Pannicelli caldi di Meloni e Calderone sulla sicurezza sul lavoro

Non c'era da aspettarsi molto di più da un governo che al suo vertice ha un presidente del Consiglio che nel suo primo intervento pubblico esordì con queste parole: “Il nostro motto sarà 'non disturbare chi vuole fare'. Chi fa impresa va sostenuto e agevolato, non vessato”. Soltanto che l'onda emotiva seguita alla strage di operai che lavoravano al cantiere Esselunga di Firenze lo ha costretta ad adottare alcune misure per placare l'indignazione popolare e le proteste dei sindacati, misure che nella pratica non cambiano di una virgola la situazione, anzi, per certi versi la peggiorano, come denunciato da Alessandro Genovesi, Segretario generale della Fillea-Cgil.
Lunedì 26 febbraio si sono svolti nella Sala Verde di Palazzo Chigi due distinti incontri tra il Governo e le rappresentanze sindacali di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Confasal, Cisal, Confintesa e Usb e padronali di Confcooperative, Legacoop, Ance, Casartigiani, CNA, Confapi, Confartigianato, Confindustria e Confimi Industria sul tema della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Per il Governo hanno partecipato il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Calderone, e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
“Siamo molto lontani da quello che abbiamo chiesto. Le risposte avute oggi non sono adeguate e abbiamo intenzione di proseguire, sotto tutte le forme possibili, con la mobilitazione”. Queste sono state le parole del segretario generale della Cgil Maurizio Landini, che ha criticato anche il metodo del governo, che la mattina ha presentato un documento preconfezionato che poi sarebbe stato discusso in Consiglio dei Ministri il pomeriggio, quindi senza nessuna possibilità d'intervento da parte dei sindacati. Landini ha chiesto anche l'abolizione della Bossi-Fini, una legge che lega il permesso di soggiorno al posto di lavoro costringendo i migranti, che rappresentano una larga fetta di manodopera in edilizia e altri settori, ad accettare qualsiasi condizione pur di avere un lavoro che gli permetta di restare in Italia.
Anche Bombardieri conferma il giudizio negativo della Uil dopo il varo del “decreto sicurezza” da parte del Governo. In controtendenza, ma oramai è diventata un'abitudine, il giudizio della Cisl. “Un incontro positivo e apprezzabile, in cui il Governo ha illustrato alcuni elementi che caratterizzeranno il prossimo decreto sicurezza aprendo al contributo del sindacato per miglioramenti e integrazioni”, sono state le parole del segretario Sbarra, sintonizzato sempre più sulla stessa lunghezza d'onda del governo neofascista Meloni. Molto duro invece il giudizio dell'Usb, il sindacato più rappresentativo dopo quelli confederali, che giudica le proposte della ministra Calderone e del sottosegretario Mantovano “l'ennesimo imbroglio del governo” che non sfiora nemmeno la “la vera questione al fondo della condizione di abbassamento delle tutele sulla sicurezza: la ricattabilità alla quale sono sottoposti i lavoratori”.
Critiche severe e molto circostanziate dal segretario generale della categoria degli edili Cgil, la Fillea, Genovesi. In sostanza le misure del governo si riducono allo sblocco delle assunzioni di alcune centinaia di nuovi Ispettori del Lavoro, tra l'altro reclutati dal governo precedente, per i quali manca ancora la copertura finanziaria, e l'introduzione della cosiddetta “patente a punti”. Quest'ultima misura riguarderà solo il settore edile per cui, ad esempio, due tra le ultime morti sul lavoro avvenute in due ditte esterne all'ex-Ilva di Taranto e alla Stellantis di Pratola Serra (AV) non andrebbero a incidere sul punteggio. A questo proposito ricordiamo quanto valga la vita di un lavoratore, venti punti su di un totale di 30 crediti concessi in partenza all'azienda. I crediti decurtati possono essere reintegrati a seguito della frequenza di corsi.
“Una vergogna”, la definisce Genovesi in una intervista al quotidiano La Repubblica : “Non c’entra nulla con quella prevista dal Testo Unico sulla sicurezza, lì i punti si perdevano e basta, qui anche col morto, basta un corso di formazione e si continua a lavorare e a partecipare a bandi pubblici”. Manca sopratutto la reintroduzione per decreto della parità di trattamento economico e normativo, cancellata nel 2023, per i lavoratori in tutti gli appalti pubblici e privati, indipendentemente dall’impresa in cui sono dipendenti, estendendo e migliorando così le tutele garantite dal codice degli appalti, ora previste solo per il pubblico. Quindi rimane il subappalto a cascata.
La ministra Calderone aveva descritto il decreto come una misura di lotta senza quartiere al lavoro sommerso e alla illecita somministrazione di manodopera. Ma se su quest'ultimo reato c'è stata la reintroduzione delle sanzioni penali tolte nel 2016, questa è accompagnata da un meccanismo di riduzione delle sanzioni civili: se trovati a violare le leggi basta mettersi in regola. Non solo, tutte quelle aziende che a una verifica dell’Istituto nazionale del lavoro (Inl) verranno trovate in regola, verrà rilasciato un attestato e iscritte in un apposito elenco informatico consultabile pubblicamente e denominato “Lista di conformità Inl”. I datori di lavoro, cui è stato rilasciato l'attestato, non saranno sottoposti per dodici mesi ad ulteriori verifiche nelle materie oggetto degli accertamenti, fatte salve quelle in materia di salute e sicurezza, le eventuali richieste di intervento, nonché le attività di indagine disposte dalla procura della Repubblica.
In sintesi solo qualche ispettore in più, la patente a punti “ricaricabile” con qualche corso obbligatorio da una parte, dall'altra riduzione delle sanzioni ed esenzioni a chi risulterà in regola a un primo controllo. Nessun provvedimento per srtringere la morsa sulla pratica degli appalti e subappalti, ne contro la Bossi-Fini per spezzare il legame tra contratto e permesso di soggiorno che incide sulla ricattabilità di chi lavora, ne tanto meno si è parlato dell'introduzione del reato di omicidio sul lavoro.

6 marzo 2024