA POPOLAZIONE VA RISPETTATA APPLICANDO LE LEGGI VIGENTI IN MATERIA DI FASCISMO.

Redazione di Firenze
Sabato 4 agosto 74° Anniversario della Liberazione di Scandicci (alle porte di Firenze). Un appuntamento importante al quale il Comitato antifascista di Scandicci con l'Amministrazione comunale e le associazioni che aderiscono al “Comitato permanente della memoria di Scandicci” hanno partecipato ad una giornata ricca di appuntamenti. Partenza la mattina con il giro ai cippi, San Martino alla Palma, Capofico, Patoncioli, San Vincenzo a Torri, Mosciano, San Giusto, Cimitero Badia a Settimo, per proseguire con la corona d'alloro ai caduti neozelandesi (che contribuirono a liberare Scandicci), corteo da Piazza S. Martino alla Palma, Cena al Circolo San Michele a Torri. Dopo i saluti del presidente dell'Anpi di Scandicci, Renato Romei è arrivata la consegna al sindaco Sandro Fallani (PD), delle quasi 3.000 firme raccolte dal Comitato antifascista di Scandicci, per la chiusura del covo di CasaPound. Le firme sono state rilegate in un libro ad hoc, esprimono la volontà della popolazione antifascista e danno forza alle leggi vigenti come la XII Disposizione transitoria, le Leggi Mancino e Scelba che puntualmente non vengono applicate dagli organi competenti.
La lotta partigiana e antifascista sono sempre state molto importanti a Scandicci e la sua storia lo dimostra. Inizia nel settembre del 1943 con il primo morto della Resistenza, Valerio Bartolozzi, operaio diciannovenne che fu freddato da un tenente dell'esercito tedesco mentre distribuiva volantini comunisti contro l'invasione dei tedeschi. A Scandicci la Resistenza si incentrò sul fornire uomini, armi e cibo alle formazioni partigiane sui monti, a realizzare azioni di disturbo e sabotaggio a danno dei tedeschi e dei fascisti. Ai primi di marzo del 1944 si costituisce la Squadra di Azione Partigiana (SAP) di Capannuccia e a metà aprile la SAP di Scandicci e poi Badia a Settimo, Viottolone, Olmo, San Martino alla Palma, Giogoli, San Vincenzo a Torri attive nel sabotare l'attività dei tedeschi e dei fascisti. È con grande coraggio che gli antifascisti nuovamente celebrano nel 1944 il Primo Maggio attraverso l'affissione di manifesti che inneggiavano alla Giornata dei lavoratori sia a Scandicci che a Badia a Settimo. Molti giovani e giovanissimi antifascisti si mettono a disposizione della lotta partigiana che verte su sabotaggi ai tedeschi e ai fascisti e con la propaganda clandestina. Enorme il tributo di vite pagato dagli antifascisti che vengono catturati, torturati e fucilati.
A partire dal 28 luglio inizia la battaglia per il controllo delle vie di comunicazione che collegano la Val di Pesa con Firenze. Si scontrano la “seconda divisione neozelandese” che lotta a fianco degli antifascisti e la tedesca “29ª divisione Panzer Grenadier”. L’accanita resistenza tedesca e l’altrettanto forte determinazione alleata portarono allo svolgimento di una battaglia ricordata tra le più cruente, con oltre 1.700 tra morti e feriti. Furono 370 i soldati neozelandesi tra i quali molti maori uccisi a S. Michele a Torri, località cruciale della battaglia che per la violenza degli scontri, fu definita la “piccola Cassino”. A battaglia conclusa, caduto il caposaldo che faceva da sostegno al fronte collinare, le truppe alleate ebbero strada libera verso Scandicci e verso Firenze. Nella notte fra il 2 e il 3 agosto la strada principale del centro di Scandicci veniva percorsa da numerosi mezzi corazzati dell’esercito tedesco in ritirata. È così che il 4 agosto 1944 Scandicci veniva liberata: truppe neozelandesi dell’Ottava armata britannica attraversarono su carri armati le vie principali del paese, accolte dalla popolazione festante, e si diressero verso Firenze.
Grande è stato il contributo degli scandiccesi alla lotta di Liberazione e alla vittoria contro il fascismo e nazismo ed è con lo stesso spirito e lo stesso entusiasmo che il Comitato antifascista di Scandicci porta avanti la memoria storica della Resistenza, la necessità di far chiudere il covo dei fascisti di CasaPound, contro la politica razzista e fascista del governo nero Salvini-Di Maio.
Il 6 settembre scorso, le firme sono state consegnate da una delegazione al nuovo prefetto di Firenze Laura Lega. La Delegazione guidata dal presidente Anpi Scandicci, Romei, ha tenuto a ribadire nell'occasione la volontà del Comitato e di chi sostiene l'antifascismo di far chiudere il covo di CasaPound, aperto proprio nella via intitolata a Elio Chianesi, gappista ucciso per mano dei fascisti. Ha inoltre rimarcato che questo partito e i suoi attivisti si nutrono e vivono fuori dalle leggi costituzionali, inneggiando e propagandando il fascismo, vogliono intitolare la propria sede al filosofo fascista Giovanni Gentile, spavaldamente schiamazzano (proprio come facevano i balilla) e si appropriano di luoghi comuni, cantano inni fascisti a braccia tese, organizzano con tanto di pettorina e logo della tartaruga frecciata le fasciste “ronde” sulla tramvia.
Il prefetto sebbene a Firenze da poche settimane, non si è scostato di un millimetro rispetto ai suoi predecessori che non dimentichiamolo, hanno sempre tollerato la sede di CasaPound a Firenze e la loro fascista libreria “Il Bargello” senza mai muovere un dito. Lega si è giustificata con la tesi che sono un partito legalmente riconosciuto e ammesso alle elezioni, che le “ronde” sono illegali, ma se, come accaduto nel quartiere fiorentino di San Jacopino, si tratta di cinque persone che girano per il quartiere, non sono passibili di nessuna limitazione. Ha poi passato la “patata bollente” per l'ordine pubblico alle amministrazioni locali e alla polizia municipale.
In sostanza si è lavata le mani in materia di leggi vigenti e l'adduzione di un riconoscimento politico ed elettorale, è la prova lampante di quanto abbia ragione i nostro Partito in merito anche alle elezioni borghesi che vanno delegittimate perché portano acqua al mulino della borghesia che a proprio piacimento e comodo, fa anche carta straccia di ciò che costituzionalmente approva.
Il 10 settembre vi è stato l'incontro del Comitato antifascista di Scandicci con il sindaco Fallani che si è reso disponibile a patrocinare iniziative del Comitato, e dare concreto seguito alla richiesta di apporre una targa commemorativa in memoria del gappista Elio Chianesi nella strada a lui intitolata coinvolgendo le scuole e la popolazione, a monitorare la situazione locale. Purtroppo Fallani ha cercato di sminuire il pericolo CasaPound dicendo che sono pochi e che se non sfondano alle prossime amministrative chiuderanno in poco tempo. L'obiettivo del sindaco sembra quello di scavallare in maniera indolore le elezioni, quando in realtà il problema politico di sbarrare la strada ai fascisti rimarrà fintanto che non saranno dichiarati fuori legge, chiusi i loro covi e ricostruito un tessuto sociale nel quale oggi sguazzano e trovano campo idee fasciste e razziste sbandierate da CasaPound e in primis dagli attivisti della Lega.
Noi marxisti-leninisti invitiamo il Comitato a non farsi imbecherare dai discorsi sia del Prefetto che del sindaco. Quest'ultimo va costretto insieme alla giunta a schierarsi con più coraggio contro CasaPound che “vive” illegittimamente a Scandicci. Occorre proseguire la battaglia per la chiusura del covo fascista continuando ad allargare il fronte unito antifascista per crescere e fare pressione sugli organi competenti rivendicando l'applicazione delle leggi. È necessario un fronte unito di tutte le forze politiche, sociali, intellettuali, del mondo cattolico e non, dell'intera popolazione, perché diano forza ai Comitati antifascisti come quello di Scandicci che auspichiamo sorgano in ogni città.
 

19 settembre 2018