Appello dell'associazione Antigone
Aumentano i suicidi nell'inferno delle carceri
Il decreto Caivano riempie le celle di minori
 
Lo scorso 22 gennaio l'associazione Antigone ha pubblicato una lettera aperta espressamente indirizzata sia all'Unione delle Camere Penali Italiane sia a Magistratura Democratica, ossia alla più rappresentativa associazione degli avvocati penalisti e alla più rilevante associazione dei magistrati, al fine di sollecitare un incontro con il ministro della Giustizia al fine di lanciare l'allarme sulla situazione delle carceri italiane, una situazione che ovviamente sia gli avvocati penalisti sia i magistrati requirenti e giudicanti conoscono fin troppo bene.
“Dal 1° gennaio di quest'anno – si legge nella lettera aperta di Antigone - sono già 19 i suicidi in carcere e 24 le persone le persone decedute in stato di detenzione. Questi suicidi, maggiori di oltre 10 volte rispetto al tasso medio di suicidi nella società dei 'liberi', nascono spesso da uno stato di disperazione indotto dalle miserevoli condizioni di vita cui sono soggetti i detenuti. E spesso si tratta di soggetti giovani, che devono scontare condanne non lunghe o addirittura prossimi alla scarcerazione”.
Antigone fa seguire poi dati precisi sulla situazione degli istituti di pena: “60.637 – continua la lettera aperta - sono le persone oggi ristrette in carcere a fronte di 51.347 posti ufficiali, dei quali però alcune migliaia sono indisponibili. Il tasso di affollamento medio (calcolato sui posti ufficiali e non su quelli realmente disponibili) è del 118,1% ma come sempre negli ultimi tempi le regioni più in difficoltà sono la Puglia (143,1%) e la Lombardia (147,3%). Gli istituti più affollati sono Brescia 'Canton Monbello' (218,1%), Grosseto (200%), LodiI (200%), Foggia (189%), Taranto (182,2%) e Brindisi (181,51%)”.
“Di fronte a questo stato di cose – conclude l'associazione Antigone - assistiamo ad una politica penale che, anziché ridurre le ipotesi di carcerazione, viene piegata a logiche populiste e securitarie, introducendo nuovi reati ed aumentando le pene per quelli esistenti”.
Il drammatico aumento dei suicidi nelle carceri italiane è dovuto non solo al sovraffollamento, ma anche alla totale assenza, nella maggior parte degli istituti di pena, di iniziative volte ad agevolare la vita dei detenuti: vengono concesse ai detenuti poche telefonate per parlare con i propri familiari, e le telefonate sono molto importanti per coloro che si trovano in uno stato di disperazione, e poi sono del tutto insufficienti le attività culturali, le attività scolastiche e le attività sportive che tengono impegnati i detenuti e che danno valore alla loro esistenza, altrimenti percepita come inutile.
Il personale di supporto previsto dalla legge e dai regolamenti è gravemente sotto organico come lo è quello della polizia penitenziaria, il che significa da una parte un sostanziale abbandono di qualsiasi prospettiva rieducativa e dall'altra una minore sorveglianza al fine di individuare detenuti a rischio e quindi prevenire i suicidi.
In una situazione di tale gravità il governo Meloni sin dall'inizio ha attuato una politica penale che, anziché ridurre le ipotesi di carcerazione e incrementare misure alternative al carcere, ha visto e continua a vedere proprio nel carcere il cuore del sistema penale, una becera politica che viene piegata a logiche populiste la cui ricetta consiste nell'introduzione di nuovi reati, nell'aumento delle pene per quelli esistenti e nell'incremento nella repressione dei minori.
È forse quest'ultimo l'aspetto più preoccupante, come la stessa associazione Antigone non ha mancato di mettere in luce con la pubblicazione, lo scorso 20 febbraio, del rapporto di 16 pagine intitolato 'Prospettive minori' nel quale si mette in evidenza che, data la maggior fragilità psicologica dei minori rispetto agli adulti, i problemi carcerari, che per i maggiorenni sono comunque molto gravi, per i giovani rischiano di diventare addirittura distruttivi.
La pubblicazione di Antigone critica aspramente la politica del governo Meloni e punta l'indice sul decreto Caivano che, varato a settembre del 2023, nel giro di poco tempo ha già determinato un aumento dei minori detenuti che con il tempo può diventare preoccupante, in quanto in ambito minorile ha aumentato l'entità delle pene e ha ridotto gli spazi per percorsi alternativi al carcere, introducendo così una politica penale minorile che vede il carcere come strumento punitivo e repressivo privilegiato per i giovani: si tratta di una sciagurata politica di stampo reazionario e fascista che se è già pesantissima, come abbiamo visto, sugli adulti diviene inaccettabile se fatta sulla pelle dei ragazzi ai quali, anziché validi ed efficaci strumenti rieducativi si prospettano solo ed esclusivamente carceri sempre più affollate e problematiche.
 

13 marzo 2024