Con alla testa l’Associazione dei Palestinesi in Italia (API)
Combattivo presidio a Milano: “Fermare il genocidio in Palestina”
Rivendicati il cessate il fuoco e la libertà per i tre detenuti palestinesi a L’Aquila. A ruba il volantino diffuso dal PMLI con l’apprezzato fotomontaggio anti Netanyahu e il titolo “L'Unrwa e l'Anp denunciano l'uso delle torture dei nazisionisti contro i prigionieri palestinesi”

Redazione di Milano
Sabato 16 marzo si è svolto a Milano, nella centrale Piazza San Babila, un combattivo presidio per “Fermare il genocidio in Palestina” rivendicando il “Cessate il fuoco” e “libertà per i tre detenuti palestinesi a L’Aquila” (tra i quali Anan Yaeesh) ribadendo che “la Resistenza non si processa!”.
L’evento si svolge 162 giorni dopo l’inizio dell’offensiva “Diluvio Al-Aqsa” contro l’aggressore e invasore nazisionista israeliano che da allora ha incessantemente bombardato e affamato la Striscia di Gaza - uccidendo oltre 31mila civili - nel suo intento genocida di completare la soluzione finale della questione palestinese come preconizzato dal nuovo Hitler Netanyahu.
Cominciato sulle note dell’inno nazionale palestinese “Fida'i”, il presidio organizzato da diverse sigle di palestinesi, con alla testa l’Associazione dei Palestinesi in Italia (API), ha visto come protagoniste le comunità palestinese e delle altre nazionalità arabe con una selva di bandiere palestinesi e al grido di slogan inneggianti alla Resistenza palestinese, contro la criminale entità sionista d’Israele per la liberazione di Gaza e di tutta la Palestina “Dal Fiume (Giordano) al Mare (Mediterraneo)”. Presenti le organizzazioni studentesche Cambiare Rotta (CR) e OSA, le associazioni pro-migranti, il Centro Sociale Autogestito “Vittoria” (CSAV) e i partiti politici PMLI, PRC, PaP, RdC e PCL.
Tanti i giovani, italiani, migranti e figli di migranti di nazionalità arabe, molti dei quali indossavano la kefiah; alcuni di loro hanno fatto ondeggiare un’enorme bandiera palestinese al centro della piazza.
Sugli striscioni si legge: “Fermiamo il genocidio, salviamo Gaza”, “Contro il regime di apartheid, libertà per il popolo palestinese” (API), “Contro il terrorismo sionista, al fianco della Resistenza palestinese” (CSAV), “No colonialismo”, “Vita, terra e libertà per i palestinesi (Associazione “Salaam-Ragazzi dell’Olivo”), “Contro l’imperialismo e il sionismo, con la Resistenza palestinese e al fianco dei popoli che lottano”. Tutti gli striscioni si sono disposti a ferro di cavallo attorno a un grande striscione nero, srotolato a terra da sotto al palco dei comizi, sul quale si leggeva “Cessate il fuoco, fermiamo il genocidio, Palestina libera”.
Letteralmente a ruba il volantino diffuso in centinaia di copie dai compagni della Cellula “Mao” di Milano del PMLI che mostrava l’apprezzato fotomontaggio col nuovo Hitler Netanyahu sotto il titolo “L'Unrwa e l'Anp denunciano l'uso delle torture dei nazisionisti contro i prigionieri palestinesi” affiancato al QR code che collega al relativo articolo de “Il Bolscevico” con al disotto altri quattro QR code per approfondimenti fondamentali sulla questione palestinese tra i quali quello sulla necessità di costituire un solo Stato di Palestina a maggioranza e guida autoctona arabo-palestinese con cui conviva la minoranza allogena ebraica. Questo concetto era ben sintetizzato dal manifesto portato dai nostri compagni su un cartello e nei “corpetti”: “Palestina libera! Uno Stato, due popoli!”.
Il volantino è stato accolto con estremo interesse, alcuni manifestanti hanno voluto subito dare un’occhiata all’articolo proposto visualizzandolo con lo smartphone.
Nei comizi è stato denunciato il sistematico genocidio sionista di palestinesi attuato nella Striscia di Gaza con una metodica distruzione delle abitazioni, delle infrastrutture civili, dell’approvvigionamento alimentare e di tutto il sistema sanitario, prendendo di mira persino ambulanze e personale medico, col fine evidente di allargare la portata dello sterminio facendo morire i feriti sopravvissuti ai bombardamenti oltre che provocare altrettante morti per fame e malattie infettive tra la popolazione restante.
"Sono morti oltre 12mila bambini a Gaza e stanno ancora valutando se considerarlo genocidio?", ha detto il portavoce dell’API Mohammad Hannoun, attaccando il negazionismo di "qualche senatore o senatrice" e forse poi riferendosi alle vergognose dichiarazioni del dimissionario presidente dell’ANPI provinciale milanese Roberto Cenati (secondo il quale sarebbe “improprio parlare di genocidio”); “Se non credete e non sapete, perché non mandate una vostra commissione a Gaza a vedere cosa è rimasto? L'hanno rasa al suolo, anche le scuole, le università, le moschee, le chiese e gli ospedali".
Dure le accuse rivolte alla ducessa Meloni per la sua ipocrita visita ai bambini palestinesi feriti ricoverati all’ospedale Meyer di Firenze fatta mentre sostiene totalmente il regime di Tel Aviv. Hannoun ha quindi annunciato che, grazie alle tante e generose sottoscrizioni economiche raccolte, gli aiuti umanitari (comprendenti 11 camion carichi di farina) organizzati dall’Associazione Benefica in Solidarietà con il Popolo Palestinese (della quale è presidente) stanno arrivando a destinazione a nord della Striscia di Gaza.
Hannoun ha concluso riaffermando che la data del 7 ottobre 2023 rappresenta una legittima risposta della Resistenza palestinese a 75 anni di criminale oppressione sionista per una Palestina completamente libera con Gerusalemme capitale.
Negli interventi dei rappresentanti delle organizzazioni studentesche (CR e OSA) è stata espressa ferma intenzione di proseguire la mobilitazione nelle università italiane per recidere ogni collaborazione di queste ultime con quelle israeliane e per promuovere una più generale protesta per fermare l’invio di armi italiane all’esercito israeliano e contro la missione di guerra Aspides dell’imperialismo UE di supporto alla già in atto aggressione angloamericana allo Yemen antimperialista e antisionista degli Houthi. Ad essere chiamato in causa non è solo il governo Meloni ma il parlamento italiano che ha vergognosamente votato “Aspides” quasi all’unanimità. “Fuori la Duilio dal Mar Rosso!”, “Giù le mani dallo Yemen!”, “Viva gli Houthi antisionisti!” hanno gridato i marxisti-leninisti coinvolgendo i manifestanti anche con altri slogan come: “Netanyahu e Meloni, dei popoli assassini, siete i nuovi Hitler e Mussolini”, “Lo Stato sionista va cancellato, Palestina libera, due popoli, uno Stato!”, “Netanyahu criminale, per genocidio da condannare!”.
“Ogni sabato scendiamo in piazza per ribadire che noi siamo con la Resistenza palestinese” ha affermato Falastìn, giovane rappresentante dell’API che ha denunciato l’“eccidio della Farina” del 29 febbraio quale ennesima dimostrazione che “ad essere criminale e terrorista è solo Israele”.
È stato osservato un minuto di silenzio alla memoria di Raffaele Ciriello, il fotoreporter italiano assassinato 22 anni fa dalle forze di occupazione israeliane durante la Seconda Intifada.
Per onorare un altro martire, l’antifascista Davide “Dax” Cesare accoltellato a morte 21 anni fa da squadristi nazifascisti, il presidio si è concluso anticipatamente per far confluire i manifestanti al tradizionale corteo cittadino antifascista dedicato a “Dax” che, è stato ricordato, indossava sempre una kefiah in solidarietà col popolo palestinese. La manifestazione si è quindi conclusa sulle note e al canto dell’inno patriottico palestinese “Mawtinì”.

20 marzo 2024