Sentenza fascista della Corte d'appello di Torino
Eddi Marcucci sorvegliata speciale perché è un'attivista NoTav

Il 22 dicembre i giudici della quinta sezione d’Appello di Torino hanno accolto le richieste del procuratore generale (Pg) Giancarlo Avenati Bassi e hanno confermato la condanna e l’applicazione della sorveglianza speciale inflitta in primo grado il 17 marzo scorso su richiesta del Pubblico ministero (Pm) Manuela Pedrotta contro la 28enne Edgarda ‘Eddi’ Marcucci, attivista del Movimento No Tav e del centro sociale Askatasuna nonché ex combattente nel corso del 2017 nelle file delle Ypj (Unità di Protezione delle Donne) dell’esercito curdo-siriano in Siria del Nord.
Si tratta di una sentenza fascista che richiama alla memoria il “Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato” istituito da Mussolini nel 1926 per reprimere ogni forma di critica e di opposizione al regime.
A confermarlo è lo stesso Pg il quale, nel motivare la richiesta delle misure di prevenzione ha fatto riferimento anche a diversi "precedenti giudiziari e di polizia relativi a fatti commessi in Italia ritenuti pericolosi per la sicurezza e la tranquillità pubblica" ossia, l'adesione da parte di Eddi, a “forme di protesta sociale attuate per diverse motivazioni, come l'opposizione alla costruzione di grandi opere o la solidarietà manifestata a persone che vivono in situazioni di disagio” che, secondo i giudici di Torino, costituiscono già di per sé un reato in quanto attestano “l'appartenenza a una certa area di dissenso politico”.
Non solo. Secondo la procura Eddi “avrebbe una spiccata inclinazione alla violenza e all’uso delle armi” per aver preso parte a una lunga serie di “manifestazioni pubbliche pericolose e gravissime” come ad esempio le proteste No tav per la difesa dei territori, per il diritto alla casa, al lavoro, contro le disuguaglianze sociali, le manifestazioni antifasciste all'Università e i presidi di solidarietà per i compagni arrestati.
“Reati” che, secondo i giudici di Torino, costituiscono una sfida “all'autorità” e dunque sanzionabili con una condanna penale che costringerà Eddi fino a marzo 2022 a vivere in semilibertà vigilata.
Insomma un vero e proprio processo politico, basato sulle intenzioni e imbastito a tavolino dalla Procura di Torino, dalla Pm Pedrotta e dalla Digos in modo sommario e con un capo d'imputazione “inclinazione alla violenza” che svelano un chiaro intento di criminalizzare perseguire, intimidire e mettere a tacere chiunque osa schierarsi in difesa dell'antifascismo e contro l'imperialismo, il capitalismo, l'oppressione della classe dominante borghese e il governo Conte che ne regge le sorti. Esattamente come avveniva durante il ventennio fascista.
Non a caso la condanna, mutuata direttamente dal codice fascista Rocco, impone tra l'altro a Eddi il divieto di uscire di casa dalle 21 alle 7, di partecipare a ritrovi con più di tre persone, ad assemblee e presidi, il ritiro di passaporto e patente, l’obbligo di dimora a Torino e di portare con sé un libretto rosso in cui la polizia annota ogni controllo.
Che cos'è questa se non la riedizione moderna del famigerato confino fascista?
Nelle 23 pagine che compongono il dispositivo i giudici di Torino invece di usare la bilancia si sono affidati evidentemente affidati alla sfera di cristallo arrivando addirittura ad affermare che “Maria Edgarda Marcucci è solo formalmente incensurata” in quanto per lei “prevedono” probabili aggressioni nei bar contro avventori “non in sintonia” con gli orientamenti della condannata e parlano di intolleranza della stessa verso “il libero confronto delle idee” in riferimento alla sua partecipazione a manifestazioni pubbliche come ad esempio la protesta antifascista del febbraio scorso all’Università di Torino.
Si tratta di una condanna “inquietante” che costituisce un “pericoloso precedente”, ha commentato Eddi. Una sentenza: “Che si basa solo su impressioni di singoli poliziotti e su opinioni della Digos” e afferma che: “l'opposizione alla presenza di un collettivo dichiaratamente fascista all’Università” costituisce un “impedimento alla libertà di espressione”.
La Procura e il Tribunale di Torino “fanno politica attiva, fanno sentire il loro peso politico sul territorio comminando anni di galera – ha aggiunto Eddi - Questo decreto è squisitamente ideologico, tradisce un pregiudizio nei confronti di una parte di società che è ben più ampia di quello che loro pensano. Su queste basi potrebbe essere sottoposta a sorveglianza speciale qualsiasi persona abbia praticato una forma di attivismo politico in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. L’anomalia torinese contravviene allo stato di diritto, credo sia interesse di questo Stato porre attenzione sul fatto che a Torino la situazione è fuori controllo: tra sorveglianza speciale e accuse al movimento No Tav, procura e tribunale sanciscono che non importa cosa si faccia, conta chi lo fa e come loro giudicano la persona.
Crollano i precetti di base della nostra giustizia, come la presunzione di innocenza o la natura non punitiva della giustizia, una giustizia intesa come intervento puntuale sui fatti e non come forma di accanimento. Tutto questo qui non vale. È un precedente inquietante ma sfortunatamente a Torino sta diventando la regola. Si deve intervenire prima che sia tardi, prendendo in esame l’operato dei tribunali e della procura torinesi: se si è No Tav e si è parte lesa, ci mettono anni a mandare avanti un processo; se si è No Tav e si è imputati, si arriva a condanna nel giro di poco”.

6 gennaio 2021