5 Agosto 1895-2022: 127esimo anniversario della scomparsa del Grande Maestro del proletariato internazionale Friedrich Engels
LEGGIAMO, STUDIAMO, SEDIMENTIAMO IL MATERIALISMO DIALETTICO E STORICO, BASE NECESSARIA PER ACQUISIRE IL GRANDE PATRIMONIO DEL MARXISMO-LENINISMO-PENSIERO DI MAO

 

di Vladimir - Napoli
Pubblichiamo qui di seguito un importante contributo del compagno napoletano Vladimir sul capolavoro di Marx ed Engels dal titolo “L'ideologia tedesca”.
L'ha scritta su richiesta del Centro del PMLI, che aveva saputo che il compagno Vladimir aveva studiato l'opera dei due grandi Maestri del proletariato internazionale, come aveva invitato a fare in occasione delle ferie l'Organo del PMLI nel presentarlo sul numero 30.
Chi ha perso l'occasione delle ferie può sempre leggere l'opera consigliata, magari stimolato dalle riflessioni del compagno Vladimir. Soprattutto i membri e i simpatizzanti del PMLI dovrebbero studiarlo.
 
Considerazioni a margine della lettura di “Ideologia Tedesca” di F. Engels e Karl Marx
L’importanza dell’opera “Ideologia tedesca”
Con il volume “Ideologia tedesca”, F. Engels e K. Marx aprono la strada ad una nuova riflessione della storia che visualizza la realtà in alternativa alla filosofia hegeliana dei fenomeni, concentrandosi su una ricostruzione riveduta e corretta delle condizioni materiali in cui gli individui producono e riproducono la loro vita immediata.
L’idea di ricordare le imprese storiche del Grande Maestro del proletariato internazionale e cofondatore del socialismo scientifico, Federico Engels, nell’anniversario agostano della sua scomparsa, attraverso la lettura, lo studio e la sedimentazione di questa opera fondamentale, offre un momento di pregio ai marxisti-leninisti per soffermarsi e riflettere sulla piattaforma necessaria per capire il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, ossia il materialismo dialettico e scientifico. Trattasi di un volume redatto da Marx ed Engels tra il 1845 e il 1846, “lasciato alla critica rodente dei topi” perché nessun editore avrà il coraggio di pubblicare lo scritto sfidando la censura borghese (Non a caso l’edizione storica degli “Editori Riuniti” ad oggi presenta delle incredibili lacune sopperite dal sito del PMLI), atteso che gli stessi già avevano ridotto in poltiglia gli ultimi rigurgiti dell’idealismo tedesco e dei suoi sostenitori (Stirner, Bauer, Feuerbarch in particolare), che, non riuscendo a superare la filosofia hegeliana, ritenevano di poter modificare la società attraverso la critica delle idee, fino ad approcciare ad un materialismo all’acqua di rose che non aveva nulla di scientifico. Fortunatamente - come già accaduto per la “Dialettica della natura” di Engels - con Stalin nel 1932 questo testo vede la luce e la pubblicazione in URSS e ci fa capire come i fondatori del socialismo scientifico avevano redatto sistematicamente la base su cui poggerà il “Manifesto del Partito Comunista”, ossia il “diamat”, il materialismo dialettico; un momento che verrà perfezionato da un altro testo fondamentale, “Miseria della Filosofia”, scritto appena dopo, nel 1847.
 

La dialettica hegeliana, i giovani hegeliani e la dialettica marxista
È chiaro che le origini del pensiero socialista sono legate con il fiorire della scuola hegeliana e in particolar modo con il “distaccamento” di una parte dei suoi allievi che si riconosceranno nella gioventù hegeliana che partono dalla dialettica di Hegel concentrata nella celebre diapositiva periodica “tutto ciò che reale è razionale e tutto ciò che è razionale è reale” (W. Hegel, Prefazione a Lineamenti di filosofia del diritto, 1820). Questa formulazione, che sembrerebbe da sola creare i germi del materialismo dialettico, veniva giustificata dal Weltgeist, ossia dallo “spirito” da parte di Hegel, secondo cui l’iniziale trionfo di Napoleone in Europa e il suo dominio su diversi popoli e territori stanno a significare che tale era il disegno dello spirito del mondo nel suo svolgersi progressivo: quanto accaduto è avvenuto in quanto razionale e tale è il piano di sviluppo storico hegeliano. Resosi conto dell’ampiezza dell’affermazione, Hegel tornerà di nuovo su questo aspetto poco prima della sua scomparsa, ma per distinguere eventi reali importanti da quelli privi di significato, e, di fatto, non riuscendo a risolvere la portata dell’affermazione (W. Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, 1831). Diversamente i giovani hegeliani ritengono che la celebre formula del loro maestro debba essere interpretata nel senso di una costante modifica del reale: la filosofia deve servire a determinare l’evoluzione razionale del mondo e a fissare una dottrina della praxis, vale a dire un pensiero concepito, sotto forma di volontà attiva, nella sua costante contrapposizione con la realtà vivente. Ma la “forza delle idee” dei giovani hegeliani si ferma al momento dell’interpretazione filosofica della realtà fenomenica e non riescono ancora ad individuare il mondo delle classi e quindi la divisione della borghesia e quella del proletariato. Ad una parvenza di materialismo dialettico, i giovani hegeliani non riusciranno ad approdare al fondamentale materialismo storico, sementi di quel socialismo scientifico per cui bisognerà non interpretare il mondo attraverso la visione reale e razionale dei fenomeni, ma trasformarlo.
 

La nuova concezione del mondo di Marx ed Engels
La Ideologia tedesca segna, tra l’altro, la prima piena collaborazione tra i due compagni d’armi, con redazione definitiva nel 1846 a Bruxelles. Con l’ironia che ha spesso contraddistinto i loro scritti, i due compagni d’armi avevano scelto il titolo dell’opera partendo proprio dalla locuzione “ideologia”, ripresa in senso dispregiativo dal tedesco “Ideenkleid”, ossia “vestito di idee”, inteso come rappresentazioni immaginarie, illusorie, astratte dell’individuo che inficiano la realtà vera dei fatti e delle cose: “Finora gli uomini si sono sempre fatti idee false intorno a se stessi, intorno a ciò che essi sono o devono essere. In base alle loro idee di Dio, dell'uomo normale, ecc. essi hanno regolato i loro rapporti. I parti della loro testa sono diventati più forti di loro. Essi, i creatori, si sono inchinati di fronte alle loro creature. Liberiamoli dalle chimere, dalle idee, dai dogmi, dagli esseri prodotti dall'immaginazione, sotto il cui giogo essi languiscono”. Fin dalla prefazione al volume in commento viene criticato seriamente il nucleo della moderna filosofia giovane-hegeliana squalificata come “fantasie innocenti e puerili” e per cui i processi storici sarebbero relegati ad una mera lotta delle idee e non attraverso la visione fenomenica del reale. Una copertura, una vestizione, una confezione che permetteva alla borghesia di glissare sulle problematiche reali della società, sulla divisione del lavoro, sulla divisione in classi e, in ultimo, non tenere conto delle condizioni del proletariato e delle masse popolari, mantenendo attraverso l’idealismo ben saldo il potere conquistano all’indomani della Rivoluzione francese del 1789. Trattasi di fantasmi, esseri superiori che “altro non sono che l’espressione spirituale idealistica, la rappresentazione apparentemente dell’individuo isolato, in realtà di ceppi e barriere molto empirici entro i quali si muovono il modo di produzione della vita e la forma di relazioni che vi è connessa”. Diversamente secondo Marx ed Engels un individuo non può essere giudicato nell’“in sé”, ossia nel suo essere di fare e dire o che pensa di essere, di fare e di dire, né dalla rappresentazione che fa del suo essere. Finché si rimane nell’ambito della riserva mentale dell’individuo, cioè di cosa egli pensa di se stesso, delle sue idee, del suo essere, siamo nel campo dell’idealismo, perché l’individuo medesimo non si degna di andare oltre se stesso, di rapportarsi con gli altri individui, con la società, nel corso dello sviluppo storico. Il centro dell’universo materiale viene individuato da Marx ed Engels nella “organizzazione essenzialmente economica” che rappresenta la struttura su cui ruota tutta la società, così come la terra ruota intorno al sole: il complesso dei fenomeni storico-sociali andrà, invece, a delimitare gli aspetti “sovrastrutturali”, cioè la religione, la morale, la politica, e così via. La reale base economica, le reali condizioni della riproduzione materiale della vita e degli effettivi rapporti di dominio che legano gli individui e le classi rappresentano i punti cardinali fondamentali del materialismo storico e dialettico, che rappresenta l’effettiva scienza della società; nel materialismo dialettico si trova l’emancipazione dell’individuo dalla sfera animale attraverso i rapporti con gli altri individui e soprattutto tramite il linguaggio: “Il linguaggio è antico quanto la coscienza, il linguaggio è la coscienza reale, pratica, che esiste anche per altri uomini e che dunque è la sola esistente anche per me stesso, e il linguaggio, come la coscienza, sorge soltanto dal bisogno, dalla necessità di rapporti con altri uomini. Là dove un rapporto esiste, esso esiste per me; l’animale non «ha rapporti» con alcunché e non ha affatto rapporti. Per l’animale, i suoi rapporti con altri non esistono come rapporti. La coscienza è dunque fin dall’inizio un prodotto sociale e tale resta fin tanto che in genere esistono uomini. Naturalmente, la coscienza è innanzi tutto semplice coscienza dell’ambiente sensibile immediato e del limitato legame con altre persone e cose esterne all’individuo che prende coscienza; in pari tempo è coscienza della natura, che inizialmente si erge di contro agli uomini come una potenza assolutamente estranea, onnipotente e inattaccabile, verso la quale gli uomini si comportano in modo puramente animale e dalla quale si lasciano dominare come le bestie: è dunque una coscienza puramente animale (religione naturale)”.
 

“Il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente”
L’apporto essenziale di questa opera, dunque, si rileva nell’analisi della divisione del lavoro, al suo rapporto contraddittorio con la proprietà privata, alla origine della divisione in classi della società: la storia appare legata alle forme di produzione e scambio dove si elaborano i rapporti di produzione capitalistici. Lo Stato diventa l’espressione delle aspirazioni della classe dominante e il diritto che esercita questo Stato non è altro che l’espressione del mondo delle idee del modo di produzione dominante: la dialettica di Marx ed Engels porterà inevitabilmente alla contrapposizione che si verrà a creare tra le forze di produzione e i rapporti sociali scaturiti da queste forme; una trasformazione dialettica come opera costante delle classi oppresse in lotta contro le classi dominanti. E qui l’Ideologia tedesca contiene un appello all’ideale da perseguire e alla lotta di classe: “il comunismo per noi è uno stato di cose che debba essere instaurato, un ideale al quale la realtà dovrà conformarsi. Chiamiamo comunismo il movimento reale che abolisce lo stato di cose presente” ; per cui “per il materialista pratico, per il comunista, si tratta di rivoluzionare il mondo esistente, di metter mano allo stato di cose incontrato e di trasformarlo”.
 

Il punto di approdo della Ideologia Tedesca e il compito dei marxisti-leninisti
Marx ed Engels con questa opera danno effettivamente una virata importante sull’analisi socio-economica nella prospettiva dell’ideale del comunismo: non è più l’uomo al centro della riflessione marxista, ma, si è detto, è l’economica e la sua struttura, la sua organizzazione ad essere sotto la lente di questi grandi Maestri che gettano le basi del socialismo scientifico, facendo leva sugli sviluppi del materialismo. D’altronde, affermano i due compagni d’armi che “non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza. Nel primo modo di giudicare si parte dalla coscienza come individuo vivente, nel secondo modo, che corrisponde alla vita reale, si parte dagli stessi individui reali viventi e si considera la coscienza soltanto come la loro coscienza”. Una lezione fondamentale per buttare giù i governi nazionali e locali in camicia nera, afferrando prontamente proprio il materialismo dialettico e storico, base indefettibile per capire, studiare e, infine, sedimentare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e citando la mitologia greca, abbattere il Minotauro come fece Teseo. Ma come il personaggio del mito - spesso ricordato da Stalin nei suoi scritti - si deve rimanere ben fermi con i piedi per terra altrimenti si rischia di andare gambe all’aria ogni volta che manca il terreno sotto i piedi, come per l’eroe greco. Quel terreno è proprio il materialismo senza il quale non poteva assolutamente nascere, crescere e proliferare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao; risulta, dunque, necessario approcciarsi e confrontarsi con il materialismo e con le sue due accezioni “dialettico” e “storico”, altrimenti andremmo gambe per aria e non terremo fermi i piedi per terra.
Purtroppo ci troviamo in una fase dove ideologicamente il proletariato è arretrato rispetto alle grandi battaglie e conquiste del Novecento fino a calarsi nelle sabbie mobili del pre-marxismo: “Il proletariato - afferma il Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi - si è venuto a trovare in una fase pre-marxista, cioè senza la coscienza di essere una classe per sé che aveva invece conquistato grazie al lavoro scientifico di Marx ed Engels, poi proseguito da Lenin , Stalin, Mao” (Scuderi, 42° Anniversario del PMLI, 9 Aprile 2019, in www.pmli.it). Questo non a causa del proletariato ma per colpa dei neorevisionisti e trotzkisti che, riprendendo le fila dei dirigenti revisionisti del PCI, hanno praticamente completato il processo di deideologizzazione, decomunistizzazione e socialdemocratizzazione delle masse operaie, lavoratrici, contadine, giovanili e femminili.
Risulta, dunque, imprescindibile riprendere le radici storiche dei marxisti-leninisti che si fondano sul saldo terreno del materialismo scientifico che, in opposizione alla concezione metafisica che ha ripreso vigore negli ultimi anni, rappresenta la bussola indefettibile senza la quale non si può approdare alla concezione proletaria del mondo. Il dominio del proletariato – affermano perentoriamente Marx ed Engels nella Ideologia tedesca - “implica il superamento di tutta la vecchia forma della società e del dominio in genere, deve dapprima conquistarsi il potere politico per rappresentare a sua volta il suo interesse come l’universale, essendovi costretta in un primo momento” . E sembra attualissimo il loro richiamo alle fantomatiche lotte per i diritti nello Stato borghese come “la lotta per il diritto al voto che altro non sono che le forme illusorie nelle quali vengono condotte le lotte reali delle diverse classi”.
Con Engels per sempre!
Contro il capitalismo, per il socialismo e il potere politico del proletariato!

21 settembre 2022