Niente salario agli operai ex Gkn
Borgomeo non paga
Qf disdetta unilateralmente gli accordi sindacali interni

Dopo aver preso in giro i lavoratori con false promesse e fumosi piani di reindustrializzazione mai presentati al tavolo ministeriale; dopo aver messo alla fame per dieci mesi i lavoratori in lotta rifiutandosi di pagare stipendi e cassa integrazione, costringendo la maggior parte dei circa 500 operai ex Gkn a licenziarsi, e dopo aver tentato di licenziare in tronco tutti i 185 lavoratori “irriducibili” rimasti in assemblea permanente dentro lo stabilimento, il 13 febbraio il padrone di Qf-exGkn Francesco Borgomeo e il suo perfido liquidatore Gianluca Franchi sono tornati alla carica e, nel corso della riunione del Comitato di proposta e verifica istituito presso la Regione Toscana insieme al Comune di Campi Bisenzio, la Città Metropolitana di Firenze, il Comune di Firenze, le organizzazioni sindacali di categoria Fiom-Cgil, Uilm, Usb e la Rsu aziendale, nell’ambito dell’accordo Qf-ex Gkn del gennaio 2022, hanno confermato la volontà di continuare a non pagare i salari arretrati, si sono dichiarati indisponibili al confronto e hanno ribadito di non voler sottoscrivere nessun accordo per agganciare almeno gli ammortizzatori sociali e la cassa integrazione fino a quando il presidio e l’assemblea permanente dei lavoratori non verranno sgomberati.
Borgomeo e Franchi hanno rispedito al mittente perfino la bozza di accordo proposto dalla Regione Toscana che prevede fra l'altro “il superamento del presidio dei lavoratori a fronte del raggiungimento di un accordo complessivo, anche consentendo operazioni di smantellamento dello stabilimento finalizzate alla reindustrializzazione”.
In vari post pubblicati sulle proprie pagine social il Collettivo di fabbrica ex Gkn denuncia il ritorno della “tattica della fame” per sgomberare lo stabilimento e dare il via a una grande speculazione immobiliare.
“L’azienda – denunciano i lavoratori - non paga gli stipendi e non chiede l’ammortizzatore sociale. Prende tempo, sapendo che questo tempo serve a logorarci. Così non solo vuole costringere al licenziamento, ma si prepara anche il terreno per la svendita finale della lotta. Vogliono operai disperati e messi nell’angolo, pronti a dire sì a qualsiasi cosa. Loro la chiamano ‘restituzione dello stabilimento’. La verità è un’altra. Lo stabilimento è loro. Non si sa quanto l’hanno pagato e che accordi hanno fatto con Melrose, ma lo stabilimento è loro. Solo che non hanno mai avuto né un vero piano industriale né vogliono esercitare una funzione imprenditoriale. Ciò che chiedono è il vuoto: licenziare tutti, smantellare, nel silenzio di un territorio, senza chiarezza e senza prospettiva di lavoro. Ciò che chiedono è la resa di un territorio. È lo stesso piano di Melrose, con altri mezzi”.
Il Colletivo e la Rsu puntano il dito anche contro “Il governo che ha deciso di ‘elettoralizzare’ il rapporto con i territori che ad oggi non controlla, marginalizzandoli. Avviene con Gkn ma anche con la gestione del post-alluvione. Ma noi non siamo carne da campagna elettorale. La Regione Toscana – aggiungono i membri del il Colletivo e della Rsu - non può continuare a subire un simile gioco al massacro, prenda una decisione politica alta e smetta di gestire il gestibile: intervenga con gli strumenti a propria disposizione per la creazione di un polo delle energie rinnovabili e della mobilità leggera, sulle ceneri dell'ex industria dell’automotive... Senza intervento pubblico non se ne esce. Non si rompe l’assedio. Dovrebbe intervenire il Governo. Non lo farà: troppo succube delle proprie logiche elettorali e delle proprie relazioni di potere. Chiediamo perciò intervento pubblico della Regione e del resto delle istituzioni locali. E proveremo a preparare una proposta di legge conseguente”.
Il 20 dicembre scorso ricordano ancora i lavoratori: “il Collettivo di Fabbrica e la Rsu hanno presentato il proprio prospetto industriale. La Regione sta facendo scouting pubblico mentre il Governo è assente e non pervenuto Qf ha la possibilità di raggiungere una cassa integrazione per riorganizzazione accompagnandola a un accordo di messa a disposizione dello stabilimento, fugando così il dubbio legittimo che l’attuale proprietà stia agendo come testa di legno della precedente proprietà.... Siamo ancora una volta al paradosso: Qf piange per la cassa ma è incapace di agganciare la cassa integrazione, per proprie responsabilità che, evidentemente, non si prende cercando di passare da vittima... Il collettivo di fabbrica ex Gkn ha dimostrato fino ad oggi senso di responsabilità e serietà, difendendo il sito produttivo in maniera tale che non diventi l'ennesimo scheletro industriale in una piana ormai produttivamente decimata dalla crisi, progettando assieme al territorio piani di reindustrializzazione proposti a livello istituzionale, creando una Società Operaia di Mutuo Soccorso come motore e attore del rilancio dello stabilimento. Il limite è stato ulteriormente superato... QF paghi quanto dovuto, tratti una cassa integrazione collegata alla ricerca di nuovi investitori e si faccia da parte, mettendo a disposizione il sito produttivo alle forze vive e competenti che in questo anno e mezzo hanno saputo progettarne il futuro".
Di fronte alle minacce del liquidatore Franchi, che continua a criminalizzare la lotta dei lavoratori e a intimidire il Collettivo e la Rsu preannunciando denunce alla magistratura penale perché a suo dire “impediscono l'agibilità dello stabilimento” la Fiom fiorentina e nazionale e la Cgil Toscana si dicono: “esterrefatti della nota del liquidatore. Noi vogliamo quel che vogliono il territorio, i lavoratori e le organizzazioni sindacali: discutere della reindustrializzazione del sito”.
Mentre il Collettivo di Fabbrica rivendica la cessazione immediata dell' “assedio di calunnie e di impoverimento” orchestrato da Borgomeo “verso l’assemblea permanente, il diritto sindacale, il Collettivo di Fabbrica” e si augura che inizi al più presto “una discussione reale sulla reindustrializzazione e sulle misure pubbliche a suo sostegno. Il tema dell’intervento pubblico nel paese va riaperto qui e ora. Non capitale pubblico per le grandi opere inutili, spese militari, né per socializzare le perdite della grande finanza. Capitale pubblico per transizione ecologica, uscita dall’economia di guerra. Gkn potrebbe essere un esempio virtuoso di tutto questo. Siamo invece lasciati in balia di un assedio di ambienti imprenditoriali, economici e politici, ambigui ed equivoci. E se l’assedio non cesserà, convocheremo una mobilitazione nazionale sul tema in primavera”.
Per tutta risposta Qf il 19 febbraio ha sferrato l'ennesimo e gravissimo attacco antisindacale contro i lavoratori in lotta.
"Con una mail – denunciano in una nota stampa congiunta Fiom-Rsu - Qf ha comunicato la disdetta unilaterale 'con effetto immediato' di qualsiasi 'accordo sindacale, di qualsiasi oggetto, relativo al contesto aziendale di Qf”.
“Questa disdetta – si legge ancora nella nota - arriva peraltro dopo una reiterata e ripetuta violazione degli accordi sindacali in essere. Qf non solo continua un'opera di impoverimento dei lavoratori, delle loro famiglie e del territorio, cancellando accordi sindacali economici di miglior favore, ma cancella anche accordi 'sui diritti sindacali'. Qf si dimostra ogni giorno di più per quello che è: una dirigenza che mira a indebolire l’azione sindacale, a minare l'occupazione e la reindustrializzazione”.
“Infine - conclude la nota sindacale - appare chiaro che ciò che Qf non tollera non è l’assemblea permanente di per sé ma l’esistenza stessa di una capacità sindacale di difendere la fabbrica, proporre soluzioni, accordi, ripartenza".

21 febbraio 2024