Schlein e Conte con Meloni
La missione Aspides nel Mar Rosso non è difensiva
L'Italia imperialista e meloniana si tenga lontana dalla guerra contro il movimento antimperialista Houthi

Il 5 marzo il parlamento ha approvato quasi all'unanimità la missione di guerra europea nel Mar Rosso a guida italiana, Aspides. Insieme ad essa sono state approvate la missione Levante nel Mediterraneo, per l'invio di aiuti alla popolazione di Gaza e altri mandati, e la missione EUAM Ukraine, per sostenere l'Ucraina nelle riforme nel settore della sicurezza civile.
ll mandato parlamentare è arrivato dunque tre giorni dopo che la nave ammiraglia della spedizione, il cacciatorpediniere italiano Caio Duilio , era già entrata in piena azione di guerra abbattendo un drone Houthi. Il che conferma l'irrilevanza e il servilismo del parlamento borghese nelle decisioni più importanti e gravi che riguardano le masse popolari italiane, comprese quelle che le gettano in una guerra non dichiarata come questa contro gli Houthi dello Yemen.
In ogni caso la votazione si è svolta senza sorprese, con i partiti della maggioranza e dell'opposizione che si sono votati a vicenda, sia pure per parti separate, le rispettive risoluzioni che davano via libera alla missione per tutto il 2024, con la sola eccezione di AVS di Bonelli e Fratoianni. Schlein e Conte si sono accodati alla guerrafondaia Meloni in nome della difesa comune dei “nostri interessi nazionali”, per non parlare di Calenda e Renzi le cui risoluzioni superavano a destra persino quella del governo neofascista: la prima, infatti, chiedeva di prendere in considerazione se necessario anche l'“opzione attiva”, ossia “eliminando le sorgenti di fuoco e i mezzi e le infrastrutture militari dell'aggressore” ed altri pruriti bellici del genere; e la seconda, definendo “pirati” gli Houthi, suggeriva implicitamente che contro di essi si possa considerare lecita qualsiasi azione di contrasto.

L'allineamento di Conte e le risoluzioni fotocopia
Le ipocrite remore del M5S, che in Commissione esteri e difesa si era tatticamente astenuto perché non era sufficientemente chiarita la natura “difensiva” della missione, sono durate solo un giorno: il tempo di una trattativa diretta tra il ministro degli Esteri Tajani e il trasformista Conte, che alla fine si è detto soddisfatto perché “ci siamo assicurati che si trattasse di una missione prettamente difensiva. Si tratta di difendere le nostre navi e il diritto di transito. Su questo abbiamo portato il governo a votare la nostra risoluzione”.
Tajani ha confermato le rassicurazioni sulla natura “difensiva” della Aspides in aula, prima di annunciare il voto favorevole del governo anche sulle risoluzioni delle opposizioni, inclusa quella del M5S, che tutte quante approvavano la missione salvo, come detto, quella di AVS. Quella del M5S aggiungendo solo l'impegno del governo “a garantire la natura difensiva dell'operazione Eunavfor Aspides” e ad “informare costantemente le Camere sull'andamento del suddetto dispositivo multidominio”. È dietro queste due risibili formulette che il partito di Conte pretendeva infatti di nascondere, a mo' di foglia di fico, il suo allineamento al governo della neofascista guerrafondaia Meloni.
Del resto, nelle premesse e nelle considerazioni politiche e di principio, tutte le risoluzioni, compresa quella di AVS, sembrano fotocopie l'una dell'altra. Per esempio nel condannare e nell'attribuire a Hamas e al 7 ottobre la causa della crisi in Medio Oriente e della situazione di Gaza, coprendo il genocidio del popolo palestinese perpetrato dall'occupante nazisionista e insistendo sulla “soluzione” fallimentare e ipocrita dei “due Stati”; nell'attaccare come “terrorista” il movimento degli Houthi, nascondendo che i suoi attacchi sono rivolti esclusivamente contro le navi israeliane, inglesi e americane e in solidarietà con il popolo palestinese, e nel dipingerli invece come diretti a bloccare indiscriminatamente le rotte commerciali mondiali; nel rivendicare la difesa degli “interessi nazionali” e la “libertà di navigazione”, e così via. Tra l'altro è stato bocciato, su richiesta di Tajani, un solo punto della risoluzione del PD, quello che chiedeva di aumentare i finanziamenti per gli aiuti a Gaza anche attraverso l'UNRWA, a cui il governo Meloni ha tagliato i contributi obbedendo zelantemente alle false accuse israeliane: ciò a dimostrazione della doppiezza degli intenti “umanitari” della missione Levante.

Le false rassicurazioni di Tajani sulla missione “difensiva”
Intervenendo alla Camera prima del voto, Tajani ha ricordato l'episodio del Caio Duilio, che conferma, a suo dire, “la gravità della minaccia terroristica degli Houthi e la tempestività delle iniziative che il Governo ha deciso di intraprendere”, chiedendo e ottenendo quindi dall'aula un applauso, tanto unanime quanto nazionalista e interventista, di “profonda gratitudine alla nostra nave e a tutte le forze armate”. Dopo aver ripetuto la litania che gli attacchi degli Houthi compromettono la “regolarità dei rifornimenti delle merci” e che “ l'aumento dei costi ha effetti negativi sul sistema dei trasporti e sul commercio internazionale delle aziende italiane”, perché “il 40 per cento dell'export marittimo passa attraverso Suez, quindi potete capire quali sono i danni che abbiamo subìto”, il ministro degli Esteri ha assicurato che “la missione Aspides avrà compiti soltanto di natura difensiva. La missione non potrà, cioè, intraprendere azioni di tipo preventivo”. E ad ulteriore sottolineatura, più oltre ha aggiunto: “Dovrà in ogni caso trattarsi di risposte necessarie e proporzionate e comunque sempre in mare e nello spazio aereo. In nessun caso Aspides potrà essere coinvolta in operazioni sulla terraferma”.
Ma le sue rassicurazioni non garantiscono un bel nulla. Non foss'altro perché sono contraddette da altre sue affermazioni di segno opposto, come la precisazione che “difensiva non significa semplice accompagnamento, significa possibilità di reagire in maniera militare, così come è successo in occasione dell'attacco del drone al cacciatorpediniere Caio Duilio . Questo è il modus operandi , queste sono le regole d'ingaggio. Quindi, i compiti esecutivi sono di autodifesa estesa, cioè di neutralizzazione di attacchi che abbiano come bersaglio diretto navi mercantili scortate, e di contrasto ad eventuali tentativi di sequestro delle imbarcazioni”.
È evidente che il ministro gioca sull'ambiguità degli aggettivi e delle formule, per camuffare da servizio di protezione alle navi commerciali un intervento armato in una regione strategica in cui è già in atto una guerra. Il che comporta inevitabilmente il nostro coinvolgimento in un teatro bellico imprevedibile, e dove la differenza tra “difensivo” e “aggressivo” è solo un confine formale e in continuo mutamento. Non a caso Tajani ha precisato poi che “l'Unione europea assicurerà il necessario coordinamento sia con l'operazione anti-pirateria Atalanta, sia con l'operazione Prosperity Guardian”, la missione a guida anglo-americana che si svolge nello stesso teatro e che è impegnata a bombardare quotidianamente il territorio dello Yemen. Fino a che punto la Aspides agisce in “autonomia” da questa e non alle sue esigenze e direttive militari, visto che le informazioni su questi rapporti sono classificate come secret EU nel mandato della Eunavfor Aspides?

Un'occasione per l'espansionismo imperialista italiano
La vera natura imperialista globale della missione, che va oltre il suo dispositivo formale, emerge anche nella risoluzione del governo dove - sempre con la scusa della tutela della libertà di navigazione, della democrazia, della pace ecc. - si sottolinea che, “l'azione del nostro Paese si dispiega, in tutti i teatri di crisi, con l'obiettivo di salvaguardare l'interesse nazionale e operare a tutela della pace e della sicurezza”; ed inoltre che “nella prospettiva dell'assunzione crescente di responsabilità geopolitiche, è importante consolidare il posizionamento dell'Italia nelle aree di crisi del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano nord occidentale”. Dunque non si tratta di un intervento contingente e limitato nel tempo, ma piuttosto del cogliere questa occasione per una proiezione permanente dell'imperialismo italiano in queste regioni strategiche del mondo.
Ciò è confermato anche dalla scheda descrittiva della missione Levante, dove dietro gli obiettivi “umanitari” di una nave ospedale e del trasporto di beni di prima necessità e di un ospedale da campo a Gaza, spunta anche quello di “rafforzare la presenza nel Mediterraneo Orientale”, che guarda caso coincide con l'annunciato disimpegno della flotta americana dal Mediterraneo per riposizionarsi nell'Indo-Pacifico in funzione anticinese. Lo stesso Tajani ha ammesso che la Levante ha anche il compito di sostenere il contingente italiano della missione Mibil che addestra l'esercito libanese, e che “il sostegno alle forze armate libanesi va nella direzione anche di garantire stabilità per ridurre il potere di Hezbollah”.
Inoltre la Aspides, non solo si coordina strettamente con l'anglo-americana Prosperity Guardian e con le altre missioni europee già presenti nella regione, Come la Atalanta e la Emasoh/Agenor, estendendo il raggio d'azione fino al Golfo Persico, al Corno d'Africa e al canale del Mozambico, ma da aprile l'Italia assumerà anche il comando della Combined Task Force CTF-153, che opera nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden e di cui fanno parte Usa, Canada, Bahrein, Gran Bretagna, Francia, Italia, Spagna, Olanda, Norvegia e Seychelles; cioè Paesi che sono quasi tutti in guerra aperta contro gli Houthi.

Gli avvertimenti Houthi e l'arroganza mussoliniana del governo
Con la partecipazione a tutte queste missioni aeronavali, anche in ruoli di comando, l'imperialismo italiano entra di fatto in guerra al fianco dell'occupante nazisionista e dei suoi sponsor americani e britannici contro la resistenza palestinese, Hesbollah e gli Houthi. Questi ultimi avevano già messo in guardia il nostro paese dall'intraprendere questa rischiosissima strada dalle imprevedibili conseguenze. Lo hanno rifatto il 9 marzo, con una seconda intervista all'agenzia Adnkronos, del vice capo dell'Autorità per i media degli Ansar Allah (Houthi) e presidente del consiglio di amministrazione dell'agenzia di stampa Saba, Nasr al-Din Amer, il quale ha detto che “mettersi a protezione delle navi israeliane e americane” espone l'Italia a rischi e “minaccia la sicurezza delle sue navi in futuro”.
Riguardo all'episodio del drone abbattuto dal Caio Duilio , il portavoce Houthi ha detto che “non sarebbe dovuto accadere”, precisando che “non abbiamo deciso di prendere di mira le navi dell'Italia, ma il fatto che abbia fermato la nostra operazione è inaccettabile”. “Non vogliamo prendere di mira l'Italia o altri Paesi. Il nostro obiettivo sono le navi americane, britanniche e israeliane, e quelle dirette verso l'entità sionista”, ha ripetuto Amer. “Ma - ha ammonito - se l'Italia fermasse di nuovo un nostro attacco significherebbe un suo maggiore coinvolgimento nella guerra contro di noi”.
Ciononostante l'imperialismo meloniano se ne frega e tira dritto con arroganza mussoliniana, e il 12 marzo il Caio Duilio ha abbattuto altri due droni Houthi. D'altra parte i combattenti yemeniti non si fanno per nulla intimidire dall'imponente schieramento aeronavale imperialista e dal diluvio di bombe rovesciato sul loro territorio, ma anzi intensificano la loro risposta, come è successo il 9 marzo con l'attacco simultaneo di ben 37 tra droni e vettori di vario tipo lanciati contro navi da guerra dello schieramento occidentale. Tanto che lo stesso responsabile del Central command americano, Michael kurilla, ha dovuto ammettere in un'audizione al Senato che “la deterrenza non ha funzionato” con gli Houthi.
“L'abbattimento di nostri droni da parte della marina militare italiana costituisce una nuova conferma che l'Italia si è voluta schierare a fianco dei nostri nemici e a difesa di Israele”, ha avvertito di nuovo un altro rappresentante dei media di Sanaa in un'intervista all'agenzia Ansa, subito dopo il nuovo intervento del Caio Duilio . Nelle stesse ore il Centcom americano annunciava di aver condotto sei operazioni contro “minacce imminenti” contro navi mercantili e navi da guerra, tra cui un sottomarino e 18 missili antinave.
L'Italia imperialista e meloniana si tenga perciò lontana dalla guerra contro il movimento antimperialista Houthi, per non rischiare di bruciarsi le penne e per non rendere il nostro paese corresponsabile diretto del genocidio del popolo palestinese, nonché per non esporre il popolo italiano a sanguinose ritorsioni e attentati terroristici.

13 marzo 2024