Allieve dell’Accademia di Modena molestate dall’ufficiale
“Mettetevi piegate e lavate i genitali ai cavalli”

La procura di Modena ha aperto un fascicolo d’inchiesta per “violenza privata, molestie persecutorie e abuso di autorità” nei confronti del tenente colonnello Giampaolo Cati a capo del centro ippico dell’Accademia militare, istituto storico che forma i futuri ufficiali dell’esercito e dell’Arma dei carabinieri.
Con spietata brutalità Cati “formava” i suoi allievi con rimproveri continui, scatti d’ira immotivati, umiliazioni e offese sull’aspetto fisico (“body shaming”) del tipo: “Devi dimagrire… ti faccio dimagrire io… se non monti a cavallo non dimagrirai mai”, e sessismo e stolkeraggio nei confronti delle allieve. “Se voglio, una persona la faccio impazzire fino al congedo, se voglio la distruggo attaccandomi al collo senza dargli respiro, sarei capace di inventarmi qualsiasi cosa sul suo conto, anche personale, pur di distruggere lui e la sua famiglia...” frasi del genere uscivano dalla bocca di Cati per intimorire i giovani allievi.
Ma è l’odioso comportamento sessista di cui si è macchiato Cati a motivare le accuse del pm Francesca Graziano: “Molestava continuamente il personale femminile con battute a sfondo sessuale, commenti sull'aspetto fisico... le vessava ordinando spesso di lavare i genitali dei cavalli come atto punitivo...”.
Il pluridecorato e “senza macchia” ufficiale Cati alle allieve che riteneva fisicamente “appetibili” imponeva umilianti lavori: “pulisci i genitali ai cavalli”. E mentre le povere ragazze erano piegate a fare ciò che Cati comandava lui le importunava con frasi tipo: “Ti tengo al maneggio per rifarmi gli occhi... mi sto sentendo con una delle tue parti, ma voi giù siete calde vero? Mamma mia come siete calde!... Come scopi bene con quella scopa”. O se il fisico della malcapitata non piaceva al Cati veniva vessata da costui con frasi tipo: “Sei grassa, goffa e incapace”. Per anni il tenente colonnello ha infastidito il personale femminile dell'accademia con frasi a sfondo sessuale e veri e propri abusi. Ed era anche solito a raccontare le sue avventure sessuali, come nell'occasione in cui ha mostrato ad un'allieva messaggi e immagini di donne mezze nude sul proprio smartphone, affermando che erano quelle che commentavano le sue foto sui social e "non vedevano l’ora di essere trombate". Alla stessa giovane avrebbe scattato una foto di spalle commentando pesantemente e a sfondo sessuale il suo aspetto fisico.
Tutto questo sudiciume è andato avanti fino a che 11 militari hanno trovato il coraggio di denunciare nel dicembre del 2021 i soprusi di Cati al generale Davide Scalabrin che ha girato le testimonianze ai magistrati della Procura ordinaria di Modena e della Procura militare di Verona. Quattro donne e sette uomini (sì perché il Cati ne aveva per tutti del tipo come il sergente nel noto film di Stanley Kubrick sui maltrattamenti e gli abusi nelle caserme di addestramento dei marines in Ameria: “Full Metal Jacket”) fra soldati semplici, sergenti e caporali, tutti naturalmente suoi sottoposti, tutti in servizio al Cim (Centro ippico militare). Maniscalchi, piantoni, palafrenieri, l’infermiera dei cavalli...
La cosa più imbarazzante è che Cati è rimasto operativo all'interno dell'Accademia di Modena aspettando un probabile processo, con un'altra mansione certo, ma sempre operativo nell'ambito dello Stato Maggiore dell'Accademia.
Non ci sarebbe da stupirsi, quindi, se alla fine l'ufficiale non venisse processato e neanche “congedato” per i reati commessi, in nome dell'“onor militare” impregnato fino al midollo di una concezione antifemminile, che relega le donne a ruoli subalterni rispetto agli uomini anche nelle carriere militari, e che non vengono tutelate e difese ma le espone ad abusi sessisti all'interno delle caserme e accademie militari.

7 febbraio 2024