Cortei in tutt'Italia contro la repressione poliziesca a Pisa e Firenze
Le manganellate meloniane contro gli studenti che manifestavano per la Palestina sono di stampo mussoliniano
A Pisa la risposta è immediata: migliaia in piazza con gli studenti e contro il prefetto
Le piazze chiedono le dimissioni di Piantedosi

Le manganellate della polizia agli studenti pisani che manifestavano per la Palestina hanno avuto un'ampia eco a livello nazionale. Nella città toscana quelle immagini hanno provocato una reazione immediata e di massa che ha portato la sera stessa migliaia di persone in piazza contro la repressione e a fianco dei giovani. Una reazione che nei giorni successivi si è replicata in tante altre città d'Italia.
In breve i fatti. Venerdì 23 febbraio è il giorno dello sciopero generale indetto dai sindacati di base a sostegno del popolo palestinese, a cui hanno aderito molte organizzazioni studentesche di tutta Italia. A Pisa un corteo di alcune centinaia di giovani, in buona parte delle scuole superiori, fra cui molti minorenni, attraversa combattivo e colorato le vie del centro. A un certo punto una barriera di poliziotti in assetto antisommossa gli si para di fronte per non farli entrare in Piazza dei Cavalieri, sede centrale dell'Università e della Scuola Normale, da sempre luogo deputato per le manifestazioni studentesche.
Nel frattempo altri poliziotti giungono da dietro chiudendo il corteo in una morsa. Appena gli studenti spingono per dirigersi verso la piazza vengono selvaggiamente malmenati. Bilancio: 11 ragazzi feriti tra cui due minorenni, per alcuni si sospettano delle fratture. Manganellate, spintoni, studenti gettati per terra e immobilizzati, alcuni sono ammanettati, altri sono stati fermati e poi rilasciati. Nello stesso momento botte anche ai manifestanti di altre città italiane.
Non hanno nessuna base di appiglio le giustificazioni della Questura che, a suo dire, doveva impedire l'avvicinamento a “obiettivi sensibili”. Non c'erano né basi Nato né consolati Usa o israeliani da “proteggere” (davanti a cui, in ogni caso, deve essere legittimo protestare). Perché mai si doveva impedire l'accesso a Piazza dei Cavalieri? Persino il sindaco di Pisa, Michele Conti, che guida una amministrazione di destra, si è detto “profondamente amareggiato prima ancora che come sindaco, come cittadino e genitore”, prendendosi la tirata di orecchie da esponenti degli stessi partiti che sostengono la sua giunta, i fascioleghisti Ziello, Ceccardi e Donzelli, quelli che sono “sempre dalla parte della polizia contro i facinorosi”.
Piantedosi e alcuni esponenti di governo cercavano abilmente di minimizzare adducendo la scusa che le decisioni sul territorio vengono presi da Prefettura, Questura e autorità locali e attribuendo la brutale repressione poliziesca a presunti errori di comunicazione e tutt'al più a una condotta anomala di taluni agenti di polizia ma il carattere mussoliniano delle manganellate è inequivocabilmente e doppiamente dimostrato dalle parole e dai fatti. Le parole sono quelle sprezzanti pronunciate dalla ducessa nel Consiglio dei ministri di lunedì 26 gennaio: “Le forze di Polizia sono sottoposte in queste ore a un ingiusto tiro al bersaglio (...) ignorando che è loro dovere e necessità di intervenire per garantire l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini e delle strutture pubbliche. È così che si tiene in piedi lo Stato di diritto, altrimenti si scade nell’anarchia. Non dobbiamo chiedere scusa a nessuno. Questo clima è creato ad arte dalla sinistra.” Parole raccapriccianti. Sembra di ascoltare Mussolini quando rivendicava l'assassinio di Matteotti. I fatti stanno sotto gli occhi di tutti. Le manganellate di Pisa si sommavano nelle stesse ore e con le stesse modalità a quelle di Firenze: sono l'unica risposta che questo governo sa dare alla protesta popolare. Il governo neofascista non la tollera in alcun modo e cerca di stroncarla sul nascere.
Non ci sono dubbi, le manganellate meloniane sono di stampo mussoliniano, non sono il frutto di un “inciampo”, di un “errore” di qualche funzionario locale, ma rispecchiano i “valori” fondativi neofascisti che appartengono a larga parte di questa compagine governativa. Oramai dovrebbe essere chiaro che il governo Meloni non tollera il dissenso. Manganellate agli studenti che manifestano per la Palestina, agli operai che chiedono condizioni di lavoro dignitose, a chi protesta contro l'occupazione “militare” della Rai e dell'informazione da parte del governo. Sanzioni disciplinari o addirittura il carcere a chi occupa le scuole, alle azioni dimostrative degli ambientalisti, a chi organizza eventi non autorizzati, a chi attua blocchi stradali e picchetti durante le lotte sindacali e sociali
Contro la brutale repressione governativa si pronunciavano le forze sindacali, a partire da quelli di base che avevano promosso la mobilitazione. Anche la Cgil, con un comunicato sottoscritto assieme ad Arci e Anpi, ha condannato le cariche poliziesche che “hanno manganellato giovani inermi che manifestavano in difesa di una giusta causa come quella a sostegno della Palestina e contro il genocidio”. Il PMLI, attraverso un comunicato del Comitato provinciale di Firenze ha condannato le violenze della polizia di Piantedosi e Meloni a Pisa e Firenze (il testo integrale è pubblicato a parte). Proprio nel capoluogo fiorentino gli studenti subivano lo stesso trattamento: manganellate quando si sono avvicinati al consolato Usa, una ragazza è rimasta ferita a un occhio.
Un gruppo di docenti del Liceo artistico Russoli di Pisa ha diffuso un comunicato in cui si legge: “oggi siamo rimasti sconcertati da quanto accaduto. Ci siamo trovati ragazze e ragazzi delle nostre classi tremanti, scioccate, chi con un dito rotto, chi con un dolore alla spalla o alla schiena per manganellate gentilmente ricevute, mentre una quantità incredibile di volanti sfrecciava in Via Tavoleria. Oggi è stata una giornata vergognosa per chi ha gestito l’ordine pubblico in città e qualcuno ne deve rispondere”. In una nota, anche il Rettore dell'Università di Pisa Riccardo Zucchi, ha chiesto “chiarimenti sull’accaduto e sull’operato delle forze dell’ordine”, mentre il direttore della Scuola Normale Superiore Luigi Ambrosio e Sabrina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant'Anna, in una nota hanno espresso la loro “solidarietà e vicinanza alle studentesse e agli studenti”.
La risposta più forte, con il pieno coinvolgimento popolare, c'è stata in serata. Verso le 19, a poche ore dai fatti, erano stati convocati due presidi: uno davanti la prefettura, dal PD, M5Stelle, Acli e altre associazioni, e un altro davanti il Comune dai sindacati di base e organizzazioni di sinistra. I due gruppi sono poi confluiti in Piazza dei Cavalieri (la stessa negata agli studenti) fondendosi in un unica manifestazione. Anche se questa iniziativa non era autorizzata, stavolta le “forze dell'ordine” si sono tenute a debita distanza.
Una manifestazione imponente, più di 5mila persone (i numeri sono della questura, quindi al ribasso), tantissime per una città relativamente piccola come Pisa. Sulla scalinata monumentale della Scuola Normale, che si affaccia sulla piazza, sono stati affissi striscioni con le scritte “Stop genocidio”, “Palestina libera”, “Basta violenza della polizia” e “No alla violenza delle istituzioni”. Scanditi anche slogan “vergogna vergogna”, e “caricateci ora” all’indirizzo della polizia.
Il giorno successivo, sabato 24 febbraio, centinaia di manifestazioni in appoggio al popolo palestinese, di solidarietà agli studenti manganellati e contro la repressione governativa, si sono susseguite nelle grandi e nelle piccole città. Protagonisti gli studenti e i giovani. A Milano, la già programmata manifestazione per la Palestina e contro il genocidio sionista, è diventata anche una mobilitazione contro i manganelli della polizia. Anche le manifestazioni “per il cessate il fuoco in Ucraina e a Gaza” hanno espresso pieno sostegno agli studenti e accuse al governo e al Ministro dell'Interno. A Roma neanche il giorno festivo ha fermato le proteste. Domenica 25 febbraio un corteo di oltre un migliaio di studenti (a cui hanno partecipato numerosi partiti, sindacati e associazioni della capitale) é arrivato fin sotto il Viminale, dove sono state chieste a gran voce le dimissioni del Ministro ed ex Prefetto di Roma, Matteo Piantedosi.
La grande manifestazione di Pisa e quelle nel resto d'Italia rappresentano un segnale positivo che deve essere raccolto e sviluppato in tutta Italia. Che partiti, organizzazioni, associazioni, che si dichiarano antifascisti, finalmente si siano accorti che questo governo non è ne' “legittimo”, ne' “democratico” e tanto meno che la Meloni oramai appartenga a una “destra moderata”? Che finalmente anche chi si dichiara comunista si sia reso conto che il governo Meloni non è soltanto e non solo in continuità con Draghi e gli esecutivi precedenti (come ad esempio sulle privatizzazioni), ma segna un “salto di qualità”, un'accelerazione verso l'instaurazione definitiva della repubblica capitalista, neofascista, presidenzialista e federalista che cancella definitivamente la prima repubblica democratico-borghese post resistenziale?
Ce lo auguriamo, così come auspichiamo che un ampio arco di forze, dai partiti e organizzazioni con la bandiera rossa fino alle opposizioni parlamentari, si unisca con l'obiettivo di cacciare il prima possibile, attraverso la forza della piazza, questo governo neofascista e di stampo mussoliniano.

28 febbraio 2024