Neofascisti alla festa dell'Ambasciata di Putin

Lo scorso 8 febbraio a Roma presso l’Ambasciata della Federazione Russa tre noti neofascisti italiani - Maurizio Murelli, Rainaldo Graziani e la moglie di quest'ultimo, Ines Pedretti – hanno partecipato su diretto invito dell'ambasciatore russo in Italia, Alexei Vladimirovich Paramonov, alla Giornata dei diplomatici russi, una solennità civile festeggiata annualmente nel mondo in tutte le sedi diplomatiche e consolari di quel Paese.
Tra gli invitati ricevuti dall’ambasciatore russo in Italia – come si può leggere nel comunicato ufficiale che annuncia l'evento - ci sono “rappresentanti del corpo diplomatico dei Paesi amichevoli accreditati a Roma, personalità pubbliche ed esponenti del mondo culturale italiano, giornalisti e amici connazionali” e i tre sono stati invitati in qualità di esponenti di quella parte del mondo culturale italiano – l'estrema destra nazifascista – che è in prima linea nel supporto incondizionato al regime di Putin che, in modo contraddittorio, da una parte tuona quotidianamente contro quello che lui definisce il nazifascismo ucraino e dall'altra accetta di buon grado il sostegno di tutti i gruppi nazifascisti presenti in Europa e non solo.
Quest'anno a Roma durante la Giornata dei diplomatici russi è stata ricordata la figura di Dar'ja Aleksandrovna Dugina, la ventinovenne figlia del filosofo di estrema destra nonché ideologo del Cremlino Dugin, che fu uccisa dallo scoppio di un'autobomba nel 2022 in Russia, un episodio ancora non chiarito: “noi apprezziamo moltissimo – si legge nella parte finale dell'intervento dell'ambasciatore russo per commemorare la Dugina, riportato su Facebook da Murelli - che i nostri amici italiani, il compositore Angelo Inglese, Ines Pedretti, Annamaria Rossano e Elena Tsarenko non abbiano guardato con indifferenza alla storia di questa giovane e talentuosa donna russa che è stata filosofo e giornalista pubblicista; e siamo loro grati per aver ritenuto doveroso immortalare, in musica e poesia, i suoi nobili slanci spirituali, la sua ricerca intellettuale e la battaglia da lei intrapresa perché l’umanità potesse perseguire un futuro radioso”. Il riferimento dell'ambasciatore a Ines Pedretti è dovuto al fatto che quest'ultima è responsabile della cooperativa sociale di estrema destra Arnia che si occupa anche di editoria e che ha pubblicato lo scorso anno – con una prefazione della stessa Pedretti – lo spartito e il testo della 'Cantata scenica per Dar'ja', un'opera musicale dedicata alla figlia dell'ideologo di Putin. La prima mondiale dell'opera è stata eseguita il 20 agosto 2023, primo anniversario della morte di Dar'ja Aleksandrovna Dugina, alla Corte dei Brut, un locale di Gavirate, in provincia di Varese, di proprietà di Rainaldo Graziani, marito della Pedretti, che ha già in precedenza organizzato eventi ai quali hanno partecipato personaggi legati al regime di Putin ed estremisti neofascisti.
I tre neofascisti che hanno partecipato all'evento dell'ambasciata – Murelli, Graziani e Pedretti – avevano incontrato personalmente Dar'ja Aleksandrovna Dugina nel 2018 in un incontro a Roma, quando Rainaldo Graziani aveva annunciato la riapertura del Centro studi Ordine Nuovo che ha come simbolo l’ascia bipenne, simbolo dell'organizzazione neofascista Ordine Nuovo che fu sciolta nel 1973 dal ministero dell’Interno.
Nell’estate 2019 i tre neofascisti organizzavano un ciclo di undici conferenze in Italia – una delle quali proprio alla Corte dei Brut - del padre della ragazza, il filosofo russo di estrema destra Aleksandr Gel'evič Dugin, il 12 dicembre di quell'anno Graziani ringraziava su Facebook i militanti di Ordine Nuovo nel giorno del cinquantesimo anniversario della strage di Piazza Fontana compiuta, come hanno accertato numerose sentenze, proprio da militanti di Ordine Nuovo.
I nomi di Maurizio Murelli e di Rainaldo Graziani rimandano immediatamente alla violenza neofascista degli anni Settanta dello scorso secolo.
Il primo – che oggi è diventato un editore e un ideologo di riferimento dell’estrema destra - fu condannato a 18 anni di reclusione per concorso in omicidio per avere fornito la bomba a mano con cui nel 1973 a Milano durante una manifestazione neofascista viene ucciso l’agente di polizia Antonio Marino. Come editore esordì nel 1978 con la rivista Quex animata dal terrorista pluriomicida Mario Tuti, quindi fondò nei decenni successivi la Aga Editrice e la rivista Orion che costituirono un punto di riferimento dell’estrema destra italiana.
Rainaldo Graziani è il figlio di Clemente Graziani, cofondatore insieme a Pino Rauti dell'organizzazione di estrema destra Ordine Nuovo, ed è anche egli attivo da decenni nella promozione di iniziative di estrema destra: in modo particolare, nel 2017 rifonda l’organizzazione neofascista del padre attraverso l’associazione REuropa i cui domini telematici - centrostudiordinenuovo.org e ordinenuovo.org - sono di proprietà della Cooperativa sociale Arnia presieduta da Ines Pedretti, sua moglie.
Quest'ultima, attivista neofascista sin dall'adolescenza, è nipote di una giovane fascista delatrice di Gavirate che si chiamava anche essa Ines Pedretti e che fu condannata a morte da un Tribunale del Popolo poiché, in qualità di delatrice dell'Ufficio politico investigativo della Guardia nazionale repubblicana di Varese, provocò, fingendosi contraria alla Repubblica Sociale Italiana mentre in realtà spiava per essa, la cattura di decine di antifascisti e la condanna a morte di almeno 12 di essi.
È chiaro che Putin e il suo regime hanno già stretti legami – tramite Dugin – con l'estrema destra italiana, ed è altrettanto chiaro che intendono evidentemente rafforzare tali legami con personaggi – Murelli, Graziani e Pedretti - che certamente rappresentano in patria un'estrema destra eversiva e nei loro rapporti internazionali un pericolo, essendo riusciti a instaurare un rapporto privilegiato con l'ideologo di Putin il quale peraltro da capitalista pragmatico e imbroglione quale egli è, oltre all'appoggio dell'estrema destra dichiarata riceve anche l'appoggio dei rossobruni che confondono le masse lavoratrici in quanto si presentano come marxisti ma che in realtà con il movimento operaio sia di ieri sia di oggi non hanno mai avuto nulla a che vedere.
Dunque in soccorso di Putin c'è un'accozzaglia di inquietanti personaggi nazifascisti dichiarati come questi tre e falsi comunisti come Rizzo, rossobruni come Francesco Toscano e fascioleghisti come Salvini, ma anche anticomunisti di stampo liberale come il direttore del Fatto che sul suo quotidiano si è subito affrettato a scrivere che “senza elementi certi, non si può neppure affermare” che sia Putin il mandante della morte in carcere dell'oppositore Navalny.

21 febbraio 2024