Alla ricerca di false prove per coprire il genocido palestinese
L'Unrwa e l'Anp denunciano l'uso delle torture dei nazisionisti contro i prigionieri palestinesi
Gli aiuti non passano dai lanci paracadutati né dal porto galleggiante pensato dagli Usa ma dallo sblocco dei valichi e dal ritiro dei soldati sionisti

I numeri del genocidio palestinese a Gaza in soli cinque mesi sono arrivati a 30.960 morti e 72.524 feriti, più i dispersi. Un bilancio che non lascia dubbi su come i nazisionisti di oggi sono diventati esattamente come i carnefici ieri quando sterminavano gli ebrei dell'Olocausto. Una verità che la propaganda dei criminali di Tel Aviv, del governo Netanyahu e delle opposizione riunite nel famigerato gabinetto di guerra, e del coro imperialista che li sostiene, tentano in ogni modo di nascondere e negare. È dunque necessario ribadire ancora una volta che gli ebrei sono stati vittime dell'Olocausto nazista, senza dimenticare il contributo di Mussolini "cancellato" dalla sua erede la neofascista Meloni solidale a Netanyahu, ma non tutti gli ebrei sono sionisti, non tutto sono seguaci della politica colonialista che vuol cacciare con qualsiasi strumento gli abitanti arabi della Palestina e sono oggi i carnefici dei palestinesi.
Sono i nazisionisti responsabili del massacro dei quasi 120 palestinesi da loro ridotti alla fame e che cercavano di prendere la farina e altri genere alimentari nella città di Gaza lo scorso 29 febbraio, nonostante che al 9 marzo abbiano fornito la quinta o la sesta versione dei fatti per non passare da assassini. Non hanno invece ancora dato una loro versione dei fatti sul video di una bodycam di soldati nazisionisti, diffuso di recente da Al Jazeera ma girato lo scorso 6 novembre, con un militare che si vanta di aver sparato senza motivo a un anziano palestinese disarmato che si era nascosto sotto al letto, "quattro proiettili, fratelli. È stato fantastico" sostiene l'assassino, "e tu l’hai abbattuto, meraviglioso", commentano gli altri soldati secondo la ricostruzione diffusa dai media. Non c'è bisogno di alcun commento.
I nazisionisti hanno accusato alcuni dei trentamila dipendenti l'Unrwa, l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, di avere rapporti con Hamas e di conseguenza la stessa agenzia di appoggiare la resistenza palestinese. A dire il vero finora le prove non sono arrivate neanche all'Onu ma solo sul tavolo dei collaborazionisti della Casa Bianca. Sono invece pubbliche le accuse circostanziate dell'Unrwa sulla detenzione e la tortura di alcuni membri dell'organismo umanitario che operavano a Gaza per costringerli a rilasciare false confessioni sui legami con Hamas. Il rapporto dell'agenzia Onu riporta anche notizie di maltrattamenti sui detenuti palestinesi, tra cui percosse, umiliazioni, minacce, attacchi di cani, violenza sessuale e decessi per la negazione di cure mediche raccolte fra oltre un migliaio di ex prigionieri rilasciati a valico di Kerem Shalom fino allo scorso 19 febbraio, fra i quali anche 29 bambini di sei anni.
La portavoce dell'Agenzia, Juliette Touma, denunciava che le false confessioni ottenute "sotto tortura" vengono utilizzate "per diffondere ulteriormente la disinformazione sull'Agenzia come parte dei tentativi di smantellarla". Nella narrazione nazisionista infatti non c'è la necessità di una tale agenzia perché non esisterebbero profughi palestinesi ma solo "terroristi" che occupano abusivamente le terre bibliche a loro esclusivo uso destinate. Chiudere l'Unrwa diventerebbe un atto politico che significherebbe la cancellazione dello status di profugo palestinese e del diritto al ritorno sancito dalle risoluzioni Onu. Registriamo intanto che Canada e Svezia, e parzialmente la Ue, hanno deciso di ripristinare i fondi all'Unrwa bloccati alla velocità della luce non appena richiesto dai nazisionisti.
Le accuse dell'Unrwa sono state confermate dal capo della Commissione per gli Affari dei prigionieri e degli ex-prigionieri palestinesi, Qaddoura Fares, dell'Associazione nazionale palestinese. Il collaboratore del presidente dell'An, Abu Mazen, l'uomo di fiducia dei paesi imperialisti occidentali, ha chiesto con urgenza alla comunità internazionale di agire immediatamente per individuare le prigioni e i centri di detenzione israeliani clandestini istituiti dopo il 7 ottobre 2023 e ha citato come prove quelle fornite in un servizio del canale televisivo israeliano Channel 13.
I nazisionisti hanno trovato almeno una sponda compiacente tra il personale Onu e hanno confezionato un pacchetto di presunte prove su abusi e violenze sulle donne durante l'attacco della resistenza palestinese del 7 ottobre. La Rappresentante del Segretario Generale per la violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, una delle poche responsabili Onu delle quali finora Tel Aviv non ha chiesto le dimissioni ha presentato un rapporto che Hamas ha definito senza mezzi termini falso, che non fornisce alcuna testimonianza diretta e si basa esclusivamente su non verificabili dichiarazioni istituzionali e militari sioniste. "Il rapporto arriva dopo i falliti tentativi sionisti di dimostrare queste accuse false e infondate e di nascondere il rapporto dei relatori delle Nazioni Unite secondo cui chiare violazioni dei diritti umani si sono verificate contro donne e ragazze palestinesi da parte dei soldati sionisti", denunciava Hamas che ritiene che il rapporto "non abbia validità" perché non fornisce la testimonianza di nessuna delle vittime considerate e ricorda che alcune delle donne liberate durante la tregua dello scorso novembre, affermarono di aver ricevuto" buon trattamento" da parte dei suoi combattenti durante la sua prigionia a Gaza. In alte parole si tratta di propaganda nazisionista presa per oro colato nelle capitali dei paesi imperalisti dell'Ovest.
In attesa di verifiche registriamo intanto che l'8 Marzo il ministero della Sanità della Striscia di Gaza ha denunciato la morte di almeno 9.000 donne durante gli ultimi cinque mesi della criminale aggressione nazisionista. enunciava che sono circa 60.000 le donne incinte nella Striscia e che soffrono di "malnutrizione, disidratazione e mancanza di assistenza sanitaria adeguata", sono circa 5.000 le donne incinte che partoriscono ogni mese in "condizioni dure, non sicure e malsane". "Le donne di Gaza partoriscono in pessime condizioni igieniche e con poche forze. Affrontano parti cesarei senza anestesia in ospedali privi di elettricità, acqua e medicine", ha denunciato padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, in una recente testimonianza all'agenzia Sir.
L'11 marzo inizia il mese sacro musulmano del Ramadan, una delle tante date auspicate, e regolarmente fallite, come l'inizio di una tregua dal presidente americano Joe Biden che pur continuando a spalleggiare e armare i nazisionisti ha aggiunto alla sua campagna elettorale per le presidenziali di novembre una narrazione pseudo umanitaria che spera gli conquisti voti nel largo fronte a favore dei palestinesi composto da antisionisti progressisti, laici e ebrei. Dopo la vergognosa idea del lancio di aiuti paracadutati, pochi e inutili per gli oltre due milioni di palestinesi della Striscia, il capofila dell'imperialismo dell'Ovest ha partorito l'idea della costruzione di un porto galleggiante di fronte alle coste di Gaza da dove per poter sbarcare un maggior numero di aiuti. Aiuti radunati a Cipro che dopo essere stati supercontrollati da emissari nazisionisti arrriverebbero a Gaza seguendo un percorso parallelo a quello da Cipro a Tel Aviv delle ingenti forniture belliche di Usa e Gran Bretagna, dalle tonnellate di bombe già scaricate sulla popolazione di Gaza. I tempi di realizzazione del progetto potrebbero essere lunghi, fino a due mesi, quando secondo l'Onu già i morti per fame palestinesi si stanno aggiungendo a quelli sotto le bombe. E intanto darebbero il tempo al boia Netanyahu di completare il progettato genocidio a Gaza o comunque di saltare a piè pari l'Onu e appoggiarsi ai complici imperialisti, compresa la Ue che si è subito accodata a Biden.
Il molo temporaneo che sarà costruito da militari statunitensi davanti a Gaza, ammesso che giunga in porto, sarà il monumento alla ipocrisia dei paesi imperialisti che sostengono il genocidio palestinese. Le file dei camion pieni di aiuti ma bloccati dai soldati di Tel Aviv ai valichi della striscia di Gaza mettono sotto gli occhi di chi vuol vedere i crimini dei nazisionisti. Financo il capo della Commissione per gli Affari dei prigionieri e degli ex-prigionieri palestinesi, Qaddoura Fares, sopra citato è arrivato a commentare che tali proposte "sono solo mosse dell’Occidente per salvarsi la faccia. Non servono a nulla: serve invece fermare Israele".

13 marzo 2024