La rivolta dei contadini piega la Ue
Roghi e blocchi a Bruxelles durante il vertice dei ministri dell'agricoltura europei sulla Pac
La Pac sarà cambiata
 
Continua in diversi paesi della UE imperialista la protesta degli agricoltori sulla Politica agricola comunitaria (Pac), iniziata nei primi di febbraio, la miccia che ha innescato la mobilitazione è stata la decisione dal governo guidato dal cancelliere tedesco, Olaf Scholz, di cancellare le agevolazioni sul gasolio agricolo, misura adottata da molti Paesi per aiutare i contadini e le aziende agricole a sostenere le spese per il carburante, poi rimesse in discussione a causa dei tagli al bilancio della prima economia del continente, attualmente in recessione. Manifestazioni e blocchi stradali, a Berlino e in altre città, sono iniziati già nel dicembre scorso. (vedi "Il Bolscevico" N 6/2024).
In Francia l'1 marzo scorso gli agricoltori francesi hanno bloccato a sorpresa con trattori e balle di fieno le vie di Parigi collegate all'Arco del trionfo, sfidando apertamente il presidente Macron. “Siamo venuti a deporre una corona di fiori all’Arco di trionfo per rendere omaggio ai nostri colleghi che si sono suicidati anche perché il governo continua a non ascoltarci” ha dichiarato Axel Masson, un agricoltore centrale del Loir-et-Cher. Durante le contestazioni contro il governo la polizia parigina ha arrestato 66 partecipanti tra i quali Patrick Legras, leader del sindacato agricolo Coordination rurale e ideatore della protesta.
Fortissime le proteste anche in Spagna dove il 21 febbraio gli agricoltori hanno portato circa 500 trattori nel centro di Madrid fino sotto la sede del ministero dell'Agricoltura, per chiedere al governo di aiutarli a sostenere gli alti costi di produzione. Oltre alle politiche dell'UE, gli agricoltori spagnoli sostengono che non viene ancora applicata una legge per garantire prezzi equi agli acquirenti dei supermercati all'ingrosso, mentre i prezzi al consumo salgono vertiginosamente.
È la più grande protesta organizzata in Spagna dagli agricoltori finora, protesta che continua anche in Catalogna dove decine di trattori hanno bloccato le strade e in particolare tra il 27 e il 29 febbraio hanno bloccato l'autostrada AP-7, il principale collegamento stradale tra Spagna e Francia. Chiusa da martedì 27 e fino al 1 marzo anche l’autostrada A9 in Francia tra Perpignan e il confine con la Catalogna.
Il 26 febbraio oltre 900 trattori provenienti da tutta Europa (anche dall'Italia) hanno bloccato Bruxelles in concomitanza con il Consiglio europeo dei ministri dell'Agricoltura, ovvero tutti i responsabili nazionali delle politiche agricole dei 27 Paesi membri, la manifestazione è servita ad esprimere la rabbia e l'insoddisfazione per le recenti decisioni della Commissione europea adottate in reazione alle azioni di protesta dell'inizio di febbraio, considerate non sufficienti dagli agricoltori.
"La nostra richiesta numero uno è garantire un reddito dignitoso agli agricoltori. E per questo non abbiamo altra scelta che abbandonare le politiche di libero scambio e di deregolamentazione del mercato", ha sottolineato il responsabile di Fugea, la federazione agricola che sta guidando la protesta in Belgio, Timothée Petel. "La federazione agricola vuole un'azione forte su questi temi da parte della Commissione europea e ritiene che le sue decisioni siano ampiamente insufficienti... La Commissione ci chiede di sospendere alcune norme ambientali (che non abbiamo chiesto) e di effettuare una semplificazione amministrativa. Certamente è necessario per gli agricoltori, ma non soddisfa la nostra priorità, che è quella di fissare prezzi equi... Gli agricoltori sono sempre più arrabbiati, proprio perché non vediamo azioni concrete sulla nostra domanda di reddito", ha ribadito Petel.
Anche se le proteste sono partite da temi specifici diversi, in tutti i paesi europei i contadini denunciano le stesse cose: una politica europea che penalizza l'agricoltura e soprattutto i piccoli e medi produttori, redditi troppo bassi, l'inflazione, la concorrenza estera, la burocrazia, l'aumento dei prezzi del carburante.
Sabato 2 marzo diverse sigle di lavoratori dell'agricoltura sono tornate in piazza a Roma, centinaia di persone hanno tenuto un presidio in Piazza Santi Apostoli protestando contro il governo: "Il prezzo equo va applicato anche ai contadini e non solo ai consorzi. Gli agricoltori chiedono lo stato di crisi perché è un momento in cui si stanno chiudendo 200 piccole aziende agricole al giorno" ha detto dal palco del presidio Mario Apicella, del bio distretto del Monte Amiata.
I manifestanti hanno chiesto allo Stato di togliere tutte le accise sul carburante. La volontà dei manifestanti è quella di unire le varie anime del movimento in un documento indirizzato al governo Meloni in cui si chiede l'aumento del prezzo dei beni pagato ai produttori e la libertà di associarsi non solo ai grandi consorzi dell'agroalimentare.
Noi marxisti-leninisti appoggiamo le richieste degli agricoltori, specie considerando che a quelli piccoli vengono riservate solo le briciole di quel 30% e oltre del bilancio europeo, in ultima analisi questo è un settore dove è palese ed evidente lo strapotere dei monopoli e delle grandi aziende su quelle piccole e medio piccole, che sono poi la larga maggioranza.
Non è possibile fare una politica orientata verso i monopoli e contemporaneamente le piccole imprese, sono portatori di interessi antagonistici e inconciliabili. Ecco perché la Pac dovrebbe essere pensata per i piccoli e non per le grandi aziende come di fatto è.
Il problema che sollevano i contadini è che non si può scaricare la decarbonizzazione e il contrasto del cambiamento climatico (per quanto possibile vigente il capitalismo) sui piccoli produttori che invece vanno sostenuti. Il problema non sono i contadini e le piccole imprese, ma gli allevamenti intensivi, l'utilizzo smodato della chimica, le coltivazioni in mano alle grandi multinazionali, la liberalizzazione dei prezzi senza alcun controllo su un bene primario come il cibo, lo strapotere dei grossisti e della GDO che tengono in pugno i piccoli produttori. Una situazione insostenibile che favorisce anche lo sfruttamento dei lavoratori, non a caso nel settore agricolo vi è il più alto tasso di lavoro irregolare.
Insomma questa protesta è legittima e incontra le simpatie della popolazione, che è ben consapevole della situazione disastrosa in cui versa anche la nostra agricoltura e della miseria in cui sono condannati i piccoli e medi contadini che lavorano come bestie e a malapena riescono a pareggiare i conti. Tant'è che negli ultimi anni abbiamo assistito alla chiusura di un numero impressionante di piccole aziende agricole, mentre a ingrassare sono i grandi proprietari e la grande distribuzione che si assicurano i maggiori profitti, dettano legge e sono i primi a lucrare sugli aumenti dei prezzi pagati dai consumatori.
Intanto registriamo una prima vittoria, anche se parziale e non pienamente soddisfacente, che vede le autorità comunitarie costrette a riconoscere che la vecchia Pac va cambiata in direzione delle rivendicazione dei contadini europei.

6 marzo 2024