Violata la sovranità del paese
Usa e Gran Bretagna bombardano basi e strutture militari in Yemen
Rappresaglia imperialista contro gli attacchi degli Houti alle navi mercantili nel Mar Rosso dirette in Israele. L'Italia della neofascista Meloni e la Ue intervengono a sostegno della guerra dei nazisionisti a Gaza
La difesa della libertà di navigazione è un pretesto. Via le navi imperialiste dal Mar Rosso
 
Il 10 gennaio il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite approvava la risoluzione 2722 di condanna degli attacchi degli Houti dello Yemen sulle navi nel Mar Rosso dirette in Israele e ne chiedeva la fine "immediata" soprattutto perché "questi attacchi impediscono il commercio globale e minano i diritti e le libertà di navigazione" e anche "la pace e la sicurezza regionale". La risoluzione era stata presentata da Usa e Giappone e era adottata con 11 voti a favore e l'astensione di Russia, Cina, Mozambico e Algeria. Questa posizione era strumentalizzata dagli imperialisti di Usa e Gran Bretagna che la ritenevano il via libera dell'Onu ai bombardamenti già programmati su basi e strutture militari Houthi.
Neanche 24 ore dopo la risoluzione del Consiglio Onu, l’agenzia Reuters citando fonti Usa nella notte dell'11 gennaio lanciava la notizia dei bombardamenti aerei di statunitensi e britannici, con il sostegno di Olanda, Canada, Bahrein e Australia, sull’aeroporto e alcune basi a Sana’a, la capitale dello Yemen e in altre città, Hodeidah, Saada, Dhamar, Taiz, Zabid. Altri raid aerei dell'imperialismo americano seguiranno nei giorni successivi.
I governi dei sei paesi aggressori, cui si univano Danimarca, Germania, Nuova Zelanda e Corea del Sud, in una dichiarazione congiunta sostenevano che già il 3 gennaio "i nostri governi hanno emesso una dichiarazione congiunta in cui si chiedeva la fine immediata degli attacchi illegali e si avvertiva che gli attori maligni sarebbero stati ritenuti responsabili qualora avessero continuato a minacciare vite umane, l'economia globale e il libero flusso del commercio nelle vie navigabili critiche della regione" e quindi gli autoincaricati gendarmi imperialisti del Mar Rosso si ritenevano autorizzati dalla risoluzione Onu a aggredire lo Yemen in nome della cosiddetta "difesa della libertà di navigazione". In realtà per continuare anche diretttamente con le proprie forze militari a sostenere la guerra di genocidio dei nazisionisti di Tel Aviv contro il popolo palestinese.
I raid di Usa e Gran Bretagna sono anzitutto una violazione della sovranità dello Yemen e una rappresaglia contro gli attacchi Houthi alle navi mercantili nel Mar Rosso dirette in Israele. Un ulteriore e pericoloso allargamento del conflitto in Medioriente che segue le ripetute e impunite violazioni della sovranità di Libano e Siria da parte dei sionisti.
"Non c'è assolutamente alcuna giustificazione per questa aggressione contro lo Yemen, poiché non c'era alcuna minaccia alla navigazione internazionale nel Mar Rosso e nel Mar Arabico, e gli attacchi hanno colpito e continueranno a colpire le navi israeliane o quelle dirette ai porti della Palestina occupata", scriveva su X Mohammed Abdulsalam, portavoce del governo yemenita degli Houti, definendo "una brutale e criminale aggressione contro la Repubblica dello Yemen e il nostro popolo" quella compiuta con una settantina di attacchi sulla città yemenite dal "nemico statunitense-britannico, come parte del suo sostegno alla continuità del crimine israeliano a Gaza". A sostegno della posizione del governo Houthi e di condanna dei bombardamenti americani e britannici, una manifestazione oceanica sfilava per le strade della capitale Sana’a il 12 e il 19 gennaio.
Il primo ministro britannico Rishi Sunak, il grande amico della neofascista Meloni, difendeva l'attacco e in una nota dichiarava che il Regno Unito “difenderà sempre la libertà di navigazione e il libero commercio”, ovviamente della coalizione imperialista dell'Ovest. La palese aggressione allo Yemen era denunciata anzitutto da un portavoce di Hamas che definiva "l'aggressione americano-britannica contro settori dell'esercito yemenita, perché si è schierato con Gaza, una provocazione contro la nazione palestinese, una aggressione che indica la decisione di espandere l'area del conflitto al di fuori della Striscia di Gaza", sono "atti di terrorismo, sotto l’influenza della volontà dell’occupazione sionista” e sosteneva che la stabilità nella regione non sarà raggiunta fino alla fine "dell'occupazione sionista delle terre palestinesi e arabe".
Condanne dei raid sullo Yemen dal movimento libanese di Hezbollah, per "la grave aggressione anglo-americana contro la sovranità dello Yemen e contro il suo popolo", che conferma ancora una volta che l'America è il partner a pieno titolo nelle tragedie e nei massacri commessi dal nemico sionista a Gaza e nella regione e sta lavorando per sostenerlo e fornirgli i mezzi per alimentare la sua macchina di morte e di distruzione contro tutti coloro che stanno al fianco del popolo palestinese oppresso in tutta la regione"; dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, perché sono "una chiara violazione della sovranità e dell'integrità territoriale dello Yemen, nonché una violazione delle leggi, dei regolamenti e dei diritti internazionali" e casomai “sono in linea con il pieno sostegno degli Stati Uniti e del Regno Unito negli ultimi cento giorni ai crimini di guerra” commessi da Israele nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania; dal ministero degli Esteri iracheno perché "le azioni da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati amplieranno solo la portata del conflitto nella regione" e chiedeva al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di “adempiere alle sue responsabilità e decida di porre fine alla guerra aggressiva e barbara contro i palestinesi nella Striscia di Gaza”; della Giordania, uno dei paesi arabi più vicino ai sionisti, il cui ministro degli Esteri Ayman Safadi dichiarava che "l’aggressione israeliana contro Gaza e i continui crimini di guerra contro il popolo palestinese, violando impunemente il diritto internazionale, sono responsabili dell’aumento delle tensioni nella regione”, è Tel Aviv che sta spingendo la regione verso ulteriori conflitti “continuando la sua aggressione e cercando di aprire nuovi fronti”.
In una parte minoritaria dei paesi del mondo, la nostra, quella dei paesi imperialisti occidentali, vige il dominio della campagna propagandistica a favore dei nazisionisti e quindi l'aggressione militare, la violazione della sovranità delle nazioni dal Libano e la Siria allo Yemen sono presentate come una "legittima" necessità di autodifesa o di garanzia di "libertà di navigazione". La Ue imperialista non era stata apparentemente coinvolta nei primi raid angloamericani e quindi doveva correre per occupare un suo spazio egemone nel Mar Rosso, sostenere la guerra dei nazisionisti ai palestinesi e partecipare all'allargamento del conflitto perseguito da Washington e Londra in sisntonia con Tel Aviv.
Il vuoto di partecipazione imperialista era colmato dalla Ue il 22 gennaio con la discussione al Consiglio Affari Esteri di Bruxelles di una mozione presentata da Italia, Francia e Germania che dichiarava: "data la gravità della situazione attuale e i nostri interessi geostrategici, è importante che l'Ue dimostri la sua volontà e le sue capacità di agire come attore di sicurezza globale, anche nel settore marittimo". Gli ipocriti paesi imperialisti europei che per tutelare i loro affari non sono stati capaci nemmeno di chiudere tutti i rubinetti del gas proveniente dalla Russia, a distanza di due anni dall'invasione dell'Ucraina, e quindi a continuare a foraggiare l'aggressore Putin, sventolano la difesa dei loro interesso strategici e nel nome della difesa dei loro affari, altro che libertà di navigazione, annunciavano di voler preparare una missione militare navale nel Mar Rosso.
"L'Italia è pronta a fare la sua parte", dichiarava petto in fuori e elmetto calzato sulla testa il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani a Bruxelles. Quello nel Mar Rosso "è un intervento militare a difesa delle navi mercantili italiane, c'è un crollo nel traffico mercantile, noi siamo un Paese esportatore e abbiamo il dovere di difendere le nostre navi". Ecco che la guerra segue la politica al servizio degli affari della borghesia, seppur dipinta dal ministro forzista come "una difesa rinforzata dei mercantili, senza partecipazione attiva per il momento, in quel caso servirebbe un nuovo voto del Parlamento. Ma l'uso della forza verrà previsto per difendere i mercantili. Non sarà un semplice accompagnamento, come prevede oggi la missione che c'è a Hormuz". Ha voglia Tajani a ripetere che "non facciamo la guerra a nessuno", questo è quello che sta preparando per conto dell'imperialismo italiano al seguito di quello dell'Ovest perché se così non fosse, da ministro degli Esteri, potrebbe andare nello Yemen e definire un accordo con il governo di Sana'a, sulla base di una intesa che evidentemente non vuole per la fine della guerra dei nazisionisti contro il popolo palestinese. I termini della possibile intesa sono esposte anche in un comunicato ufficiale del governo yemenita del 25 gennaio.
“La nostra battaglia continua e finora siamo stati bombardati da più di 200 droni e più di 50 missili alati e balistici. Il nostro Paese continuerà le sue operazioni finché cibo e medicine non raggiungeranno tutti i residenti di Gaza e il crimine sionista non avrà fine", era scritto nel comunicato, che proseguiva con "l’insistenza americana nel proteggere il crimine sionista e il suo rifiuto dell’equazione umanitaria non influenzeranno la nostra posizione e non ci faranno mai arretrare. La nostra battaglia continua ed è completamente legata alla battaglia di Gaza. Gli americani cercano di descrivere la loro aggressione contro il nostro paese e la loro difesa del crimine sionista come protezione della navigazione internazionale, una evidente menzogna. Mirano attraverso un aperto inganno a coinvolgere altri nella partecipazione alla protezione del crimine sionista.
Dall'inizio delle nostre operazioni nel Mar Rosso, hanno attraversato 4.874 navi commerciali, un numero molto elevato in questo periodo. Ciò che fanno gli americani e gli inglesi è una minaccia alla navigazione internazionale e una violazione della sovranità dei paesi che si affacciano sul Mar Rosso. Stiamo chiaramente prendendo di mira le navi legate a “Israele”.
Consigliamo ai popoli europei di guardarsi dal coinvolgimento americano nei loro governi e dallo sfruttamento del loro denaro.
Qualunque sia l’escalation americana e britannica, i suoi risultati saranno controproducenti e non influenzeranno la nostra decisione e posizione. Più a lungo continuerà l’aggressione nella Striscia di Gaza, maggiore sarà la responsabilità della nostra nazione islamica di muoversi sempre più forte. Quanto più gli israeliani e gli americani insistono nel continuare il crimine, tanto più dobbiamo essere persistenti e determinati per impedirlo.
Le manifestazioni devono continuare anche nei paesi occidentali in Europa, America e altrove. Ci deve essere un movimento ampio e crescente che faccia pressione per fermare il crimine terribile e atroce contro il popolo palestinese. I popoli che subiscono una dura repressione da parte dei loro regimi possono attivarsi nel boicottare le merci americane e israeliane.
Il nostro popolo yemenita non lascerà Gaza da sola e la gente non rimarrà a casa ignorando ciò che sta accadendo" terminava il comunicato convocando una nuova grande manifestazione il 26 gennaio in piazza Al-Sabeen nella capitale Sana'a.

31 gennaio 2024