Sono già 7 dall'inizio del 2021
I femminicidi, frutto marcio della concezione patriarcale e maschilista che impregna il capitalismo

Sono 7 i femminicidi dall’inizio del 2021, più di uno a settimana, un triste dato che va ad aggiungersi a quello già pesante del 2020 con 112 donne uccise dai propri conviventi o ex partner.
L’ultimo femminicidio si è consumato a Palermo. Il corpo senza vita di Piera Napoli, 32 anni, è stato trovato nel bagno dell’appartamento del quartiere Cruillas domenica 7 febbraio. È stato il marito, Salvatore Baglione, 37 anni, a costituirsi e a confessare il delitto. Un mese fa Piera aveva chiamato la polizia per le violenze e le aggressioni subite da parte del marito, restava ancora in casa con l'uomo per i tre figli piccoli.
Sempre il 7 febbraio, Luljeta Heshta, 47 anni, è morta nel pomeriggio all'ospedale Humanitas di Rozzano in provincia di Milano dopo essere stata pugnalata per strada da un uomo.
Roberta Sirigusa è stata trovata morta in località Monte San Calogero (Palermo) la mattina del 24 gennaio. Accusato di omicidio volontario e occultamento di cadavere il fidanzato, Pietro Morreale, 19 anni.
È ancora aperto il caso di Ilenia Fabbri, la 46enne trovata sgozzata nella sua abitazione di Faenza, nel ravennate. Indagato l'ex marito.
Sonia Di Maggio, 29 anni, è stata uccisa la sera del primo febbraio 2021 a Minervino di Lecce. Era in strada con l’attuale fidanzato quando è stata aggredita dall’ex compagno Salvatore Carfora, 39 anni, che l’aveva già minacciata in passato.
Teodora Casasanta, 39 anni, e il figlio Ludovico, 5 anni, sono stati uccisi nella notte tra il 28 e il 29 gennaio 2021 dal marito e padre Alexandro Vito Riccio, 39 anni. Uccisi nell'abitazione familiare a Carmagnola in provincia di Torino.
Victoria Osagie, 34 anni, è stata uccisa dal marito Moses Ewere Osagie, 41 anni, nel tardo pomeriggio del 16 gennaio 2021 all'interno della propria abitazione a Concordia Sagittaria in provincia di Venezia davanti ai figli di 9, 6 e 2 anni.
Tiziana Gentile colpita a coltellate dal compagno nella propria abitazione il 28 gennaio.
Queste sono le donne uccise nei primi mesi del nuovo anno. Solo nel 2020 sono state 112 le donne massacrate dai conviventi. La media: due donne alla settimana.
Nel report dell'Istat sugli omicidi in Italia pubblicato pochi giorni fa spicca il dato della crescita dei femminicidi, che nei mesi di marzo e aprile 2020, durante il “confinamento” imposto dal governo Conte come misura antipandemica, sono stati il 50% dei casi di omicidio. Secondo l'Istat le donne sono state uccise all'interno delle mura domestiche - quindi in un ambito affettivo/familiare - nel 90% dei casi nel primo semestre 2020 per mano di partner e conviventi o ex partner (61%). Fra i partner, nel 70% dei casi l’assassino è il marito, mentre tra gli ex prevalgono gli ex conviventi e gli ex fidanzati.
Dobbiamo porre fine a questo massacro, ma come? Molte delle donne uccise non hanno potuto lasciare il partner violento perché non avevano lavoro, o perché con il loro stipendio non avrebbero potuto permettersi una casa e il mantenimento dei propri figli. L'indipendenza economica delle donne, quindi, diventa una questione urgente se si vuole contrastare questa scia nera dei femminicidi nel nostro Paese, che non significa dare alle donne un “reddito di cittadinanza” o di “autodeterminazione”, ma lottare per un lavoro per tutte le donne che deve essere a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato e in grado di renderle indipendenti economicamente dai partner violenti.
Molte delle vittime non hanno fatto in tempo ad accedere ai centri antiviolenza, per questo dobbiamo lottare per l'estensione in tutto il territorio nazionale, a partire dal Mezzogiorno, di centri antiviolenza, da costruire dove attualmente non ci sono e pretendere che essi siano finanziati direttamente dallo Stato senza che i soldi passino dalle Regioni. Centri antiviolenza che dovranno essere totalmente autogestiti dalle donne stesse e che dovranno essere in grado di dare un'adeguata solidarietà e protezione alle donne che subiscono violenze anche domestiche.
I femminicidi come la violenza domestica e di genere sulle donne sono la più marcia espressione della concezione patriarcale e maschilista dei rapporti fra i sessi e della famiglia, che ispira e impregna il capitalismo e la cultura borghese. Essi potranno essere estirpati soltanto con l'abbattimento del capitalismo e instaurando il socialismo, l'unica società nuova in grado di cancellare la concezione patriarcale e maschilista.

17 febbraio 2021