Dopo i 5 operai morti nel cantiere Esselunga nel capoluogo toscano
Basta morti sul lavoro
In migliaia alla manifestazione principale di Firenze, presenza attiva del PMLI
Iniziative in tutta Italia promosse da Cgil e Uil

Redazione di Firenze
La manifestazione di Firenze, dove erano presenti i segretari nazionali di Cgil e Uil, ha mostrato come la città abbia vissuto e sentita propria questa strage operaia. Non solo lavoratori, anche tanta popolazione hanno espresso la necessità di portare la propria solidarietà ai caduti, ma sopratutto hanno voluto far sentire la propria voce ed unirsi al coro che saliva dalla piazza: “Basta morti sul lavoro”, che era anche la parola d'ordine della manifestazione. La rabbia e la commozione erano palpabili, più vive che mai dopo il ritrovamento della quinta vittima, avvenuto la sera precedente dopo quasi 5 giorni di ricerche e 110 ore di operazioni di soccorso da parte dei Vigili del Fuoco. L'operaio di origine marocchina è stato ritrovato sepolto sotto una specie di sarcofago, costituito dal cemento solidificato caduto durante la gettata e il successivo crollo del solaio.
Già dal primo pomeriggio di mercoledì 21 febbraio il piazzale antistante il cantiere era pieno. In migliaia sono giunti da tutta la Toscana, nel quadro dello sciopero generale promosso da Cgil e Uil. Altissima l'adesione in tutta Italia nonostante proclamare un'astensione di sole due ore a fine turno, e solo per le categorie degli edili e dei metalmeccanici (anche se poi in maniera autonoma quasi tutte hanno scioperato) è stata una decisione non all'altezza della gravità della situazione e della risposta necessaria da dare a governo e padroni. Anche la stessa organizzazione ha lasciato a desiderare e tante lavoratrici e lavoratori si sono dovuti recare a Firenze utilizzando privatamente il treno o la propria auto.
Sul palco posizionato nei pressi del cantiere sono saliti lavoratrici e lavoratori che hanno portato le loro esperienze drammatiche. Tutti hanno messo il governo nel mirino per aver fatto rientrare il subappalto a cascata e aumentato ancor di più la deregolamentazione del lavoro. “Ora la carne da macello sono quelli che arrivano dalla guerra, dalla fame, dalla povertà”, dice un lavoratore albanese. Una lavoratrice parla di disprezzo della vita a favore del profitto, e non manca di tirare un colpo a sostegno della richiesta dei residenti, reiterata da anni, di avere un parco e non l’ennesimo centro commerciale, richiesta che sembrerebbe aver fatto breccia dopo questa strage di operai. L’appello degli abitanti della zona è stata rilanciato e fatto proprio da Padre Bernardo Gianni, l’abate di San Miniato al Monte, che ha manifestato immediatamente tutti i suoi dubbi sull’attuale destinazione dell’area, e da un gruppo di docenti di una scuola del quartiere.
A questa proposta si sono accodati ipocritamente alcuni assessori della giunta PD e lo stesso sindaco Nardella, che però nel recente passato non hanno mai ascoltato i residenti, preferendo consegnare l'ex Panificio militare alla destinazione commerciale e anche in questi giorni, quando la proposta è arrivata dall'opposizione in consiglio comunale, hanno detto di no. Così come ha detto di no Forza Italia, accusando i sostenitori del parco, a questo punto alla memoria dei morti sul lavoro, di populismo (da che pulpito!) ma più concretamente crediamo che si preoccupi che la famiglia Caprotti, proprietaria di Esselunga e da sempre in affari e sostenitrice politica di Berlusconi, non porti a termine il suo supermercato.
Intanto sembrano confermate le irregolarità sulle assunzioni attraverso contratti diversi da quello degli edili e della presenza di lavoro nero. L'imam di Firenze, Izzedin Elzir, presente sul palco, ha confermato che nei giorni immediatamente successivi alla tragedia, tre operai nordafricani gli hanno riportato fatti che fanno risalire al caporalato, mentre le ditte coinvolte fanno lo scarica barile. La Rdb di Teramo, produttore del pezzo incriminato, ha rivendicato un lavoro a regola d'arte e rispedito le insinuazioni al mittente: “La colata di cemento è incominciata prima che la trave fosse fissata alla colonna”. Per loro, il perno che unisce trave e colonna non era avvitato, oppure, il dente che sorregge la trave ha ceduto. Questo scenario viene contraddetto da un'altra delle decine di aziende coinvolte nella criticata catena di subappalti. Dalla Mina srl di Fidenza, che ha mandato le gru a Rifredi per muovere i prefabbricati, hanno detto: “La trave che ha ceduto era già stata ancorata prima di Natale e le successive sono state montate a gennaio”.
Tornando alla manifestazione, che sul palco sono saliti Landini e Bombardieri, mentre era assente la Cisl. Non c'è da meravigliarsi, oramai il sindacato di Sbarra è diventato collaterale al governo Meloni. Proprio in questi giorni il segretario cislino, presente in prima fila al suo congresso, ha dichiarato che “Forza Italia è coerente con le iniziative della Cisl”. Ha osannato il partito fondato da Berlusconi, che forse è quello che più di tutti ha contribuito a sostenere l'impunità delle imprese, a deregolamentare il mercato del lavoro e a favorire gli incidenti nelle fabbriche, nei cantieri e nei magazzini.
“Chiediamo che si apra una trattativa seria, di annunci, di chiacchiere ne ho già sentite anche troppe” ha esordito il segretario della Cgil. “Il subappalto a cascata va cancellato, bisogna introdurre la patente a punti, bisogna estendere il diritto alla formazione e alla prevenzione, bisogna aumentare le assunzioni agli ispettori e anche dei servizi di medicina del lavoro... cancellare tutti quei sistemi che hanno portato addirittura a lavorare qui persone senza neanche il permesso di soggiorno. La maggioranza di quelli che sono morti sono migranti”. Landini ha ricordato come “il cantiere di Firenze è lo specchio e modello dell'economia italiana”. “Quando succedono tragedie come quella di Firenze, quando non si rispetta il lavoro, le norme sulla sicurezza o non c’è dignità per il personale sono omicidi. Serve prevedere il reato di omicidio sul lavoro. Bisogna investire su prevenzione e formazione” ha continuato il segretario della Uil Bombardieri.
Alla manifestazione erano presenti compagne e compagne del PMLI provenienti da Firenze e provincia e da Prato. Avevano le bandiere di partito listate a lutto e hanno diffuso il volantino che riportava il comunicato di denuncia del CP di Firenze uscito subito dopo la strage, bene accolto dalle lavoratrici e dai lavoratori. Praticamente siamo stati l'unica forza politica presente in maniera ufficiale, oltre ai Carc. Poi tanti striscioni delle categorie e delle Rsu delle più importanti fabbriche toscane.
Oltre a Firenze sono state decine le piazze di tutta Italia dove si è espressa la rabbia e l'indignazione delle lavoratrici e dei lavoratori per una strage che vede ogni giorno 3 morti sacrificati sull'altare del profitto. In tutte le regioni e in molte province, da Nord a Sud, ci sono state una o più manifestazioni, presidi, flash mob .
Lo sciopero del 21 febbraio dev'essere il primo passo, la mobilitazione non si deve fermare dopo i primi giorni di rabbia. Le misure chieste dai sindacati vanno bene, senza controlli e pene severe non si va da nessuna parte, ma non sono sufficienti. La questione principale sul piano normativo è quella di togliere alle imprese appaltatrici quell'impunità che in larga misura le viene concessa quando appaltano ad altre ditte. In questa maniera grandi e potenti aziende, grandi firme, che magari si creano pure una immagine di “sostenibilità”, rispetto dei lavoratori, attenzione all'ambiente e agli sprechi, poi in realtà utilizzano piccolissime aziende, partite Iva, lavoro precario, lavoro nero, realizzando favolosi profitti sulla pelle dei lavoratori, a volte nel vero senso della parola.

28 febbraio 2024