Sequestrati dall'Antimafia 150 milioni all'editore de “La Sicilia” e “La Gazzetta del Mezzogiorno”
“Ciancio è socio di mafiosi”

 
Lo scorso 23 settembre, su ordine del giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Catania, i carabinieri del raggruppamento operativo speciale e del comando provinciale di Catania hanno eseguito il sequestro, finalizzato alla confisca, di una serie di beni nei confronti dell’editore e direttore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo, nell'ambito del procedimento penale che lo vede accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il provvedimento di sequestro ha riguardato, tra l’altro, il quotidiano La Sicilia , la maggioranza delle quote della Gazzetta del Mezzogiorno di Bari e le due emittenti televisive regionali Antenna Sicilia e Telecolor . Il Tribunale ha nominato dei commissari giudiziari per garantire la continuazione dell’attività del gruppo.
Oltre che le testate giornalistiche nominate, per le quali sono stati nominati dalla magistratura dei commissari straordinari al fine di garantire la continuità del lavoro delle testate giornalistiche, il provvedimento di sequestro ha interessato anche numerosi conti correnti, polizze assicurative, 31 società, beni immobili e quote di partecipazioni di Ciancio in altre sette aziende.
Ciancio è socio di mafiosi” si legge testualmente nell'ordinanza che ha disposto il sequestro, e la lente di ingrandimento dei pm catanesi si sta focalizzando sempre di più, oltre che sui rapporti con il mondo della mafia, anche su rapporti poco chiari con la pubblica amministrazione e soprattutto su canali finanziari poco trasparenti, in Italia e soprattutto all'estero.
I magistrati infatti hanno dapprima iniziato a verificare i fondi che Ciancio deteneva in Svizzera, intestati ad alcune fiduciarie del Liechtenstein, ma una prima richiesta di sequestro è stata respinta nel 2014. Ma la procura di Catania non si è data per vinta, e ha affidato nel 2015 alla società Pwc , una società internazionale che si occupa di revisione di bilanci e consulenza legale, l'incarico di esaminare tutte le evoluzioni del patrimonio dell’imprenditore catanese dal 1979 al 2014, tanto che il 10 luglio dell’anno scorso i magistrati inquirenti hanno formulato le loro richieste al tribunale di Catania, il quale ha impiegato oltre un anno per analizzare tutta l'ingente mole di documentazione, consistente in decine di migliaia di pagine tra relazione peritale, bilanci e visure, e alla fine è giunto il provvedimento di sequestro finalizzato alla confisca.
Il lavoro della Pwc è stato ingente, in quanto ha analizzato 1.500 bilanci e ha effettuato 1.000 visure societarie, e sono emerse gravissime irregolarità nelle attività riconducibili a Ciancio, soprattutto per ciò che riguarda entrate e uscite illecite per decine di milioni di euro, frutto rispettivamente, sospettano i magistrati, di proventi da attività illecite riciclati tramite ardite operazioni finanziarie e di remunerazione in nero, tramite operazioni finanziarie anche esse assai disinvolte, ad organizzazioni mafiose per i servizi resi.

10 ottobre 2018