Travaglio difende Putin per l'assassinio di Navalny
Ma arrivano rubli nelle tasche del direttore de “Il Fatto quotidiano”?

Ormai lo hanno capito anche i sassi che la missione principale del caporione dei putiniani italiani Marco Travaglio e della sua banda di falsificatori coalizzati intorno a “Il Fatto Quotidiano” a cominciare dall'ex generale della Nato Fabio Mini e dall'ex ambasciatrice Elena Basile, alias Ipazia, non è quella di informare correttamente i propri lettori ma di convincerli a tifare per Putin scrivendo un cumulo di menzogne sull'aggressione neozarista all'Ucraina spacciata come una conseguenza inevitabile della politica ostile della Nato, del riarmo dell'Ucraina e del suo rifiuto di trattare sull'autonomia del Donbass e sulla Crimea, e attaccando invece a testa bassa l'eroica Resistenza ucraina e in particolare Zelensky che dovrebbe rinunciare a difendere l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina e rassegnarsi quanto prima alla cessione di suoi territori, se vuol far finire la carneficina e le distruzioni belliche, delle quali è ritenuto responsabile al pari di Putin.
Una servile e martellante campagna di disinformazione orchestrata ad arte dal direttore de “Il Fatto Quotidiano” e alimentata costantemente da uno stuolo di putiniani sfegatati schierati tutti a difesa del nuovo zar imperialista russo anche in occasione dell'assassinio dell'oppositore Alexei Navalny che, com'era successo a tanti altri dissidenti, è stato avvelenato, arrestato, torturato e infine ucciso il 16 febbraio scorso in una prigione di massima sicurezza in Siberia.
Una verità che Travaglio e i putiniani cercano in tutti i modi di confutare col chiaro intento di difendere il criminale di guerra Putin accusato di aver ordinato personalmente l'eliminazione di Navalny.
Il direttore de “Il Fatto” addirittura arriva a giustificare l'assassinio di Navalny rinfacciando ai Paesi imperialisti Usa e Ue di riservare lo stesso trattamento a Julian Assange “recluso da 12 anni a Londra, prima nell’ambasciata d’Ecuador poi in carcere, che ora rischia di marcire in una galera americana per il resto dei suoi giorni per aver documentato i crimini di guerra della Nato ” e si scaglia contro “i media di regime ” che “riservano pagine e pagine a Navalny e neppure una riga all’udienza dell’alta Corte di Londra sull’estradizione di Assange negli Us a”.
Invece di condannare tanto i crimini compiuti dall'imperialismo occidentale quanto i crimini compiuti da Putin e dall'imperialismo dell'Est, “Il Fatto quotidiano” attraverso la penna di Basile sostiene che: “La scomparsa di Navalny è strumentalizzata per sostenere la guerra contro Mosca, per un invio senza termine di armi e finanziamenti. Chi osa affermare che il regime lo lasciava comunicare sui social, non aveva bisogno di ucciderlo in quanto già seppellito in una prigione, oppure che la sua morte giova alla propaganda occidentale, rischia il linciaggio. Naturalmente gli stessi che si commuovono per la morte del dissidente e per la sua 'bionda e fremente' moglie (cui, per carità, anche noi esprimiamo la nostra solidarietà) non hanno mai pronunciato una parola a favore di Assange e di Stella Morris, 'consorte bruna' che da anni chiede clemenza per il marito, giornalista che ha avuto il coraggio di svelare i crimini di guerra Usa”.
Le stesse tesi riprese e rilanciate da Santoro durante la sua ospitata alla trasmissione “Di Martedì” andata in onda su “La7” il 20 febbraio.
Per difendere Putin, Travaglio, Santoro, Basile e tutta la canea putiniana fra cui figurano fra gli altri anche Alessandro Orsini, professore associato di sociologia del terrorismo e direttore dell'Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale della Luiss, e i rossobruni Franco Cardini, storico medioevista di formazione missina, e Marco Tarchi, professore ordinario presso la facoltà di scienze politiche Cesare Alfieri dell'Università di Firenze, ex missino e ideologo del neofascismo, sono arrivati al punto di condividere perfino le ambiguità e il provocatorio commento del fascioleghista Matteo Salvini il quale, di fronte alle suppliche dei famigliari di Navalny di poter disporre del corpo del proprio congiunto assassinato per organizzare i funerali, in una intervista a Rtl 102.5. rilasciata all'indomani della fiaccolata organizzata al Campidoglio in memoria dell’attivista e avvocato russo, ha dichiarato: “Capisco la moglie di Navalny, ma a fare chiarezza saranno i giudici” . Ossia gli stessi giudici della Federazione russa che non hanno mai collaborato con le autorità italiane nelle indagini sul finanziamento di 65 milioni di dollari trattato dalla Lega con gli emissari di Putin il 18 ottobre 2018 all'Hotel Metropol di Mosca. “Noi – ha aggiunto Salvini nella suddetta intervista - eravamo in Piazza Del Campidoglio il 19 febbraio per chiedere chiarezza sulla morte di Navalny e la fine di tutti i conflitti aperti”. Una posizione a dir poco ambigua dal momento che tra la Lega di Salvini e il partito di Putin Russia Unita esiste un accordo firmato a Mosca il 6 marzo del 2017 e rinnovato automaticamente il 6 marzo del 2022, pochi giorni dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin, che prevede tra l'altro proprio lo “scambio di informazioni su temi di attualità della situazione nella Federazione Russa e nella Repubblica Italiana”.
Di fronte a tutto ciò viene da chiedersi come è possibile che un “giustizialista” come Travaglio sia diventato improvvisamente un garantista alla Berlusconi nei confronti di Putin? Al punto da scrivere nel suo editoriale del 20 febbraio:"Non si può escludere, viste le decine di personaggi scomodi morti ammazzati o vittime di strani incidenti, che sia stato ucciso e che l’ordine sia partito da Putin. Ma al momento, senza elementi certi, non si può neppure affermarlo, anche se i governi di mezzo mondo si sono affrettati a farlo un minuto dopo, senza prove. Gli opposti complottismi si esercitano nel giochino del cui prodest: per gli anti-russi, Putin non vedeva l’ora di tappare la bocca per sempre al grillo parlante; per i filorussi quel cadavere eccellente serve al mondo Nato per scagliarlo addosso a Putin ora che sta vincendo la guerra in Ucraina e gli Usa e l’Europa si sono abbondantemente stufati di svenarsi per quella causa persa. A lume di naso, un autocrate intelligente ha poco da guadagnare e molto da perdere a un mese dalle elezioni che stravincerà per mancanza di rivali e nel momento più difficile per il fronte pro Kiev dalla morte di un oppositore più popolare qui che là e sepolto vivo a 2 mila km da Mosca. Tanto più se è vero, come sostiene la Bild, che Navalny gli serviva vivo per scambiarlo con un agente russo recluso in Germania”.
Sappiamo che il nuovo zar usa tutti i mezzi, non solo propagandistici ma anche economici, attraverso finanziamenti occulti e corruzione, per assicurarsi manipoli di agenti e di infiltrati che favoriscano e difendano in ogni modo gli interessi strategici e la politica espansionista e guerrafondaia dell'imperialismo dell'Est. Ecco perché davanti a questa difesa a oltranza di Putin ci domandiamo: ma forse arrivano rubli nelle tasche del direttore de “Il Fatto quotidiano”? E non vorremmo che proprio a colui che fino a qualche decennio faceva schifo “l'odore sei soldi di Berlusconi”, forse adesso piace e anche di molto il profumo dei rubli di Putin.
Il suo maestro Indro Montanelli diceva che "Travaglio non uccide nessuno. Col coltello. Usa un'arma molto più raffinata e non perseguibile penalmente: l'archivio". Ma allora perché Travaglio non usa l'archivio e il suo giornale per difendersi dalle “scemenze” dei marxisti-leninisti che lo hanno smascherato pubblicamente come agente di Putin e invece minaccia il ricorso alla vie legali per tappare la bocca al PMLI e a “Il Bolscevico” con una querela per diffamazione?

28 febbraio 2024