Testo del video realizzato dalla Commissione per il lavoro di Stampa e propaganda del CC del PMLI 
Ispiriamoci a Lenin per combattere l'imperialismo e conquistare il socialismo

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La morte di Marx, prima, e soprattutto quella di Engels, poi, caddero in un momento particolarmente delicato della storia del movimento comunista internazionale. Dopo aver, nella Prima internazionale, combattuto ed espulso gli anarchici dal movimento operaio, smascherandoli come una variante borghese e liberale, i due fondatori del socialismo scientifico riuscirono con la fondazione della Seconda internazionale a consacrare la vittoria del marxismo su ogni altra corrente utopistica, idealista e riformista. Una vittoria maturata grazie alla lotta ideologica attiva fondata sulla potenza della loro elaborazione teorica e delle loro opere scientifiche e grazie alla generosa, ferma e infaticabile direzione teorica, politica e organizzativa che le garantì Engels dopo la morte di Marx.
Spettò a Lenin salvare il movimento comunista internazionale dalla degenerazione opportunista dei falsi capi operai socialdemocratici e dal completo e ignominioso fallimento della Seconda internazionale. Insuperabile esempio di gigante del pensiero e dell'azione rivoluzionari, Lenin riuniva in sé la potenza teorica e l'esperienza pratica organizzativa del movimento operaio, grazie allo studio sistematico e approfondito della teoria marxista e a “l'analisi concreta della situazione concreta” in cui operiamo, “che è -per Lenin- l'essenza stessa, l'anima viva del marxismo ” (“Kommunismus”, Lenin, Opere complete, vol.31 p.135). Nessuno prima di lui era stato capace di portare a una tale prodigiosa sintesi l'indagine teorica, l'acutezza politica, l'intuito e la capacità di prevedere e anticipare gli eventi, l'intransigente difesa dei principi unita a una rara duttilità tattica con le qualità rare dell'organizzatore e capo della rivoluzione, del partito bolscevico e del proletariato russo e internazionale.

I primi anni
Vladimir Ilic Ulianov detto Lenin nasce il 10 aprile del 1870 a Simbirsk (oggi Ulianovsk) una cittadina sulla sponda occidentale del Volga che negli anni si era trasformata in importante centro industriale e commerciale. In questa città visse la sua infanzia e parte della giovinezza. Terzogenito di una famiglia di intellettuali piccolo-borghesi, ricevette assieme ai fratelli e alle sorelle, una educazione progressiva che contrastava con il regime dispotico e assolutista dello zarismo. Il padre, Ilia Nicolaevic era stato insegnante di matematica e fisica e poi ispettore e successivamente direttore delle scuole popolari del governatorato. La madre Maria Alexandrovna era riuscita con enormi sacrifici a prendere l'abilitazione all'insegnamento senza tuttavia potervisi dedicare perché era assorbita dalle incombenze domestiche e dall'educazione dei suoi figli. Vladimir Ilic dal 1879 frequenta il liceo ginnasio di Simbirsk che conclude il 10 giugno 1887 con profitto e con una medaglia d’oro. In questo periodo, prima muore il padre e successivamente viene arrestato e poi condannato a morte il caro e amato fratello maggiore Aleksandr accusato di aver partecipato ad un attentato contro lo zar Alessandro III.
Vladimir lo ammirava profondamente (da lui aveva ricevuto per la prima volta la letteratura marxista e nelle sue mani aveva visto per la prima volta "Il Capitale" di Marx) e ne rimase sconvolto e, pur onorando la memoria del fratello e riconoscendone il coraggio e l'abnegazione, respinse senza esitazione la via della lotta terroristica.
Nel 1887 la famiglia Ulianov si trasferì a Kazan, capitale della repubblica russa del Tatarstan , dove Lenin iniziò i suoi studi universitari iscrivendosi alla facoltà di legge.
E così il giovane Lenin inizia la sua attività politica che non abbandonerà mai più. Fin da subito si impegna nel movimento rivoluzionario studentesco partecipando in prima linea alle proteste studentesche contro il reazionario statuto universitario, per la libertà di associazione e la riammissione degli studenti espulsi per motivi politici: viene subito individuato come uno degli organizzatori e segnalato alla polizia, che lo imprigiona. Viene espulso dall'università e da allora gli verrà negata la reiscrizione. Solo dopo quattro anni e molti rifiuti riuscirà ad ottenere l'autorizzazione a sostenere da esterno gli esami che supererà brillantemente nel 1891 alla facoltà di diritto dell'università di Pietroburgo. Il 7 dicembre 1887 viene per la prima volta condannato al confino nel villaggio di Kokusckino, e vi rimane sotto stretta sorveglianza per un anno. Al confino si getta nello studio "senza requie dalla mattina a notte inoltrata " e nel 1888, quando ritorna con la famiglia a Kazan, diviene uno dei primi russi seguaci della dottrina di Marx ed Engels. Da quel momento consacrerà la sua esistenza alla causa dell'emancipazione del proletariato e del socialismo. Trasferitosi nel 1889 a Samara, raggruppa intorno a sé il primo circolo marxista della città.
Nello stesso periodo continua l’attività politica sia continuando lo studio intensivo delle opere di Marx ed Engels, che legge nella lingua originale, e nel 1890 traduce per la prima volta in russo il “Manifesto del Partito Comunista” , sia svolgendo un'intensa propaganda del marxismo nei circoli clandestini. Sul finire del 1893 Lenin va abitare a Pietroburgo, centro politico e "cervello " della Russia del tempo. Già i suoi primi discorsi suscitano grande impressione sugli aderenti ai circoli marxisti. Le sue conoscenze profondissime, la sua capacità nell'applicare il marxismo alla situazione economica e politica della Russia contemporanea, la sua fede ardente e incrollabile nella vittoria della causa operaia, le sue grandi attitudini organizzative ne fanno il dirigente riconosciuto dei marxisti pietroburghesi.
Lenin era molto amato dagli operai d'avanguardia che frequentavano i circoli dove egli insegnava. Le sue lezioni destavano un vivo interesse e tutti ne erano molto soddisfatti.
In quello stesso anno Lenin scrive “Che cosa sono gli amici del popolo e come lottano contro i socialdemocratici?”, la prima delle sue opere nella quale critica il populismo che si opponeva alla diffusione del marxismo e contrapponeva i contadini agli operai, esponendo alcuni tra i principali compiti della socialdemocrazia russa.
Lavora senza sosta per fondare e moltiplicare le cellule tra gli operai perché, avverte: "La forza principale del movimento risiede nell'organizzazione degli operai nelle grandi officine, perché nelle grandi officine (e fabbriche) vi è la parte della classe operaia che non solo prevale numericamente, ma ancor più prevale per la sua influenza, il suo sviluppo, la sua capacità di lotta. Ogni officina deve essere una nostra fortezza" . (Lenin, Lettera a un compagno sui nostri compiti organizzativi, settembre 1902, Opere complete, vol.6, pag. 222)
Oltre alla lotta contro il populismo critica i “marxisti legali” contrari a ogni idea di rivoluzione proletaria e tollerati dalle autorità zariste.

La nascita del partito bolscevico
Nel 1895 Lenin fonda "L'Unione di lotta per l'emancipazione della classe operaia ", riunendo una ventina di circoli marxisti. Mentre sta lavorando per dare alle stampe il primo giornale operaio clandestino, nel dicembre 1895 viene nuovamente arrestato e incarcerato. Rimarrà in carcere fino al 14 febbraio 1897. Ma non rinuncia alla sua attività rivoluzionaria: dal carcere continua a dirigere l'organizzazione, redige opuscoli e volantini diffusi tra le operaie e gli operai di varie fabbriche in lotta. Scrive persino il Progetto e la spiegazione del programma del partito con del latte tra le righe di un libro di medicina. Sfruttava così le righe bianche di libri e riviste che, una volta fuori dal carcere venivano riscaldati per renderli leggibili.
Nel 1897 gli viene notificata la condanna a tre anni di confino nella Siberia orientale, nel poverissimo villaggio di Sciuscenskoie, dove condivide la vita dei contadini che lo ospitano senza mai interrompere la sua attività rivoluzionaria. Probabilmente è proprio dal grande fiume siberiano "Lena" che egli ricava lo pseudonimo Lenin che comincia a usare dalla fine del 1901. Studia e scrive dal mattino alla sera inoltrata articoli, saggi, opuscoli e opere che danno il fondamento teorico allo sviluppo del movimento rivoluzionario russo e fissano i principi e il piano per la creazione del partito del proletariato. "Senza teoria rivoluzionaria non può esistere movimento rivoluzionario " scrive acutamente nel noto opuscolo del 1897 " I compiti dei socialdemocratici russi ". Alcune “Unioni di lotta”, spinte dall’esigenza di unificarsi, fondano nel 1898 il Partito Operaio Socialdemocratico Russo (POSDR). Vi parteciparono solo 9 delegati mentre i componenti del neo-comitato centrale furono subito arrestati. Lenin era assente perché deportato.

L’Iskra, giornale marxista per tutta la Russia
Nel 1900, quando finisce la lunga deportazione, Lenin avvia il progetto di fondare un grande giornale marxista illegale per tutta la Russia che mettesse fine al primitivismo e alla confusione ideologica e organizzativa che corrodevano la vita dei circoli marxisti. Un'idea maturata durante l’esilio. Il giornale, per sfuggire alle persecuzioni e alla polizia zarista segreta Okrana, doveva essere stampato all’estero su carta velina per poi essere inviato clandestinamente in Russia. I pacchi di copie stampate avrebbero seguito tragitti lunghi e tortuosi e sovente imprevisti: via Londra-Parigi, fino a Marsiglia per essere portati clandestinamente da marinai russi verso Batum e attraverso il Caucaso, dove peraltro in una tipografia clandestina veniva ristampata a cura del giovane Stalin; oppure via Londra, Vienna, Leopoli, Kiev; via Londra-Odessa, passando per il porto bulgaro di Varna; a Nord attraverso l'estremo settentrione norvegese in direzione di Arcangelo, Riga e Pietroburgo; e lungo la direttrice Londra-Alessandria grazie al trasporto garantito da marinai della flotta del Mar Nero.
La minaccia imminente di un nuovo arresto costringe Lenin alla prima emigrazione che si prolunga tra il 1900 e il 1905. Dopo essersi recato in Svizzera e aver attraversato mezza Europa per costituirne la redazione che sarà costretta a trasferirsi più volte, da Monaco a Londra, poi in Svizzera, a Lipsia, Stoccarda, ancora a Monaco e a Londra e quindi a Ginevra, all'inizio del 1901 viene finalmente stampato a Monaco il primo numero dell'Iskra, sotto la cui testata si legge l'epigrafe "Dalla scintilla divamperà la fiamma". E infatti da questo celebre e glorioso giornale fondato e diretto da Lenin scaturirà in seguito la fiamma del grande incendio rivoluzionario che ridurrà in cenere il baluardo più potente della reazione europea, la monarchia zarista e il dominio della borghesia in Russia.
L'Iskra diventò non soltanto una preziosissima arma ideologica e politica che fece chiarezza nel marasma di posizioni opportuniste e revisioniste come quelle ad esempio degli "economicisti" e dei "marxisti legali". "Prima di unirsi e per unirsi è necessario innanzi tutto definirsi risolutamente e nettamente " (Lenin, Che fare?, autunno 1901-febbraio 1902, Opere complete, vol.5, pag. 338), scriverà Lenin nell'importante opera " Che fare? ", pubblicata nel 1901 e firmata per la prima volta con lo pseudonimo Lenin. L'Iskra diventò "un propagandista e un agitatore collettivo, ma anche un organizzatore collettivo " (Ibidem, pag.464). Una potente arma organizzativa, l'ossatura del partito.
In quegli anni Lenin va elaborando la teoria del partito, un partito diametralmente opposto ai vecchi partiti socialdemocratici europei, imbolsiti e corrotti dal riformismo e dal parlamentarismo borghese e ridottisi ad appendici dei gruppi parlamentari.
Si trasferisce a Ginevra in seguito al trasferimento dell’Iskra, e finalmente nei mesi di luglio e agosto del 1903 si svolgerà tra Bruxelles e Londra il II Congresso del POSDR.
Il compito principale del congresso consisteva “nel creare - scrive Lenin – un vero Partito sui fondamenti di dottrina e di organizzazione che erano stati formulati ed elaborati dall’Iskra ”. (Lenin, II Congresso del POSDR, luglio-agosto 1903, Opere complete, vol.6, pagg. 431-472)
Anche sul fondamentale piano organizzativo vinse la linea di Lenin e dell’Iskra che raccolse la maggioranza nelle elezioni congressuali. Nasce da qui il termine “bolscevichi” cioè maggioranza contro i “menscevichi” cioè minoranza.

La domenica di sangue
Il 1905 rappresenta un anno di svolta per il proletariato russo e per lo sviluppo della lotta rivoluzionaria contro lo zar e sulla via della rivoluzione socialista.
A Pietroburgo il 3 gennaio del 1905 gli operai della grande officina Putilov organizzano uno sciopero contro il licenziamento di quattro di loro che si allarga fino a divenire uno sciopero generale. Il 9 gennaio, guidati dalle posizioni ingannevoli e demagogiche del pope Gabon, in più di 140 mila scendono in corteo.
Operai, donne, bambini e vecchi manifestano marciando verso il Palazzo d’Inverno innalzando stendardi religiosi e con i ritratti dello zar, con l'idea di presentargli direttamente una petizione per chiedere di alleviare le sofferenze imposte dalle dure condizioni di vita e di lavoro. Non ci arriveranno mai perché lo zar aveva dato l’ordine di fermarli. Oltre mille manifestanti furono trucidati a colpi di mitragliatrice e altre migliaia rimasero feriti dalle sciabolate delle cariche della cavalleria. Da quel momento il 9 gennaio sarà ricordato come la “domenica di sangue”.
Lenin è in esilio a Ginevra quando gli giungono notizie sulla giornata. Scrive subito un articolo sui fatti e sul loro significato, dal titolo “ L’inizio della rivoluzione in Russia ”. Tra giugno e luglio Lenin scrive l’importante opera :” Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica ”.
Sempre in questi mesi, dalle lotte operaie nacquero i Soviet (Consigli) dei deputati operai , direttamente eletti dai lavoratori. Un'organizzazione di massa inedita che si estese via via ai soldati e ai contadini. Lenin li saluta sulla rivista “Novaia Gizn” nel novembre 1905 con una lettera dal titolo “ I nostri compiti e il Soviet dei deputati operai ”.

Prima e seconda emigrazione
Si conclude per Lenin il primo periodo di emigrazione. Rientra clandestinamente in Russia a cavallo della prima rivoluzione borghese del 1905. L’8 novembre Lenin è a Pietroburgo senza registrare la sua residenza. A Tammerfors presiede la prima conferenza panrussa dei bolscevichi e incontra per la prima volta Stalin.
La criminale repressione zarista affoga nel sangue la rivoluzione democratico-borghese del 1905. Dal dicembre 1907 Lenin dovette lasciare la Russia iniziando la seconda emigrazione che durerà per un decennio fino al 1917. Attraverso la Finlandia si imbarca segretamente da un'isoletta, dopo aver attraversato di notte un passaggio ghiacciato a rischio della vita, e sarà nuovamente condannato alla dura e precaria esistenza dell'esule attraverso l'intero continente europeo, costretto a fronteggiare per lunghi anni il riflusso rivoluzionario, il tradimento, il liquidatorismo liberale (tra cui si distingue Trotzki) e l'abbandono di tanti rivoluzionari parolai che non reggono alla repressione zarista: dalla Finlandia, Stoccolma, Tampere nel 1906, a Londra, Kotka, Stoccarda, Helsinki e Ginevra nel 1907; da Parigi nel 1908, a Bruxelles nel 1909. Poi nell'isola di Capri sarà ospite di Gorkj una prima volta nell'aprile del 1908 e una seconda nel giugno 1910 . Nel 1970, nei giardini Augusto, fu eretto un monumento dedicato a Lenin. I compagni partenopei e il PMLI lo hanno più volte commemorato in occasione dell'anniversario della morte.
Lenin continua il suo esilio da Parigi, Copenaghen e Stoccolma nel 1910, a Zurigo, Svizzera e Belgio nel 1911; da Praga, Lipsia e Cracovia nel 1912, a Lipsia, Svizzera e Poronin nel 1913; da Parigi, Bruxelles, Liegi, Lipsia, Cracovia, Biely Dunajec, Novy-Targ (dove viene arrestato e imprigionato per la sua battaglia contro la Prima guerra mondiale imperialista) e Svizzera nel 1914, a Soerenberg e Zimmerwald nel 1915; da Berna, Zurigo, Kiental e Ginevra nel 1916, alla Svizzera, che lascerà definitivamente per rientrare in Russia passando per Stoccolma, nel 1917. Le sue abitazioni si riducono a una o due stanzette, raramente riscaldate e sovente scomode e semibuie, sprovviste di mobili che non fossero qualche sedia sgangherata, tavole grezze come scrivania e montagne di libri affastellate su scaffali fatti di assi grossolanamente piallate e... l'immancabile scacchiera. Vive miseramente, eppure tutto è pulito e in ordine. La sua vita di esule rivoluzionario è frenetica: si divide tra lo studio teorico, che accompagna sempre con annotazioni e fitti appunti, non di rado raccolti in preziosissimi quaderni, e la redazione di libri, articoli, direttive, lettere. Lavora instancabilmente e senza sosta per la rivoluzione. Contrariamente agli altri emigrati politici non conduce una vita disordinata ma pianifica metodicamente i suoi impegni e la giornata: in piedi prestissimo, si reca sovente a studiare in numerose biblioteche, a Londra frequenta la British Library, dove Marx aveva condotto il suoi studi più impegnativi per "Il Capitale" ; prepara, organizza e partecipa a Congressi, Conferenze, riunioni di partito e comizi; incontra i bolscevichi, che vanno a visitarlo segretamente per ricevere suggerimenti, delucidazioni e direttive, non prima di averli interrogati e ascoltati per conoscere dalla loro bocca le notizie dirette della situazione interna alla Russia e dello sviluppo della lotta di classe. Quando ne incontra più d'uno, i suoi lunghi ed educativi colloqui si trasformano in una sorta di lezioni-conferenze, che si aggiungono a quelle pubbliche che tiene in numerosissime località europee.
Nel 1912 Lenin viene nominato presidente del Comitato centrale del Partito bolscevico, a cui venne eletto per la prima volta anche Stalin, in quel momento costretto al confino.
Inizia da questo momento una fattiva collaborazione tra i due che si concretizzerà, ad esempio, nella fondazione e uscita del primo numero della “Pravda” il 22 aprile 1912, un giornale interamente finanziato dagli operai, attraverso sottoscrizioni specifiche e li porterà a dirigere insieme la Rivoluzione d'Ottobre e la costruzione del primo Stato socialista.

La rivoluzione borghese del febbraio 1917
Nel febbraio 1917 scoppia in Russia la rivoluzione democratico-borghese. Con il crollo del regime zarista, il potere passa a un governo provvisorio sulla base di una coalizione di partiti democratico-borghesi. Sarà il punto di partenza per gli sviluppi che porteranno alla rivoluzione socialista. Nascono in questo periodo i Soviet dei deputati degli operai e dei soldati.
A marzo 1917 Lenin lascia Zurigo e rientra, dopo un lungo esilio, in Russia. Il viaggio avviene in un treno con vagone piombato, ossia una carrozza ferroviaria, che godeva dell'extraterritorialità, con porte e finestrini sigillati in modo da evitare qualsiasi contatto con l'esterno.
Arriva il 3 aprile 1917 a Pietrogrado, alla “Stazione Finlandia” dove è accolto da migliaia di lavoratori. Il 4 aprile davanti alla Conferenza dei Soviet di tutta la Russia tiene un discorso che prospetta la necessità vitale del passaggio dalla rivoluzione democratico-borghese alla rivoluzione socialista e il passaggio del potere ai Soviet. Sono le celebri “ Tesi di Aprile ” che, in dieci fondamentali punti, disegnano la tattica, la strategia e il percorso per trasformare la rivoluzione borghese in rivoluzione socialista.
Nel giugno 1917 i bolscevichi conquistano la maggioranza nei soviet di Mosca e un ruolo centrale in altri diversi soviet. A Pietrogrado si tiene il Primo congresso dei Soviet nel quale Lenin chiarisce che i Soviet possono diventare a tutti gli effetti gli organi dell'autogoverno operaio e costituire l'ossatura della futura dittatura del proletariato.
Il governo borghese Kerenskij teme più i bolscevichi dello zar, al punto da emettere il 7 luglio un mandato di arresto contro Lenin. Grazie a Stalin, Lenin sfugge all’arresto e si stabilisce in Finlandia, da dove seguirà il VI congresso del POSDR (b) che invoca l’insurrezione armata per il socialismo e la fine della guerra. In questo periodo scrive: “ I bolscevichi devono prendere il potere , tratta il tema Il marxismo e l’insurrezione e inizia a stendere l'opera immortale “Stato e rivoluzione” .

La Rivoluzione d’Ottobre
Il 7 ottobre Lenin arriva clandestinamente a Pietrogrado e il 10 davanti al Comitato centrale dimostra che sono maturate tutte le condizioni per la presa del potere da parte del proletariato.
Respingendo l'opposizione in particolare di Zinoviev e Kamenev, bollati poi come traditori, Lenin fissa la data dell’insurrezione per il 24 ottobre, un giorno prima dell’inizio del II Congresso dei Soviet. La sera del 24 ottobre, arriva all’Istituto Smolny, sede dello Stato maggiore dell’insurrezione, dove impartirà insieme a Stalin le direttive dell'insurrezione.
La mattina del 25 ottobre la centrale telefonica, la stazione radio, i ponti sulla Neva, le stazioni erano nelle mani delle forze rivoluzionarie. Mancavano da occupare lo stato maggiore della regione militare e il Palazzo d’Inverno dove erano asserragliati i membri del governo provvisorio borghese.
Alle dieci del mattino del 25 ottobre Lenin stila il comunicato del Comitato militare rivoluzionario presso i Soviet che recita: “Ai cittadini della Russia! Il governo provvisorio è stato abbattuto. Il potere statale è passato nelle mani dell'organo del Soviet dei deputati operai e soldati di Pietrogrado, il Comitato militare rivoluzionario, che è alla testa del proletariato e della guarnigione di Pietrogrado. La causa per la quale il popolo ha lottato, l'immediata proposta di una pace democratica, l'abolizione della grande proprietà fondiaria, il controllo operaio della produzione, la creazione di un governo sovietico, questa causa è assicurata. Viva la rivoluzione degli operai, dei soldati e dei contadini!". (Lenin, Ai cittadini di Russia, 25 ottobre 1917, Opere complete, vol.26, pag. 222)
Nella serata del 25 ottobre, dopo aver circondato il Palazzo d’Inverno e lanciato un ultimatum al governo provvisorio, i colpi di cannone sparati dalla corazzata “Aurora” sono il segnale per l’assalto e la presa del Palazzo d’Inverno. Alle due del mattino del 26 ottobre il Palazzo d’Inverno è conquistato. Questo atto segna la vittoria della rivoluzione proletaria, la nascita della dittatura del proletariato e del primo stato socialista. Rappresenta il primo atto vittorioso di un processo rivoluzionario, peraltro relativamente breve, che coinvolse milioni di lavoratori. Questo primo periodo che si può datare dall'ottobre 1917 al marzo 1918, fu definito da Lenin "la marcia trionfale del potere sovietico" . Evitando forzature e attendismi, l'instaurazione del potere sovietico su tutto il territorio dello sterminato impero zarista procedette speditamente nei vari paesi come la Bielorussia, la Lettonia e l’Estonia. Il 12 dicembre 1917 in Ucraina si formò il governo sovietico su decisione del primo Congresso dei soviet ucraini. Si trattò di un processo dialettico proseguito per ben 5 anni che portò poi, nel 1922, alla nascita dell'Urss grazie all'adesione libera, volontaria e paritaria delle Repubbliche socialiste sovietiche di Russia, Ucraina, Bielorussia e Transcaucasia. Un'adesione libera, volontaria e paritaria che era il cardine del programma del partito bolscevico sulla Questione nazionale, su cui avevano tanto insistito Lenin e Stalin: “ Il paragrafo del nostro programma (sull'autodecisione delle nazioni) -spiegava Lenin- non può essere interpretato che nel senso dell'autodecisione politica, cioè del diritto di separazione e di costituzione di uno Stato indipendente (…) Pertanto i bolscevichi “devono, in tutta la loro propaganda, insistere sul diritto di tutte le nazionalità di costituire uno Stato separato o di scegliere liberamente lo Stato del quale esse desiderano far parte (…), devono essere assolutamente contrari a ogni impiego della violenza, in qualsiasi sua forma, da parte della nazione dominante (o che costituisce la maggioranza della popolazione) nei confronti della nazione che desidera separarsi come Stato”. (Lenin, Tesi sulla questione nazionale, giugno 1913, Opere complete, vol. 19, pagg. 220-221). E così avvenne.

La costruzione del nuovo stato sovietico
La costruzione del nuovo stato sovietico fu un'opera grandiosa, eroica, complessa: si trattava di inventare materialmente un nuovo, inedito Stato, incomparabilmente diverso da quelli schiavisti, feudali e borghesi che rispondevano, tutti, alla necessità di preservare il potere di una minoritaria classe sfruttatrice sulla maggioranza della popolazione sfruttata, quella dittatura del proletariato appena immaginata da Marx ed Engels. E c'era solo la troppo fugace esperienza rivoluzionaria della Comune di Parigi del 1871. Si trattava di costruire la dittatura del proletariato al centro come in periferia, in campo giuridico ed economico, sociale e culturale, organizzativo e militare. E per di più nelle condizioni terribili provocate dall'aggressione economica e dalla criminale invasione militare scatenate dalla santa alleanza imperialista di Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Giappone, a cui si unirono altri Stati tra i quali l'Italia, mentre il popolo era stremato dalla miseria e dalle sofferenze causate dalla nera dittatura zarista e dalla guerra imperialista.
Per salvaguardare la sopravvivenza della repubblica sovietica e l’avvenire dello Stato socialista, Lenin si batte per far firmare, il 3 marzo 1918 a Brest-Litovsk, le brigantesche condizioni di pace imposte dalla “Quadruplice alleanza” e ciò in polemica aperta con i “socialisti-rivoluzionari” e Trotzki che volevano continuare la guerra contro l’imperialismo tedesco.
La vittoria dell'Ottobre apre una nuova epoca nella storia del proletariato internazionale. E Stalin spiegherà: "La Rivoluzione d'Ottobre ... ha abbattuto la borghesia imperialista in uno dei più grandi paesi capitalistici e ha portato al potere il proletariato socialista. Per la prima volta nella storia dell'umanità la classe dei salariati, la classe dei perseguitati, la classe degli oppressi e degli sfruttati è assurta alla situazione di classe dominante, guadagnando col suo esempio, i proletari di tutti i paesi. Ciò significa che la Rivoluzione d'Ottobre ha aperto una nuova epoca, l'epoca delle rivoluzioni proletarie nei paesi dell'imperialismo ". (Stalin, Il carattere internazionale della Rivoluzione d'Ottobre - Per il decimo anniversario dell'Ottobre, 6-7 novembre 1927, Opere, Edizioni Rinascita, vol. 10, pagg. 253-254 )
L'11 marzo 1918 Lenin, accompagnato dall'intero governo sovietico, si trasferisce a Mosca, che diviene la capitale dello Stato sovietico, e non manca di tributare l'omaggio al cofondatore del socialismo scientifico inaugurando a Pietrogrado un monumento a Marx nel centenario della nascita. Poi successivamente al Primo congresso panrusso dell'istruzione tiene un discorso commemorativo di Marx.
Mentre era ascoltato, amato e persino venerato dal proletariato e dalle masse contadine e popolari russe, il capo indiscusso della Rivoluzione d'Ottobre e l'acuto e tenace costruttore del primo stato socialista al mondo si attirava l'odio viscerale della borghesia rovesciata dal potere e di tutti i suoi tirapiedi, a cominciare dai socialdemocratici e “socialisti-rivoluzionari”.
Non riuscendo a sconfiggerlo sul terreno della lotta di classe e della dialettica ideologica e politica, il 30 agosto, dopo un comizio agli operai della fabbrica Michelson, i suoi nemici cercarono di ucciderlo in un vile attentato compiuto per mano della “socialista-rivoluzionaria” Kaplan. Trasportato al Cremlino nel suo appartamento fu immediatamente operato, curato e riuscì a sopravvivere ma solo per 5 anni. Grandi furono l'apprensione e la preoccupazione nel partito e nel paese per la sua salute. Da ogni parte giunsero migliaia di indirizzi di saluto e di augurio di operai e contadini e tuttavia i postumi dell'attentato lo avrebbero portato alla morte precoce, all'età di soli 53 anni.

Rottura con la socialdemocrazia e nascita della Terza Internazionale
È stato grazie a Lenin se il proletariato internazionale si è potuto riorganizzare grazie alla fondazione nel 1919 della Terza Internazionale comunista senza cadere vittima del tradimento dei socialdemocratici e socialsciovinisti. I quali avevano conquistato i vertici dei partiti socialisti poiché lo sviluppo pacifico del capitalismo tra fine Ottocento e inizio Novecento li aveva imbolsiti e trasformati in parlamentaristi e riformisti estranei alla lotta rivoluzionaria: “Quando, nel 1914, -spiega Lenin- scoppiò la guerra che doveva inondare di sangue la terra per quattro anni, una guerra fra i capitalisti per la spartizione dei profitti, per il dominio sui popoli piccoli e deboli, questi socialisti passarono dalla parte dei loro governi. Hanno tradito gli operai, hanno aiutato a prolungare il massacro, sono diventati nemici del socialismo, sono passati dalla parte dei capitalisti.” (Lenin, La III Internazionale, Internazionale comunista, Opere Complete, vol. 29, Editori Riuniti, Roma, 1967, pp. 218-219)
La rottura tra la Terza internazionale comunista capeggiata da Lenin e la Seconda internazionale socialdemocratica si consumò appunto intorno a due fondamentali questioni: 1-conquista del potere politico per via rivoluzionaria o per via riformista e parlamentare; 2- nei confronti della guerra imperialista il proletariato deve rinunciare alla lotta di classe e fare blocco con la propria borghesia in difesa dei comuni interessi nazionalistici e patriottardi o piuttosto lottare per trasformare la guerra imperialista in guerra rivoluzionaria per il socialismo. “La guerra imperialistica, -avverte Lenin- guerra fra le più grandi e più ricche compagnie bancarie - l’"Inghilterra" e la "Germania"- per il dominio del mondo, per la spartizione del bottino, per la spoliazione dei popoli piccoli e deboli, questa guerra orribile e criminale ha devastato tutti i paesi, ha esaurito e sfinito tutti i popoli, ha posto l’umanità di fronte al dilemma: o mandare in rovina tutta la civiltà e scomparire, o rovesciare per via rivoluzionaria il giogo del capitale, rovesciare il dominio della borghesia, conquistare il socialismo e una pace durevole.” (Lenin, Per il pane e per la pace, 14 dicembre 1917, Opere complete, vol. 26 pag. 371)
Nella sua immortale opera L'imperialismo, fase suprema del capitalismo ” egli demolisce la teoria dell'ultra-imperialismo coniata dal socialsciovinista tedesco Kautsky che riduceva l'imperialismo a una politica e non alla fase suprema e putrescente del capitalismo e negava i profondi e insanabili antagonismi che ne minano l'esistenza. E spiega che la lotta contro l'imperialismo è una frase vuota, falsa e opportunista in assenza della lotta conseguente e senza quartiere anzitutto contro la borghesia imperialista del proprio Paese e la sua politica rapace di oppressione e saccheggio ai danni dei popoli e dei paesi più poveri e deboli e in conflitto con gli altri predoni imperialisti per la spartizione del “bottino” e per il dominio del mondo. Altrimenti diventa socialsciovinismo, palese tradimento del socialismo e dell'internazionalismo proletario e sfacciato sostegno all'imperialismo.
I marxisti-leninisti non considerano la guerra una maledizione astratta caduta dal cielo o insita alla bellicosa natura umana, no la guerra è la continuazione della politica con mezzi cruenti. E pertanto il nostro atteggiamento nei confronti di ogni guerra varia a seconda del suo carattere, se si tratta cioè di una guerra interimperialista (come fu la Prima guerra mondiale), una guerra imperialista di aggressione (come quelle odierne della Russia neozarista e di Israele nazisionista) o di una guerra di indipendenza o liberazione nazionale (come quelle dell'Ucraina e della Palestina). Il nostro giudizio deve necessariamente partire dall'esame delle condizioni economiche, politiche e storiche che l'hanno provocata e degli obiettivi e delle classi che l'hanno scatenata e diretta: dalla prioritaria distinzione tra le potenze imperialiste che opprimono i paesi più piccoli e poveri e dominano il mondo, da una parte, e le restanti nazioni e popoli oppressi che sono saccheggiati economicamente e aggrediti militarmente, dall'altra.
"La rivoluzione sociale - spiega Lenin - non può avvenire altrimenti che nella forma di un'epoca che unisca la guerra civile del proletariato contro la borghesia nei paesi avanzati e una intera serie di movimenti democratici e rivoluzionari nelle nazioni poco sviluppate, arretrate ed oppresse. Perché? Perché il capitalismo si sviluppa in modo irregolare, e l'oggettiva realtà ci indica, accanto alle nazioni capitalistiche altamente evolute, tutta una serie di nazioni molto debolmente o nient'affatto sviluppate economicamente".

La morte
Lenin dedicava tutto sé stesso nell'impresa titanica di costruire un forte e prospero Stato socialista difendendolo strenuamente, da una parte, dalla moltitudine dei nemici interni (zaristi, borghesi, correnti anarchiche e trotzkiste), dall'altra, nei confronti della Santa alleanza imperialista che lo minacciava, invadeva, assediava e strangolava economicamente. E ciò non poteva non compromettere la sua salute minata dagli indicibili sacrifici e privazioni sofferti durante il lungo esilio e aggravatasi dopo l'attentato del 1918. Nel 1922 fu sottoposto a una nuova operazione per estrarre anche l'ultima pallottola ancora conficcata nel suo corpo ma ormai le crisi si facevano più gravi e ravvicinate fino a portarlo alla morte.
Lenin si spense a Gorki alle 18 e 50 del 21 gennaio 1924.
La sua scomparsa suscitò sconfinata tristezza e grande emozione in Urss e tra il proletariato e le masse popolari del mondo intero che gli resero omaggio in toccanti cerimonie.
Nel discorso che Stalin, suo erede e continuatore, tenne il 26 gennaio 1924 alla Seduta funebre del II congresso dei Soviet dell'URSS c'era tutt'altro che pessimismo e arrendevolezza: ”Noi comunisti siamo gente di una fattura particolare. Siamo fatti di una materia speciale. Siamo coloro che formano l'esercito del grande stratega proletario, l'esercito del compagno Lenin. Nulla è più elevato dell'onore di appartenere a questo esercito. Nulla è più elevato dell'appellativo di membro del partito che è stato fondato e diretto dal compagno Lenin. (...)
La grandezza di Lenin sta innanzitutto nel fatto che egli, creando la Repubblica dei Soviet, ha mostrato con ciò praticamente alle masse oppresse del popolo intero che la speranza della liberazione non è perduta, che il dominio dei capitalisti e dei proprietari fondiari non durerà più a lungo, che il regno del lavoro può essere creato con le forze degli stessi lavoratori, che il regno del lavoro si deve creare sulla terra e non in cielo. In questo modo egli ha acceso nel cuore degli operai e dei contadini di tutto il mondo la speranza nella liberazione. Così si spiega perché il nome di Lenin è divenuto il nome più amato dalle masse lavoratrici e sfruttate... “ (Stalin, Lenin è morto, Opere, vol.6, pagg. 65-72)

Lenin vive nel PMLI
Il cordone ombelicale che lega il PMLI a Lenin è evidente già dal nome che il Partito si è dato, Partito marxista-leninista italiano, e dal nome che ha dato al suo Organo centrale, chiamato Il Bolscevico appunto per sottolineare l'adesione del PMLI alla via dell'Ottobre, a quella prima grandiosa rivoluzione socialista della storia, portata alla vittoria in Russia dal partito bolscevico di Lenin e Stalin, e all'epica esperienza della costruzione del socialismo in URSS. Inoltre alla falce e martello del simbolo del Partito e nella testata del suo Organo centrale il PMLI ha voluto integrare l'effigie di Mao, invece della tradizionale stella rossa, per indicare che è grazie a Mao che i marxisti-leninisti italiani hanno saputo raggrupparsi, definirsi e contrapporsi ai revisionisti moderni, difendere e sviluppare il patrimonio comune e l'esperienza rivoluzionaria del movimento comunista internazionale, esattamente come fece Lenin con i comunisti nei confronti dei socialdemocratici.
Il PMLI tiene alta la bandiera di Lenin anzitutto difendendo e applicando i suoi insegnamenti. Già nell'aprile 1970 Il Bolscevico apriva la sua prima pagina con un articolo che ne commemorava il centenario della nascita dal titolo: (“Difendiamo il pensiero di Lenin dagli attacchi dei borghesi e dalle deformazioni dei revisionisti moderni ”) e poi mezzo secolo dopo in occasione del 150° anniversario della nascita nel Documento celebrativo dell'Ufficio politico si poteva leggere: “Non lo dimentichiamo certo noi marxisti-leninisti italiani perché gli saremo grati eternamente e perché abbiamo ancora tantissimo da imparare dalla sua vita e dalla sua opera, come da quelle di Marx, Engels, Stalin e Mao, per condurre bene e fino in fondo la lotta di classe contro il capitalismo per il socialismo .”
 
Per tenere vivi gli insegnamenti di Lenin ogni anno il PMLI ne commemora l'anniversario davanti al busto del grande maestro del proletariato internazionale eretto in piazza Lenin a Cavriago, in provincia di Reggio Emilia, cogliendo l'occasione per unire tutte quelle forze con la bandiera rossa e la falce e martello nel nome della via dell'Ottobre.
Il Documento del CC del PMLI “Teniamo alta la grande bandiera antimperialista di Lenin ” del 15 dicembre 2023, che celebra il centenario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale, indica: “Il nome di Lenin è una bandiera mondiale per la lotta antimperialista, per la rivoluzione, per l’indipendenza, la libertà e la sovranità dei Paesi, per l’autodeterminazione dei popoli e delle nazioni, per le libertà democratiche, per l’avvenire luminoso di tutti i popoli, per il socialismo.
Nel saluto ai partecipanti alla Commemorazione di Lenin a Cavriago del 24 gennaio 2016 il Segretario generale e Maestro del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, spiegava: Lenin non è solo il principale artefice della prima rivoluzione proletaria del mondo, ma un grande Maestro del proletariato internazionale, la cui opera continua a illuminare la strada dei veri comunisti e di tutti gli sfruttati e oppressi del globo. Nel pensiero di Lenin, espresso nel ‘Che fare?’, ‘Stato e rivoluzione’, ‘L’imperialismo, fase suprema del capitalismo’, noi troviamo le giuste indicazioni per essere degli autentici militanti comunisti, per costruire un vero Partito comunista, per combattere e abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo e il potere politico da parte del proletariato, per capire l’attuale situazione internazionale... Il pensiero di Lenin non va visto a sé ma considerato assieme a quello di Marx, Engels, Stalin e Mao affinché conservi la sua attualità, eserciti tutta la sua forza proletaria rivoluzionaria e non venga manipolato e rielaborato dai revisionisti di destra e di ‘sinistra’. Esso è fondamentale per emanciparci dalla cultura borghese, dal riformismo, dal parlamentarismo e dal costituzionalismo e per cambiare il mondo. Essere come Lenin, fare come Lenin: questo è il nostro imprescindibile dovere proletario rivoluzionario.”

17 gennaio 2024