Bloccare il revanscismo
No al museo delle Foibe
L'obiettivo del governo neofascista Meloni è consolidare l'anticomunismo come valore fondante della “nuova Italia” in camicia nera

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, ha approvato il disegno di legge che dà il via alla costruzione del "Museo del Ricordo” a Roma. La realizzazione e la gestione del museo, che costeranno alle casse pubbliche oltre 8 milioni di euro per il solo triennio 2024-2026, sarà nelle mani di una Fondazione costituita dal Ministero della Cultura e dalla Regione Lazio. Alla fondazione potranno partecipare liberamente anche altri soggetti pubblici e privati, che con tutta probabilità saranno le associazioni di esuli in mano all'estrema destra governativa o della cosiddetta “galassia nera neofascista”.

Un museo revisionista e revanscista
“La realizzazione del Museo è un dovere storico verso gli esuli istriani, fiumani e dalmata che hanno subito la dittatura comunista di Tito. Queste tragedie non devono essere dimenticate. Sono una parte importante della storia italiana e devono essere conosciute e comprese dalle nuove generazioni”. Queste le parole del ministro Sangiuliano nella conferenza stampa che ha chiuso l'annuncio di quella che si appresta ad essere la realizzazione concreta dello storico cavallo di troia del revisionismo fascista ed anticomunista nel nostro Paese, portatore di un evidente revanscismo nazionalista, qual è appunto il Giorno del Ricordo.
“Il museo,” aggiunge il ministro anticomunista, “avrà la funzione di essere custode e promotore di una doverosa memoria collettiva e nazionale. Gli orrori generati dai totalitarismi del XX secolo devono farsi testimoni concreti e attuali presso le nostre giovani generazioni e, soprattutto, presso quelle del futuro (…), un luogo-simbolo che ospiterà e farà emergere dall'oblio tutti i ricordi cancellati dalla storia.”. Eppure siamo certi che non ci sarà spazio per nulla di tutto ciò che è accaduto per mano del colonialismo fascista in Istria, così come in Albania, Grecia, Libia ed Etiopia, a partire dal campo di concentramento di Arbe, per finire alle stragi di Debra Libanos, Fiume o Domenikon, per citarne alcune. “Un dovere storico”, riprendendo ancora una volta le parole del Ministro, dei neofascisti al potere che pestano sull'acceleratore della riscrittura totale della storia.

L'obiettivo anticomunista di Sangiuliano
Non ripercorriamo le ormai note vicende del confine orientale più volte trattate sul nostro giornale; ci limitiamo a ricordare la loro strumentalizzazione in chiave revisionista, figlia di una visione ideologica fascista e antistorica che ignora il contesto di violenza ed i crimini fascisti e nazisti precedenti ai fatti, mentre riduce gli ultimi atti della Liberazione della Jugoslavia alla “barbarie slava” e adotta senza nessun fondamento storico la formula della pulizia etnica “anti-italiana” che non fu mai attuata.
Noi denunciamo con forza l'ultimo episodio di un sistematico martellamento culturale che tocca tutti i settori della vita, scolastico, mediatico ed ora anche museale, che il governo Meloni sta realizzando, finalizzata a sostituire l'ideologia antifascista, seppur borghese, che è radicata nel nostro Paese fin dalla Liberazione del 1945, con quella della destra più anticomunista, reazionaria e neofascista.
Questo processo, che non risparmia nulla e nessuno, avanza a grandi passi grazie anche alla sinistra borghese che gli fa gioco e che gli spalanca le porte. La finalità di Sangiuliano, Meloni e compagnia, in ultima analisi è quella di passare dall'antifascismo quale comune denominatore di massa dell'Italia repubblicana, all'anticomunismo come valore fondante della “nuova Italia” in camicia nera.

L'appoggio fattivo della “sinistra” istituzionale
D'altra parte è un fatto che tutte queste operazioni che si sono susseguite negli anni con una accelerazione impressionante nell'ultimo ventennio hanno avuto il beneplacito, quando non il vero e proprio consenso unanime, dei partiti della sinistra istituzionale. L'istituzione stessa nel 2004 del Giorno del Ricordo, la risoluzione anticomunista del parlamento europeo del 2019, e ancora la programmazione del film revisionista Rosso Istria, le Linee Guida del Ministero dell’Istruzione che indicano alle scuole come interpretare la complessa vicenda del confine orientale, il susseguirsi delle celebrazioni nei comuni di tutta Italia in occasione del 10 febbraio, oppure l'intitolazione di strade o piazze, la costruzione di statue e monumenti a gerarchi fascisti o a personaggi collusi con il regime, sono stati tutti realizzati in maniera bipartisan dalla destra e dalla “sinistra” di regime, che non ha battuto ciglio, pensando solo a trarre benefici elettorali immediati da questa sporca operazione.
Anche il fatto che la nota stessa del ministero che annuncia l'allestimento del museo affermi che “In attesa del Museo della Shoah, sulla cui realizzazione il Governo ha approvato una legge ad hoc a ottobre scorso, Palazzo Chigi dà il via libera anche al Museo del Ricordo a Roma (...)”, è un pericoloso parallelismo, una equiparazione fasulla e fuorviante, della quale la sinistra borghese non pare accorgersi. Da componente orma ultraliberista e borghese a tutto tondo, PD e compagnia finiscono per avallare la condanna del “comunismo”, ideologia che certamente non li rappresenta e dalla quale hanno preso dai tempi del PCI le distanze ergendosi a colonna portante del revisionismo storico e della decomunistizzazione delle masse popolari italiane, senza comprendere che a questo processo corrisponde inevitabilmente una rivalutazione storica del fascismo che spinge in questa direzione l'approccio culturale istituzionale del nostro Paese targato Meloni.

L'intervista di Sangiuliano a La Stampa
Se tutto ciò non bastasse a svegliare le menti sopite dall'opportunismo e dagli interessi i politicanti borghesi antifascisti, il carico da novanta è rappresentato da una intervista al quotidiano torinese La Stampa , rilasciata dal ministro Sangiuliano.
Tutto nasce da un siparietto di qualche settimana fa in cui il ministro della Cultura fu circondato da un gruppetto di intervistatori che gli chiesero a bruciapelo: “lei è antifascista?”. Invece di rispondere, Sangiuliano sfilò il microfono di mano ad uno di loro e chiese a sua volta “e lei è anticomunista?”, ripetendolo poi a tutti gli altri, andandosene col piglio mussoliniano.
Nell'intervista, titolata “Perché sono anticomunista”, Sangiuliano cita Albert Camus, le sedicenti repressioni nella Berlino Est del '53, i fatti di Ungheria del '56 e fa leva sul passaggio dal “comunismo all'anticomunismo” di tanti altri intellettuali europei. Allo stesso modo rilancia lo storico Stéphane Courtois che quantifica in 85 milioni le “vittime del comunismo”, del quale sarebbero conferma le pagine del Nobel Aleksandr Solženicyn e dello storico borghese Robert Conquest.
Ma siamo solo agli inizi, perché la vera arringa di Sangiuliano è contro il PCI e Togliatti, criticato guarda caso per il suo appoggio alla linea di Stalin, che noi sappiamo essere stato del tutto tattico e opportunistico. “Del resto, - dice Sangiuliano - molti protagonisti di quella stagione hanno documentato in saggi di memorialistica la contiguità del comunismo italiano con il peggiore stalinismo.” E potremmo continuare per righe e righe.
In sintesi, la rassegna di queste vomitevoli menzogne, serve al Ministro per arrivare al punto, e cioè all'esaltazione della già citata risoluzione dell'UE che equipara nazismo e comunismo che in Italia non avrebbe avuto la risonanza che merita, ed il monito circa la necessità di emulare Paesi europei che hanno già bandito simboli comunisti.

Cacciare subito il governo Meloni e tutti i suoi Ministri
“La storia d'Europa – chiude Sangiuliano - è certamente la lotta strenua al nazifascismo, sconfitto nel 1945, ma anche una dura lotta al comunismo, prima ancora culturale e poi politica. La risoluzione del Parlamento europeo è in linea con tutto ciò, e chi non si dichiara anticomunista non è in linea con i principi europei.”. Ed questo il punto sul quale la “sinistra” borghese concorda in larghissima parte, senza comprendere che questo passaggio, fra l'altro antistorico ed antitetico per sua natura, serve ai neofascisti di oggi come Sangiuliano e tutto il governo Meloni, a riabilitare il fascismo, fratello minore (secondo loro) del nazismo, e screditare la Resistenza italiana o straniera che sia.
Il governo Meloni continuerà senz'altro, nel solco tracciato dai precedenti, a nascondere i crimini fascisti commessi nei confini nazionali e nei Paesi esteri per oltre vent'anni, dei quali non si è mai parlato; mentre, come dimostrano anche le onorificenze consegnate dal Governo stesso ai parenti di alcuni “infoibati”, di fatto include nella memoria “Italiana” anche e soprattutto coloro che avevano combattuto dalla parte dei nazisti o che erano collusi con il colonialismo di regime.
Ciò che accade oggi in Italia, e anche in altri paesi europei purtroppo, attraverso lo sdoganamento nelle istituzioni e nelle piazze di braccia tese ed altri atti di chiara apologia del fascismo e del nazismo, accompagnate da episodi di intolleranza e di razzismo dilaganti, ci conferma che questo processo è già in atto e produce i suoi frutti, amari, velenosi e pericolosi anche per la stessa democrazia borghese. Gli antifascisti e le antifasciste devono pertanto unirsi al più presto per scongiurare l'apertura del museo delle Foibe, per chiedere e pretendere l'abolizione del Giorno del Ricordo, e soprattutto per cacciare al più presto il governo neofascista Meloni e tutti i suoi Ministri.

14 febbraio 2024