Critiche Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp
L'inganno del governo sulle mille euro al mese agli anziani
Ne beneficeranno non più di qualche migliaio, solo dal 2025 e fino al 2026. Stanziati solo 500 milioni e non un miliardo

Accompagnato dalla solita roboante e ingannevole propaganda di governo, il Consiglio dei Ministri del nero governo Meloni ha varato il 25 gennaio scorso, il primo Decreto Legislativo di attuazione della legge 33 “Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”. Ora si avvia l’iter che prevede l’Intesa in Conferenza Unificata (Regioni e Comuni) e il parere del Parlamento.
Un provvedimento dovuto, doveva essere definita non oltre il 31 gennaio 2024, e comunque tardivo che riguarda oltre 14 milioni di anziani di cui 3,8 non autosufficienti e che dovrà disegnare l’architettura del sistema dei servizi per i prossimi due o tre decenni. Ma come tutte le “leggi quadro” è una cornice a cui mancano norme attuative e principalmente, risorse adeguate.
Le pensionate e i pensionati con i sindacati di categoria hanno condotto una battaglia più che ventennale per ottenere una legge che comprendesse servizi adeguati alle necessità della terza età e tutele e assistenza per i non autosufficienti e le loro famiglie; essa, a parte la demagogica teatralità con cui è stata presentata, non possiede le caratteristiche richieste, anche se sono state accolte diverse proposte di più di 60 associazioni di settore che fanno parte del Patto per la non autosufficienza.
“Il decreto legislativo stanzia complessivamente oltre un miliardo di euro per i primi due anni – ha dichiarato pomposamente la Meloni -. Risorse che servono a garantire all’anziano una vita serena, attiva, dignitosa. Nello specifico garantendo dove possibile il diritto di continuare a vivere e curarsi nella propria casa, semplificando e rafforzando l’accesso ai servizi ma anche le procedure di valutazione della persona non autosufficiente, introducendo in via sperimentale a scelta del cittadino una prestazione universale graduata in base al bisogno per i non autosufficienti più anziani e più gravi e con maggiori difficoltà economiche, che consiste nell’aumento di circa il 200% dell’importo dell’assegno di accompagnamento”. Che faccia tosta!
Cominciamo dal suo carattere sperimentale: infatti sarà effettiva dal 1° gennaio 2025 al 31 dicembre 2026, per il dopo chi vivrà vedrà. Come “prestazione universale” non quadra: è riservata solo agli ultraottantenni e fra essi solo ai casi gravissimi e indigenti in condizione cioè di “livello di bisogno assistenziale gravissimo”, con un valore Isee non superiore a 6.000 euro. Comunque per definire il “gravissimo” servirà una valutazione da parte dell'Inps delle cartelle cliniche e dei pareri medici. Allora quanti anziani non autosufficienti potranno usufruirne? Le stime del sindacato valutano poco più di qualche migliaio, circa il 0,3% del totale.
Per quanto riguarda l'aumento del 200% è tutto da vedere: solo a chi rientrerà nei parametri all'assegno di accompagnamento, attualmente pari a circa 531,76 euro, sarà aggiunta una quota integrativa definita "assegno di assistenza", pari a 1.000 euro al mese, finalizzata a remunerare il costo del lavoro di cura e assistenza svolto da lavoratori domestici o l'acquisto di servizi di cura e assistenza forniti da imprese qualificate per chi non può provvedere da solo a sé stesso. Ma l'"assegno" andrà restituito se non sarà stato in tutto o in parte usato, fermo restando il diritto a continuare a percepire l'eventuale indennità di accompagnamento. Nello sfacelo in cui proprio il nero governo Meloni ha fatto sprofondare qualsiasi servizio di assistenza socio-sanitario agli anziani, con la stangata della legge di Bilancio 2024 da 24 miliardi che taglia la sanità, l'assistenza sociale e le risorse ai Comuni e alle Regioni, non sarà certo facile ottenere quei servizi.
Al roboante quanto falso miliardo di euro propinato alla stampa dalla Meloni, di copertura finanziaria ci sono solo 500 milioni di euro, di cui 300 milioni previsti per l’anno 2025 e 200 milioni per l’anno 2026, peraltro “distratti” da altre spese. Si domanda Stefano Cecconi, segretario nazionale dello Spi Cgil: “Ma queste risorse dove sono? Infatti, dai testi circolati e che abbiamo potuto leggere, questo miliardo non c’è. Se così fosse sarebbe davvero clamoroso”. Per di più qualora il miliardo ci fosse non sarebbe affatto sufficiente a coprire le spese di accudimento di quanti si trovano nella condizione di non autosufficienza. “A noi non risulta il finanziamento annunciato da Meloni e quindi, – continua Cecconi - se fosse così, sarebbe una presa in giro per milioni di persone che aspettano da tempo risposte. Poi i 500 milioni sarebbero la metà di quanto dichiarato dalla presidente del consiglio, e, ancor più grave, si tratta di fondi sottratti ad altri capitoli di spesa e Pnrr. E assolutamente non aggiuntivi, come invece sostiene il governo”.
In un comunicato congiunto Spi Cgil, Fnp Cisl e Uil pensionati, dichiarano la propria insoddisfazione: “Attendiamo di valutare nel dettaglio il testo del decreto e di discuterlo – come ci era stato anticipato – . Ma certo non sono accettabili annunci e promesse sui finanziamenti per attuare la legge. Occorre individuare un percorso certo, che accompagni i decreti attuativi, per un progressivo e consistente incremento dei fondi, sociali e sanitario, per la non autosufficienza. Sappiamo bene che per fronteggiare seriamente l’invecchiamento della popolazione è fondamentale aumentare anche le risorse: le attuali non sono assolutamente proporzionate ai bisogni. Milioni di persone non possono più aspettare”.

14 febbraio 2024