Dopo quella del cocomero tra Sinistra italiana e Verdi
Un'altra coalizione elettorale per riportare l'elettorato astensionista di sinistra nelle istituzioni borghesi
Unione Popolare guidata da De Magistris è costituita da PRC, Potere al Popolo e ManifestA
È tempo che tutte le forze fautrici del socialismo abbandonino il parlamentarismo e aprano una grande discussione rivoluzionaria sul futuro dell'Italia

 
Crisi di governo a parte, l'orizzonte elettorale della prossima primavera è da sola sufficiente a muovere freneticamente pedine sullo scacchiere politico borghese nel nostro Paese. Ma mentre a destra la questione rimane interna alle dinamiche del la coalizione “tradizionale” che ha il compito di dare una funzione di comodo ai partitelli neofascisti a destra di FDI, il “centro” ultraliberista è saldamente in mano al PD, Italia Viva, Calenda e compagnia, e coi 5 Stelle di Conte che al momento vagano nel buio, le vere “novità” appaiono a sinistra del partito di Letta.
Certo, “novità” che sono tali solo sulla carta, perché le accozzaglie delle quali parleremo sono solo l'aggiornamento di una vecchia strategia, la stessa messa in campo più volte da imbroglioni ed opportunisti in cerca di qualche poltrona romana.
 

L'alleanza “del cocomero”
Il primo esempio di questo nuovo panorama offerto come uno specchietto per le allodole all'elettorato di sinistra, agli esuli 5 stelle e agli astensionisti, è costituito dall'asse Fratoianni (Sinistra Italiana) Bonelli (Europa Verde) che con una rinnovata sintonia hanno annunciato, angurie alla mano, che correranno insieme alle prossime elezioni politiche. Oramai la governista e ultraparlamentarista Sinistra italiana ha abbandonato ogni riferimento alla falce e martello e alla bandiera rossa per infognarsi nella simbologia da ortolani borghesi.
Una riedizione nei fatti di quella che fu “Sinistra Ecologia e Libertà” fondata sulla scia dei primi movimenti ambientalisti da Nichi Vendola e dallo stesso Fratoianni, al tempo assessore regionale pugliese con Vendola governatore, nella quale confluì una parte dei Verdi dopo la frattura al congresso. Al tempo Bonelli, che sostenne la piena autonomia dei Verdi e divenne presidente, accusò ripetutamente la giunta pugliese per i fatti dell'ILVA di Taranto, per non aver condotto alcuna indagine epidemiologica e per aver alzato i valori dei macro-inquinanti in emissione nel 2011. Imputato nel processo c'era anche lo stesso Fratoianni con il quale oggi Bonelli convoglia a nozze.
Il cartello, ovviamente apertissimo ad altri ingressi, sostiene di volersi battere “contro la disuguaglianza, contro la precarietà, la povertà e la disperazione, battersi contro la siccità e i cambiamenti climatici che mettono in ginocchio l'economia e la vita quotidiana delle persone in carne ed ossa. Questo è il nostro orizzonte, lo vogliamo fare insieme, uniti, ricomponendo e non frammentando. (...)”.
Il progetto, come dichiarato in un mare di applausi, nasce sulla scia del “successo” registrato in Francia da Nuovelle Union Populaire ècologique et sociale (Nupes) dell'ex trotzkista e massone Melenchon del quale era presente la deputata Manon Aubry, parlamentare europea de La France Insoumise e capogruppo The LEFT- Sinistra Europea. La prospettiva infatti è esclusivamente elettorale, come affermato da Bonelli stesso: “L'orizzonte sono le prossime scadenze elettorali, dopo si vedrà. Noi ci candidiamo a governare il Paese, non vogliamo fare l'opposizione”.
Ma naturalmente, e come sempre in cartelli di questo tipo, nessun accenno a quali saranno gli strumenti coi quali centreranno questi obiettivi, nessun accenno in nessun passaggio o intervista di critica al sistema economico capitalista che ormai anche agli occhi meno attenti e coscienti appare come l'origine di tutti i mali sociali, e men che mai alcun accenno al socialismo o ad un radicale cambiamento di società.
 

De Magistris si rilancia nell'Unione Popolare
Pochi giorni dopo la presentazione dell'asse SI-Verdi, il 9 luglio è spuntato un altro cartello elettorale a sinistra del PD. In “Unione Popolare” sono confluiti al momento Rifondazione Comunista e Potere al Popolo (nei fatti i promotori) che ritrovano sinergia - “miracoli” delle scadenze elettorali! – dopo aver percorso un pezzo di strada insieme ed essersi l'indomani divisi. Ci sono anche le parlamentari di ManifestA uscite dai 5 stelle ed una serie di personalità da sempre gravitanti nell'area della sinistra riformista e pseudo-popolare, ma anche dei movimenti d'opposizione come i No Tav. Unione Popolare sarà guidata dal narcisista ed imbroglione Luigi De Magistris in cerca di rilancio dopo i suoi ultimi tentativi leaderisti andati a vuoto.
All'assemblea dell'hotel “The Hive” di Roma, De Magistris è partito come al solito all'attacco: "Non staremo con chi è nel sistema, seduto al tavolo del compromesso morale. Non portiamo solo idee nuove e radicali, ma le facciamo camminare su persone e storie coerenti e credibili, individuali e collettive. Il campo aperto nel quale camminiamo ascoltando, coinvolgendo nella partecipazione ad una vera e propria rivoluzione popolare culturale, prima ancora che politica, va dalle lotte pacifiste a quelle ambientaliste, da quelle studentesche a quelle per il lavoro, dall'antimafia sociale a quelle per i diritti e le libertà civili, dalla sinistra diffusa nel Paese a chi lotta per l'attuazione della Costituzione nata dalla resistenza al nazifascismo, dagli astenuti ai delusi dall'inganno pentastellato. Il Paese reale - conclude de Magistris - è migliore di chi si trova ai vertici del potere politico. Mettendo insieme onestà, libertà, storie di persone senza un prezzo, autonomia, competenza, coraggio, passione ed amore possiamo lottare per realizzare un'altra Italia possibile".
 

La benedizione dell'ex trotzkista e massone Melenchon
L'appello di nascita del nuovo soggetto politico è stato sottoscritto da una variegata galassia di personalità e movimenti, ed è stato salutato anch'esso dall'intervento di Manon Aubry che si è esposta in favore portando la testimonianza del recente risultato in Francia come già fatto pochi giorni prima, negli stessi modi, alla fondazione del duetto Sinistra Italiana – Verdi. Una benedizione quindi “collettiva”, opportunistica, di due soggetti diversi e ben distinti al momento, da parte di Melenchon che viene accreditato come la nuova punta di diamante della “sinistra” riformista europea.
Certo è che questi cartelli sono i primi posizionamenti ai quali seguiranno i calcoli meramente numerici circa le opportunità e i vincoli che offre la legge elettorale attuale; sulla base di queste ipotesi saranno proposti gli schieramenti definitivi all'interno del “campo largo” del “centro-sinistra”, oppure esternamente, da soli o uniti secondo quanto conviene loro. Non è un caso infatti se nessuno dei due nuovi soggetti abbia proposte programmatiche di lungo respiro ma fissano entrambi l'obiettivo elettorale del 2023.
 

L'entusiastica adesione di Potere al Popolo e del PRC
Quanto sopra è testimoniato anche da Potere al Popolo che con un post del 22 giugno affermava di aver “scelto la sua linea verso le elezioni politiche del 2023”, approvando nelle assemblee il documento “Non siamo nati per resistere, siamo nati per vincere”. Nel testo, dove si rilancia la proposta della coalizione popolare, si affermava la necessità di costruire un'alternativa al governo Draghi, analizzando la crisi politica italiana ed in particolare quella dei 5 Stelle che sono un obiettivo primario di conquista elettorale di Unione Popolare come sostenuto da tutti i movimenti aderenti. L'altro grande obiettivo sono gli astensionisti; “Non possiamo lasciare il nostro popolo all'astensione, alla disaffezione e alla sfiducia verso la politica”, dice espressamente il documento.
Più avanti si dice: “Tocca anche a noi in Italia. È tempo di costruire un modello di sviluppo in ferma contrapposizione alle ricette neoliberiste, ai processi di privatizzazione, e al potere economico e politico dominante, che da tempo ignora l’interesse collettivo e l’importanza dei beni comuni, e con un apparato di potere politico-economico-mediatico che comanda nell’interesse di pochi.”. Alla fine quindi si critica il neoliberismo ma il grande assente è sempre lo stesso: in che modo lo facciamo? Per via istituzionale? Con la lotta di classe? Non è dato sapere.
Un altro passaggio PaP afferma che, sulla base delle esperienze francese, colombiana e di una sedicente “avanzata delle forze di sinistra in America Latina”, sarebbe “possibile farla finita con questo sistema...”. Peccato che la frase sia tronca e, sia la critica al capitalismo, sia quella che dovrebbe essere – se c'è – la proposta di nuova società, sono rimaste nella tastiera sostituite da tre piccoli puntini neri.
Anche Rifondazione Comunista tesse le lodi di questo patto elettorale adducendo di fatto le stesse motivazioni di Potere al Popolo, ma sottolineando una volta di più per voce del segretario Maurizio Acerbo che “c'è bisogno di uno schieramento che si batta per l'attuazione della Costituzione”. Insomma, se non lo si fosse ancora capito, il massimo obiettivo è l'applicazione dell'orbita costituzionale, e quindi anche il mantenimento della proprietà privata dei mezzi di produzione, la libertà di impresa – e quindi il capitalismo – che la stessa Costituzione borghese prevede. Altro che cambiamento radicale di società.
Inoltre in una lunga intervista a cura di Alba Vastano pubblicata poi sul sito nazionale del partito, Acerbo e il suo braccio destro Ezio Locatelli, ripercorrono la loro versione della storia di Rifondazione per arrivare ai nostri giorni e rendere ancora presentabile l'ennesima accozzaglia nelle quali entra in cerca di voti il PRC fin dalla sua fondazione. Significative le frasi di Acerbo: “Credo che abbiamo il dovere di tentare di riportare la sinistra ad avere rappresentanza in Parlamento (…) Dobbiamo convincere i settori che si sono lasciati egemonizzare dalla logica del meno peggio e riconquistare chi si è rifugiato nell'astensione”.
 

L'ennesimo cartello elettorale che fa il gioco della borghesia
Frasi altisonanti, assenza di programmi reali, nessun accenno al socialismo. Insomma ci troviamo di fronte ad un film già visto; nuove accozzaglie di opportunisti e imbroglioni patentati che cercano disperatamente di entrare nella mangiatoia parlamentare ad ogni costo. Ed il costo più grande è certamente quello di imbrigliare le masse nella rappresentanza borghese, allontanandole da ogni idea di società realmente diversa da capo ai piedi.
Anche stavolta PaP e PRC non comprendono – o meglio fanno finta di non comprendere - che la disaffezione del popolo italiano non è verso la “politica” in generale, ma nei confronti della politica borghese, istituzionale, marcia fino al midollo, che riduce le masse popolari alla povertà e alla schiavitù, e invece che allontanarle ancor più da esse ed invitarle alla lotta, fanno carte false per ingabbiarle ancora attraverso il voto e la delega. Questo è quello che in effetti serve ai dirigenti di certi partiti per i loro interessi individuali.
Ciò però non serve di certo alle masse, specialmente a quelle critiche nei confronti del capitalismo, che hanno necessità e aspirazioni diametralmente opposte, e cioè quelle di staccarsi completamente dalle istituzioni borghesi in camicia nera, iniziando a maturare la prospettiva del socialismo dove tutte le rivendicazioni che vengono usate come esca dai due cartelli si potranno davvero realizzare.
De Magistris, ad esempio, afferma di voler unire “i non allineati al sistema”; peccato però che faccia di tutto per riportarli all'interno di esso riallineandoli immediatamente; anche nei suoi discorsi non c'è un soldo di accusa contro il capitalismo, e non si dice – perché la ricetta è la stessa, riformista, e quindi preludio di sconfitta – come si cambieranno le cose, e la parola socialismo è ancora una volta bandita. Ci si accontenta di “Un'altra Italia possibile”, che non vuol dire sostanzialmente nulla in termini di classe. Anche De Magistris non si fa sfuggire l'occasione di rimettere al centro del progetto politico “l'attuazione della Costituzione”, come se tutto ciò che egli dice possa essere garantito da quello che resta della Costituzione borghese ed anticomunista del '48.
In un altro post, De Magistris afferma che “dimostreremo che cambiare si può con concretezza e visione portando l'umanità al potere”; un'altra parola d'ordine roboante quanto inutile ed interclassista, eppure il navigato imbroglione ex-sindaco di Napoli sa bene che il potere non sarà mai nelle mani di tutta l'umanità (se non nel comunismo che non appare da un giorno all'altro con un pugno di voti), ma di una classe che lo agisce nel suo interesse e contro l'altra. Adesso il potere è nelle mani della borghesia ad ogni livello e dando fiducia a questa ennesima accozzaglia elettorale, rimarrà tale perché costoro non mettono mai in discussione la questione del potere politico: alla borghesia o al proletariato?. Se fossero in buona fede e non malati di parlamentarismo e poltronismo dovrebbero invocare, e battersi di conseguenza, come facciamo noi marxisti-leninisti, per il “Potere politico al proletariato” quale inevitabile primo passo per un reale cambiamento in senso socialista della società.
 

Serve una grande discussione sul futuro dell'Italia
Altro che liste, cartelli o listettine destinate alla sconfitta, guidate da vecchi volponi della scena politica italiana che all'indomani del voto dimenticano tutto ciò che hanno detto o scritto; alle masse popolari serve invece che si apra una grande discussione sul futuro del nostro Paese, già lanciata dal Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi e adottata a stella polare nel lavoro all'interno del Coordinamento di Unità Popolare (UP).
Tale Coordinamento infatti è ben altra cosa rispetto ai cartelli elettorali, e questo aspetto è stato ben precisato alla conferenza stampa di fondazione che si è tenuta nella sala stampa della Camera dei Deputati; si tratta di un coordinamento per l'unità d'azione sui punti in comune di soggetti politici e partiti ai quali rimane autonoma la possibilità di muoversi come meglio credono su ogni tema, e quindi anche alle scadenze elettorali. Il PMLI in questo quadro politico e sociale rimane fortemente convinto che oggi più che imbrigliare le masse popolari al voto pervadendole di strumentali, false e fuorvianti illusioni governative, occorre liberarle da questo giogo istituzionale dando loro la possibilità di pensare e gettare le basi per una idea concreta di società socialista quale unica alternativa al capitalismo ed al neoliberismo. In questo quadro dunque le proposte di Sinistra Italia e Verdi, e dell'Unione Popolare di De Magistris, PaP e PRC, fanno esclusivamente il gioco della borghesia e nulla più. Se questi partiti, o una parte di essi, davvero vogliono cambiare il Paese in senso socialista, allora che si confrontino con noi e con gli altri movimenti e partiti aderenti ad UP in una discussione franca, leale, propositiva e senza pregiudizio alcuno. Ci auguriamo che ciò sia compreso anche dalle masse popolari, ed in particolare dai giovani e dalle giovani di sinistra, lavoratori e studenti, e che invece di sprecare energie e risorse nell'appoggiare certi schieramenti, siano parte attiva della nostra proposta: “Il nostro auspicio – si legge nel discorso del nostro Segretario generale - è che siano le operaie e gli operai che hanno posti dirigenti nei partiti, nei sindacati e nei movimenti di lotta i primi e i principali promotori di questa urgente, salutare e senza precedenti grande discussione rivoluzionaria sul futuro dell’Italia”.

27 luglio 2022