Documento dell'Ufficio politico del PMLI
Uniamoci contro il governo trasformista liberale Conte al servizio del regime capitalista neofascista, per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato
 

Il governo nero fascista e razzista Salvini-Di Maio il 20 agosto si è dimesso. Una buona cosa. È caduto però da destra perché il nuovo Mussolini, Salvini, ha staccato la spina. Costui pensava di poter andare subito alle elezioni politiche, sicuro di vincerle in base ai voti ottenuti alle elezioni del parlamento europeo, richiedendo “pieni poteri”, come fece Mussolini nel 1922.
Invece siamo passati dal governo dei fascisti del XXI secolo al governo trasformista liberale Conte al servizio del regime capitalista neofascista. Questa alleanza governativa tra M5S, PD e LEU è stata subito benedetta da Trump, Merkel, Macron e Ursula von der Leyen, rispettivamente capofila dell'imperialismo americano, tedesco, francese ed europeo. Ha inoltre ricevuto l'appoggio della presidente della Banca centrale europea, Lagarde, della grande finanza, dalla Confindustria, dai mercati, dal Vaticano e persino dal “manifesto” trotzkista con alla testa Norma Rangeri e Luciana Castellina. Si è accodato vergognosamente Maurizio Landini, segretario generale della CGIL. Lo spread è sceso ai minimi storici. Segno evidente che il sistema economico capitalista e imperialista non ha nulla da temere dalla nuova compagine governativa. Anzi ha tutto da guadagnare dalla presenza di due partiti della “sinistra” borghese che tengono ancora sotto controllo larga parte dell'elettorato di sinistra.
La prima cosa che colpisce di questo nuovo governo liberale, antipopolare e anticomunista è il trasformismo, di un tale livello macroscopico da avere pochi analoghi precedenti nella storia governativa dei primi decenni dell'Unità d'Italia.
Per documentarlo sono sufficienti tre citazioni tra le tante che si potrebbero fare. Il premier Giuseppe Conte, già al servizio gaudente di Salvini per 14 mesi, il 24 marzo 2019 dichiarava: “Non si può pensare, come nella vecchia politica, a una chance di governo futura, sarebbe una prospettiva sbagliata. Io personalmente l'ho detto, non ho la prospettiva di lavorare per un altro governo, la mia esperienza di governo termina con questa”. Il segretario nazionale del PD, il rinnegato Nicola Zingaretti, il 17 luglio 2019 dichiarava: “In caso di crisi di governo la nostra posizione è e rimarrà sempre la stessa: la via maestra è quella di ridare la parola agli italiani... Non esiste alcune ipotesi di governo con i Cinque stelle, non esiste, lo dico ufficialmente: nessun tipo di incontro e neanche di confronto”. Il capo politico del M5S, il ducetto Luigi Di Maio, il 18 luglio 2019 dichiarava: “Io col partito di Bibbiano, che in Emilia-Romagna toglieva i bambini alle famiglie con l'elettroshock per venderli, non voglio averci nulla a che fare... Sto ricevendo accuse di tessere un'alleanza tra Movimento Cinque Stelle e il Partito democratico: a me fa sorridere perché sono quello che si è scagliato di più contro questo partito subdolo”.
Ecco una riprova che i politicanti borghesi non sono mai credibili e affidabili. Non hanno principi. A loro interessa unicamente far carriera politica e servire i propri referenti e finanziatori aperti o occulti della classe dominante borghese.
Zingaretti ciancia di “svolta” e “discontinuità”, mentre Conte, nuova espressione del doroteismo democristiano, pur avendo affermato più volte che non rinnega l'esperienza governativa con Salvini, dopo aver ricevuto l'incarico dal presidente della Repubblica Mattarella ha dichiarato: “Realizzerò un Governo nel segno della novità” (il maiuscolo è suo). Ma di tutto questo non c'è traccia nel nuovo governo, dal momento che esso non cancella i due decreti sicurezza, la legge sulla legittima difesa, lo “sblocca cantieri”, il condono edilizio, i contratti a termine, la precarietà, l'articolo 81 della Costituzione che recepisce i vincoli europei di bilancio, il Jobs Act e la “Buona Scuola”.
Dal momento che rilancia il salario minimo per legge, il Tav e la Gronda, che non revoca la concessione ad Autostrade per l'Italia dei Benetton, che procede verso l'autonomia differenziata, che spacca l'unità del Paese, divide le masse, emargina definitivamente il Sud lasciandolo sotto il dominio delle mafie e favorisce la secessione del Nord più ricco; che non pensa minimamente alla patrimoniale e a ripristinare ed estendere l'articolo 18, che non parla dei rinnovi dei contratti del pubblico impiego.
Dal momento che procede verso il taglio dei parlamentari che faceva parte della controriforma costituzionale di Renzi e del “Piano di rinascita democratica” e dello “Schema R” della P2 di Gelli. Questa infame misura golpista, già adottata sotto la dittatura fascista di Mussolini, restringe la democrazia e la rappresentanza parlamentare borghesi, allontana ancor più l'eletto dall'elettore, il quale perde ogni possibile controllo sul parlamentare eletto, e dà più potere al governo rispetto al parlamento e ai segretari dei partiti parlamentari sulla scelta dei candidati.
Infine non c'è traccia di “discontinuità”, “svolta e novità” dal momento che nella nuova compagine governativa ci sono il premier, i ministri e sottosegretari in posti fondamentali che occupavano nel governo precedente; dal momento che Conte ha dichiarato recentemente che vuol completare il programma iniziato nel marzo del 2018.
In base a quanto detto sopra e all'espressione reazionaria di Di Maio secondo cui “questo governo non è di destra né di sinistra”, il governo Conte non ha nulla di rosso. I ministri e i sottosegretari del PD e di LEU ex comunisti revisionisti pentiti non l'hanno certo reso rosso, il colore che appartiene esclusivamente ai veri comunisti, cioè ai marxisti-leninisti. Essi, il cui colore è il bianco non il rosso, non sono altro che la nuova versione del liberale Giolitti, che si adoperò per integrare il proletariato e le masse lavoratrici nello Stato borghese per impedire la rivoluzione socialista che allora bussava alla porta.
Non ha nulla di rosso né rappresenta alcuna “svolta”, “discontinuità” e “novità”, di sinistra e progressiva questo governo, di forma liberale e di sostanza reazionaria e antipopolare, il cui programma economico non può superare i limiti imposti dall'UE, dall'articolo 81 della Costituzione e dalla Costituzione in generale che è tutta improntata alla difesa della proprietà privata capitalista, dello Stato borghese e del potere della borghesia. A parole parla di attuare una “politica economica espansiva”, ma subito la contraddice colle parole successive: “che non mette a rischio l'equilibrio della finanza pubblica”. Il che significa tagli e sacrifici per le masse. Tutto è fatto per assicurare la “competitività” del sistema capitalista italiano.
Non c'è da aspettarsi nulla di buono nemmeno dalla politica internazionale incardinata nelle vecchie alleanze imperialiste con gli Usa, la Ue la Nato e centrata sull'interventismo nel Mediterraneo, in Africa e nei Balcani. Con i relativi rischi per il popolo italiano di essere coinvolto in una guerra imperialista, in una situazione di crescente contraddizione tra le superpotenze imperialiste americana, cinese e russa.
La “nuova stagione riformatrice” annunciata con enfasi da Conte alla Camera ha chiaramente il segno del liberalismo e del liberismo borghesi. Il capitalismo e la classe dominante borghese possono tranquillamente continuare a dormire su due guanciali dando briciole alle masse per tenerle buone, per legarle alle istituzioni borghesi dalle quali si allontanano sempre più, anche attraverso l'astensionismo elettorale.
Per tutti questi motivi, il PMLI non darà tregua al governo trasformista liberale Conte, e invita tutte le forze autenticamente di sinistra anticapitaliste, tutti gli sfruttati e gli oppressi, in primo luogo il proletariato, le ragazze e i ragazzi che si battono per un nuovo mondo, a unirsi per combatterlo e abbatterlo e poi proseguire ancora insieme per conquistare il socialismo e il potere politico del proletariato. In questo quadro e con questo spirito unitario il PMLI è pronto e disponibile a partecipare a qualsiasi iniziativa contro questo governo promossa dai partiti, gruppi e movimenti che hanno la bandiera rossa e la falce e martello.
Bisogna però che tutti coloro che si oppongono da sinistra al governo Conte capiscano che questa battaglia non può essere condotta esclusivamente sul piano parlamentare, costituzionale e legalitario. Bisogna affrontarla sul piano della lotta di classe ideologica, politica e di piazza, utilizzando tutte le forme di lotta ritenute necessarie secondo le circostanze specifiche, conformemente alla strategia della rivoluzione socialista.
Da questo governo egemonizzato da Conte e dal M5S le masse popolari possono tutt'al più ottenere un piatto di lenticchie, non un pasto completo, cioè il socialismo e il potere politico del proletariato. Senza i quali non avranno mai democrazia, libertà, uguaglianza di genere e territoriale, benessere, giustizia sociale, una sanità e una istruzione pubbliche e gratuite, pensioni pubbliche e adeguate, salari giusti secondo il lavoro. Senza il socialismo e il potere politico del proletariato le masse popolari non potranno mai soddisfare interamente i propri interessi e creare le condizioni per eliminare le classi, lo Stato, i partiti, instaurando il comunismo in cui le lavoratrici e i lavoratori potranno autogovernarsi e ricevere ciascuno ciò che gli occorre e ognuno potrà realizzare se stesso in tutta la sua pienezza.
Come afferma solennemente il Programma generale del PMLI: “Solo nel socialismo la classe operaia avrà in mano tutto il potere politico e con esso i mezzi di produzione e di scambio, le fabbriche, le macchine, le miniere, le banche, la terra e tutte le risorse del Paese, e con ciò assicurare che quanto viene prodotto e i progressi della scienza e della tecnologia vadano a vantaggio di tutti i lavoratori e le masse popolari”.
Il socialismo è un passaggio storico inevitabile, indipendentemente dal tempo in cui matura, che non può avvenire per via parlamentare e pacifica, date le sue implicazioni economiche, politiche e sociali. La storia lo dimostra ampiamente.
Noi siamo fermamente convinti, come sostiene Mao, grande Maestro del proletariato internazionale, che il Comitato centrale del PMLI commemorerà pubblicamente a Firenze il 15 settembre che “Nella società divisa in classi, le rivoluzioni e le guerre rivoluzionarie sono inevitabili, che senza di esse è impossibile compiere una svolta nello sviluppo della società, è impossibile rovesciare le classi dominanti reazionarie e permettere al popolo di prendere il potere. I comunisti devono denunciare la propaganda menzognera dei reazionari, i quali affermano per esempio che la rivoluzione sociale non è necessaria, né realizzabile, i comunisti devono attenersi fermamente alla teoria marxista-leninista della rivoluzione sociale per aiutare il popolo a comprendere che la rivoluzione sociale non solo è assolutamente necessaria ma anche pienamente possibile” .

 

L'Ufficio politico del PMLI

 

Firenze, 9 settembre 2019 ore 13,42 – 43° anniversario della scomparsa di Mao