Quasi 30 mila morti e oltre 70 mila feriti
Il Consiglio Onu per i diritti umani chiede la cessazione immediata delle esportazioni di armi verso Israele
Fermare immediatamente il genocidio palestinese. Dei 52 paesi intervenuti al processo dell''Aja solo l'imperialismo americano ha difeso i nazisionisti

L'immagine che può caratterizzare la settimana fino al 24 febbraio della cronaca dei crimini sul popolo palestinese è quella di un gruppo di soldati di Tel Aviv che sorridenti si fanno un selfie tra le rovine in una località della striscia di Gaza, una foto ricordo quasi si trattasse di una gita turistica sulle macerie da loro causate, di un momento felice e non di un vergognoso e inammissibile frammento del genocidio ai danni del popolo palestinese che appunto prosegue senza colpo ferire sotto gli occhi compiacenti e complici dei paesi imperialisti occidentali, schierati dalla parte del già più armato e potente aggressore. Eppure le buche delle bombe e gli scheletri delle case sullo sfondo della foto sono del tutto simili a quelli di Bucha, la città ucraina teatro del massacro degli invasori russi, e delle altre città ucraine distrutte lungo la linea del fronte che hanno giustamente spinto l'occidente imperialista a sostenere da due anni gli aggrediti. Le flotte di Usa e Gran Bretagna, alle quali si unirà la flotta Ue sotto il comando dell'imperialismo italiano, sono invece già in guerra nel Mar Rosso a fianco degli aggressori nazisionisti contro lo Yemen.
Neanche un battito di ciglia nelle capitali borghesi da parte dei difensori della democrazia e della libertà a seconda della convenienza politica rispetto a dati oggettivi come quello delle vittime del genocidio palestinese che al 26 febbraio sono arrivate a 29.782, in gran parte donne e bambini come tra gli oltre 70 mila i feriti. La lista delle vittime civili, dei crimini degli occupanti nazisionisti si allunga anche in Cisgiordania, come risulta da un report dell'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite del 21 febbraio che nel periodo dal 7 ottobre 2023 al 20 febbraio ha registrato 394 palestinesi morti, tra cui 100 bambini, e 4.528 palestinesi feriti, tra cui 702 bambini, in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est; ha censito e denunciato 573 attacchi di coloni sionisti contro palestinesi che hanno provocato vittime e danni a proprietà palestinesi; ha registrato lo sfollamento di 551 palestinesi, tra cui 264 bambini, dopo che le loro case sono state demolite a causa della mancanza di permessi di costruzione non rilasciati apposta da Israele per cacciarli da Gerusalemme Est e altre località e sostituirli con coloni. Altri 830 palestinesi, tra cui 337 bambini, sono stati sfollati a seguito della distruzione di 131 case durante i rastrellamenti e le aggressioni dell'esercito sionsita occupante nei campi profughi di Jenin, Nur Shams e Tulkarem.
Le novità della settimana potrebbero venire dai passi avanti di un accordo, dato però per prossimo da almeno un mese e mai arrivato, per una non ben definita tregua e un nuovo scambio tra ostaggi e prigionieri palestinesi. In attesa che gli incontri tra le delegazioni trattanti che rimbalzano dal Cairo a Parigi arrivino a un risultato registriamo al 25 febbraio che continuano a piovere le bombe sioniste su Rafah e su tutta la striscia di Gaza dove i soldati occupanti impediscono gli arrivi degli aiuti umanitari; continuano le rappresaglie dell'esercito di Tel Aviv e dei coloni in tutta la Cisgiordania, gli attacchi ai paesi vicini, dal Libano alla Siria e fino all'Iran. Di contro abbiamo una crescita del consenso dei paesi alla condanna di un genocidio oramai acclarato dei palestinesi, che ha portato l'Unione africana (Ua) a togliere formalmente a Israele il ruolo di osservatore. Sono denunce che non producono ancora risultati utili per fermare la mano assassina dei criminali di Tel Aviv ma rendono lo stesso sempre più velenose e palesemente arroganti le reazioni dei nazisionisti e dei loro lacchè, vedi i manganelli di Piantedosi e della neofascista Meloni, contro chi solidarizza per gli aggrediti, per la causa palestinese.
Il 20 febbraio l'agenzia di stampa tunisina Tap dava la notizia che il presidente dell'Ordine nazionale degli avvocati tunisino Hatem Meziou, per conto dell'associazione, aveva presentato "una denuncia contro l'entità sionista" per il genocidio e i crimini di guerra commessi contro il popolo palestinese al procuratore della Corte dell'Aja dove è in corso l'analogo procedimento aperto su richiesta del Sudafrica. Un team legale tunisino sosterrà la condanna dell'entità sionista per il massacro in corso di palestinesi, il loro sfollamento forzato e l'assedio imposto a Gaza unito al blocco della consegna degli aiuti umanitari.
L'ultimo intervento all'Aja al 26 febbraio è stato quello del rappresentante legale della Lega Araba che si è unito alla denuncia di Israele che "continua a opprimere i palestinesi e a negare loro il diritto all'autodeterminazione e ad avere un proprio Stato indipendente", "a violare le leggi commettendo crimini nella Striscia di Gaza", "violando la giustizia internazionale e terrorizzando il popolo palestinese senza alcuna giustificazione". Perciò deve "applicare le leggi internazionali, porre fine all'occupazione e alle violazioni contro i palestinesi". Con quello della Lega araba sono 52 gli interventi al tribunale dell'Onu dove solo l'imperialismo americano ha difeso l'alleato nazisionista.
Nei giorni precedenti si era registrata la solidarietà espressa dal presidente boliviano Luis Arce al brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, attaccato da Tel Aviv perché "ha detto la verità" paragonando "il genocidio" sionista nella Striscia di Gaza all'Olocausto nazista. "La storia non perdonerà coloro che sono indifferenti a questa barbarie", scriveva Arce sul suo account X. "A Gaza è in corso un genocidio e migliaia di bambini, donne e anziani civili vengono vigliaccamente assassinati" e "Lula ha detto solo la verità e la verità va difesa, altrimenti la barbarie ci annienterà", aggiungeva il presidente colombiano Gustavo Petro assieme al venezuelano Maduro.
Una importante denuncia politica del genocidio palestinese da parte dei nazisionisti è quella contenuta nel rapporto del 23 febbraio del gruppo dei relatori speciali del Consiglio Onu per i diritti umani che ha chiesto la cessazione immediata delle esportazioni di armi verso Israele.
“Tutti gli Stati devono ‘garantire il rispetto’ del diritto internazionale umanitario da parte delle parti in conflitto armato, come richiesto dalle Convenzioni di Ginevra del 1949 e dal diritto internazionale consuetudinario”, e “gli Stati devono pertanto astenersi dal trasferire qualsiasi arma o munizione – o parti di essa – se si prevede, dati i fatti o modelli di comportamento passati, che potrebbero essere utilizzati per violare il diritto internazionale”, metteva in evidenza il rapporto per determinare i parametri di riferimento che già sono stati alla base della sentenza di una corte d'appello olandese del 12 febbraio scorso che ordina ai Paesi Bassi di sospendere l'esportazione di parti di aerei da caccia F-35 in Israele. Sottolineavano i relatori Onu che la Corte olandese ha ritenuto che esistesse un “chiaro rischio” che le parti venissero utilizzate per commettere o agevolare gravi violazioni del diritto internazionale umanitario, poiché “ci sono molte indicazioni che Israele ha violato il diritto umanitario di guerra in un numero non trascurabile di casi”.
Senza attendere il procedimento alla Corte dell'Aja sul genocidio palestinese, il tribunale olandese ha già ritenuto valide le prove date dalle numerose vittime civili, tra cui migliaia di bambini, dalla distruzione del 60% delle abitazioni civili e dai danni ingenti agli ospedali, alle riserve idriche e alimentari, alle scuole e agli edifici religiosi; dalla fame grave diffusa e dallo sfollamento dell’85% dei palestinesi a Gaza. Ha inoltre evidenziato le prove dell’uso massiccio di “bombe stupide” imprecise, di attacchi deliberati, sproporzionati e indiscriminati contro i civili e delle dichiarazioni incriminanti di comandanti e soldati israeliani. Quello che la canea imperialista nega, fino a negare l'evidenza, per sostenere i nazisionisti.
Il risultato dell'analisi degli esperti dell'Onu è opposto: “Israele ha ripetutamente mancato di rispettare il diritto internazionale”. Ne consegue che "nelle circostanze attuali si rende necessario fermare le esportazioni di armi". Un monito diretto ai maggiori fornitori bellici dei nazisionisti, gli Stati Uniti e la Germania, seguiti a distanza da Francia, Regno Unito, Canada e Australia che così diventano "complici di crimini internazionali attraverso il trasferimenti di armi".

28 febbraio 2024