Contributi
Le “Streghe della notte”

di Ugo - Genova
22 giugno 1941: la feccia nazista invade l’Unione Sovietica. L’aviazione della Germania di Hitler si dimostra, sin da subito, superiore a quella sovietica e in pochi mesi ottiene il controllo dei cieli, spalancando, di conseguenza, le pianure della steppa alle truppe di terra. Fra i tanti volontari accorsi in difesa della Patria del socialismo, e a sostegno della Grande Guerra Patriottica, un posto di rilievo lo ebbero le donne aviatrici: le “Streghe della notte”.
A fare richiesta di essere arruolate, nell’aviazione, furono centinaia. Tuttavia, nonostante che molte di loro fossero in possesso del brevetto di pilota d’aereo, furono respinte. Ma tenaci, non si arresero. Entrarono in contatto con la compagna Marina Raskova, aviatrice decorata come eroina dell’Unione Sovietica per aver stabilito, nel 1937, il record di volo femminile senza scalo, ed eletta nel Soviet Supremo. Convinta del progetto lo espose al compagno Josif Stalin. Stalin la ascoltò. Comprese la forza morale, la determinazione di quelle donne combattenti, e l’8 ottobre del 1941, sottoscrisse il decreto in cui veniva autorizzata la formazione di tre reggimenti femminili: il 586°, il 587° e il 588°.
Raskova e le compagne aviatrici del 588°, ebbero in dotazione un Polikarpov. Un biplano biposto costruito prevalentemente in legno e tela, e destinato per scopi civili. Si trattava di un veicolo lento. Tuttavia, quella lentezza si trasformò, grazie all’abilità delle aviatrici del reggimento del 588°, in un punto di forza. Il Polikarpov viaggiava a 140 km/h, andatura inferiore alla velocità di stallo dei temibili aerei da guerra della Luftwaffe, i quali per inquadrare nel mirino il lento biplano sovietico erano costretti a compiere ampie virate: nel frattempo il Polikarpov si dileguava.
Ma se la bassa velocità di volo del biplano poteva trasformarsi, negli scontri nel cielo, in un possibile vantaggio, di sicuro diventava un gran difetto, un’estrema debolezza, quando il veicolo si avvicinava ai radar della contraerea germanica. Per sopperire al problema Raskova e compagne decisero di compiere le loro azioni durante la notte. Per eludere i possibili avvistamenti volavano rasenti al terreno e planavano a motore spento sulle linee nemiche. Arrivate sull’obiettivo lanciavano le bombe; il biplano era privo di sistemi di sganciamento, gli ordigni venivano lanciati sporgendosi dall’abitacolo e con le mani; poi accendevano i motori e sparivano nel buio.
L’appellativo “Le Streghe della notte” gli venne coniato dal capitano nazista Johannes Steinhoff: “i piloti sovietici che ci danno più noia sono donne. Donne! Non temono nulla, vengono di notte a tormentarci con i loro obsoleti biplani e non ci fanno chiudere occhio per molte altre notti”.
La compagna Marina Raskova, la loro fondatrice, morì il 4 gennaio del 1943 a Stalingrado, mentre tentava un atterraggio d’emergenza. Le sue spoglie sono conservate nelle mura del Cremlino assieme ad altri eroi dell’Unione Sovietica.
Le missioni completate dalle “Streghe della notte”, il 46° reggimento bombardamento leggero notturno delle guardie di “Taman”, furono più di 23 mila. Dal 1941 al 1945, dal Donetsk in Ucraina sino a Berlino. Sempre in prima linea, sempre dove c’era bisogno di loro (una su tre del reggimento di bombardamento notturno non rientrò dalla propria missione).
Sono passate alla storia come “Le Streghe della notte” o “Streghe volanti”, ma quel soprannome non aveva nulla di offensivo, o canzonatorio, persino gli stessi nazisti avevano nei loro confronti, per il loro coraggio, per la loro abilità, un gran rispetto.
Chiudo gli occhi e con uno sforzo di fantasia mi sembra di vederle volare simili a meteore nel cielo. Sempre con l’immaginazione scorgo, accanto a me, una contadina sovietica. Lei le vede davvero arrivare, sorride e le saluta con il pugno chiuso.

6 marzo 2024