Due anni dall'invasione nazizarista russa
Viva l'eroica Resistenza dell'Ucraina
 
Il 24 febbraio è caduto il secondo anniversario dell’invasione nazizarista russa dell’Ucraina. Due anni da quella selvaggia aggressione, negata fino a poche ore prima da tutti i simpatizzanti del nuovo zar del Cremlino e criminale di guerra Putin, che si abbatté fino alla periferia di Kiev con l’esplicito obiettivo di far cadere il governo di Zelensky sostituendolo con uno fantoccio di Mosca, occupare il paese e completare l’opera imperialista e neozarista iniziata nel 2014 con l’annessione della Crimea. Altro che “liberazione del Donbass” e “denazificazione”: una colonna di carri armati si diresse verso la capitale ucraina mentre i militari russi radevano al suolo intere città uccidendo immani quantità di civili inermi.
Un’invasione totalmente ingiustificata che è già costata la vita ad oltre 10.000 civili, quasi 20.000 quelli gravemente feriti, e a decine di migliaia di soldati ucraini, oltre 400.000 i militari russi uccisi, oltre che danni materiali per 63 miliardi di euro. Milioni di persone sono state costrette a fuggire all’estero e altri milioni sono sfollati all’interno dell’Ucraina. Il 26% del territorio dell'Ucraina illegalmente e militarmente occupato. E oggi l’aggressore russo continua a distruggere intere città e infrastrutture civili, reti elettriche e di riscaldamento, scuole, ospedali, ferrovie, porti; il suo esercito di occupazione ha compiuto e continua a compiere massacri di massa di civili ucraini, stupri e deportazioni con la forza, compresi i bambini, in Russia e Bielorussia.
Noi marxisti-leninisti italiani, guidati dal Segretario generale del Partito compagno Giovanni Scuderi, non avemmo nessun dubbio due anni fa nello schierarci immediatamente con la Resistenza e il governo ucraini contro l’aggressore russo. Un appoggio cosciente e argomentato, ribadito successivamente passo per passo fino ad oggi, allorché i drammatici eventi hanno confermato la giustezza della nostra analisi autenticamente antimperialista, basata sul marxismo-leninismo-pensiero di Mao, sugli insegnamenti dei nostri grandi Maestri del proletariato internazionale che ci hanno sempre insegnato a saper individuare la contraddizione principale a cui far seguire giudizi e alleanze, per portare la Resistenza contro le aggressioni imperialiste alla vittoria. Come fecero, lo ribadiamo, Stalin nei confronti delle potenze occidentali, USA, Gran Bretagna e Francia, che fino allo scoppio della II guerra mondiale avevano cercato in ogni modo di spingere Hitler contro l'Unione Sovietica e ciononostante non esitò ad allearsi con loro nel fronte antinazifascista, e lo stesso Mao alleandosi con Chiang Kai-shek, sostenuto dagli USA, per combattere l'invasore giapponese.
È tutto scritto nero su bianco nei comunicati stampa e nei documenti del Comitato centrale del PMLI, nei discorsi alle Commemorazioni di Mao e Lenin, negli articoli settimanali de “Il Bolscevico”, fino a quello importantissimo, da noi pubblicato due numeri fa, “Perché occorre sostenere il governo ucraino e Zelensky”, nel quale abbiamo argomentato perché il nostro appoggio alla Resistenza ucraina, al suo governo e al suo presidente è stato e resta totale nella lotta contro l’aggressione russa.
Nel salutare e inneggiare ai due anni dell’eroica Resistenza ucraina c’è il doveroso bilancio della sua esperienza che non può non partire dal fatto che nei desideri e aspirazioni di Putin l’Ucraina sarebbe stata asservita a Mosca con una guerra lampo, massimo tre giorni. Nel suo discorso ai militari del 24 febbraio a Hostomel, dove due anni prima furono catapultati i primi paracadutisti aggressori russi, Zelensky ricordava: “È qui che Putin voleva vincere la battaglia per la nostra capitale, la battaglia per Kiev, la battaglia chiave della guerra lampo da lui pianificata. Ed è qui che ha subito la prima - e fondamentale - sconfitta. Quando i nostri soldati hanno distrutto lo sbarco degli assassini russi e non hanno permesso alla Russia di prendere piede qui, il mondo ha visto la cosa più importante: ha capito che qualsiasi male può essere sconfitto e l’aggressione russa non fa eccezione. Quando il mondo ancora non credeva nell’Ucraina, gli ucraini hanno dimostrato che potevano combattere, resistere e che avrebbero continuato a farlo. L’unità delle persone può fare più di qualsiasi dittatore. E il coraggio, il coraggio della gente comune, può trasformare anche quelle pagine di storia che sembravano non dovessero mai finire. Gli ucraini non hanno tradito la loro indipendenza ”.
Ossia gli ucraini, sorprendendo il mondo intero, hanno saputo resistere. Misero in salvo le loro famiglie al di là dei confini per poi battersi con eroica determinazione contro gli invasori. Si disse da subito perché “armati dall’Occidente”. Ma l’Occidente aveva dato armi e uomini a molti altri popoli in passato e nessuno era riuscito a dar prova di saper resistere come hanno fatto fino ad oggi gli ucraini. Data la disparità delle forze militari in campo, è evidente che l’Ucraina non può vincere senza le armi fornite dalla NATO e dalla UE per respingere l’invasore. Ma la vittoria finale su Putin e l’imperialismo russo sarà essenzialmente il trionfo della Resistenza inflessibile del popolo ucraino e del suo diritto di decidere il proprio destino e il proprio futuro.
La vittoria della Resistenza ucraina è una vittoria dei popoli di tutto il mondo, con un valore e un carattere internazionali, mondiali, dà l’esempio da seguire, la strada universale antimperialista che hanno seguito tutti i popoli chiamati alla lotta di liberazione nazionale.
Seppure passata anche tra insuccessi o battute a vuoto come la controffensiva iniziata nella primavera del 2023. Un’impresa militare partita in ritardo anche perché negli Stati Uniti aveva iniziato a spirare l’ostile vento trumpista e la macchina burocratica europea ha tardato a fornire, al momento giusto, le armi necessarie. Armi che sono arrivate, quando arrivate, sempre in un tempo successivo rispetto a quello in cui avrebbero potuto essere determinanti. E, nel frattempo, sono venuti alla luce casi di corruzione, ad agosto il presidente Zelensky ha licenziato i responsabili di tutti i centri di reclutamento regionali a causa della diffusa corruzione, alimentata dall’abitudine di pagare mazzette per cercare di evitare l’arruolamento, mentre a settembre ha rimosso il ministro della Difesa Oleksij Reznikov per l’acquisto di viveri e capi d’abbigliamento a prezzi gonfiati, una qualche disaffezione e stanchezza tra i combattenti, “Siamo stanchi, dopo 24 mesi notte e giorno, ma non abbiamo alternative” ha dichiarato a “La Stampa” il consigliere di Zelensky, Mykhailo Podolyak, dissapori tra generali, addirittura tra il capo di stato maggiore Valeryi Zaluznyi e lo stesso Zelensky che lo ha destituito l’8 febbraio nominando al suo posto il generale Oleksandr Syrskyj.
Salutare e inneggiare all’eroica Resistenza ucraina vuol dire riconoscere il ruolo e l’operato della sua guida, il presidente Zelensky, che ribadiamo quanto già scritto, è un’eroe nazionale, a cui fu suggerito, perfino dai suoi alleati occidentali, di darsela a gambe finché era in tempo. Ma lui, rifiutando l’elicottero messo a disposizione dagli americani, optò per restare nel suo Paese, in piazze deserte e sotto le bombe russe a incitare i suoi alla Resistenza. Il nostro compito internazionalista proletario è esprimere senza riserve pieno appoggio e solidarietà alla Resistenza ucraina e alla sua guida: l’alternativa è schierarsi coll'accozzaglia dei comunisti a parole ma putiniani di fatto che da due anni a questa parte l’hanno ridotti a agenti della NATO e dell’UE usati per indebolire e attaccare la Russia. Comunque la si voglia rigirare non abbiamo scelta. Zelensky e il suo governo, seppur artefici di una politica restauratrice del nazionalismo anticomunista, si sono schierati per la libertà contro la tirannia, hanno diretto e dirigono la Resistenza contro l’aggressore nazizarista e a Kiev attualmente non ci sono alternative. Se Zelensky domani cadesse per un colpo di palazzo sarebbe la fine dell’Ucraina indipendente e sovrana.
Salutare e inneggiare alla Resistenza ucraina significa altresì respingere le tesi capitolarde dei sostenitori del cessate il fuoco, coloro per cui sarebbe stato meglio non combatterla per niente questa guerra, e abbandonare fin dall’inizio l’Ucraina al proprio destino; coloro per cui la Russia già a fine primavera del 2022 si sarebbe seduta al tavolo della trattativa accontentandosi di qualche non meglio identificata porzione del Paese invaso e la pace sarebbe tornata sovrana. Agenti prezzolati al soldo di Putin, come lo sono a “Il Fatto quotidiano” organo dei putiniani italiani, di cui da tempo abbiamo denunciato la martellante campagna denigratoria della Resistenza ucraina e di Zelensky da parte del direttore Marco Travaglio, artefice del tentativo di tappare la bocca al PMLI e a “Il Bolscevico” con una querela per diffamazione denunciata nel nostro comunicato stampa pubblicato a parte.
Noi sottolineiamo la necessità di una vittoria dell'Ucraina per arrivare a una pace, quella giusta, sicura, duratura, fondata sul rispetto del diritto internazionale, sulla sovranità e sull'integrità del paese invaso, mediante l’applicazione di principi basilari, che prevedano anche l’intensificazione delle sanzioni contro la Russia nazizarista e la giusta punizione per i responsabili dei crimini di guerra. La vittoria dell’Ucraina servirà come deterrente contro future aggressioni o invasioni da parte di altri paesi imperialisti, mentre costringerla al tavolo dei negoziati, in questo momento e sulle basi della pace ad ogni costo significherebbe solo posticipare una futura aggressione militare da parte della Russia, probabilmente ancora più sanguinosa. Come ha detto Zelensky nel suo discorso agli ucraini del 24 febbraio: “Il metallo forse non resiste, ma gli ucraini sì… Una nazione che ha resistito nei primi tre giorni. E non è caduta al quarto. E ha combattuto per il quinto giorno. E poi un mese. E poi sei mesi. E ora due anni… Qualsiasi persona normale vuole che la guerra finisca. Ma nessuno di noi permetterà che la nostra Ucraina finisca. Ecco perché quando si tratta di porre fine alla guerra, aggiungiamo sempre: ‘alle nostre condizioni’. Ecco perché accanto alla parola ‘pace’ suona sempre la parola ‘giusta’. Ecco perché nella storia futura, accanto alla parola Ucraina, ci sarà sempre la parola ‘indipendente ’”.
Per il PMLI la pace è possibile solo con la vittoria dell’Ucraina libera, indipendente, sovrana e integrale.
 
La Direzione de “Il Bolscevico”

26 febbraio 2024