Combattiva conferenza stampa presso la sede dell’USB campana
Forte appello contro le ingiuste condanne penali alle lavoratrici e ai lavoratori della manutenzione stradale
Diffuso il comunicato di solidarietà della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI

Redazione di Napoli
Un'importante e combattiva iniziativa quella svoltasi sabato 27 gennaio negli uffici dell’USB regionale presso il Centro Direzionale di Napoli da parte delle lavoratrici e dei lavoratori della manutenzione che hanno convocato una partecipata conferenza stampa per condannare le ingiuste condanne emesse dalla I Sezione penale del Tribunale di Napoli (Collegio A) lo scorso 18 gennaio.
Una doccia fredda senza precedenti atteso che pochi ex “Bros” sono usciti assolti da una vicenda che è durata dal biennio 2010-2011, per un procedimento penale vergognoso e che mirava a punire le giuste lotte per ottenere un lavoro stabile, a salario pieno, a tempo pieno e sindacalmente tutelato. Quasi 2mila unità (un primo blocco di 1.200 cui hanno fatto seguito altre centinaia di operai e operaie in settori contigui ai primi), sono infatti da cinque anni impiegate presso la Regione Campania per la manutenzione stradale e, dati gli ottimi risultati ottenuti dagli operai, vi è stato un ampliamento delle mansioni e un aumento del salario di ben 300 euro netto in busta paga nel rinnovo contrattuale.
Da tempo, però, noi marxisti-leninisti chiediamo che questi lavoratori siano assunti a tempo indeterminato e definitivamente all’interno della pubblica amministrazione chiudendo una fase di lotta che dura dal 1997.
Sembra invece non recepire la storica vittoria una parte della borghesia ben poco illuminata che ha voluto utilizzare il Tribunale napoletano in composizione collegiale come braccio armato e mettere alla sbarra la classe operaia di Napoli e provincia con condanne che vanno dai due anni e sei mesi di reclusione ad un anno, con particolare accanimento contro gli attuali delegati sindacali. Basti pensare al fatto che sono stati comminati ben 31 anni agli ex disoccupati organizzati così severamente e scandalosamente puniti: Salvatore Annuale (Coordinatore regionale Campania Sol.Cobas) e Luigi “Chicco” Volpe (RSA-USB) puniti dalla giustizia neofascista a due anni e sei mesi di reclusione, per passare ad Anna Acunzo (delegata RSA-USB), Arrabiano, Susy Buono, Buonocore, Rosaria Cordone, Addolorata De Maio (delegata RSA-USB), Annamaria Esposito (delegata RSA-USB), Daniela Mele, Ermanno Petralito, Vincenzo Sposito, Raffaele Piccolo ad un anno di carcere; e ancora Paola Bianco (delegata RSA-USB), Cuono De Maria, Figliolia, Salvatore Fiorenza, Leoncito, Olimpia Liguori, Domenico “Mimmo” Panico (delegato RSA-USB), Umberto Lillio (delegato RSA-USB), Reale e Rosaria Russo ad un anno. A ciò si aggiunga una sequela di richieste di risarcimento danni a Trenitalia e all’ANM, oltreché - fatto di gravità inaudita - il rigetto per alcuni condannati della sospensione condizionale della pena; il deposito delle motivazioni da parte del collegio napoletano avverrà in primavera; i difensori hanno già annunciato che ricorreranno in appello.
Se da una parte il collegio difensivo degli operai ha fatto cadere l’ignominiosa accusa del reato associativo ex art. 416 c.p. per cui, tesi della Procura napoletana, inizialmente era quella di paragonare il disoccupato in lotta al delinquente associato, in seconda battuta e nel corso delle risultanze dibattimentali, gli avvocati, guidati dal Presidente della Camera penale di Napoli, Marco Campora, e dal suo predecessore, Domenico Ciruzzi, hanno assestato durissimi colpi all’associazione intesa penalmente fino a ridicolizzare le pretese degli inquirenti. La Procura capitolava e già a settembre scorso presentava – tramite il pm Mozzillo - un conto prosciugato da tutte le accuse iniziali alle/ai 35 lavoratrici e lavoratori, chiedendo “soltanto” una condanna per Annuale e Rescigno a 3 anni e sei mesi di reclusione nell’ambito della requisitoria. Una sconfitta cui replicava tutto il collegio difensivo sollecitando il Tribunale adito ad azzerare tutte le accuse, annullare di fatto il processo e traghettare il procedimento penale verso l’assoluzione in formula piena, senza per forza cadere in una motivazione meramente processuale come quella del “non doversi procedere per intervenuta prescrizione”.
Il Tribunale, come detto, disattendeva sia le richieste difensive che quelle della Procura, nonostante memorie scritte presentate che cercavano di spiegare l’andamento di lotta degli ex “Bros”; tutto il contrario, al punto che dinanzi al dispositivo repressivo emesso il 18 gennaio tra rabbia, stupore e solidarietà, l’Unione Sindacale di Base la citata conferenza stampa.
A prendere la parola Maria Pia, storica delegata del “Movimento di lotta per il lavoro” e attivista USB, che descriveva il particolare clima di repressione generale con il governo Meloni, come “l’inasprimento delle riforme penali, come il blocco stradale, o quelle costituzionali come il premierato”, e quelle particolari che hanno colpito gli operai cercando di “sigillare nelle aule di giustizia le lotte di piazza: già in passato abbiamo buttato giù questo teorema e così faremo anche ora”. Secondo Maria Pia, dunque, bisogna prendere “il proprio destino per le mani e il movimento tutto deve respingere questo clima di repressione semmai chiamando quanto prima una manifestazione”.
Seguiva uno dei responsabili USB per il comparto lavoratori e lavoratrici manutenzione stradale, Gino Monteleone, che ricordava che già i teoremi che volevano il reato associativo posti in essere dall’allora Procura diretta dai pm antidisoccupati Alessandro Milita e Cafiero De Raho (oggi parlamentare M5S) nel 2002 si sciolse come neve al sole e così è stato per il pool ingaggiato dall’attuale procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo; così dovrà essere per la sentenza del Tribunale di Napoli. “Non mi meraviglio che la stampa non sia venuta oggi a questa importante conferenza che abbiamo chiamato per spiegare le nostre ragioni: d’altronde proprio la stampa è stata parte della criminalizzazione della lotta degli ex Bros per il lavoro” ha sottolineato Monteleone.
Efficace e forte l’intervento del giovane Eduardo Sorge del “Movimento 7 Novembre” dei disoccupati organizzati, da poco impegnati nei corsi di formazione finalizzati al lavoro, che ha ricordato che anche loro stanno affrontando i processi penali (l’ultimo il 23 gennaio) e, condannando l’idea del reato associativo da affiancare ai disoccupati in lotta, ha appoggiato l’idea di una manifestazione unitaria contro la repressione.
Sulla stessa lunghezza d’onda Omero Benfenati, delegato dei disoccupati “167 Scampia” che ha portato la bella esperienza che sta avvenendo nel quartiere a Nord di Napoli: “i disoccupati coinvolgono la gente del quartiere e formano dei Comitati che aiutano i giovani, coloro che sono stati detenuti, per un reinserimento sociale vero e non a chiacchiere perché il carcere non rieduca, anzi ammazza”. Tutti interventi, sottolineati dagli applausi, cui sono seguiti quelli di Ciro (Carc) che ha richiamato l’unità di classe ed è concorde rispetto a una manifestazione contro la repressione e di Rosario (PRC) che ha solidarizzato coi lavoratori condannati.
La parola è quindi passata all’avvocato Mauro Buono, componente del collegio difensivo e facente parte delle Commissioni della Camera penale napoletana per le difese di ufficio e il gratuito patrocinio a spese dello Stato. Il difensore ha spiegato nei dettagli il dispositivo emesso dal Tribunale, spiegando il ruolo della Procura e la combattività del Collegio difensivo. Buono ha dato la solidarietà alla platea dei lavoratori soprattutto i condannati e, in particolar modo, a coloro che non avevano ricevuto nemmeno il beneficio della sospensione condizionale della pena, assicurando il massimo dell’impegno in sede di appello per scardinare la parte motiva della pronuncia: “una repressione degna del clima instaurato dal governo neofascista Meloni”. L’intervento si concludeva con un passaggio sul giorno della memoria che cadeva proprio il 27 gennaio sottolineando che una giustizia che si dice “democratica” non può punire le intenzioni dei lavoratori in lotta perché si retrocede con l’orologio della storia al codice nazista che senza un fatto avvenuto puniva il solo pensare contrario al regime.
L’intervento finale era destinato al segretario regionale USB, Vincenzo de Vincenzo, che rilanciava la manifestazione contro la repressione “ribaltando lo stato di cose presente, ossia le condanne” perché l’attuale governo “sta creando le condizioni per attaccare le battaglie di domani, basti pensare alla situazione Ilva e i cortei pro-Palestina”.
La Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI ha distribuito in sala il comunicato di solidarietà, apprezzato dai presenti (testo pubblicato a parte).
 

31 gennaio 2024