Palermo: appalti, mazzette e nomine nella sanità pubblica in Sicilia
L'imprenditore pentito Manganaro vuota il sacco: aveva ricevuto un milione di euro in tangenti
Arrestato Damiani, ex capo della centrale unica acquisti siciliana, e Candela,ex manager dell'Asp di Palermo

 
Salvatore Manganaro,l'imprenditore e faccendiere di Fabio Damiani, (l’ex manager dell’Asp di Trapani ed ex capo della Centrale unica di committenza per la Regione Sicilia) ha deciso di vuotare il sacco: “Voglio dare un senso alla mia collaborazione e chiarire i punti oscuri”.
Considerato il testimone chiave dell’inchiesta “Sorella Sanità”, l'operazione della Guardia di Finanza che ha scoperchiato un giro di mazzette elargite per pilotare quattro gare di appalto per un valore di oltre 600 milioni di euro in forniture e servizi e che ha portato nel maggio scorso agli arresti dello stesso Fabio Damiani e di Antonio Candela, ex manager dell’Asp di Palermo e coordinatore della struttura sanitaria regionale per l’emergenza Coronavirus.
A giudizio oltre allo stesso Salvatore Manganaro,Giuseppe Taibbi vicino a Candela e gli imprenditori S. N. della Pfe Spa, Crescenzo De Stasio della Siram, Ivan Turola della Fer.Co Srl, Francesco Zanzi e Roberto Satta della Tecnologie Sanitarie e Angelo Montisanti della Siram, nonché amministratore delegato della Sei Energia Scarl.
Manganaro,che ha scelto di patteggiare 4 anni e 2 mesi di carcere in cambio di rivelazioni, negli ultimi interrogatori ha tracciato la centralità della figura di Fabio Damiani, forte del ruolo alla Cuc della Regione, indicato come l’uomo che controllava e tesseva la rete illecita degli appalti in cambio di svariate tangenti.
Come quella ammessa dallo stesso Damiani da 50 mila euro per favorire negli appalti la Tecnologie Sanitarie,che gli venne consegnata “a Roma nella sede di Tecnologie Sanitarie in via Laurentina, un taglio che solitamente utilizzavano Roberto Satta e Francesco Zanzi”, amministratore delegato e responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie. “L’originario patto con Damiani era che io gli avrei corrisposto 100.000 mila per l’aggiudicazione della gara Asp a Tecnologie Sanitarie” afferma Manganaro e aggiunge: “Questo patto originario con Damiani l’ho stretto anche per altri aggiudicazioni, una per una fornitura al pronto soccorso di Termini Imerese aggiudicata alla Healthcare Innovation, ma ci sono state anche altre aggiudicazioni a ditte non tutte riconducibili a me stesso”… “io e Damiani ci accordiamo in modo che sia le mie ditte che le altre per le quali svolgevo consulenza si aggiudicassero la fornitura e poi ci ripartivamo il guadagno che io ricavo anche attraverso le provvigioni che le ditte mi riconoscevano. Col tempo anche per l’insistenza di Damiani di semplificare i rapporti con lui gli corrispondevo 10.000 euro al mese e quando prendevo somme più consistenti potevo anche corrispondergli 30.000 euro in unica soluzione”.
Manganaro nelle sue dichiarazioni coinvolge anche Antonio Candela, l’ex manager dell’Asp di Palermo e responsabile dell’emergenza Covid per la Regione Sicilia fino al giorno del suo arresto.
Candela era ritenuto il burocrate ''incorruttibile'', ma da quello che emerge dalle indagini e dai racconti di Manganaro era solo una copertura perché Candela aveva “la necessità di costruire la propria carriera anche con quelle iniziative di natura mediatica”ma successivamente,prosegue Manganaro: “cambia il proprio atteggiamento andando incontro a una trasformazione affaristica”.
Nelle dichiarazioni di Manganaro emergono legami stretti tra colletti bianchi che lavorano per le grandi aziende e camici bianchi, primari e dirigenti. Come per esempio il caso della gara di cardiologia critica, affidata alla “Burke&burke” per la Sicilia Orientale: “Vi era la necessità di estendere il servizio alla Sicilia Occidentale, però anziché procedere alla privata industriale, soluzione più conveniente, Candela volle a tutti i costi che Damiani bandisse una nuova gara” “Quale referente della Burke&Burke si presentava da Damiani tale Vincenzo D’Amico, che non aveva mai rappresentato tale società ma che era espressione di una compagine politica di centrodestra che avrebbe di lì a poco vinto le elezioni”.
I pm palermitani hanno dunque scoperchiato sistema replicabile “ovunque”, come sostengono i magistrati e che potrebbe portare al coinvolgimento di nomi di peso tra i componenti dei governi recenti di Crocetta e Musumeci e delle maggioranze che li hanno sostenuti,sia Damiani che Candela sono infatti stati nominati dall'ex presidente Crocetta e dall'attuale presidente,il fascista Nello Musumeci di FdI.
Come nel resto del paese è impensabile che un tale livello di corruzione in ambito sanitario si sia determinato senza il coinvolgimento dei politicanti borghesi filomafiosi di destra e di “sinistra” sulle spalle del popolo siciliano.
Ennesimo spaccato del marciume nascosto dietro la gestione della sanità pubblica sottomessa alla legge del massimo profitto capitalistico e mafioso, in piena pandemia e mentre milioni di famiglie sono alla fame per la crisi prodotta dal Coronavirus.

9 dicembre 2020