Non ci erano riusciti Moratti, Gelmini e Renzi
Valditara restaura la “scuola di avviamento” per i figli delle masse popolari
Segna la fine dell'istruzione uguale per tutti

Il 21 dicembre la commissione VII (Istruzione, Ricerca, Cultura) del Senato ha concluso l'esame del disegno di legge S.924 che riforma l’istruzione tecnico-professionale con l’introduzione del cosiddetto modello 4+2.
La stessa commissione ha conferito il mandato alla senatrice di FdI Ella Bucalo di relazionare in Aula il DdL varato dal Consiglio dei ministri lo scorso 18 settembre su proposta del ministro fascioleghista dell'Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara che introduce la cosiddetta “filiera dell’istruzione tecnico-professionale” e affida un ruolo di primo piano ai 143 Istituti tecnici superiori ITS, ribattezzati ITS Academy, con l'obiettivo di accorpare gli istituti tecnici e professionali di Stato (che oggi sono articolati in cinque anni di studi, biennio più triennio di specializzazione) con i corsi triennali di istruzione e formazione professionale, ossia gli Ifp e gli Iefp, attualmente gestiti dalle Regioni, per dar vita ai cosiddetti “Campus Academy”, ossia a una vera e propria scuola di avviamento al lavoro di gentiliana memoria in cui saranno confinati i figli delle masse popolari, privati di fatto della possibilità di proseguire gli studi universitari e condannati a “imparare un mestiere” per fornire braccia e forze fresche ai padroni e alle borghesie locali e costretti a rimpiazzare i propri genitori nei lavori più umili, faticosi e meno pagati proprio come avveniva durante il fascismo.

Il modello 4+2
Si tratta del peggiorato modello 4+2 già introdotto dall'ex ministro di area Pd Patrizio Bianchi durante il governo Draghi col decreto legge 23 settembre 2022, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 novembre 2022, n. 175, alla quale, al Capo III, Sezione III, dell'articolo 25, il DdL Valditara aggiunge l'articolo 25-bis che regola appunto “lo sviluppo della filiera formativa tecnologico-professionale costituita dai percorsi sperimentali del secondo ciclo di istruzione di cui al comma 2, dai percorsi formativi degli istituti tecnologici superiori (ITS Academy) di cui alla legge 15 luglio 2022, n. 99, dai percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP) di cui al capo III del decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226, e dai percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS) di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 gennaio 2008, pubblicato nella Gazzetta ufficiale 11 aprile 2008, n. 86”.

Una scuola al servizio dei padroni
Il DdL Valditara infatti è composto da tre soli articoli che si sposano alla perfezione con tutte le precedenti controriforme scolastiche aggiungendo solo piccole modifiche studiate a tavolino e calate dall'alto sulla testa di studenti, insegnanti, personale Ata e genitori per “rispondere alle esigenze del settore produttivo nazionale secondo gli obiettivi del Piano nazionale 'Industria 4.0'”.
Terminato il percorso quadriennale, si legge fra l'altro nel DdL, gli studenti proseguiranno la formazione per un altro biennio negli Its Academy, nei quali prevarrà di gran lunga l’istruzione pratica. L’idea è quella di un “campus tecnologico professionale” che raccoglierà studenti da ogni indirizzo tecnico e professionale e dove l'attività di insegnamento sarà affidata attraverso “la stipula di contratti di prestazione d’opera per attività di insegnamento” anche a “soggetti esperti provenienti dal mondo del lavoro e delle professioni”.
Una “filiera”, termine mutuato non a caso dal sistema di produzione aziendale capitalistica, che “produce” non più studenti istruiti e preparati culturalmente, stimolati a sviluppare lo spirito critico e l'autonomia di pensiero; ma studenti-robot, docili e mansueti, giovani “disciplinati e meritevoli” addestrati a svolgere una determinata mansione lavorativa, già pronti e preparati a diventare non la nuova classe dirigente ma schiavi salariati di un ingranaggio della grande catena di montaggio e sfruttamento del sistema capitalista.
Una “filiera” che spaccia l’addestramento professionale e i PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l'Orientamento, ex alternanza scuola lavoro) come “una grande opportunità per i giovani” col chiaro intento di favorire l'espulsione degli studenti privi di mezzi dal sistema scolastico di istruzione e avviarli precocemente al lavoro una volta concluso l’obbligo scolastico a 16 anni.

Flessibilità e quadro orario
Non a caso il DdL Valditara in aggiunta alla quota del 25% di flessibilità oraria introdotta con la legge sull'autonomia scolastica di berlingueriana memoria, introduce ulteriori quote di flessibilità oraria a disposizione della scuola che vanno “dal 14,8% per il biennio, al 17,6% per il secondo biennio e 43,75 per il quinto anno, con il fine di attivare attività collegate al territorio con il fine di potenziare i PCTO, tirocini, stage e percorsi orientativi in coerenza con il profilo educativo, culturale e professionale (PECUP) per rafforzare i collegamenti con il mondo del lavoro anche a livello internazionale”.
La riforma prevede anche una rimodulazione degli orari con forte incremento delle ore dedicate alle materie di indirizzo e più professionalizzanti con aumenti consistenti delle attività laboratoriali, PCTO e stage aziendali che vengono così articolate:
Nel primo biennio le materie comuni di cultura generale: Italiano, Matematica, ecc. che attualmente ammontano a 1221 ore saranno ridotte di 99 ore a vantaggio del monte orario di indirizzo che salirà a 891.
Nel secondo biennio le materie comuni scenderanno ancora a 990 ore e le materie di indirizzo saliranno a 1122 . Nel quinto anno le 990 ore complessive saranno così riformulate: 462 ore materie comuni e 528 ore materie e attività di indirizzo.

Potenziamento dei PCTO
Non a caso il DdL prevede un forte potenziamento dei PCTO fino a 400 ore l’anno che saranno obbligatori già a partire dal secondo anno e saranno gestiti da “insegnanti esperti provenienti anche dal mondo delle aziende” ossia imprenditori, tecnici e caporeparto di imprese “fortemente legate alla filiera del territorio” che avranno così mano libera per sfruttare schiere di giovani studenti costretti a lavorare gratis per incrementare la competitività e i profitti dell'azienda.
A tal fine il DdL prevede “anche la promozione di accordi di partenariato per incrementare i PCTO e i contratti di apprendistato, valorizzando le opere soggette a diritto d’autore e proprietà industriale realizzate nei percorsi tecnici e professionali”.
A confessarlo sono lo stesso ministro Valditara e la sua sottosegretaria al ministero dell’Istruzione e del “Merito”, Paola Frassinetti i quali, subito dopo l'approvazione del DdL in commissione Cultura al Senato, hanno chiaramente precisato che: “L’obiettivo prioritario di questo governo è quello di ottenere per i nostri studenti diplomi sempre più qualificati che consentano loro di trovare facilmente occupazione... Si tratta di una riforma ambiziosa, molto attesa dal mondo produttivo... sarà più forte il raccordo fra scuola e impresa... Il nostro obiettivo è che i giovani abbiano la preparazione adeguata per trovare più rapidamente un impiego qualificato e che le imprese abbiano le professionalità necessarie per essere competitive”.

Scuole e CSPI hanno già bocciato la sperimentazione 4+2
Una ghiotta occasione specie per le grandi imprese del Nord-Est a cui Valditara fra esplicito riferimento tanto è vero che per forzare i tempi di approvazione del suo DdL e soddisfare il più velocemente possibile le esigenze delle aziende il 7 dicembre il ministro fascioleghista ha anche tentato di imporre per decreto l'attuazione della riforma attraverso l'emanazione di un Decreto Ministeriale e un Decreto Dipartimentale con allegato l'”invito” rivolto a tutti gli istituti tecnici e professionali ad aderrire al “Progetto nazionale di sperimentazione relativo all’istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale” che nelle intenzioni di Valditara sarebbe dovuto partire già dall’anno scolastico 2024/25.
Un “invito” che, nonostante la proroga dei termini per le candidature degli istituti fino al 12 gennaio, è stato rispedito al mittente dalla stragrande maggioranza delle scuole italiane che non hanno aderito alla sperimentazione del modello 4+2 che è stata bocciata anche dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) nella seduta plenaria 116 del 04/12/2023 esprimendo parere contrario sia al Decreto ministeriale che alla relativa proposta di sperimentazione.
Si tratta infatti di una controriforma che segna la fine del sistema unico nazionale dell'istruzione pubblica in gran parte già smantellato dalle precedenti controriforme scolastiche varate nel corso degli ultimi decenni sia dai governi di “centro-destra” ma anche e soprattutto dai governi di “centro-sinistra” a cominciare dalla cosiddetta “autonomia scolastica” di Luigi Berlinguer nel 2000 col governo Prodi fino agli ITS-campus di Patrizio Bianchi con Draghi nel 2022, passando per la legge delega al governo Berlusconi di Moratti 2003 e Gelmini 2011 e la famigerata “Buona scuola” di Renzi e Toccafondi nel 2017 che, pezzo dopo pezzo, hanno demolito la scuola pubblica offrendo ora su un piatto d'argento al governo neofascista Meloni l'opportunità di dare piena attuazione alla scuola capitalista, neofascista, classista, meritocratica, aziendalista, autonomista, punitiva e militarizzata ispirata al motto mussolinaino “libro e moschetto fascista perfetto” e già invocata fin dagli anni '80 dal piano della P2 di Gelli.

La restaurazione dell'avviamento al lavoro neofascista
Una controriforma che di fatto cancella il diritto allo studio e i principi di eguaglianza e unitarietà del sistema scolastico nazionale, opera una netta separazione classista fra istruzione liceale e formazione tecnico-professionale, azzera di colpo tutte le conquiste ottenute dal movimento studentesco dal Sessantotto in poi, a cominciare dal riconoscimento della pari dignità fra istruzione liceale e tecnico-professionale, e instaura un doppio binario di istruzione che prevede, da una parte, i licei, riservati alle studentesse e agli studenti di estrazione borghese con condizioni economiche e sociali medio-alte che saranno maggiormente favoriti e facilitati nel raggiungimento dei livelli più alti dell'istruzione universitaria e specialistica e, dall'altra parte, gli istituti tecnici e professionali che saranno trasformati in veri e propri centri di addestramento e avviamento al lavoro precoce gestiti dalle Regioni, al servizio dei padroni e delle borghesie locali e riservati invece alle studentesse e gli studenti di estrazione proletaria, privati della possibilità anche se “capaci e meritevoli” di intraprendere gli studi universitari e condannati a ingrossare l’esercito di sfruttati.

La combinazione devastante con l'autonomia differenziata
Si tratta di un attacco senza precedenti al sistema pubblico dell'istruzione che sprigionerà i suoi effetti più devastanti in combinazione con il DdL sull'autonomia differenziata imposta dall'altro ministro fascioleghista Roberto Calderoli già approvata dal Senato il 23 gennaio scorso, di cui la scuola, insieme alla sanità e ai beni ambientali e culturali, è tra gli obbiettivi principali da colpire con l'istituzione di 20 diversi sistemi di istruzione su base regionale, la frantumazione dei programmi che adesso sono unificati a livello nazionale e la deregolamentazione del sistema di reclutamento, formazione e retribuzione dei docenti e del persona Ata.
Altro aspetto grave del DdL Valditara è sicuramente il ruolo che esso attribuisce all’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) cui sarà demandato anche il compito di certificare l’accesso agli ITS per i percorsi sperimentali di Istruzione e Formazione Professionale. Ciò equivale alla totale messa in discussione del valore legale del titolo di studio finora attestato dagli esami di stato. Affidando inoltre, un ruolo inappropriato all'Invalsi, che travalica la funzione attribuitogli dalla legge stessa, ovvero quella di rilevare solo gli aspetti valutativi e formativi del sistema scolastico.

Il voto “politico” di condotta
Il terzo e ultimo articolo del DdL è intitolato “Revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti” reintroduce il voto di condotta e la valutazione del comportamento dell’alunna e dell’alunno anche nella scuola primaria e imprime un ulteriore giro di vite ai provvedimenti disciplinari per “mettere in riga gli studenti indisciplinati”.
Va ricordato che il voto di condotta è un voto politico, il manganello disciplinare da sempre impugnato dai dirigenti scolastici più reazionari per punire, reprimere, intimidire, isolare e discriminare gli studenti e le studentesse più rivoluzionari che osano ribellarsi all'ordine scolastico neofascista. Non a caso fu spazzato via dalle grandi rivolte studentesche del Sessantotto e del Settantasette; non a caso viene ora reintrodotto dal governo neofascista Meloni e, sempre non a caso, durante il suo recente intervento dal palco di Pontida, Valditara ha indicato il Sessantotto come “la causa di tutti i mali della scuola”.
Altro che “ripristinare la cultura del rispetto e affermare l’autorevolezza dei docenti” come afferma Valditara nel tentativo di guadagnarsi l'appoggio di docenti e genitori.
Il disegno di legge prevede che la valutazione del comportamento dell’alunna e dell’alunno della scuola primaria è espressa collegialmente dai docenti con un giudizio sintetico.
Per le alunne e gli alunni della scuola secondaria di primo grado, la valutazione del comportamento è espressa in decimi e sarà considerata ai fini del calcolo della media (come già avviene per gli studenti della scuola secondaria di secondo grado).
Se la valutazione del comportamento è inferiore a sei decimi, il consiglio di classe delibera la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato conclusivo del percorso di studi.
Nel caso di valutazione del comportamento pari a sei decimi, il Consiglio di classe assegna un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale da trattare in sede di colloquio dell’esame conclusivo del secondo ciclo.
Ai fini dell’attribuzione del credito scolastico, il punteggio più alto può essere attribuito se il voto di comportamento assegnato è pari o superiore a nove decimi.
La sospensione e l’allontanamento dalla scuola, fino a un massimo di due giorni, comporta il coinvolgimento dello studente in attività di approfondimento sulle conseguenze dei comportamenti che hanno determinato il provvedimento disciplinare. L’allontanamento dalla scuola di durata superiore a due giorni comporta lo svolgimento, da parte dello studente, di attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate con le istituzioni scolastiche e individuate nell’ambito degli elenchi predisposti dall’Amministrazione periferica del Ministero dell’istruzione e del merito. Tali attività, se deliberate dal consiglio di classe, possono proseguire anche dopo il rientro in classe dello studente, secondo principi di temporaneità, gradualità e proporzionalità.
La bocciatura è prevista anche nel caso di comportamenti che configurano mancanze disciplinari gravi e reiterate, anche con riferimento alle violazioni previste dal regolamento di istituto e in particolar modo in presenza di atti violenti o di aggressione nei confronti del personale scolastico e/o di altri studenti.
Agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che abbiano riportato una valutazione pari a sei decimi nel comportamento, il Consiglio di classe in sede di scrutinio finale è tenuto a sospendere il giudizio senza riportare immediatamente un giudizio di promozione, subordinandolo alla presentazione da parte degli studenti, prima dell’inizio dell’anno scolastico successivo, di un elaborato critico in materia di Cittadinanza attiva e solidale assegnato dal consiglio di classe in sede di scrutinio finale, la cui mancata presentazione o la cui valutazione, da parte del consiglio di classe, non sufficiente comportano la non ammissione dello studente all’anno scolastico successivo.

Il modello neofascista dell'istruzione
Altro che “Riportiamo la cultura del rispetto nelle scuole” come ha detto la neofascista Meloni. Con questa controriforma mutuata dallo slogan neofascista “merito, ordine e disciplina” Meloni e Valditara puntano a rimettere la camicia nera alla scuola pubblica italiana e irregimentare le studentesse e gli studenti.
Altro che “Riforma fondamentale per valorizzare i nostri giovani”! Meloni e Valditara vogliono rimettere la camicia nera alla scuola pubblica italiana per permettere solo ai rampolli della borghesia di raggiungere i livelli più alti dell’istruzione e ottenere così il “diritto” a far parte di quella classe di “eccellenze” da cui verranno selezionati i nuovi quadri dirigenti del capitalismo e della classe dominante borghese; mentre gli studenti meno abbienti, privi di mezzi e sostegno economico vengono abbandonati a se stessi, confinati nei livelli più bassi dell’istruzione tecnica e professionale e condannati all'emarginazione, all'oppressione e allo sfruttamento a vita. Esattamente come fece Mussolini negli anni Venti che affidò al filosofo del fascismo Giovanni Gentile il compito di elaborare “la più fascista delle riforme” per assoggettare l’istruzione pubblica e tutto il personale docente al controllo diretto del Partito Nazionale Fascista e del padronato.
Curiosamente anche allora il nome del ministero della Pubblica Istruzione fu cambiato e assunse la denominazione di “Ministero dell’Educazione Nazionale” allo scopo di renderlo più adatto al progetto di progressiva fascistizzazione della scuola attribuendogli un ruolo fondamentale per la manipolazione ideologica, per la creazione del consenso a livello di massa e per fornire carne da cannone al capitalismo e all’imperialismo italiani ben sintetizzato dallo slogan “Libro e moschetto fascista perfetto”.

21 febbraio 2024