I giornali ignorano l'importante evento
Sfilano in 150 mila a Roma per il clima e contro le grandi opere
Presenti tutti i Comitati e i movimenti locali con in testa i NoTav. Fischi al governo e a Di Maio, definito “Gigi La Frottola”. Un cartello: “Più pinguini meno Salvini”
Il PMLI diffonde una lettera aperta alle ambientaliste e agli ambientalisti

 
 
Sabato 23 marzo Roma si è tinta di verde ospitando il corteo “per il clima e contro le grandi opere inutili”, nel quale in 150mila hanno manifestato da piazza della Repubblica fino a piazza San Giovanni.
"Da tutti i territori del paese siamo arrivati a Roma per dire chiaramente che chi difende la salute e l'ambiente non ha più il tempo per ascoltare false promesse di cambiamento. La classe politica del nostro paese ha da tempo scelto da che parte stare: quella delle multinazionali, delle ecomafie e delle lobby della munnezza e del mattone. Noi siamo dalla parte della terra e della vita: non possiamo cambiare pianeta, dobbiamo cambiare sistema". Questo, in estrema sintesi, il contenuto delle rivendicazioni portate in piazza.
A Roma si sono recate per manifestare moltissime organizzazioni, comitati e movimenti: dai No TAV presenti in forze che sbandieravano fieri i loro 25 anni di lotta, fino a collettivi studenteschi che hanno voluto proseguire la battaglia per la difesa dell’ambiente iniziata venerdì scorso con lo “sciopero per il clima”, che ha visto un milione e mezzo di studenti mobilitarsi in tutto il mondo.
La grande varietà e la quantità di realtà presenti, ha evidenziato come l’intero Paese sia disseminato di problematiche ambientali e di come anche le piccole e medie opere, oltre alle grandi, possono avere un impatto preoccupante per le popolazioni che vivono quelle terre.
Di ciò è un esempio lampante la costruzione della Pedemontana in Veneto, regione già compromessa da un mostruoso consumo di suolo e da gravi casi di inquinamento da Pfas e pesticidi; una terra nella quale di tutto c’era bisogno tranne di una nuova striscia di asfalto sulla quale si moltiplicano corruzioni, speculazioni e crimini ambientali, come il già emerso interramento illecito di rifiuti pericolosi.
Rappresentati anche gli oppositori alle “Grandi Navi” di Venezia, gli abitanti della Riviera del Brenta colpiti negli ultimi due anni da tornado e alluvioni, i cui rappresentanti sono arrivati fino a Roma in bicicletta per sensibilizzare i territori attraversati incontrando gli altri comitati per parlare anche più generale della questione dei cambiamenti climatici.
In gran numero, oltre naturalmente a quelle No Tav, le bandiere No Triv, giunte a Roma dalla Basilicata per le note vicende estrattive, ma anche dalla Lombardia dove dopo aver estratto metano per anni, adesso i vecchi giacimenti vengono utilizzati per lo stoccaggio “in sovrapressione”, provocando sismi che mettono a rischio i due milioni di persone residenti sul territorio.
Presenti anche gli “Stop biocidio” dalla terra dei fuochi, i No Muos, alcuni comitati sardi, così come i No Tap pugliesi e gli abitanti di Taranto instancabili a denunciare il polo ILVA che per la loro terra rimane la causa principale di un martirio senza fine.
“Non c’è giustizia climatica senza fermare le grandi opere” è lo slogan più usato dalla testa del corteo, e ad esso fanno eco migliaia di studenti con lo striscione “Siamo ancora in tempo”, a dimostrare la grande volontà popolare di intervenire decisamente e con ogni mezzo per scongiurare il prossimo punto di non ritorno su quel cambiamento climatico che certe opere non fanno altro che alimentare in senso negativo.
Molto vivaci gli “studenti per la terra”, organismo formato dalle studentesse e dagli studenti dei tre atenei romani, La Sapienza, Tor Vergata e Roma tre, che hanno chiamato le Università a fare la loro parte promuovendo un impegno più specifico fatto di progetti di ricerca per diminuire lo spreco, per “consumare in forma alternativa”, e per sensibilizzare gli studenti sul tema dell’ecologia.
Significativa anche la presenza di Centri Sociali provenienti da tutta Italia e di alcune delegazioni di partiti a sinistra del PD; una grande diversità di realtà in un fronte unito per l’ambiente e contro le grandi opere che auspichiamo sia una tappa del lungo percorso che ancora questa vertenza ha davanti a sé.
Il PMLI ha diffuso centinaia di copie della Lettera aperta dell'Ufficio politico alle ambientaliste e agli ambientalisti. Il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, ha inviato un Sms ai diffusori ringraziandoli per questo importante servizio reso a tutto il Partito.
Questa grande e significativa manifestazione è stata sostanzialmente ignorata dai media, fatte salve pochissime eccezioni; un modo per oscurare una parte variegata della popolazione, in rappresentanza degli interessi di interi territori, che si sta battendo da anni e continuerà a farlo, contro le opere inutili che oggi tutti i maggiori partiti tendono invece ad identificare ipocritamente come l’unica via di rinascita economica del nostro Paese, o ad accettare nei fatti, in barba al parere delle popolazioni coinvolte.
 

Tanti in corteo i delusi dal M5S
Un cartello, simbolico per percepire un ulteriore aspetto del corteo, quanto costantemente applaudito dai manifestanti al suo passaggio, ribattezzava il vicepremier pentastellato “Gigi La Frottola”. Molti infatti sono stati i messaggi di scontento degli ormai ex elettori del Movimento 5 stelle che oggi si sentono traditi da Di Maio e compagnia bella.
La tappa finale del corteo è stata proprio la stessa piazza San Giovanni che appena sei anni fa ospitò l’evento finale che portò all’esplosione del Movimento 5 Stelle, capace allora, con la collaborazione degli stessi media tanto vituperati da Grillo e soci fino al giorno prima, di mettere assieme tanti comitati locali ed altrettante vertenze ambientali ormai abbandonati dall’alveo istituzionale, per chiedere conto agli stessi partiti dei quali non si fidavano più.
I “vaffa day” di Grillo si presentavano come il logico contenitore coloro che non si sentivano rappresentati, uno strumento di rivalsa contro tutti i partiti di governo degli ultimi venti anni che avevano sdoganato cementificazioni selvagge, inceneritori ed altre grandi opere inutili e dannose.
Il nostro Partito proprio in quei giorni di ascesa del M5S e di conseguente rallentamento dei movimenti di massa ricongiunti alla briglia istituzionale, pubblicò su questo giornale un editoriale dal titolo “Movimento 5 Stelle puntello del capitalismo”, suscitando l’ira critica dei tanti che, anche da sinistra, nutrivano fiducia nel movimento della Casaleggio Associati.
Sarebbe curioso sapere quanti di costoro ancora oggi condividono quelle critiche e quanti altri invece hanno rivisto le loro posizioni; sicuramente in piazza a Roma coloro che hanno preso in mano il megafono durante il corteo, oppure il microfono dal palco, hanno ben sottolineato che ad oggi non esiste una rappresentanza politica sulla quale poter contare.
Anche i NO TAV ribadiscono: “Non abbiamo governi amici, non ne abbiamo mai avuti”; e sono molto attenti nel seguire gli sviluppi della loro vicenda che, al contrario dell’esser chiusa dal governo gialloverde, rimane sul filo del rasoio col rinvio dei bandi che non fa intravedere niente di buono all’orizzonte.
Taranto invece giunge alla manifestazione pochi mesi dopo la retromarcia sulla promessa di chiudere l’acciaieria: il gruppo in consiglio comunale del M5S si è dissolto e i parlamentari eletti con quasi il 70% dei voti validi, hanno grandi difficoltà a farsi vedere.
A Taranto i 5 Stelle hanno convocato un’assemblea con lo slogan “Se lo diciamo lo facciamo”, ma la loro riunione è stata invasa da elettori infuriati che hanno portato loro il caffè e lo zucchero, come si usa in quelle zone quando muore qualcuno, per dire che il M5S a Taranto era defunto e sepolto.
Dal canto nostro, oltre ad auspicare che le battaglie locali in difesa dell’ambiente sappiano continuare la propria attività rimanendo unite ed indipendenti, pensiamo che valga quanto già scritto nella Lettera aperta del PMLI alle ambientaliste edagli ambientalisti, sulla quale invitiamo a riflettere e a confrontarsi in particolare sulla necessità di legare la battaglia ambientalista a quella più generale per il socialismo, poichè col perdurare del capitalismo rimarranno in essere proprio le cause principali di tutte le problematiche ambientali inclusa in ogni vertenza portata in piazza a Roma.
 

27 marzo 2019