Interventi delle Forze e dei singoli a Cavriago
 
Ugo - Genova

Compagne e compagni,
Vladimir Ilic Lenin, grande Maestro del proletariato internazionale, ha lasciato un’eredità che costituisce un patrimonio per il movimento comunista internazionale e per tutta quella umanità che intende raggiungere un futuro di progresso e di civiltà. Nella sua attività teorica e organizzativa, scrisse libri, saggi, articoli sui giornali, pronunciò discorsi alle assemblee dei Soviet, a quelle dei lavoratori.
Le sue opere segnarono una fase nuova, leninista, nello sviluppo della teoria rivoluzionaria del marxismo. I suoi meriti non furono confinati, e qui mi azzardo di affermare, solo riconducibili alla realizzazione della Rivoluzione d’Ottobre, ma ebbero un eco planetario, perché svilupparono il marxismo a livello internazionale. Senza rischiare di affermare un concetto celebrativo, la sua opera ha assunto una profondità e una visione eterna. Poiché la sua analisi politica è stata il collegamento, il nesso necessario, fra la teoria marxista e la pratica rivoluzionaria. Ha consegnato al proletariato internazionale la consapevolezza che la Rivoluzione socialista è possibile.
Dopo aver dibattuto e difeso, contro gli ideologhi della borghesia, contro i revisionisti, le idee del comunismo scientifico, Lenin, analizzando le nuove condizioni storiche internazionali, le sviluppò adeguandole ai compiti che si prospettavano al movimento operaio in Russia nelle condizioni dell’imperialismo e del passaggio al socialismo.
Nei suoi scritti pose sempre in risalto che per sua struttura il marxismo necessita di una analisi aderente alla realtà. Si oppose alla possibilità che la teoria marxista fosse trasformata in una dottrina di formule rigide, e sempre insistette sull’esigenza di uno sviluppo del marxismo in corrispondenza all’evoluzione delle condizioni storiche. Per cui sviluppare e applicare il marxismo sulla realtà, saper cogliere in qualsiasi situazione, per quanto possa essere articolata, la corretta tattica con l’aiuto del sistema marxista. È in questo che consiste, sosteneva Lenin, il principio della strategia marxista nell’affrontare nella giusta maniera gli eventi sociali. Contemporaneamente, Lenin, con tutte le sue energie si batté contro i tentativi deviazionisti al marxismo, contro la revisione dei suoi imprescindibili principi.
Questo ultimo aspetto, il revisionismo, non deve stupire. È presente sin da quando le classi sociali sono in lotta fra di loro. È presente, soprattutto, da quando la classe lavoratrice ha compreso che per la propria emancipazione e per la propria liberazione dallo sfruttamento, deve andare oltre al concetto della proprietà privata dei mezzi di produzione. Ecco che allora, a sostegno della borghesia, spuntano i revisionisti; i loro lacchè.
Lenin contro questi nemici, dichiarati del marxismo, e contro coloro che si riconoscevano nel marxismo solo a parole, condusse una lotta risoluta. Tuttavia, seppur sconfitti dalla Rivoluzione d’Ottobre, i revisionisti non sparirono. Strisciando riapparvero. Costoro sono presenti ancora oggi. Nel mondo. Nel nostro Paese. E il PMLI ne è testimone, ciò nondimeno è vigile e armato della teoria marxista-leninista saprà confutare e smascherare questi nemici del marxismo-leninismo e del proletariato.
In occasione del centenario della morte del compagno Lenin, su Il Bolscevico è stato pubblicato integralmente il saggio “L’imperialismo, fase suprema del capitalismo”. In quella illuminata opera Lenin fece un bilancio dello sviluppo del capitalismo internazionale nei cinquant’anni trascorsi dalla pubblicazione del Capitale di Marx. Attraverso una profonda analisi scientifica dell’essenza politica ed economica dell’imperialismo, Lenin dimostrò che nell’epoca dell’imperialismo le contraddizioni presenti nella società capitalistica non possono che deflagrare. Descrisse l’imperialismo come un capitalismo parassitario, morente, e mise alla luce l’inevitabilità della sua fine e della sua necessaria sostituzione con un ordinamento nuovo; il socialismo.
La teoria che definiamo leninismo esprime l’esperienza storica del movimento operaio e di lotta di liberazione dei popoli. Si tratta di una teoria le cui tesi fondamentali possono essere applicate in ogni Paese, a qualsiasi livello di evoluzione storica. Essa fornisce, alla classe operaia internazionale, una chiara visione della strategia da attuare per raggiungere la propria emancipazione, munisce ai rivoluzionari la certezza della vittoria. Lo studio delle opere di Lenin permette di comprendere e di acquisire il pensiero vitale del leninismo che traccia le vie del progresso dell’umanità intera.
Concluderò questo mio intervento con una considerazione; Vladimir Ilic Lenin, con il suo lavoro, con la sua opera, ha posto le basi perché si possa realizzare, in ogni angolo del mondo, ciò che lui ha indicato; la Rivoluzione proletaria e socialista.
 
Gianluca Ravera - Confederazione Sinistre Italiane
La CSI saluta e ringrazia le compagne e i compagni de PMLI per l'invito a questo importante giorno di ricordo: il giorno della morte di Vladimir Il'ic Ul'janov Lenin.
Noi di CSI siamo un piccolo gruppo di volonterosi che cercano di unire in battaglie comuni tutti i partiti, gruppi, movimenti comunisti e socialisti, nel rispetto delle differenze reciproche e delle particolari vedute di ognuno nella convinzione che alla fine è molto più quello che ci unisce di quello che ci divide. Lenin, che oggi ricordiamo è il più grande esempio di ciò che ci unisce tutti.
Lenin è uno dei personaggi storici più significativi di sempre, dovrebbe essere ricordato da tutti e così non è a causa della pregiudiziale anticomunista: è proibito ricordare che può esserci un modo diverso di vivere.
Ma per noi Lenin è molto di più che un grande personaggio storico, più di uno statista, un politico e un filosofo, più anche della sua migliore essenza di rivoluzionario. Più di tutto questo per noi è un padre, l'iniziatore di tutto, il primo a fare veramente la rivoluzione e a realizzare una società socialista, il creatore del partito comunista e l'ispiratore di tutti i partiti comunisti nati dopo nel mondo, ha evoluto e attualizzato il pensiero di Marx fornendo ispirazione a Mao e tutti i rivoluzionari successivi.
Ora noi siamo chiamati a vivere il comunismo nel nostro tempo e non è facile, non è mai stato facile e mai lo sarà ma è più semplice se affrontiamo le difficoltà ispirati da persone eccezionali come Lenin facendo rivivere il suo spirito nelle nostre azioni in modo che questa giornata di ricordo non abbia il sapore del lutto ma della certezza di un futuro migliore e che la rivoluzione è qui con noi in necessità ed urgenza. Quindi è ora di uscire nelle strade e nelle piazze non rinchiuderci nei nostri recinti, dobbiamo tornare a parlarci, compagne e compagni a confrontarci, anche aspramente, magari litigare, come farebbe Lenin, ma stiamo insieme nella lotta.
Questo auspichiamo nella giornata in ricordo di Vladimir Il'ic Ul'janov Lenin
 
Moreno - Delegato del Socit
Esattamente un secolo fa moriva, prematuramente, il grande Lenin, lasciando in eredità all'umanità una delle realizzazioni più alte nella storia del movimento comunista: la prima rivoluzione socialista compiuta, la costituzione del primo Stato fondato sulle idee di Marx. Fu già a suo tempo Plechanov a delineare in maniera magistrale la funzione storica dei grandi uomini, coniugandola con la teoria del materialismo storico.
Non sono i grandi individui storico-universali a fare la storia, ponendosi come artefici e modificatori trascendenti della realtà, ma sono bensì le condizioni materiali-oggettive a fornire il substrato adeguato sul quale l'azione storica dei grandi uomini può dare risultati significativi. Un llic de-storicizzato e rimosso dalle condizioni culturali e politiche della Russia zarista di fine Ottocento-inizio Novecento non sarebbe probabilmente mai diventato un grande rivoluzionario, sarebbe forse rimasto un importante pensatore, magari di tendenza socialdemocratica, ma sicuramente non sarebbe mai diventato "Lenin”.
Contemporaneamente, e in ciò mi spingo a conclusioni più ardite rispetto a quelle di Plechanov, la Rivoluzione d'Ottobre non sarebbe mai stata possibile senza di Lenin: le condizioni storiche creano le condizioni affinché la volontà dei grandi soggetti storici possa manifestarsi come prassi trasformatrice, ma si rischierebbe di cadere nel puro meccanicismo deterministico se si credesse che una determinata situazione potenzialmente rivoluzionaria possa essere condizione sufficiente per il passaggio dalla potenza all'atto. Ed è su questa considerazione, solo apparentemente puerile e scontata, che si innestano alcune delle più importanti dottrine che nei fatti si oppongono al determinismo messianico della Seconda Internazionale, dottrine che vanno a costituire una scuola di pensiero che potremmo definire "volontaristica", la quale partendo da Sorel giunge a Mao Tse Tung e Kim il Sung, passando per Gramsci.
Una volta riconosciuta la funzione fondamentale dei grandi uomini all'interno del progresso storico è possibile delineare, in maniera più chiara, quale possa essere l'insegnamento principale di Lenin, da cui poi discendono le successive teorie sul centralismo democratico, la funzione d'avanguardia del Partito, sull'imperialismo e via dicendo: il rivoluzionario è, prima di tutto, un interprete del progresso storico.
In altri termini il rivoluzionario si pone nei confronti della storia come il timoniere di un'imbarcazione a vela, capace di dirigere la nave sfruttando la direzione del vento, senza pretendere per questo di farsi Eolo e decretare, con un colpo di penna e la citazione di un classico, le tendenze generali della storia, e senza permettere passivamente altresì che la corrente trascini la barca contro uno scoglio.
In tal senso il vero rivoluzionario è l'antitesi dell'intellettuale da salotto, ancorato a formule dogmatiche non più attuali, o capace semplicemente di criticare tutti i tentativi di emancipazione della classe lavoratrice come "utopismo romantico" e "avventurismo piccolo-borghese", da una parte, o "dittatura totalitaria" dall'altra. La negazione assoluta è quanto ci sia di più lontano dalla concezione dialettica di matrice hegeliana dell'Aufheben , il "superare conservando".
A questo intellettualismo incapace di trasformare la teoria in prassi Lenin contrapponeva decisamente il Marx "allievo", e non maestro bacchettone, della Comune di Parigi: «Marx sapeva intuire nei tempi apparentemente più pacifici, “idilliaci” secondo la sua espressione - “nella palude desolata” (secondo le parole della redazione della Neue Zeit ) l'approssimarsi della rivoluzione e sapeva elevare il proletariato alla coscienza dei suoi compiti rivoluzionari di avanguardia (...-). Plechanov, che dopo il dicembre 1905 esclamò da pusillanime: “Non si dovevano impugnare le armi!”, era cosi modesto da paragonarsi a Marx. (...) Marx, che nel settembre 1870 aveva definito l'insurrezione una follia , si comporta di fronte ad essa, nell'aprile 1871, quando vede il movimento popolare, un movimento di massa, con la vivissima attenzione di uno che partecipa ad avvenimenti eccezionali, che segnano un passo avanti nella storia mondiale del movimento rivoluzionario. (...) Mar pose l'iniziativa storica delle masse al di sopra di tutto. (...) Marx non si rifugiò nella saggezza di quei saccenti che hanno paura di esaminare la tecnica delle forme estreme della lotta rivoluzionaria. (...) Difesa o attacco? - si chiede, come se si trattasse di operazioni militare alle porte di Londra. E decide: assolutamente l'attacco, “occorreva marciare subito su Versailles...” . (...) Marx considerava la storia dal punto di vista di coloro che la fanno,anche se in precedenza non possono calcolare, senza sbagliare , le prospettive, ma non la considerava dal punto di vista dell'intellettuale piccolo-borghese che sentenzia “Era facile prevedere... non si dovevano impugnare...”».
Questo frammento è solo superficialmente in contraddizione con quanto detto poc'anzi: apparentemente il fatto che le masse assaltino il quartier generale prima che sia scoccata l'ora fatale delle "condizioni oggettive” potrebbe sembrare un assurdo, una folla, ma è bene ricordare che la dialettica marxista presuppone un continuo processo di interazione tra teoria e prassi che passa necessariamente per l'attività pratica e cosciente del soggetto rivoluzionario. Come ricordato da Lenin, anche una sconfitta è in grado di condurre il movimento rivoluzionario ad uno stadio più alto.
Sapere riconoscere lo spirito della storia e farsene portavoce non significa nemmeno pretendere di poter prevedere gli eventi attraverso un'analisi positivista del dato, ricostruendo sulla base dell'evidenza empirica con poche semplici equazioni ora, data e anno della Rivoluzione proletaria, ma significa piuttosto riconoscere la tendenza generale del processo di emancipazione delle classi lavoratrici e comprenderne le più intime necessità.
Se Lenin, invece che unificare gli interessi della classe operaia e delle vaste masse contadine attraverso la triplice promessa di "pane, pace e terra", si fosse limitato alla chiacchiera retorica sulla funzione rivoluzionaria del solo operaio di fabbrica e sulla natura piccolo-borghese e reazionaria della classe contadina, è alquanto chiaro che la Rivoluzione d'Ottobre non sarebbe mai stata possibile.
Discorso analogo si potrebbe fare a chi, nel 2024, nell'Europa de-industrializzata e terziarizzata moderna, ancora si ostina a restare ancorato alla concezione superata dell'operaio di fabbrica come unico possibile soggetto rivoluzionario, alienandosi volontariamente o meno la stragrande maggioranza della popolazione lavoratrice, che non può certo essere identificata con il tradizionale operaio della Seconda e della Terza Internazionale.
Con questa constatazione, al limite tra l'eresia e l'apostasia, non s'intende ovviamente negare la funzione storica della classe operaia, nonché la distinzione fondamentale tra lavoro produttivo e lavoro improduttivo, o pretendere che l'avanguardia rivoluzionaria possa essere composta da bottegai e piccoli imprenditori. Il discorso è più complesso, e si basa sull'idea che, affinché una rivoluzione possa essere vittoriosa, essa deve necessariamente basarsi sul sostegno attivo della maggioranza della popolazione.
Riuscirà il marxismo occidentale a realizzare quella rivoluzione di paradigma necessaria ad un movimento che vuole porsi come scienza prima ancora che come filosofia, o ancor peggio, come teologia scientista, sul modello della Chiesa Positivista di Augusto Comte? Questo è il grande interrogativo da cui, probabilmente, dipende la rinascita del marxismo come forza rivoluzionaria e come autentico strumento di comprensione e trasformazione del mondo.
 
Giovanni - Giovane comunista cinese residente in Italia (messaggio letto dal presidente)
Sono passati cento anni da quando il compagno Lenin ci ha lasciato e non credo di dover ripetere i suoi meriti e le sue conquiste. Durante i cento anni della sua assenza, noi comunisti, sotto la guida della sua teoria, abbiamo respinto gli attacchi fascisti e instaurato il socialismo preliminare in mezzo mondo, opponendoci a ogni tipo di revisionismo. Ma come tutte le grande cause, ci saranno delle flessioni nelle nostre cause, ma come disse Mao: "Il futuro è luminoso, ma la strada è tortuosa." La storia è una spirale ascendente. Il capitalismo e l’imperialismo finiranno, a causa della loro natura, alla loro distruzione.
L'egemonia del neoliberismo ha cominciato a svanire e i conflitti tra imperialisti sono inevitabili. In futuro, i conflitti tra imperialisti daranno inevitabilmente vita a un nuovo regime rivoluzionario popolare guidato dal marxismo-leninismo-pensiero di Mao, proprio come è accaduta la stessa cosa nel 1917.
Prima di cogliere questa grande opportunità storica, dobbiamo esercitare ampiamente la nostra struttura organizzativa, espandere la nostra base di massa ed essere pronti ad affrontare la tempesta. Questa è la prova più grande della nostra fede e delle nostre capacità. Anche se il compagno Lenin è morto, anche noi diventeremo Lenin nella nuova era. La speranza è in ognuno di noi.
 
Jean-Claude Martini – Presidente dell'Associazione di amicizia e solidarietà Italia-Repubblica democratica di Corea
Compagni,
Cento anni sono trascorsi dalla scomparsa di Vladimir Ilič Lenin, grande capo e Maestro del proletariato internazionale.
Grazie a Lenin trionfò la Rivoluzione d'Ottobre e nacque il primo Stato guidato da una dittatura del proletariato. Il marxismo-leninismo, l’ideologia rivoluzionaria teorizzata da Marx e sviluppata da Lenin, diede un grande incentivo alla lotta rivoluzionaria della classe operaia internazionale e alla causa della liberazione delle masse popolari. Se Lenin non avesse formulato il leninismo, teoria, strategia e tattica della rivoluzione proletaria nell'epoca dell'imperialismo, e se non avesse incitato gli operai russi alla lotta, il primo Stato socialista nel mondo non avrebbe mai potuto nascere. II leninismo, come disse il Presidente Kim Il Sung, è il marxismo creativo dell'epoca dell'imperialismo.
Lenin creò infatti il leninismo sviluppando il marxismo conformemente alle condizioni storiche caratterizzate dal passaggio del capitalismo allo stadio dell'imperialismo. La Rivoluzione d'Ottobre ha segnato l'inizio della transizione della società umana dal capitalismo al socialismo.
Naturalmente, le salve dell'Ottobre ebbero la loro eco anche in Corea, e non solo durante la rivoluzione antigiapponese, ma anche quando si trattò di difendere la bandiera rossa dal fango che le gettarono sopra i rinnegati e i revisionisti di ogni risma, dopo la caduta del Muro di Berlino e la dissoluzione dell'URSS. A tal riguardo vi è un aneddoto molto significativo.
Il 4 agosto 2001, l'allora Presidente della Commissione per la Difesa Nazionale della RPDC, compagno Kim Jong I, si trovava in visita ufficiale nella Federazione Russa. Precedentemente, aveva dato istruzione ai funzionari preposti di organizzargli una visita al Mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa a Mosca, che tuttavia era stato sigillato dieci anni prima, con la scomparsa dell'Unione Sovietica. Essi temettero perciò che la richiesta avrebbe potuto causare un incidente diplomatico, ma il Presidente Kim Jong Il si impuntò, affermando che è dovere di ogni rivoluzionario rendere omaggio al suo dirigente venendo infine accontentato. In un momento in cui era decaduta la vecchia consuetudine dei dirigenti dei partiti e dei Paesi socialisti di visitare il Mausoleo, mentre invece si consentivano insulti e denigrazioni nei riguardi di Lenin e si parlava addirittura di dismettere lo stesso Mausoleo, Kim Jong Il riuscì a farselo riaprire da una guardia d'onore dell'esercito russo, per la prima volta dal 1991. Egli quindi depose una corona di fiori all'ingresso, con un nastro in cui si leggeva la dedica: “A V.I. Lenin. Kim Jong Il”, e si inchinò in segno di omaggio.
Più tardi, intrattenendosi coi funzionari che lo accompagnavano, ricordò loro gli atti nefasti dei revisionisti kruscioviani nei riguardi della figura e dell'opera di Stalin e sull'importanza di onorare i predecessori rivoluzionari.
Un ritratto di Lenin, inoltre, troneggiava vicino a uno di Marx sulla sede del Ministero del Commercio Estero a Pyongyang fino al 2012, quando entrambi vennero spostati nel Museo della Fondazione del Partito, come a sottolineare le radici marxiste-leniniste di quest'ultimo.
Oggi i nostri compagni dell'Europa orientale celebrano questa ricorrenza storica in contesti e climi estremamente diversi: le statue di Lenin sono state abbattute o vandalizzate in molti Paesi ex socialisti, come la Polonia, la Lituania, la Lettonia, l'Estonia e l'Ucraina; là il socialismo viene costantemente denigrato e i partiti comunisti repressi o direttamente messi al bando, mentre, contemporaneamente, si riabilitano il fascismo e nazismo celebrando i collaborazionisti filo-hitleriani della Seconda guerra mondiale ed elevandoli ad “eroi di Stato”.
Ciò significa che Lenin fa ancora paura alle classi dirigenti borghesi che hanno usurpato il potere e impongono il capitalismo e le sue misure di lacrime e sangue alle masse popolari, per compiacere i loro padroni a Bruxelles e a Washington. Ma non solo: la sua opera serve ancora come confutazione delle tesi di chi grida a sproposito: “Basta socialismo! Basta ideologie!”, puntando ad appiattire il movimento socialista su piattaforme sindacaliste, minimaliste, dal vago retrogusto elettorale, come se potessimo ottenere "pane, pace, lavoro e libertà" nel capitalismo che invece, ogni giorno, ci toglie sempre più diritti sociali. Questo significa illudere e raggirare le masse popolari con discorsini da pubblicità progresso sulla "realizzazione dei propri sogni", gli "imprenditori di sé stessi” e gli “amministratori delegati del proprio tempo". Ogni individuo potrà realizzarsi in una dimensione collettiva soltanto nel socialismo, non prima. Nessuna piattaforma è più pratica e concreta dell'instaurazione del socialismo, anzi, quest'ultimo rende tali anche le rivendicazioni economiche e sindacali, pena il mero ridurle a una questua nei confronti di padroni sempre meno propensi all'ascolto dei lavoratori.
Concludo citando le parole di un articolo comparso sul Quotidiano del Lavoro , organo del Comitato Centrale del Partito del Lavoro di Corea, l’11 gennaio, e intitolato emblematicamente “II futuro dell'umanità risiede nel socialismo”: “Anche quando il socialismo ha subito battute d'arresto temporanee e le tendenze antisocialiste dilagavano, noi abbiamo rafforzato il potere nazionale complessivo del Paese, tenendo ancora più alta la bandiera rossa del socialismo, per dimostrare che esso è giustizia e la sua vittoria è ineluttabile e infondere fiducia all'umanità nei suoi confronti.
[...] L'avvenire dell'umanità risiede nel socialismo e la sua vittoria è inevitabile”.
 
Paolo Magliani per il PRC
Vi porto i saluti del Segretario nazionale del PRC Maurizio Acerbo, di tutta la Segreteria nazionale e della nostra Federazione di La Spezia
 
Massimo - Valdisieve (Firenze)
Care compagne cari compagni,
anche quest’anno è un onore essere qui insieme a voi e ad altre forze che hanno aderito, per ricordare il centenario della scomparsa del grande Maestro del proletariato Lenin, padre della Rivoluzione d’Ottobre.
Un onore per ricordare soprattutto i preziosi insegnamenti delle sue opere che il Maestro ha lasciato per i sinceri comunisti, per i sinceri anticapitalisti, antimperialisti, fautori del socialismo e per ricordare che con la direzione della grande Rivoluzione d’Ottobre Lenin ci ha indicato che la teoria rivoluzionaria del proletariato rimane l’unica via per la quale il proletariato potrà conquistare il potere politico, abbattere il capitalismo e la dittatura della borghesia, e instaurare il socialismo consolidando nelle masse popolari una nuova concezione proletaria del mondo.
Una via “maestra” purtroppo buttata alle ortiche negli ultimi decenni attraverso lo scempio compiuto dai revisionisti nei Paesi socialisti e nei partiti comunisti storici, che attraverso trappole parlamentariste, costituzionaliste e riformiste hanno riportato il proletariato a livello mondiale in un ruolo di subordine al potere, alle istituzioni, all’ideologia borghese, al capitale finanziario imperialista, pur essendo esso, come ci ricorda il nostro compagno Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi: “la classe numericamente e di gran lunga maggiore, la classe che produce tutta la ricchezza del Paese, e l'unica che può sradicare lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e le cause economiche che generano le classi e tutti i problemi delle masse (…) e che ha il diritto di avere il potere politico. Un diritto che deve rivendicare con forza e determinazione e imporlo con la rivoluzione socialista, quando matureranno le condizioni, perché non gli è riconosciuto dalla Costituzione e perché non è possibile ottenerlo per via parlamentare”.
Tra le tante opere di Lenin vorrei citare “Stato e rivoluzione”, la magistrale opera scritta nel 1917, nella quale il Maestro ristabilisce la dottrina marxista sullo “Stato”, smascherando chi si spacciava per marxista, negava la necessità della rivoluzione proletaria e predicava la via riformista, parlamentare e pacifica al socialismo, mantenendo intatta e utilizzando l'intera macchina statale borghese.
Per Marx - scrive Lenin - lo Stato è l'organo del dominio di classe, un organo di oppressione di una classe da parte di un'altra; è la creazione di un 'ordine' che legalizza e consolida questa oppressione ”, e partendo da questa affermazione Lenin spiega e dimostra che la macchina statale borghese va spezzata e demolita, e il proletariato al potere la sostituirà con la propria.
Tutti i comunisti dovrebbero tenere a mente queste parole di Lenin: “colui che si accontenta di riconoscere la lotta delle classi non è ancora un marxista... Marxista è soltanto colui che estende il riconoscimento della lotta delle classi sino al riconoscimento della dittatura del proletariato ”.
Perciò compagne e compagni, se ci si domanda se oggi gli insegnamenti di Lenin in “Stato e rivoluzione” sono ancora concreti ed attuabili la risposta è sì, al cento per cento.
Anche perché non esiste una nuova “teoria” dello Stato, al di fuori delle due già battute in breccia in “Stato e rivoluzione”. Per quanto più complessa di allora appaia la società borghese nel moderno sistema capitalistico, le sue basi di classe sono sempre le stesse, e per quanto più sofisticata appaia la sua democrazia parlamentare, ancora oggi è Lenin che ci aiuta a capire come muoverci, con queste parole lapidarie: “Noi siamo per la repubblica democratica (rispetto all'assolutismo zarista di allora) in quanto essa è, in regime capitalista la forma migliore di Stato per il proletariato, ma non abbiamo il diritto di dimenticare che la sorte riservata al popolo, anche nella più democratica delle repubbliche borghesi, è la schiavitù salariata ”.
Lenin è stato anche il primo marxista che ha teorizzato l'imperialismo sviluppando l’analisi marxista preimperialista, e ha indicato come combatterlo e annientarlo. L'ha fatto attraverso la sua celebre opera “L'imperialismo, fase suprema del capitalismo”, essenziale per capire l'imperialismo e l'epoca che stiamo attraversando e per avere le armi ideologiche e politiche per combatterlo.
Concludendo, oggi compagni siamo qui per ricordare il suo inestimabile patrimonio ideologico e politico e per impegnarci solennemente ad applicare i suoi immortali insegnamenti.
Il pensiero, gli insegnamenti e l'opera di Lenin sono per noi marxisti-leninisti quanto mai attuali e indispensabili se non si vuole abbandonare e rinnegare la causa della rivoluzione e del socialismo.
Atteniamoci e applichiamo sempre gli immortali insegnamenti del Leninismo!
Con Lenin per Sempre!

24 gennaio 2024