Uno schiaffo al principio di precauzione e una condanna per l’agricoltura biologica, libera da OGM e l’agroecologia
Il parlamento UE approva le nuove tecniche genomiche (Ngt)
Pillola avvelenata delle piante prodotte con modifiche genetiche

Il 7 febbraio il parlamento europeo di Strasburgo ha votato con 307 voti favorevoli, le destre, 263 contrari, verdi e “sinistre”, e 41 astensioni il mandato alla Commissione per i negoziati con i governi UE sulla proposta relativa alle nuove tecniche genomiche (Ngt). L’obiettivo delle norme, sottolinea l’europarlamento, è rendere “il sistema alimentare più sostenibile e resiliente sviluppando varietà vegetali migliorate, che siano resistenti al cambiamento climatico e ai parassiti e che diano rese più elevate o che richiedano meno fertilizzanti e pesticidi”. Attualmente, tutte le piante ottenute con le Ngt sono soggette alle stesse regole degli organismi geneticamente modificati (Ogm), in virtù di una sentenza della Corte di giustizia UE che nel 2018, in assenza di una normativa specifica, le ha equiparate ai vecchi Ogm soggetti ai divieti della direttiva sugli organismi geneticamente modificati del 2001.
Una deregulation che andrebbe a vantaggio di grandi aziende sementiere e agrochimiche come Bayer-Monsanto, BASF, Corteva e Syngenta, con la copertura di una parte del mondo scientifico, che si finanzia stipulando accordi di cessione in licenza delle tecnologie per la modificazione del genoma alle principali multinazionali e che si basa sull’assunto che le nuove tecniche genomiche producano, nella maggior parte dei casi, piante equivalenti a quelle che si trovano in natura o che risultano dalla selezione convenzionale. L’assunto è basato su una soglia, fissata arbitrariamente, di modificazioni genetiche di qualunque tipo risultanti dal processo di laboratorio. Fino a 20 modifiche, il regolamento considera le Ngt tal quali a un prodotto della natura. Questo criterio è stato definito “non scientificamente fondato” dall’Agenzia francese per la salute e la sicurezza alimentare il 21 dicembre scorso.
La cancellazione dei controlli obbligatori in base a un’equivalenza mai dimostrata, renderebbe impossibile prevedere i potenziali effetti dirompenti sulla biochimica e la fisiologia della pianta e sull’ambiente, con rischi che vanno ben oltre quelli che risulterebbero dalla selezione convenzionale. Va detto infatti che la produzione di mutazioni involontarie su larga scala da parte dei processi di modificazione del genoma basati sulle Ngt non è ipotetica: vi è un ampio e crescente numero di prove nella letteratura scientifica che lo dimostra.
Dal punto di vista degli agricoltori, poi, le salvaguardie introdotte tramite una possibile etichettatura delle sementi sono insufficienti a garantire la separazione delle filiere, perché gli agricoltori che non vogliono coltivare organismi geneticamente modificati non hanno garanzie che i loro campi possano evitare la contaminazione causata dai pollini delle colture Ngt. La domanda è: chi pagherà eventuali danni provocati dall’inquinamento genetico in un paese come l’Italia, che ha fatto della produzione libera da Ogm la sua bandiera nel mondo?
Un voto, quello del parlamento europeo, che cancella di fatto etichettatura, tracciabilità e valutazione del rischio per i nuovi Ogm come denunciato anche dalla Coalizione Italia Libera da Ogm, che riunisce 42 organizzazioni dell’agricoltura contadina e biologica, ambientaliste, dei consumatori e della società civile, che ha evidenziato i rischi della deregolamentazione dei nuovi Ogm: “Le regole vigenti dal 2001 per la commercializzazione di organismi geneticamente modificati e il divieto nazionale sulla coltivazione rischiano, infatti, di essere cancellate con un colpo di spugna dal voto dell’Eurocamera. Vengono annullati gli obblighi di valutazione del rischio secondo il principio di precauzione, tracciabilità delle modifiche genetiche ed etichettatura dei prodotti finali al consumatore. La spinta verso questa scelta irresponsabile nasce dalle organizzazioni dell’agroindustria e dalle imprese sementiere transnazionali interessate a vendere nuovi Ogm coperti da brevetti”. Slow Food, aggiunge che il tutto avviene “Mentre una protesta degli agricoltori viene ampiamente strumentalizzata dalle principali organizzazioni di categoria, che stanno per somministrare ai loro associati la pillola avvelenata delle Ngt facendola passare per una medicina utile contro i problemi di un modello agricolo intensivo insostenibile la cui crisi è ormai cronica. Ma non saranno i nuovi Ogm a garantire il reddito degli agricoltori. Tutt’altro”.
La Coalizione ha ricordato che “La via d’uscita non erano gli Ogm di prima generazione negli anni Novanta, così come non lo sono oggi quelli prodotti dalle Ngt. Le mutazioni genetiche fuori bersaglio sono all’ordine del giorno con queste biotecnologie, propagandate invece come precise e mirate. I loro effetti sulle piante e sugli organismi viventi sono ancora largamente sconosciuti, ma vengono minimizzati da una ricerca che dipende ormai dalla vendita delle sue “innovazioni” ai signori dei semi. Gli interessi in gioco sono grandi: c’è un mercato potenziale di 550 milioni di consumatori che finora non ha voluto comprare Ogm e poteva contare su delle etichette obbligatorie sui prodotti per poter scegliere.
E poi ci sono i milioni di agricoltori europei nei 18 paesi che si sono dichiarati “Ogm free”. Con una deregulation, rischierebbero la contaminazione dei loro campi da parte di pollini Ngt portati dagli agenti atmosferici o dagli insetti impollinatori e rischierebbero a ogni semina di violare il brevetto di qualche ditta sementiera. Slow Food avverte altresì che “La biocontaminazione sarebbe un dramma irreversibile per l’agricoltura biologica, che vieta l’uso di Ogm in tutta la filiera. Ma sarebbe anche inevitabile vista la conformazione geografica del nostro paese e la lunghezza del viaggio che può compiere il polline. L’intero comparto, che oggi copre quasi il 20% della superficie agricola italiana e nutre un mercato che non è mai calato – nemmeno durante i periodi più neri dell’economia – sarebbe messo in discussione da questa deregolamentazione. Lo stesso vale per una quota importante del Made in Italy, che non utilizza nemmeno mangimi Ogm d’importazione e che si è guadagnata il suo spazio e la sua notorietà anche per il fatto di poter esibire un marchio “NON-OGM”. Per non parlare dei piccoli produttori che riproducono le proprie sementi ancora oggi anche in Italia, e potrebbero finire in tribunale con l’accusa di violazione della proprietà intellettuale se tutto d’un tratto le loro piante esprimessero caratteri brevettati dalle imprese e migrati con il vento”.
La Coalizione Italia Libera da OGM conclude: “'Emendamenti civetta' sono già stati passati nelle commissioni per provare a tacitare le preoccupazioni diffuse. Ma non basta etichettare le sementi per consentire la scelta all’agricoltore, se poi viene contaminato in campo e non ha meccanismi di tracciabilità per denunciare il fatto come parte lesa. Non basta dichiarare che questi nuovi Ogm non saranno brevettabili, se poi nella realtà occorre una riforma della Convenzione europea sui brevetti che richiede l’unanimità e un percorso di anni. Il Parlamento deve fare regole, non dichiarazioni di intenti. E a oggi, le regole che si appresta a disfare rompono un argine che in ventiquattro anni – da quando la direttiva 2001/18 è stata approvata – aveva garantito trasparenza e libertà di scelta”.
Invece per il ministro fascista dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, sarebbe "Un'ottima notizia il primo via libera alle nuove tecniche genomiche in agricoltura, arrivato oggi dal Parlamento europeo. Anche in questo l'UE segue l'Italia che era stata avanguardia con l'approvazione all'unanimità, nel maggio scorso, dell'emendamento che autorizza la sperimentazione in campo delle Tecniche di Evoluzione Assistita. Lavorare in questa direzione ci darà la possibilità di ottenere piante più resistenti a eventi siccitosi e cambiamenti climatici, e con migliorati caratteri qualitativi – ha aggiunto il ministro in una nota – Dobbiamo investire in queste tecniche senza ideologie o pregiudizi. Siamo favorevoli alla sostenibilità ambientale ma contemporaneamente dobbiamo guardare alla sostenibilità economica e sociale, guardando al progresso e alla ricerca. È necessaria, infatti, una visione che salvaguardi la competitività delle imprese europee e gli agricoltori".
L’approvazione, da parte dell’orpello di Strasburgo, della proposta di deregulation degli organismi geneticamente modificati ottenuti con le New Genomic Techniques è insomma uno schiaffo al principio di precauzione e una condanna per l’agricoltura biologica, il made in Italy libero da Ogm e l’agroecologia.

6 marzo 2024