Lenin, campione antirevisionista
 
Il Centro del Partito ha chiesto al compagno Eugen Galasso di mettere in evidenza un aspetto a suo parere particolarmente significativo del pensiero e dell'opera Lenin, nell'anno del Centenario della sua scomparsa. Qui di seguito la sua riflessione.
Da sempre Lenin, il grande Maestro del proletariato internazionale, si è distinto per le sue prese di posizione contro ogni forma di revisionismo, a livello teorico come anche pratico, dove la dialettica di Marx ed Engels, che Lenin assume in pieno, come anche nei altri grandi Maestri  successivi, Stalin e Mao, gioca un ruolo fondamentale  Una dialettica che il maggiore esponente del revisionismo europeo, Karl Kautsky voleva ridurre a semplice evoluzione, tra l'altro confondendo la storia naturale con quella umana. Già nel “Che Fare?”, che Lenin scrive a 24 anni, è chiaramente formulata sia la critica all'economicismo  revisionista, per cui basterebbe il "naturale passaggio evolutivo" del capitalismo al socialismo senza necessità di una reale lotta politica, sia quella  alla forma reale di lotta politica, che Kautsky, Bernstein e gli altri revisionisti intendono come mera lotta parlamentare, mentre Lenin considera necessaria, ovviamente, anche la lotta politica clandestina. Ma, commentando nel 1907 le lettere di Marx a Kugelmann, Lenin prende direttamente di mira il revisionismo "attendista" e rinunciatario di Kautsky e di Plekhanov, seguace russo di Kautsky e a torto considerato "padre del marxismo russo" (Stanley H.Baron, Plekhanov, The Father of the Russian Marxism, Stanford, Stanforf University Press, 1963, p.4).
Marx, commentando con Kugelmann, le possibilità di una rivoluzione in Francia, quella della "Comune" parigina del 1871, consigliava, ma prima della "Comune" stessa, di non prendere le armi, non ritenendo matura la situazione, ma poi aveva sostenuto, sempre scrivendo all'amico, la necessità di continuare, anzi riprendendo il motto di Danton, "De l'audace, de l'audace, encore de l'audace!" (Audacia, audacia, ancora audacia), nel discorso del 2 settembre 1792. E Marx, aggiungeva, entusiasticamente, durante l'esperienza rivoluzionaria del 1871 a Parigi, che i Comunardi "vanno all'assalto del cielo " (Marx, Lettere a Kugelmann).
Similmente Plekhanov incitava, all'indomani della Rivoluzione russa del 1905, che "non si dovevano prendere le armi", vista l'impossibilità di sconfiggere la reazione zarista. Lenin, commentando nella Prefazione alle Lettere di Marx a Kugelmann "la questione e il preteso diritto  di Plekahnov di costituirsi vero continuatore di Marx": “I pedanti del marxismo pensano: non si tratta che di chiacchiere moralistiche, di romanticismo, di mancanza di realismo! No, signori, si tratta della fusione della teoria rivoluzionaria con la politica rivoluzionaria... La dottrina di Marx ha amalgato la teoria e la prassi della lotta di classe in un tutto organico. E non è marxista chi, per giustificare ciò che esiste, travisa quella teoria che constata sobriamente e si abbassa sino ad adeguarsi al più presto a ogni declino temporaneo della rivoluzione,  a sbarazzarsi al più presto di ogni 'illusione rivoluzionarià e ad accingersi alla raccolta 'realistica' delle briciole. ” (Lenin, Prefazione alle Lettere di Karl Marx a Kugelmann).
Ecco un chiaro e bellissimo esempio di dialettica marxista: si parte dalla realtà, dalla prassi, per sviluppare la teoria che dovrà riconfrontarsi con gli sviluppi della realtà, ma senza cadere nel mito della prassi di August von Cieszkowsky, che pensava, che l'azione determinasse semplicemente l'avvenire, illusione ben lontana dalla dialettica realistica dei Maestri. Sono gli anni in cui il pensiero di Marx ed Engels, ossia il materialismo dialettico (priorità dell'essere reale sulla coscienza) e storico (i rapporti materiali tra forze produttive e rapporti di produzione come base e causa delle costruzione ideologiche), viene ridotto a una 'icona inoffensiva': in Russia escono libri come quelli di Bogdanov, Valentinov, Berman che volgarizzano il materialismo dialettico, riducendolo a un "materialismo piatto e volgare", come Marx ed Engels definivano il materialismo a-dialettico del 1700. 
In quell'opera fondamentale che è "Materialismo ed empiriocriticismo" del 1908 vuole ristabilire il materialismo dialettico, contro i negazionismi di scienziati e filosofi che, avendo scoperto, dopo l'atomo l'elettrone e poi via via parti sempre più "infinitesimali"della materia, la volevano negare come tale: "La fisica moderna è caduta nell'idealismo soprattutto perché i fisici non conoscevano la dialettica. Essi lottavano contro il materialismo meccanicista e, in questa lotta, hanno buttato via il bambino con l'acqua sporca del bagno. Negando l'immutabilità degli elementi e le proprietà della materia finora conosciute, essi sono giunti a negare la materia... La realtà oggettiva esiste indipendentemente dalla coscienza umana che la riflette. " (Lenin, Materialismo ed empiriocriticismo). Importante, questa rivendicazione della  realtà oggettiva, contro ogni forma di superstizione, dato che anche l'empiriocriticismo, facendo rientrare dalla finestra tesi idealistiche, per cui la realtà sarebbe il prodotto delle nostre percezioni e dei nostri pensieri, finiva per spalancare la porta a ogni genere di superstizione, come quelle legate allo spiritismo, non a caso combattuto da Engels nell'"Antiduhring" in un'epoca, come noto, segnata dalla superstizione che aveva influenzato persino un cosiddetto "genio universale" quale Victor Hugo, frequentatore quasi regolare di sedute spiritiche, cui dedica un intero capitolo dei"Miserabili". 
Sul piano della critica implacabile dell'opportunismo e della critica altrettanto senza condizioni al revisionismo, soprattutto di destra, (quello più insidioso, in quanto caratterizza la maggioranza delle posizioni nella Seconda Internazionale), essa caratterizza tutta la vita generosissima di Lenin dapprima per il raggiungimento e poi per la difesa  del proletariato e della sua dittatura, sempre guardando alla concreta lotta politica ma anche alla teoria, appunto considerando la dialettica tra teoria e prassi. Cosi', al II Congresso  internazionale socialista di Stoccarda, demistifica gli "elementi opportunisti", che si manifestano per esempio nell'adesione sostanziale alla"politica coloniale borghese", ma anche l'incapacità (per meglio dire la non volontà) di esprimersi seriamente sulla questione del voto alle donne, con tentennamenti e retromarcia opportunistici, per non dire dell'atteggiamento nei confronti della guerra, tra "assurdità semianarchiche", per cui non si voleva capire che "La guerra è un prodotto necessario del capitalismo" e di contraddizioni insanabili quanto non risolvibili (Lenin, II Congresso Internazionale socialista di Stoccarda, 1907, tra l'altro in "Lenin. La vita e l'opera", Firenze, Piccola biblioteca marxista-leninista, 2009, pp. 107-111)
Come si vede già da queste brevi citazioni, la polemica qui è già chiaramente anche contro il revisionismo di sinistra, qui rappresentato da Hervè, cui opportunamente Lenin attribuisce le citate tesi"semianarchiche". Ma la polemica contro i revisionismo "di sinistra" come contro il trotzkysmo percorre tutta l'opera di Lenin, fino alla fine: ecco come il grande Maestro tratta il problema dello spartachismo (in tedesco "Spartakusbund"), ossia della "sinistra rivoluzionaria tedesca" (Liebknecht, Rosa Luxemburg). "Le forme parlamentari 'hanno fatto il loro tempo sul piano storico' è vero in senso propagandistico. Ma tutti sanno che da qui alla loro scomparsa nella pratica c'è ancora molto tempo. Sul piano della storia universale è vero che abbia fatto il suo tempo, la forma parlamentare, ma nella scala della storia universale, si conta a decine d'anni...  È evidente che, per i comunisti tedeschi, 'il parlamentarismo ha fatto il suo tempo politicamente'; ma il problema, giustamente, è di non credere che ciò che ha fatto il proprio tempo per noi abbia fatto  il proprio tempo per la classe, per le masse ". (Lenin, La malattia infantile del comunismo,  paragrafo  IX, aprile 1920).
La lotta contro ogni forma di revisionismo e di opportunismo si ritrova poi nell'opera degli altri due grandi Maestri del proletariato, Stalin e Mao, naturalmente in riferimento alle nuove situazioni storiche si presentano, come anche Lenin critica, per esempio parlando di imperialismo, una nuova fase storica del capitalismo, come Stalin poi parlerà, riconoscendo il  merito immortale di Lenin, del confronto marxismo-leninismo versus capitalismo durante la Seconda Guerra Mondiale, oltre che di molte altre questioni e ancora Mao si confronterà, da gigante , della lotta antimperialista e della questione nazionale oltre che delle nuove contraddizioni emergenti in uno Stato socialista.

Eugen Galasso - Firenze


28 febbraio 2024