Genocido palestinese
Ancora stragi nazisioniste di palestinesi in cerca di cibo a Gaza
118 morti e quasi 800 feriti
 
Nell'attesa di vedere quali saranno i "significativi progressi" annunciati il 4 marzo da una televisione egiziana nei negoziati al Cairo per una tregua a Gaza registriamo intanto che i nazisionisti confermano di volere il genocidio dei palestinesi con una nuova strage, quella del 29 febbraio quando i soldati occupanti sparavano contro la folla che si accalcava attorno ai pochi camion degli aiuti alimentari fatti arrivare in piena notte alla rotatoria Nabulsi in via Rashid nella città di Gaza. Il bilancio di 118 morti e quasi ottocento feriti, per quanto provvisorio dato che molti feriti non possono ricevere cure adeguate da un sistema sanitario distrutto con certosina applicazione dalle bombe di Tel Aviv, non è dovuto essenzialmente alla calca seguita dall'assalto ai camion dei palestinesi, peraltro ridotti alla fame dall'invasione sionista, quanto alle lunghe raffiche di mitra sparate dai militari e dai loro droni come mostravano video diffusi nella rete e le testimonianze raccolte dai pochi giornalisti indipendenti rimasti a Gaza. Almeno l'80% dei ricoverati negli ospedali visitati da una delegazione dell’Onu presentava ferite da arma da fuoco.
L'agguato del 29 febbraio dei nazisionisti ai palestinesi affamati rimasti intrappolati dai soldati nella parte nord della Striscia non è il primo nella stessa zona della rotonda al Nabulsi, la settimana prima almeno trenta palestinesi erano stati uccisi mentre aspettavano i rifornimenti e altri venti erano morti il 25 gennaio in uno scenario identico quando i soldati avevano sparato sulla folla che si era assiepata attorno ai carri degli aiuti. Una tragica sequenza che identifica una precisa strategia criminale dei nazisionisti e non di episodi casuali, la pianificazione del genocidio palestinese.
La prima settimana di marzo registra anche l'entrata in guerra dell'imperialismo italiano a fianco dei nazisionisti; il 2 marzo il cacciatorpediniere Caio Duilio abbatteva un drone lanciato dallo Yemen nelle acque del Mar Rosso durante quella missione imperialista a comando italiano decisa dalla Ue e già operativa seppur non ancora discussa in parlamento. Tanto per confermare che per la neofascista Meloni il parlamento è quell'inutile parco buoi di mussoliniana memoria, decide lei e tanto basta.
Il capofila dei paesi imperialisti dell'Ovest, il presidente americano Joe Biden, a fine febbraio annunciava o meglio auspicava l'inizio di una tregua a Gaza a partire dal 4 marzo o in subordine dal 10 marzo, data di inizio del mese sacro dei musulmani, il Ramadan, e spostava l'attenzione dal genocidio di Gaza a quello che finora è stato il teatrino delle trattative, una farsa con protagonisti anzitutto gli Usa e l'Egitto. La vicepresidente americana Kamala Harris affermava il 3 marzo che "ci deve essere un cessate il fuoco immediato per almeno sei settimane, questo è l'accordo sul tavolo”, sottolineando "l’immensa portata della sofferenza a Gaza. Ciò a cui assistiamo ogni giorno nella Striscia è devastante” come se non fosse dovuto anche alle bombe che gli Usa continuano a fornire a Netanyahu. E come se due giorni prima gli Stati Uniti non avessero bloccato col veto una dichiarazione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu che condannava Israele per l'ultima strage di palestinesi nella Striscia di Gaza. Per porre fine alle "sofferenze di Gaza" l'imperialismo americano avrebbe più di uno strumento ma non li adopera perché è complice attivo e non spettatore del genocidio.
Nello stesso periodo di tempo nel quale l'imperialismo americano sembra impegnato soprattutto in estenuanti quanto improduttivi negoziati, i nazisionisti di Tel Aviv infatti intensificavano i criminali bombardamenti quotidiani su tutta la striscia di Gaza e i rastrellamenti in Cisgiordania, mentre con un raid aereo colpivano ancora una volta impunemente vicino a Damasco in Siria e tentavano due volte il 4 marzo di entrare coi soldati in Libano, respinti dalle formazioni di Hezbollah. Il massacro compiuto dall'esercito sionista il 29 febbraio sui palestinesi ridotti alla fame e assiepati attorno ai pochi camion di aiuti umanitari è solo l'ultimo crimine in ordine di tempo se non viene fermata la mano del boia Netanyahu, del suo governo e delle opposizioni che partecipano al cosiddetto gabinetto di guerra. In altre parole i nazisionisti continuano a uccidere civili dopo averli ridotti a profughi sulle loro terre, affamati e cacciati dalle loro abitazioni, continuano a distruggere ospedali, scuole, chiese, centri di assistenza delle organizzazioni umanitarie financo dell'Onu, case, strade e campi coltivati; una politica palesemente di genocidio del popolo palestinese, di un progetto pianificato e realizzato giorno dopo giorno dal regime sionista di Tel Aviv con un bilancio di vittime che al 2 marzo hanno superato le 30 mila, in gran parte donne e bambini. Una accusa di genocidio ritenuta valida e sottoposta al giudizio della Corte dell'Aja, un crimine che invece è negato dai nazisionisti e dai loro sostenitori; sempre meno a dire il vero e l'ultimo in Italia è il presidente dell’Anpi provinciale di Milano che si è dimesso in dissenso con l'organizzazione dopo aver già emesso la sua spudorata sentenza, "quello di Gaza non è genocidio".
Eppure appena due giorni prima, se ce ne fosse stato ancora bisogno, era stata chiara la denuncia del relatore speciale delle Nazioni Unite per il diritto al cibo, Michael Fakhri, che accusava “Israele affama deliberatamente i palestinesi e questo è un crimine di guerra”; spiegava che "non c'è alcun motivo per bloccare intenzionalmente il passaggio degli aiuti umanitari o distruggere intenzionalmente pescherecci, serre e frutteti a Gaza, se non quello di negare alle persone l'accesso al cibo. Privare intenzionalmente le persone del cibo è chiaramente un crimine di guerra. Israele ha annunciato la sua intenzione di distruggere il popolo palestinese e questa ora è una situazione di genocidio".
"Il brutale attacco da parte delle forze di occupazione israeliane" ai palestinesi del 29 febbraio era condannato persino dai fedeli alleati dell'imperialismo americano e dei sionisti, la Giordania, l'Anp di Abum Mazen e l'Egitto. Molto più chiara e esplicativa la condanna di Mustafa Barghouti, fondatore e leader del partito Iniziativa Nazionale Palestinese, che in una dichiarazione alla televisione qatariota al Jazeera denunciava le responsabilità del regime sionista: "abbiamo a che fare con uno Stato-paria, una struttura che è diventata fascista, gestita da fascisti in un governo che include fascisti", che uccide "civili che muoiono di fame dopo averli privati del cibo da mesi e non consente loro alcun rifornimento da più di un mese". E accusava che "i governi occidentali sono complici dei crimini di Israele".
I paesi imperialisti dell'Ovest e i loro alleati arabi davano il via a un altro vergognoso teatrino sull'invio di aiuti umanitari paracadutati sulla striscia di Gaza, con alcune decine di migliaia di razioni di cibo ossia meno di una goccia nell'oceano rispetto agli oltre 2 milioni di palestinesi in fuga dalle bombe nazisioniste. Le immagini delle casse di cibo paracadutate su Gaza richiamano alla mente l'invio degli aiuti degli alleati durante la guerra al nazifascismo, oggi sono una sceneggiata propagandistica a favore degli emuli di Hitler, i sionisti di Tel Aviv. Di iniziativa inefficace hanno parlato diverse agenzie umanitarie, un portavoce di Oxfam America scriveva su X che i lanci di aiuti "servono principalmente a ripulire la coscienza sporca degli alti funzionari Usa le cui politiche stanno contribuendo alle atrocità in corso e al rischio di carestia a Gaza. Mentre i palestinesi di Gaza sono sull'orlo del baratro, far cadere a Gaza una quantità irrisoria e simbolica di aiuti senza un piano per la distribuzione sicura non aiuta". Intanto secondo l'Organizzazione mondiale della sanità si registrano ufficialmente negli ospedali a Gaza almeno una decina di bambini morti per malnutrizione e disidratazione.
Il bilancio delle vittime al 3 marzo reso noto dal ministero della Sanità della Striscia di Gaza saliva a 30.410 morti e 71.700 feriti, in gran parte donne e bambini.
Dati ignorati, non certo perché si trovi dall'altra parte del mondo, dal premier conservatore neozelandese Christopher Luxon che preoccupato per la situazione di Gaza annunciava di aver inserito l'organizzazione della resistenza palestinese Hamas nella lista delle "entità terroristiche", sanando "l'anomalia" di una Nuova Zelanda che era ancora uno dei pochi paesi occidentali a non aver fatto ancora questo passo a sostegno dei nazisionisti. Luxon si diceva anche "seriamente preoccupato per il significativo aumento della violenza estremista perpetrata dai coloni israeliani" e annunciava di aver imposto divieti di viaggio nel paese ai coloni israeliani "estremisti". Il nuovo campione di ipocrisia del fronte imperialista occidentale rafforzava il coro in appoggio ai nazisionisti proprio il 29 febbraio, il giorno del nuovo massacro palestinese a Gaza.
Il 2 marzo il primo ministro canadese Justin Trudeau annullava il ricevimento organizzato in onore di Giorgia Meloni in visita a Toronto per "motivi di sicurezza"; ossia per la manifestazione a favore della Palestina che si era radunata davanti alla Art Gallery of Ontario dove era previsto il ricevimento, una manifestazione che la neofascista Meloni non poteva sciogliere perché non disponeva al seguito dei manganelli del fidato Piantedosi.

6 marzo 2024