Documento del Comitato centrale del PMLI
Uniamoci contro il governo neofascista Meloni
Per il socialismo e il potere politico del proletariato
 
Giorgia Meloni, leader dei neofascisti, è ritornata di nuovo al governo. La prima volta, nel 2008, come ministro della gioventù del governo Berlusconi. Questa volta, in base ai risultati elettorali del 25 settembre 2022, come presidente del consiglio.
La sua nomina a premier è stata salutata ed enfatizzata, in quanto donna, da quasi tutte le forze e i media del regime capitalista neofascista come un fatto storico. In realtà non si è trattato di una conquista delle donne, almeno delle donne sfruttate e oppresse che non potranno mai andare al potere nel capitalismo. Comunque la Meloni, per la sua cultura e pratica neofascista maschilista, non può rappresentare le masse femminili.
Il suo governo conclude la marcia su Roma elettorale iniziata dal Movimento sociale italiano (MSI) fondato il 26 dicembre 1946 dal fucilatore dei partigiani Giorgio Almirante. La marcia insurrezionale di Mussolini del 28 ottobre 1922 fu premiata dal re Vittorio Emanuele III. Quella elettorale non è stata ostacolata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal premier uscente Mario Draghi, che anzi hanno protetto, consigliato e aiutato la Meloni.
In entrambe le marce i partiti della “sinistra” borghese hanno fatto sostanzialmente da spettatori. Molte chiacchere e niente fatti. E così sono saliti al potere ieri i fascisti e oggi i neofascisti. Cosicché il regime capitalista neofascista ha ora i suoi amministratori ideali.
Questo regime è stato progettato dalla loggia massonica P2 di Licio Gelli nel 1975, sostenuto dai governi Craxi nel 1987 e instaurato dal governo Berlusconi nel 1994. E via via realizzato dai governi Amato, Prodi, D'Alema, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi. Vi hanno contribuito il PRC di Armando Cossutta e di Fausto Bertinotti e il Partito dei comunisti italiani di Diliberto e del rossobruno Marco Rizzo, che sono stati al governo nel 2006.
Il regime capitalista neofascista è contrassegnato principalmente dalla manomissione da destra della Costituzione del 1948, dal presidenzialismo di fatto del presidente della Repubblica e del premier, dall'accentramento dei poteri nelle mani del capo del governo e dall'emarginazione del parlamento, dal taglio dei deputati e dei senatori, dalla soppressione della legge elettorale proporzionale, dalla legge elettorale maggioritaria con sbarramento, dalla creazione di governi non espressi dalle elezioni, dalla limitazione dei diritti di sciopero e di manifestazione, dai decreti sicurezza, dalla militarizzazione delle città, dai “patti sociali”, dallo svuotamento dei diritti sindacali, dal corporativismo, dalle privatizzazioni, dalle controriforme delle pensioni, della sanità, della scuola e della Rai, dalla meritocrazia, dalla struttura verticale del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che fa capo al premier, dall'accreditamento di Fratelli d'Italia come un partito istituzionale e costituzionale, dalla protezione delle organizzazioni fasciste come Forza Nuova, e CasaPound e simili, dalla politica estera e militare interventista e imperialista. La ciliegina sul regime sarà messa quando si realizzerà ufficialmente il presidenzialismo, come si propone il nuovo governo.
Certo è che il riferimento comune della destra e della sinistra di questo regime è la Costituzione riformata da destra. Come dimostrano i discorsi del camerata Ignazio La Russa e del cattolico reazionario, omofobo e putiniano Lorenzo Fontana, eletti rispettivamente presidente del Senato e presidente della Camera.
 
Il governo Meloni
Il governo Meloni, composto da Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia e Noi moderati, fin dalla sua costituzione, il 22 ottobre, ha voluto ostentatamente rimarcare di essere di destra, e noi aggiungiamo neofascista, per completezza e maggiore chiarezza, mediante le figure di diversi suoi ministri provenienti dal MSI o da Alleanza nazionale e il cambiamento di denominazione di alcuni ministeri: delle imprese e del made in Italy, agricoltura e sovranità alimentare, famiglia e natalità, istruzione e merito. Col proposito nazionalista di servire meglio gli interessi dei capitalisti italiani e di inculcare alle nuove generazioni l'ideologia e la cultura reazionaria, razzista, maschilista, clericale, omofoba della destra che hanno al centro il trinomio mussoliniano “Dio, patria e famiglia”. Da qui la nomina a ministri di imprenditori o di servitori delle imprese, come Marina Elvira Calderone consulente delle imprese, e la nomina di Gennaro Sangiuliano, di origine neofascista e ideologo della egemonia culturale della destra, a ministro della cultura.
Nel discorso programmatico, pronunciato alla Camera con piglio presidenzialista, Meloni ha illustrato la linea nazionalista, sovranista, europeista, atlantista, razzista, meritocratica e filopadronale, col motto “non disturbare chi vuol fare”, del suo governo. E ha annunciato la “riforma” presidenzialista, già nel programma del MSI, nonché della P2. Niente di concreto per le masse, nemmeno sulle bollette e sul carovita.
Le opposizioni di cartone non hanno avuto il coraggio di denunciare la natura e il disegno neofascista del nuovo governo. Il sonato leader del PD addirittura ha detto: “Noi facciamo gli auguri a un nuovo governo che comincia a governare nell'interesse del Paese”. Il trasformista liberale e “neopacifista” Conte, leader del M5S, ha detto che “l'unica certezza che emerge” dal discorso della Meloni “è la continuità con il governo Draghi”, del quale ha fatto parte anche il suo partito. Ha anche detto: “Lei ha speso tante parole sul concetto di merito. Ci fa piacere. Anche noi apprezziamo questo concetto”.
L'antifascismo per entrambi è solo una parola. Letta non ha condannato le manganellate delle studentesse e degli studenti della Sapienza di Roma che volevano impedire un convegno di destra all'università. Il PMLI invece solidarizza con questi coraggiosi ed esemplari combattenti antifascisti e li ringrazia per aver indicato che il governo neofascista si deve combattere anche nelle piazze.
 
L'opposizione del PMLI
Come ha dichiarato il Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi, subito dopo il giuramento del governo Meloni, il PMLI farà un'opposizione di classe anticapitalista e antifascista per i diritti sociali, civili, di genere, immigrati; per la giustizia sociale e climatica, per il socialismo e il potere politico del proletariato. Il che significa che tutte le istanze, i membri e i simpatizzanti del Partito devono occuparsi attivamente dei bisogni e dei problemi immediati delle masse, anche di quelle del proprio territorio, senza perdere di vista la strategia del cambiamento radicale della società capitalista in cui viviamo e della conquista della società socialista a dittatura del proletariato, l'unico potere politico veramente democratico, in quanto il popolo rivoluzionario conta davvero.
A causa della profonda crisi economica, finanziaria, energetica e climatica del sistema capitalista e dell'inettitudine dei suoi governanti le condizioni delle masse popolari peggiorano sempre più e le famiglie popolari non ce la fanno più a mettere assieme il pranzo con la cena.
Bisogna allora lottare duramente per l'abbattimento immediato delle bollette per le famiglie a basso e medio reddito, per un forte aumento dei salari e delle pensioni, per l'assunzione di tutti i precari, per l'abrogazione della legge Fornero, per l'affossamento dell'autonomia regionale differenziata. Strategicamente bisogna puntare primariamente alla piena occupazione, allo sviluppo del Mezzogiorno, all'abbattimento delle disuguaglianze economiche, sociali, di genere e territoriali, al risanamento delle periferie urbane.
Su questi temi, come su tutte le altre rivendicazioni immediate e a lungo termine delle masse e dei migranti, bisogna creare contro il governo Meloni, almeno nella pratica, un fronte unito più ampio possibile composto dalle forze anticapitaliste, a cominciare da quelle con la bandiera rossa, dalle forze riformiste e dai partiti parlamentari di opposizione. Senza settarismi, pregiudizi ed esclusioni. Deve contare solo l'opposizione a questo governo.
Sul campo di battaglia antineofascista c'è posto per tutti, il PMLI ci sarà senz'altro adottando la politica di unità e lotta, di dialettica e combattività.
In questo fronte unito le forze anticapitaliste con la bandiera rossa dovrebbero svolgere un ruolo di avanguardia, di esempio e di spinta, concertando un'unità più stretta tra di esse, sulla base di un progetto comune sul futuro dell'Italia, che occorre discutere e approvare quanto prima, come abbiamo proposto pubblicamente il 17 febbraio 2021 nel documento contro il governo Draghi.
In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo.
Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Che gli autentici fautori del socialismo - donne, uomini, Lgbtqia+ - capiscano che il loro dovere rivoluzionario è di dare tutta la propria forza intellettuale, morale, politica, organizzativa e fisica al PMLI per il trionfo del socialismo in Italia.
 
Il Comitato centrale del PMLI
 
Firenze, 25 ottobre 2022