Pronti a scendere di nuovo in piazza se non saranno ascoltati
Genova in piazza: “Basta promesse, vogliamo lavoro, strade, sanità”
cacciata dal corteo la capogruppo M5S. Contestati Bucci, Toti e Toninelli

L'8 ottobre oltre 5 mila abitanti dei quartieri di Certosa, Rivarolo e Bolzaneto hanno dato vita a Genova a una combattiva e partecipata manifestazione popolare per protestare contro l'immobilismo del governo e delle amministrazioni locali, Comune e Regione, che, a distanza di quasi due mesi dal crollo del ponte Morandi, non hanno ancora mosso un dito per risolvere la drammatica situazione degli oltre 90 mila abitanti della Valpolcevera rimasti isolati e abbandonati a se stessi dalle istituzioni.
I manifestanti si sono radunati davanti a Palazzo San Giorgio, nel cuore del Porto Antico di Genova, da dove alle 9.30 è partito il primo corteo di protesta indetto dal Comitato spontaneo “Oltre il ponte” al termine di un’assemblea popolare svoltasi nei giorni scorsi nel teatro di quartiere, a Certosa.
“Siamo qui per chiedere soprattutto la riapertura delle strade, c'è una comunità di 50 mila abitanti, quella della Valpolcevera e senza contare l'entroterra, che non può più sopportare questo immobilismo... Il decreto finora è insufficiente” spiegano gli organizzatori della manifestazione.
Mentre al grido di “Siamo stufi di aspettare, il nostro quartiere rischia di morire” centinaia di sfollati, commercianti, studenti e lavoratori portuali, “ammanettati” col nastro rosso- bianco che delimita i cantieri sfilano fin sotto il palazzo della Regione dietro uno striscione con su scritto “Liberate la Valpolcevera” e un muro di polistirolo a simboleggiare lo stato di isolamento in cui versano.
“Vi facciamo vedere come si sta al di là della zona rossa - gridano - la pazienza è finita. Siamo stanchi di vivere dietro a un muro. Se entro 30 giorni non verranno riaperte le strade bloccheremo la città”.
Il corteo ha risalito la centralissima via San Lorenzo per arrivare prima sotto alla sede della Regione Liguria e poi sotto alla Prefettura, proprio mentre dentro il palazzo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli (M5S) era impegnato in una riunione operativa con la commissaria europea ai Trasporti, Violeta Bulc e le istituzioni locali.
Proprio nella piazza dove il 14 settembre oltre diecimila persone si erano raccolte a un mese dalla tragedia, il corteo ha aspramente criticato il decreto Genova varato dal governo.
Poco dopo una delegazione di manifestanti ha incontrato il ministro pentastellato al quale, ha riferito il portavoce del Comitato sfollati: “gli abbiamo chiesto di smetterla con le menzogne”.
Per Toninelli i manifestanti hanno confezionato anche una “ bella sorpresa”: un modellino di Certosa (rappresentata da un muro sotto al ponte crollato) “così lo porta da Vespa la prossima volta che è ospite”. Al ministro i manifestanti hanno contestato fra l'altro che nel decreto Genova, atteso per ben 45 giorni “non si parla di sfollati, gli indennizzi promessi dal governo sono stati drasticamente tagliati, non ci sono soldi per il porto”.
Tra i manifestanti prova a intrufolarsi anche la capogruppo regionale del M5S, Alice Salvatore, che prova a fare lo scaricabarile fra governo e istituzioni locali ma viene subito riconosciuta e calorosamente “invitata” ad abbandonare il corteo.
In Piazza De Ferrari, i manifestanti hanno rivolto bordate di fischi e cori di protesta anche al neopodestà di “centro-destra” e neo Commissario straordinario di governo alla ricostruzione del ponte Morandi, Marco Bucci, e al governatore berlusconiano Giovanni Toti.
“Sanità, lavoro, strade, vogliamo risposte! Fateci entrare!”, “Buffoni”, “Buffoni” “Buffoni” hanno urlato a più riprese i manifestanti all'indirizzo di Toti e Bucci sotto le finestre della Regione.
Al termine del corteo una delegazione di manifestanti è stata ricevuta in Regione per leggere un documento in cui fra l'altro si chiedono risposte concrete sulla viabilità, con collegamenti efficaci e sicuri che “ci facciano sentire ancora parte della nostra città”; hanno chiesto anche di accelerare i tempi sul rientro in casa degli sfollati a recuperare le loro cose: “Soprattutto, vogliamo capire se le istituzioni vogliono davvero restituire dignità al tessuto economico e sociale della Valpolcevera, abbandonata da sempre”, perché “oltre agli sfollati di via Porro ci sono 70mila 'sfollati del lavoro' e dei servizi”.
“Quanto alla sanità – hanno ribadito ancora i manifestanti - gli ospedali adesso sono troppo distanti dalle nostre abitazioni, chiediamo un potenziamento del Gallino e del Celesia, che siano aperti 24 ore. E vogliamo sapere se il progetto della Casa della Salute è ormai archiviato oppure, se non lo è, come e quando verrà realizzato”. Perché “nel decreto del governo non c’è nulla di tutto questo”.
Al termine dell'incontro la delegazione di manifestanti ha consegnato alla portineria della Regione un fazzoletto col nodo “perché Toti ricordi tutte le promesse fatte” e una sveglia per tutta la Regione “perché si diano tutti una bella svegliata”.
Intorno alle 13.30 i manifestanti hanno sciolto il corteo e tornando da via Roma verso De Ferrari hanno osservato un minuto di silenzio per le 43 vittime del ponte, perché “noi siamo qui arrabbiati, ma loro hanno perso la vita... Siamo sequestrati, liberateci!”.
In piazza c’era anche l’istituto superiore Abba Gastaldi, l’unico della valle, che ha deciso di partecipare con le due classi quinte: “Viviamo un disagio quotidiano, perché arrivare da Bolzaneto e zone limitrofe è un problema... Aspetteremo ancora un mese per avere le strade riaperte e i fondi che ci sono stati promessi, poi torneremo in piazza per bloccare la città, autostrade comprese”.

10 ottobre 2018