Manganellati le studentesse e gli studenti davanti alla Camera
Volevano consegnare ai governanti una lettera delle scuole occupate a Roma

Forse i ragazzi delle scuole romane non si aspettavano “un'accoglienza” di questo tipo: spintoni, manganellate e offese da parte della polizia, ma questa è sempre più la prassi con cui il governo neofascista della Meloni tratta chi contesta e mette in discussione la sua politica.
Il 22 dicembre, ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, era stata convocata una manifestazione al Pantheon dai collettivi studenteschi delle scuole occupate della capitale. Un appuntamento per protestare contro “il silenzio delle istituzioni sulle problematiche degli studenti” e per consegnare una lettera ai governanti. “Chiediamo ascolto alle cariche del nostro Paese – si leggeva nel comunicato dei collettivi – Il vostro tempo è finito, ora c’è il nostro”. Una manifestazione assolutamente pacifica, nonostante il grande dispiego di “forze dell'ordine”, che però non ha spaventato i giovani.
Gli studenti hanno aggirato il “cordone di sicurezza” dispiegato attorno a loro; tanto è bastato per accendere le prime scaramuccie. Quando poi hanno tentato di giungere in corteo fino a Montecitorio, sono stati bloccati dalla polizia in tenuta antisommossa a presidio della piazza che, per evitare che gli studenti avanzassero ancora, ha cominciato a manganellare i giovani. Diversi gli studenti colpiti, anche minorenni. Nel tardo pomeriggio i manifestanti hanno abbandonato la zona degli scontri passando, in fila indiana, sotto a una videocamera della polizia che li ha ripresi in faccia. Un nuovo corteo è stato organizzato e si è diretto verso il ministero dell’Istruzione e del Merito al grido di “no alla riforma del ministro Valditara”, dove sono stati accesi fumogeni e lanciate alcune bombe carta.
Le testimonianze rilasciate dai giovani mettono in risalto la violenza gratuita usata dalla polizia. In tanti mostravano graffi e lividi. Una ragazza minorenne del Virgilio, intervistata da La Repubblica , è stata raggiunta dai manganelli per due volte: in testa e su una mano. “Sono arrabbiata, non ero nelle prime file, sono stata colpita lateralmente. Una mia amica è caduta, un’altra è stata strattonata” dagli agenti “che ci hanno deriso”. Uno di loro avrebbe detto “ora che avete fatto il vostro atto politico, lo spettacolino e avete attirato l’attenzione dei media ve ne potete andare”, mentre un altro avrebbe scandito “non me ne frega niente di voi”. Un atteggiamento, confessa la giovane, “umiliante”, dato che “eravamo lì per i nostri diritti”.
La giornata era stata organizzata per connettere le lotte che nelle settimane precedenti avevano visto l'occupazione dei maggiori licei romani (Mamiani, Tasso, Righi, Morgagni, Manara, Virgilio e altri). Al centro della mobilitazione l'opposizione al governo Meloni, al Ministro dell'Istruzione Valditara, al modello scuola-azienda, la condanna del genocidio sionista a Gaza. Tutti temi che hanno irritato il governo: mentre i presidi più reazionari invocavano gli sgomberi Valditara, infastidito per le dilaganti dimostrazioni di solidarietà verso il popolo palestinese, minacciava gli studenti.
Le cariche e le manganellate avvenute il 22 dicembre hanno innescato anche le reazioni di numerosi deputati, alcuni dei quali hanno presentato una interrogazione parlamentare per chiarire i fatti. Solidarietà agli studenti anche dalla senatrice Ilaria Cucchi, sorella di Stefano, pestato a morte in carcere. Ben vengano le proteste di PD, 5 Stelle e Sinistra italiana, servirebbe però maggiore coerenza e incalzare quotidianamente il governo denunciandone la natura neofascista, anziché legittimarlo definendolo di destra ma comunque “democratico”.
Gli studenti da parte loro hanno reagito con un comunicato dove tra l'altro si legge: “Basta repressione sugli studenti in lotta! Cariche e repressione, questa è la democrazia in Occidente. Anche oggi di fronte al Parlamento abbiamo visto come la nostra classe dirigente reagisce di fronte agli studenti in lotta per una nuova scuola pubblica: solo repressione del dissenso sociale e studentesco. A Torino come a Padova come a Roma va in scena la solita violenza poliziesca contro chi alza la testa, il segno di una crisi profonda del nostro modello di società e di democrazia, che invece di affrontare le proprie contraddizioni alza gli scudi e si difende con i manganelli”.
Questo del resto è il marchio di fabbrica del governo in carica. Debole e accondiscendente per tornaconto elettorale verso categorie come i balneari, indulgente verso gli evasori, al servizio dei padroni e delle banche tanto da fare marcia indietro persino sull'esigua tassazione degli extraprofitti. Ha dichiarato invece guerra ai lavoratori e ai pensionati, alle donne e ai giovani, ai poveri e ai migranti, e quando non basta la retorica, il nazionalismo e il paternalismo la repressione e il manganello vengono distribuiti in abbondanza agli oppositori politici e sociali. Al di là del popilismo e dello scetticismo verso la UE, proprio per rispettare gli stretti vincoli europei sul bilancio taglia la sanità, la scuola e i servizi, riserva ai dipendenti pubblici salari da fame.
I marxisti-leninisti stanno con gli studenti e con tutti coloro che lottano contro il governo neofascista della Meloni, mentre rinnovano l'invito a creare un largo fronte unito per buttarlo giù il prima possibile.

10 gennaio 2024