Oltre 29 mila morti e quasi 70 mila feriti
L'Unione africana appoggia l'accusa di genocido dei palestinesi commesso dai nazisionisti
Con Tel Aviv solo l'imperialismo Usa e la Ue
Via la flotta Ue guidata dall'Italia dal Mar Rosso e dal Golfo

La riunione dei ministri degli Esteri della Ue del 19 febbraio a Bruxelles dava il via libera formale alla missione navale Aspides, con mezzi forniti inizialmente da Francia, Germania, Italia e Belgio e al comando di un ammiraglio italiano che per conto del governo neofascista Meloni può sventolare il tricolore imperialista in una nuova area di guerra; la missione dice la Ue dovrebbe garantire la cosiddetta libertà di navigazione nei mari della regione ma in realtà serve per affiancare, seppur al momento dalla seconda fila, le forze navali di Usa e Gran Bretagna nella protezione dell'aggressione nazisionista contro i palestinesi di Gaza e Cisgiordania, e il Libano, Siria e Iran. Altrimenti non servirebbe un'area di intervento che va dal canale di Suez nel Mar Rosso al Golfo Persico, tutto attorno alla penisola arabica. Anche l'imperialismo europeo, come quello americano che finora ha bloccato ogni risoluzione vincolante del Consiglio di sicurezza dell'Onu a difesa dei palestinesi, sciorina quotidianamente ridicole preoccupazioni per i civili di Gaza che continuano a morire sotto le bombe nazisioniste ma in concreto agisce da complice del regime di Tel Aviv.
Il boia Netanyahu rilanciava intanto con la minaccia di radere definitivamente al suolo fra due settimane, non a caso provocatoriamente con l'inizio della ricorrenza religiosa islamica del Ramadan, anche l'ultimo rifugio dove ha segregato gli abitanti di Gaza, la città Rafah nel sud della Striscia, che tra l'altro il suo esercito demolisce un pezzo per volta; l'ultimo è stato l'ospedale Nasser, l’unico che era rimasto parzialmente funzionante nella Striscia ma che dal 18 febbraio ha dovuto chiudere l'attività a causa dei continui bombardamenti sionisti, senza carburante, energia elettrica, acqua e ossigeno e con le incursioni dei soldati fin dentro i reparti che hanno cacciato persino gli operatori dell'Oms. Tutta una serie di pratiche che sono crimini di guerra e confermano la volontà dei nazisionisti di continuare nel genocidio dei palestinesi.
Nella settimana del 19 febbraio sono iniziate le udienze pubbliche alla Corte di giustizia dell'Aja chieste dalle Nazioni Unite sulle conseguenze legali dei 56 anni di controllo militare e illegale occupazione sionista sulla Cisgiordania e su Gerusalemme est dove Tel Aviv ha costruito un vero e proprio sistema di apartheid contro i palestinesi. Il procedimento si affianca a quello in corso avviato sulla denuncia di genocidio presentata dal Sudafrica; una accusa considerata ammissibile del tribunale Onu che non ha comunque nessuna possibilità di fermare la mano criminale dei nazisionisti ma rappresenta lo stesso una importante denuncia politica e fornisce argomenti che smontano l'odiosa campagna propagandistica filosionista nei paesi imperialisti occidentali che bolla artificiosamente di antisemitismo chi non si allinea al boia Netanyahu. Ed è stata seguita da altre denunce politicamente importanti.
La prima è quella del presidente della Commissione dell'Unione africana, Moussa Faki, che dalla tribuna del 37esimo summit dell'Unione Africana (Ua) aperto il 17 febbraio ad Addis Abeba, di fronte a trenta presidenti e capi di governo è stato, denunciava "stanno sterminando il popolo palestinese" e chiedeva la cessazione immediata degli attacchi. Nel passaggio sulla situazione internazionale Faki sosteneva che "non solo si sono ampliate le disuguaglianze sociali, si sono moltiplicate le ingiustizie, ma prevalgono pubblicamente davanti agli occhi di tutti l’egemonia e il desiderio assurdo di risolvere le nostre differenze con la forza brutale e vana. Il caso più clamoroso è quello di Gaza in Palestina, letteralmente rasa al suolo, con un popolo quasi sterminato nell'integrità fisica di decine di migliaia di abitanti, umiliati nella loro dignità e privati di ogni diritto. Il diritto internazionale, il diritto internazionale umanitario, i diritti umani, la moralità in generale, vengono allegramente ignorati, calpestati, disprezzati".
In un precedente incontro col primo ministro palestinese dell'Anp Mohammad Shtayyeh, Faki aveva dichiarato che "condanniamo fermamente questi attacchi che non hanno precedenti nella storia dell'umanità. Vogliamo rassicurarvi sulla nostra solidarietà con il popolo palestinese".
Fra gli interventi al vertice registriamo quello di Azali Assoumani, presidente delle Comore e presidente uscente dell'Unione Africana che elogiava il Sudafrica per il ricorso all'Aja e condannava "il genocidio che Israele sta commettendo in Palestina sotto ai nostri occhi. La comunità internazionale non può voltare le spalle di fronte alle atrocità commesse, che non solo hanno creato il caos in Palestina, ma hanno anche conseguenze disastrose nel resto del mondo".
Fra gli ospiti del vertice, il presidente brasiliano Lula, che già due giorni prima in visita al Cairo aveva dichiarato che "non c'è alcuna giustificazione per la risposta israeliana contro il movimento di Hamas" e dalla tribuna Ua denunciava: "ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza non è una guerra, è un genocidio. Non è una guerra di soldati contro soldati. È una guerra tra un esercito altamente preparato contro donne e bambini. Ciò che sta accadendo nella Striscia di Gaza al popolo palestinese non è accaduto in nessun altro momento della storia. In realtà è successo: quando Hitler ha deciso di uccidere gli ebrei". Un paragone calzante che ha fatto infuriare i nazisionisti.
Il genocidio palestinese è palese, in Italia rimbalzava dalla tribuna del festival di Sanremo dove un giovane cantante chiedeva lo stop al genocidio e l'ambasciatore sionista in Italia pretendeva immediata scomunica ai vertici Rai, l'apparato di propaganda della neofascista Meloni: la otteneva e risvegliava pure l'anima filosionista del PD Fassino che si scagliava contro "chi ha usato la parola genocidio contro Israele“. Era il preludio alla vergognosa intesa sulla mozione in parlamento del 14 febbraio tra il governo neofascista della Meloni e i centristi del PD della Schlein su una quanto più possibile innocua per i criminali di Tel Aviv richiesta di "cessate il fuoco umanitario", neanche la fine della guerra, lontanissima da fermare il massacro palestinese arrivato a 30 mila vittime. Un numero impressionante di vittime che ha portato anche il segretario di Stato del Vaticano, il Cardinale Pietro Parolin, a sostenere che la reazione dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre è stata sproporzionata, e ha dovuto subire le ire del governo e di esponenti sionisti.
Per rispondere alla condanna del presidente brasiliano Lula, il boia Netanyahu lo accusava di aver "disonorato la memoria di sei milioni di ebrei assassinati dai nazisti e demonizzato lo Stato ebraico come il più virulento degli antisemiti", ripetendo la versione inaccettabile che oggi come ai tempi dell'Olocausto lui è nella parte della vittima e non dell'assassino. Ricordiamo che alla fine dello scorso ottobre l'ambasciatore sionista all'Onu si appuntò sul petto la stella gialla di David, il come i nazifascisti marchiavano gli ebrei, chiedendo una condanna delle "atrocità di Hamas". Noi siamo ancora le vittime, sottintendeva il gesto tanto vigliacco, una pagliacciata smascherata dallo stesso presidente dello Yad Vashem, l'Ente nazionale per la Memoria della Shoah con sede a Gerusalemme: "Disonora le vittime dell'Olocausto e lo stato di Israele. La stella gialla simboleggia l'impotenza del popolo ebraico, alla mercé di altri. Oggi abbiamo un Paese indipendente e un esercito forte. Siamo padroni del nostro destino, oggi mostriamo una bandiera bianca e blu, non una stella gialla".
Per quanti sforzi facciano i nazisionisti non possono ribaltare l'ovvia verità, loro sono i carnefici mentre la vittima è il popolo palestinese. La denuncia e la condanna del genocidio palestinese non è una affermazione antisemita, contro gli ebrei, ma una denuncia contro la politica dei carnefici sionisti che considerando la Palestina "una terra senza popolo", cancella i diritti dei palestinesi. Nel luglio 2022, appena sceso dall'aereo a Tel Aviv, Biden aveva dichiarato che "non devi essere ebreo per essere sionista”. Infatti basta essere un imperialista. Così come ci sono tanti ebrei che non sono sionisti, come gli ebre americani che si sono pronunciati contro la guerra e il massacro palestinese o i pochi ma coraggiosi pacifisti in Israele presi di mira dal regime e dai gruppi nazisti solo perché aderivano alla richiesta di cessate il fuoco.
D'altra parte come definire se non una politica di deliberato genocido quella dei nazisionisti che al 19 febbraio registra oltre 29 mila morti e quasi 70 mila feriti, in gran parte donne e bambini. Alla stessa data l'esercito sionista annunciava la morte di un soldato paracadutista nel Sud di Gaza, con tanto di nome e cognome per farlo sentire come "uno di noi", per un totale di 235 morti a partire dal 7 ottobre. Un funzionario di Hamas della delegazione ospitata in Qatar dichiarava il 19 febbraio che l'organizzazione della resistenza palestinese stimava in circa 6 mila il numero dei combattenti morti nei quattro mesi di guerra a Gaza, la metà di quelli dichiarati da Tel Aviv. In ogni caso è l'evidente effetto della criminale rappresaglia di tipo hitleriano nel rapporto maggiore di 1 a 100.

21 febbraio 2024