Col voto dei partiti governativi, di IV e Azione
Imbavagliata la stampa: vietato pubblicare gli atti degli arresti
 
Il 19 dicembre scorso la Camera ha approvato l'emendamento Costa, proposto dall'ex forzista oggi di Azione, Enrico Costa, insieme a Davide Faraone di Italia viva, e Riccardo Maggi di +Europa. L'emendamento, riformulato dal governo, è passato con voto palese con 160 voti, cioè i voti della maggioranza più i deputati di Calenda e Renzi. Si tratta di un vero e proprio bavaglio ai giornalisti che introduce il divieto di pubblicare “integrale o per estratto” il testo delle ordinanze con cui i giudici per le indagini preliminari (Gip) dispongono il carcere, gli arresti domiciliari e altre misure cautelari, nei confronti di indagati che rischiano di reiterare i reati, fuggire o inquinare le prove.
Inizialmente era prevista la sua approvazione a voto segreto, ma la larga maggioranza che si è poi determinata ha convinto il governo alla riformulazione e al voto palese, che ha suggellato l'alleanza tra l'immonda maggioranza di governo, trainata dai fascisti in doppiopetto, con Azione e Iv, permettendo fra l'altro alla Meloni in conferenza stampa il 4 gennaio scorso di scaricare il voto-vergogna sul parlamento, nel tentativo disperato di salvare la faccia sulla vergognosa vicenda e dall'ondata di sdegno e di lotte che ha innescato nel Paese.
Secondo il vecchio rottame ex forzista Costa il provvedimento serve a evitare "linciaggi pubblici" e quindi a rispettare il principio della "presunzione di innocenza" degli imputati, vietando la pubblicazione per estratto o integrale del testo dell’ordinanza fino al termine dell’udienza preliminare, agendo sull’articolo 114 del codice di procedura penale che riguarda il “divieto di pubblicazione di atti e di immagini” stabilendo l’impossibilità di “pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell’udienza preliminare, in coerenza con quanto disposto dagli articoli 3 e 4 della direttiva Ue del 2016 sulla presunzione d’innocenza”.
Non si capisce davvero cosa c'entri la presunzione d'innocenza di un imputato nel vietare di pubblicare notizie sui media fino alla fine dell'udienza preliminare, la quale, com'è noto, precede il giudizio e non assolve né condanna nessuno. Inoltre per quanto ci riguarda nessuna legge deve essere approvata in Italia, tanto meno vergognosa come questa, recependo direttive della Ue imperialista, che peraltro in questo caso c'entrano come i cavoli a merenda, anche se è significativo che da Bruxelles i vertici della Ue finora sulla vicenda tacciano.
È l'ennesima norma-vergogna approvata dalla nera maggioranza al governo che va nella direzione del definitivo consolidamento del regime neofascista e quindi nella restrizione degli spazi di democrazia borghese e della libertà di stampa (in un Paese dove già gran parte della stampa è megafono del governo) ad uso e consumo degli imputati eccellenti (e non certo dei ladri di polli) espressione della borghesia, delle mafie e dei colletti bianchi, che beneficeranno di un silenzio stampa sulle loro malefatte fino alla fine dell'udienza preliminare, mentre, com'è noto, cercheranno poi, se rinviati a giudizio, di aggiustare i processi, magari nominando giudici più accondiscendenti, la qual cosa inserisce il provvedimento nel quadro più generale della sottomissione della magistratura al governo, conformemente ai Piani della P2, perché è l'ennesima norma che va a ridimensionare l'azione dei magistrati, intimidendoli e silenziandoli agli occhi dell'opinione pubblica.
Cosa ancora più grave è la previsione di irrorare sanzioni pecuniarie e non per i giornalisti che non rispetteranno il divieto di pubblicazione delle notizie coperte dal dispositivo di legge. Sulla questione delle sanzioni lo stesso Costa ha dichiarato: “bisognerà agire sulle sanzioni, quelle stabilite dall’articolo 684 del codice penale, applicate a questa norma, sono troppo blande. Questo è stato il primo passo. È ovvio che con un’oblazione di 100 euro diventa un divieto piuttosto fragile. Dobbiamo intervenire anche su questo. C’è chi vorrebbe punire i giornalisti. Io su questo non sono d’accordo. Ma ci sono alcuni editori che sulle intercettazioni lucrano. Quindi sarebbe giusto indirizzare a loro le sanzioni”, ha affermato senza vergogna, come se colpendo anche solo gli editori non si esercitasse comunque una pressione diretta sugli stessi giornalisti, esposti quindi al rischio di licenziamento e varie ritorsioni da parte degli editori, trasformando le testate giornalistiche in caserme e quindi rafforzando, aldilà delle apparenze, la posizione degli editori e dei padroni dell'editoria a scapito dei liberi giornalisti, ricattabili e indotti al silenzio per legge.
Insomma l'ennesimo colpo tanto alla libertà di stampa quanto all'indipendenza dei poteri dello stato (legislativo, esecutivo e giudiziario) in realtà mai realmente esistiti in nessun paese capitalista, come diceva Lenin, che pure dovrebbero essere il fondamento delle ipocrite democrazie borghesi, che si trasformano, come in Italia, in regimi neofascisti più funzionali al dominio della classe dominante borghese. Il tutto spacciato dai fascisti in doppiopetto per "garantismo" e "rispetto della Costituzione": “Un risultato positivo e che ci soddisfa, un buon traguardo per ribadire ancora una volta l’importanza, per Forza Italia e per il governo, del garantismo e della presunzione di innocenza, cardini chiave sui quali si fonda la nostra Costituzione”, ha dichiarato Matilde Siracusano, sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento e deputata di FI.
La Costituzione democratico-borghese del 1948 ovviamente non c'entra un fico secco, come il "garantismo", che non viene mai considerato quando si tratta di reprimere le masse in lotta per i loro diritti, peraltro essa prevede la messa fuorilegge dei partiti e dei gruppi neofascisti. Ma il punto è che la Costituzione borghese del '48, frutto di un compromesso tra il proletariato e la borghesia, sfavorevole al primo e favorevole alla seconda, è ormai palesemente, di fatto e di diritto morta e sepolta e si appresta a essere ulteriormente stravolta da destra con il passaggio dalla seconda repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista, federalista e interventista alla terza repubblica, attraverso l'approvazione del cosiddetto "premierato" (ovvero come l'ha definita la stessa Meloni "la madre di tutte le riforme") una forma di presidenzialismo che prende a modello in particolare, guarda caso, le istituzioni dell'entità statale nazista e sionista di Israele.

La protesta dei giornalisti
Ma il governo e la sua maggioranza allargata a Renzi e Calenda sul bavaglio hanno fatto i conti senza l'oste. La larga maggioranza dei giornalisti italiani ha iniziato e attuato una serie di mobilitazioni fin dai giorni successivi all'approvazione del bavaglio, cosa che ha messo in difficoltà la stessa Meloni, che ha dovuto spostare (ufficialmente per motivi di salute) la sua conferenza stampa di fine anno al giorno 4 gennaio scorso, conferenza disertata per protesta da molti giornalisti, complici anche i terribili dati economici riguardanti il Paese, lo scandalo che sta travolgendo Salvini per il tramite della famiglia Verdini oltre alle decine di migliaia di morti palestinesi che pesano in ultima analisi anche sul groppone di questo infame governo (e di Mattarella) alleato di ferro dei nazisionisti e del boia Netanyahu.
La giunta esecutiva della Federazione nazionale della Stampa infatti ha invitato fin dal 22 dicembre scorso i giornalisti a disertare la conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni definita, in una nota, “espressione di una maggioranza che vuole stringere il bavaglio intorno all’informazione”. I giornalisti stanno organizzando presidi e proteste che dovrebbero portare fino allo sciopero generale.
La Rete NoBavaglio, si è unita alla Fnsi e all’Ordine dei giornalisti nell’appello al presidente Mattarella a non firmare il provvedimento “liberticida” ha affermato: “All’opinione pubblica per mesi sarà negato il diritto di essere informata su temi come la lotta alla corruzione e alla mafia. Non sarà possibile conoscere le accuse e le prove contestate alla persona finita in carcere. E quindi non si saprà se si tratta di una reclusione legittima o eccessiva. Di conseguenza saranno colpite anche le garanzie a tutela del cittadino indagato o arrestato”.
Secondo l'Ordine dei giornalisti: “Il divieto di pubblicare anche solo "stralci" delle ordinanze di custodia cautelare non ha nulla a che vedere con il principio di presunzione di innocenza, ma costituisce una pesante limitazione del diritto di cronaca”. Importante la presa di posizione contro il bavaglio da parte del pm antimafia di Catania, Sebastiano Ardita, che ha attaccato anche la controriforma giudiziaria Cartabia del governo Draghi: "Siamo nella fase in cui scompaiono le notizie che riguardano i fatti processuali dai giornali , mi preoccupa perché i fenomeni mafiosi sono fenomeni che riguardano la società nei quali i ricorsi storici sono la regola. Quindi noi rischiamo di tornare agli anni ’80 sul piano della forza militare di Cosa nostra e dall’altra parte trovarci non impreparati ma di più, depotenziati, scomparsi, senza notizie, senza conoscenza dei fatti della criminalità”.

Renzi e Calenda votano con la maggioranza del governo Meloni
Entusiasti del bavaglio oltre ai partiti ufficialmente in maggioranza anche Renzi e Calenda, quest'ultimo ha affermato: “l'iniziativa di Enrico Costa ha l'obiettivo di evitare lo scempio che abbiamo visto, cioè di persone che neanche rinviate a giudizio vengono distrutte sulla stampa con la pubblicazione di intercettazioni” e su un eventuale appoggio esterno al governo ha aggiunto: “Sulla giustizia l'apertura c'è già stata. Se Nordio (il Ministro della Giustizia ndr) manterrà le promesse fatte noi saremo con lui. Quanto al resto ho la mia idea e la esprimerò negli organismi di partito”.
Un vero delirio, non capiamo chi sia stato "distrutto" dalla sola pubblicazione di intercettazioni nel momento in cui poi non è stato nemmeno rinviato a giudizio, d'altra parte vige l'obbligatorietà dell'azione penale nel nostro ordinamento e il diritto dei cittadini ad essere informati. Calenda appoggia l'arcinota volontà di Nordio di combattere lo strumento delle intercettazioni, che rimane fondamentale specie nell'ambito dei processi di mafia, per reati ambientali e così via e quindi tutta la politica giudiziaria del governo neofascista Meloni, del quale lui e Renzi sono la ruota di scorta fin dal primo giorno, insieme ai “franchi tiratori” del PD e del M5S, si pensi solo all'elezione del camerata La Russa alla presidenza del Senato, avvenuta senza i voti di Forza Italia in polemica con la Meloni per questioni di poltrone, grazie al voto di senatori eletti con l'“opposizione”.
Quanto a Renzi si muove ormai apertamente esaltando il suo maestro Berlusconi, il defunto criminale nemico del popolo, fondatore del regime neofascista, a caccia di quello che ne rimane del suo elettorato, dei suoi "grandi elettori" borghesi e mafiosi e in vista di un suo riposizionamento sempre più a destra con altri arnesi provenienti dalla corte di Arcore, tanto che ha strumentalmente attaccato il governo Meloni al Senato su altre vicende definendolo "indegno di Berlusconi".
Quanto a PD e M5S fanno la voce grossa sulla vicenda, ma si guardano bene dall'attaccare Mattarella, che copre il governo anche sulla vicenda, invitandolo solo a non apporre la firma (praticamente scontata) dopo l'approvazione della norma anche al Senato, non annunciano alcun ostruzionismo parlamentare e non mobilitano la loro base nelle piazze del Paese denunciando il carattere fascista dell'ennesimo atto del nero governo in carica. Al massimo sembrano voler sfruttare strumentalmente la vicenda in chiave elettorale nella prospettiva delle prossime europee.
Il M5S ha dichiarato in commissione Giustizia alla Camera: “Prima la norma che coprirà malefatte dei colletti bianchi, ora il no al nostro Odg per una rapida approvazione della direttiva Ue sulla lotta alla corruzione. L’agenda Meloni è lasciare impunite le malefatte della borghesia mafiosa, dei corrotti, dei comitati d’affari”.
Il deputato del PD Sandro Ruotolo ha affermato: "Si nega all’opinione pubblica il diritto di essere informata su temi come la lotta alla corruzione e alla mafia. Da oggi siamo meno liberi”. Giusto, ma com'è possibile allora di fronte a tutto questo non chiedere almeno le dimissioni del governo?
Per noi marxisti-leninisti si tratta di una legge-vergogna, parte integrante della progressiva fascistizzazione del Paese in atto, che va affossata ad ogni costo nel quadro della lotta totale contro questo governo e questo regime.
Anche la vicenda del bavaglio dimostra quanto il PMLI sostiene fin dalla nascita del nero governo Meloni:la necessità impellente e prioritaria di abbattere il governo da sinistra e dalla Piazza, attraverso un ampio Fronte unito antifascista, che usi ogni mezzo, legale e illegale, violento e pacifico(purché si tratti di violenza di massa e non di piccolo gruppo)prima che possa fare ulteriori danni al nostro martoriato popolo e addirittura trascinarlo in un nuovo terribile conflitto mondiale, cosa che se avvenisse ci porterebbe ad invitare apertamente il nostro popolo alla guerra civile per impedire la partecipazione del nostro Paese.
Come affermato nell'esemplare Documento del CC del PMLI dell'ottobre 2022 contro il governo: "In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo.
Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Che gli autentici fautori del socialismo - donne, uomini, Lgbtqia+ - capiscano che il loro dovere rivoluzionario è di dare tutta la propria forza intellettuale, morale, politica, organizzativa e fisica al PMLI per il trionfo del socialismo in Italia."
Affossiamo la legge bavaglio!
Uniamoci contro il governo neofascista Meloni, per il socialismo e il potere politico del proletariato!

31 gennaio 2024