Il progetto del ministro fascioleghista fa leva sulla schedatura Invalsi degli studenti stranieri, poveri e meridionali
Valditara ripristina le “classi differenziali” per gli studenti di origine straniera

Accanto alla scuola del “merito” liceale riservata ai figli della borghesia e la “scuola di avviamento” al lavoro tecnico-professionale dove invece saranno confinati i figli delle masse popolari, il gerarca fascioleghista di Viale Trastevere, Giuseppe Valditara, aggiunge un altro tassello alla controriforma scolastica capitalista, neofascista, classista, meritocratica, aziendalista, autonomista, punitiva, militarizzata e ispirata al motto mussolinaino “libro e moschetto fascista perfetto” varata il 18 settembre scorso dal gran consiglio dei ministri, approvata il 21 dicembre dalla commissione VII (Istruzione, Ricerca, Cultura) e ora in discussione al Senato.
Si tratta delle famigerate classi differenziali, ribattezzate da Valditara “classi di transizione”, spazzate via dalla grandi rivolte studentesche del '68 e del '77 e che adesso il nuovo gerarca di Viale Trastevere vuole ripristinare e riservare ai cosiddetti “studenti fragili”: stranieri, poveri e meridionali, individuati attraverso il nuovo algoritmo implementato dall'Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione) a partire dal novembre 2022 e censiti in base alle condizioni economiche, sociali e di provenienza e residenza geografica.
Una schedatura di massa della popolazione studentesca effettuata attraverso il “nuovo indicatore di fragilità degli studenti” introdotta dall'Invalsi col chiaro intento di marchiare come “somari” gli studenti che non raggiungono livelli ritenuti adeguati nei test standardizzati.
Sul sito Invalsiopen si ammette candidamente che il cosiddetto indicatore Escs (Economic, Social and Cultural Status) fotografa la situazione sociale, economica e culturale delle famiglie degli studenti che partecipano alle prove, tracciando lavoro e livello d’istruzione dei genitori e il possesso di alcuni beni materiali. Ma, assicura l'Invalsi, i dati raccolti attraverso l’Escs saranno usati per per contrastare la fragilità negli apprendimenti e la riduzione dei divari territoriali previste dal Pnrr e di Agenda Sud.
La verità è che il governo neofascista Meloni strumentalizza la lotta alla dispersione scolastica per assestare un colpo demolitore all'inclusione scolastica ripristinando le classi differenziali formalmente abolite quasi 50 anni fa.
A confermarlo è lo stesso Valditara che in una intervista a Libero del 29 febbraio ha proclamato: “Ogni scuola dovrebbe verificare all’atto di iscrizione le competenze dei ragazzi immigrati. Dopodiché dovremmo lasciare alle scuole la scelta fra l’inserimento tout court nelle classi esistenti o, se ci sono dei deficit molto rilevanti, il ragazzo straniero viene inserito in una determinata classe, tuttavia le lezioni di italiano e matematica le frequenta in una classe di accompagnamento”.
Insomma, ha chiarito Rossella Latempa, insegnante di matematica e fisica e membro della redazione di Return on academic ReSearch: “Si parla di inclusione ma in realtà si stanno progettando trattamenti differenziati progettati per gruppi di studenti scelti dalle macchine e non dal giudizio dei docenti che anzi vengono condizionati da un falso senso di controllo quando si tratta, invece, di situazioni complesse”. Tutti i provvedimenti del governo neofascista Meloni e del nuovo gerarca fascioleghista di Viale trastevere danno “l’idea che si vada nella direzione di un tracciamento del capitale umano per smistare poveri e meridionali” ha chiosato ancora Latempa.
Il Roars, e altre associazioni fra cui Alas (Associazione lavoratori della scuola) e Priorità alla Scuola, segnalano fra l'altro anche l’opacità della raccolta e trattamento dei dati: “La valutazione Invalsi – denunciano - è una gigantesca black box non interpretabile dall’esterno. Non controllabile, verificabile o revisionabile per via umana, la banca dei quesiti non è pubblica, non sappiamo chi li decide, chi li corregge e con quale metodo, i test non sono replicabili da parte dello studente, i riferimenti alla privacy sono fumosi e non si può decidere sulla propria privacy.
Questioni che ha sollevato diverse volte anche il Garante della privacy ma che fino a ora sono rimaste senza risposta da parte del ministero dell’Istruzione e del “merito”.
Le prove Invalsi, lo ricordiamo, sono state introdotte con la legge n. 176 del 25 ottobre 2007 dal governo Prodi II con l'ex democristiano Giuseppe Fioroni all'Istruzione e sono regolate dal decreto legislativo 62/2017 varato dal governo Gentiloni e dalla ministra piddina all'Istruzione Valeria Fedeli.

13 marzo 2024