Stretto tra Xi e Biden
Il nuovo presidente di Taiwan vince puntando a mantenere lo "staus quo"
Pechino: “La madrepatria sarà inevitabilmente riunificata”

Nel discorso di apertura del 5 marzo a Pechino della seduta plenaria del Congresso nazionale del Popolo, il premier cinese Li Qiang ha indicato tra le linee guida del suo governo quella dell'aumento delle spese militari che per il secondo anno consecutivo cresceranno del 7,2%. "La Cina sta dimostrando che nel prossimo decennio vuole aumentare il suo esercito in modo da essere pronta a vincere una guerra se non ha altra scelta che combatterla", ha sostenuto Li riprendendo un non tanto vecchio discorso del capofila socialimperialista Xi Jinping. Un passaggio bellicista che se unito alle considerazioni ribadite su un altro obiettivo ritenuto fondamentale da Pechino, quello sulla riunificazione di Taiwan alla madrepatria, ha fatto sollevare più di un orecchio a Washington e a Taipei dove si sono di recente svolte le elezioni presidenziali all'insegna del mantenimento dello "status quo".
Dopo quattro anni di gavetta nel ruolo di vicepresidente di Tsai Ing-wen, il candidato del Partito progressista democratico (Dpp) Lai Ching-te lo scorso 13 gennaio ha ottenuto 5 milioni e 300mila voti, pari a oltre il 40% di quelli validi, e sarà il nono presidente della Repubblica di Cina, così si chiama a Taiwan, e si insedierà il prossimo 20 maggio.
Lai ha vinto, ma ha con oltre due milioni e mezzo di voti in meno di quelli conquistati da Tsai nel 2020, su Hou Yu-ih, l’ex poliziotto candidato del Guomindang (Gmd) arrivato al 33% e su Ko Wen-je del Partito popolare di Taiwan (Tpp) che ha totalizzato il 26%. Per il voto disgiunto tra presidente e parlamento il Dpp ha perso la maggioranza relativa andata al Gmd.
Tra l'altro Gmd e Tpp non sono riusciti a trovare l'intesa per una candidatura unitaria, naufragata a un passo dal voto, che avrebbe dato loro la vittoria sul Dpp di Lai che era partito con una posizione definita indipendentista, ossia con l'obiettivo di perseguire una dichiarazione di indipendenza formale come Repubblica di Taiwan. Che dai sondaggi non aveva largo credito sull'isola spingendo Lai a virare sul mantenimento dello "satus quo". Che tiene il governo dell'isola schiacciato tra la politica di Xi Jinping che vuole accelerare l'unificazione e Joe Biden che a parole la accetta come i suoi predecessori ma intanto la usa provocatoriamente per sfidare il concorrente socialimperialismo cinese.
Tra i primi commenti al risultato delle presidenziali quello cinese: le elezioni a Taipei e il loro esito “non impediranno l'inevitabile tendenza alla riunificazione della Cina”, per Chen Binhua, portavoce dell'Ufficio per gli Affari di Taiwan a Pechino. Dalla Casa Bianca il presidente Joe Biden si limitava a ribadire che "gli Stati Uniti non sostengono l’indipendenza di Taiwan” e continua a riarmare l'isola.
Sul fronte militare, Taipei si aspetta un aumento delle manovre di jet e navi sullo Stretto, ma non esercitazioni vaste tanto quelle dell’agosto 2022 dopo la visita di Nancy Pelosi. Di certo, dopo essersi limitata a far volare alcuni palloni aerostatici, Pechino potrebbe mettere in mostra mezzi più operativi.
 
 
13 marzo 2024