Si è ormai ridotto a un partito dalle “mani sporche”
Il PD nella bufera giudiziaria a Bari e Torino
Voto di scambio, corruzione elettorale, concorso esterno in associazione mafiosa. Conte ne approfitta per propagandare la falsa moralità del M5S

Un terremoto politico-giudiziario investe il Partito democratico da Nord a Sud. A Bari dopo gli eventi delle scorse settimane (vedi ''Il Bolscevico'' n. 13/2024) è finito agli arresti domiciliari l’ex assessore regionale Alfonso Pisicchio, fedelissimo del governatore Emiliano, il fratello Enzo e altri quattro, anche dirigenti comunali e imprenditori. Corruzione, truffa, falso e turbativa degli incanti le accuse. Per Alfonso Pisicchio alcune accuse risalirebbero a quando era assessore della giunta Emiliano, e avrebbe utilizzato "la sua influenza politica e le sue relazioni, tramite suo fratello Enzo, per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi per ottenere consenso elettorale, mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto e che avevano militato anche nel suo partito", dicono gli inquirenti.
Nell'indagine della Guardia di Finanza, coordinata dalla procura di Bari, coinvolti anche il broker Cosimo Napoletano, in carcere, il dirigente comunale Francesco Catanese e l'imprenditore Giovanni Riefoli ai domiciliari mentre sono due le persone interdette dall'attività professionale. Un broker assicurativo avrebbe predisposto false polizze fideiussorie. Altre polizze false, per due società, sarebbero servite a ottenere finanziamenti. Nell'ordinanza, il Gip parla di "mercimonio delle pubbliche funzioni piegate a vantaggio personale e privato".
I due fratelli e il partito "Iniziativa democratica" (costola locale del Pd) avrebbero ricevuto "almeno 156 mila euro". L'ipotesi di reato mossa sino al 2019 è finanziamento illecito ai partiti. Pisicchio in quel periodo era consigliere regionale e coordinatore del partito di cui suo fratello era presidente. A entrambi viene contestata anche la turbativa della gara d'appalto del comune di Bari per le attività di supporto alla riscossione della tassa sui rifiuti e sugli immobili. Avrebbero inoltre aiutato l'imprenditore, Giovanni Riefoli, ad avere informazioni utili: in cambio, Enzo Pisicchio avrebbe ricevuto beni (dal cellulare all'automobile) e l'assunzione fittizia della figlia. Ad Alfonso viene contestata l'assunzione di persone che "gli avrebbero garantito la preferenza elettorale". A poche ore dagli arresti sono arrivate le sue dimissioni da presidente dell'agenzia regionale Arti, con Emiliano che ha nominato un commissario al suo posto.
Al centro dell'attenzione sono ancora una volta anche Anita Maurodinoia, sino a ieri assessora regionale del Partito democratico, indagata nell'inchiesta della procura di Bari su una presunta compravendita di voti che ha portato alla rielezione di Antonio Donatelli a sindaco di Triggiano. Ai domiciliari il primo cittadino e il marito dell'assessora, Sandro Cataldo.
Dieci le misure cautelari. Secondo gli inquirenti, un'associazione finalizzata alla corruzione elettorale avrebbe permesso di comprare voti, anche al prezzo di 50 euro l'uno, alle elezioni amministrative del 2020 nel comune di Grumo Appula, e del 2021 a Triggiano. La stessa cosa sarebbe poi accaduta anche per l'elezione alle regionali di Maurodinoia nel 2020: soprannominata "Lady Preferenze", aveva sfiorato i 20 mila voti, dopo averne conquistati (l'anno prima) oltre 6 mila alle comunali di Bari a sostegno del candidato sindaco Antonio Decaro con la lista Sud al centro, movimento fondato dal marito.
Ora, costretta a dimettersi da assessore regionale ai Trasporti e dagli organismi del Pd, Maurodinoia risulta coinvolta anche in un'altra indagine, quella che a fine febbraio aveva fatto scattare 130 arresti a Bari per un presunto sistema di mafia e voto di scambio alle elezioni comunali del 2019, spingendo la magistratura a disporre l'amministrazione giudiziaria per le sospette infiltrazioni dei clan nella municipalizzata di trasporti.

Dopo Bari Torino
Altro clamoroso caso di corruzione politico-elettorale per il Pd ha per teatro Torino.
Tutto ruota intorno all'ex Psi Salvatore Gallo, di 85 anni, detto ''Sasà'', uomo forte del Pd piemontese, insieme al figlio Raffaele. La sua carriera politica inizia nel PSI di Craxi, di cui diventa un boss ed entra come consigliere nella Sala Rossa, per poi interrompersi nel 1986 a seguito di un'inchiesta su appalti e favoritismi nella struttura sanitaria. Analogamente all'assessora pugliese Anita Maurodinoia, eletta col “centro-destra” e poi riciclatasi col “centro-sinistra”, si ricicla nel PD e finirà per giocare un un ruolo importante per la vittoria di Piero Fassino.
Nel 2008 fonda l'associazione IdeaTo, corrente del Partito Democratico, in vista delle elezioni amministrative del 2021 si è mosso per cercare preferenze ma per questo o quel candidato che voleva piazzare nei posti giusti. Diventa un signore delle tessere. La procura lo accusa di corruzione elettorale e di clientelismo: "Favoriva amici e sostenitori privati nell'ottenere alcune concessioni e autorizzazioni della pubblica amministrazione in cambio di sostegno elettorale e voti". Salvatore Gallo si è mosso per far ottenere a questo o a quello assunzioni, promozioni, nomine. Telefonava a "persone di fiducia" per sbloccare una pratica per il cambio di destinazione d'uso di un terreno, come anche per un condono edilizio, prova a far spostare i cassonetti dei rifiuti lontano dai negozi degli amici, portare la fermata dell'autobus davanti a uno studio medico molto frequentato dagli anziani. Sfruttava, si legge nelle carte dell'inchiesta torinese, "l'influenza esercitata dal figlio Raffaele". Il suo pensiero è sempre stato: "in politica si gioca un po' sporco".
Gli investigatori rilevano che i candidati per i quali Gallo chiedeva un sostegno ce l'hanno sempre fatta: chi al Comune, chi in circoscrizione, tutti eletti. Per il Gip l'esito delle elezioni ai suoi occhi "è viatico per acquisire maggiore potere e orientare con facilità ancora maggiore le scelte della pubblica amministrazione". Puntava a ottenere un assessorato al Comune di Torino, ma il sindaco Lo Russo non l'ha concesso. Negli ultimi anni Gallo si è inserito ai vertici delle società autostradali. Sino al 2021 è stato direttore di Sitalfa, concessionaria della Sitaf che gestisce l'autostrada A32.
Secondo le accuse avrebbe minacciato di licenziamento un dipendente di Sitalfa, candidato in circoscrizione a Torino, se non avesse corso insieme ai suoi uomini: "Ho visto che hai i 'santini' di quello là. Ho visto", s'infuriava al telefono intercettato dagli investigatori. E ad altri ricordava: "Bisogna fargli sentire la pressione. Se si comporta male, questo qua deve avere vita difficile".
Insomma Salvatore Gallo viene travolto dalle inchieste per peculato, estorsione e corruzione elettorale, che mostrano come avrebbe creato il suo potere in virtù di una lunga serie di rapporti privilegiati con manager, dirigenti, politici e medici della città. Quando Stefano Lo Russo è diventato sindaco di Torino è stato pressato da più fronti per le nomine degli assessori della giunta. "E Gallo si irrigidisce" scrive il pm Valerio Longi agli atti. Gallo parla al telefono di Ignazio Moncada, 74 anni, nativo di Modica, attualmente rappresentante legale della società di diritto anglosassone Ida Capital Ltd che svolge l'attività di consulenza nonché di amministratore unico del Consorzio EdilPiemonte di Promozione e Coordinamento delle cooperative di edilizia abitativa. Le cronache lo individuano come un lobbista.
Moncada incontra più volte a Torino Gallo senior. Affrontano temi di potere legati "anche all'acquisizione da parte del gruppo Gavio – scrive il Ros - delle quote societarie già della Città Metropolitana di Torino". È un dato di fatto che, dopo una telefonata datata 2011 all'ex sindaco Fassino, Stefano Gallo, figlio di Salvatore, diventerà assessore allo Sport. In Comune, nel 2021, Gallo può poi contare su stretti rapporti con due dirigenti rilevanti nello scacchiere di palazzo Civico: Antonino Calvano, all'epoca dei fatti Direttore della divisione Patrimonio, Partecipate e Facility di Palazzo civico e dall'aprile 2022, vicedirettore generale e il supermanager Paolo Lubbia, direttore delle risorse finanziare e del servizio di Bilancio. Lubbia viene chiamato in causa da Gallo senior nel giugno del 2021 quando non riesce a risolvere i problemi di un suo amico che deve sbloccare una questione legata a presunti abusi edilizi "che gli impediscono di accedere al Superbonus 110%". La richiesta a Lubbia, testuale, è di "massaggiare un pochettino" un architetto che ha in mano la pratica. "Perché questi – dice Gallo al telefono – sono amici molto importanti per la campagna elettorale".
Vi è poi il caso del manager Fantini, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa: per il pm Valerio Longi Fantini agevolava le cosche della ‘ndrangheta negli appalti dell'arteria che collega il capoluogo alle località sciistiche. Fantini il 22 novembre del 2022, è stato nominato, dal consiglio regionale, in quota Pd, componente dell'Orecol, una sorta di Osservatorio che deve garantire la legalità e la trasparenza degli appalti su opere decise dalla giunta regionale.(!)
Nel 2015 all'attenzione dei carabinieri del Ros di Torino che indagano sulla Sitalfa, società deputata alla manutenzione dell'autostrada A32 Torino-Bardonecchia per conto della controllante Sitaf, finisce una telefonata tra Massimo Franciulli e Domenico Claudio Pasqua. Il primo è procuratore del gruppo di costruttori Itinera. Il secondo è stato arrestato dalla Dda di Torino per associazione a delinquere di stampo mafioso. Pasqua è un boss imprenditore che con una serie di società "a lui riconducibili" lavora nei subappalti di tutti i più grandi operatori italiani del bitume e delle grandi opere autostradali. "Stasera facciamo bunga bunga?" chiede a Franciulli. A mezzanotte si accorderanno per partire verso Uboldo (Svizzera) "perché lì ci vanno anche i gendarmi e che c...o vuoi più di così. Ora però vedi di accelerare che c'ho voglia". Annota il gip: "Entrambi emergono come assidui frequentatori di night e meretricio". Le ditte di Pasqua lavoreranno anche in quel cantiere e Franciulli "consapevole della caratura criminale dell'interlocutore", li chiamerà spesso e volentieri: "Tuo padre mi ha detto che sta arrivando un bilico vostro nuovo. Apposto aggiudicato!" dice al boss che, nel ringraziare, replica: "Io ormai sono praticamente un tuo dipendente".
È solo la prima di tante collaborazioni che la ditta di questa famiglia che sostiene "di avere San Luca alle sue spalle". Scrive il Gip di Torino: "L'indagine ha permesso di accertare i rapporti tra i Pasqua e i vertici dirigenziali di Sitalfa controllata di Sitaf. Società quest'ultima a capitale parzialmente pubblico. Anas è azionista pubblico in passato di maggioranza oggi di minoranza il cui principale socio di maggioranza è Astm spa holding del gruppo Gavio che controlla Itinera, società che a sua volta si occupa della costruzione manutenzione di autostrade e realizzazioni di grandi opere". Insomma l'ombra della ndrangheta si allarga su Torino.
Ovviamente il ''centro-destra'' che pure difende in nome del ''garantismo'' la ministra Santanché, ha duramente attaccato il Pd per le vicende, anche se in contemporanea diversi casi di rilevanza nazionale hanno coinvolto sul piano giudiziario esponenti di FdI in questi giorni.

La falsa moralità del M5S di Conte e il PD, partito dalle “mani sporche”
Il liberale trasformista Conte, del M5S, gioca nei confronti del Pd, la carta del (finto) moralizzatore e del legaritarismo, il M5S è uscito dalla maggioranza in Regione Puglia con Emiliano e pretende alcune garanzie in prospettiva delle prossime comunali di Bari, anche se riconferma l'alleanza con il Pd, vuole capitalizzare al massimo il momento di difficoltà del Pd che si palesa come un partito dalle ''mani sporche'', profondamente corrotto e lontano anni luce da quella presunta ''diversità'' di cui si vantavano i dirigenti del Pci revisionista. Quando Berlinguer, dopo aver fatto cadere ogn'altra distinzione di classe, indicava nelle “mani pulite” la diversità distintiva del Pci revisionista rispetto agli altri partiti borghesi, cercava unicamente riconoscimenti e la caduta di quelle pregiudiziali che ancora lo tenevano lontano dalla “stanza dei bottoni”. Oggi che gli eredi di quel partito vantano esperienze pluriennali di governo centrale e locale sono stati condizionati e trasformati dal corrotto sistema di potere dominante.
La verità è che i due poli del regime neofascista sono corrotti fino al midollo, in particolare dalle mafie e da vari faccendieri, conseguenza inevitabile della legge del massimo profitto capitalistico che finisce con il risucchiare i dirigenti locali e nazionali dei partiti borghesi sull'altare degli interessi della borghesia più mafiosa e corrotta, come e peggio che ai tempi di Tangentopoli.
Ormai ovunque nel nostro Paese non si capisce più dove finiscano le mafie e inizi lo stato borghese (e viceversa) e quanto i vertici economici e politici del regime capitalista neofascista siano compenetrati con le mafie, la cui testa pensante si trova appunto dentro la classe dominante borghese, dentro lo stato borghese e ai vertici dell'economia e della finanza, finendo con il corrompere ad ogni livello lo stato e le sue istituzioni, sempre più irriformabili, neofasciste e filomafiose.
Le cose non potranno che peggiorare, con la controriforma della giustizia Nordio, il definitivo assoggettamento della magistratura all'esecutivo (con tanto di test psico-attitudinali per i magistrati) secondo i piani della P2 e la restrizione degli spazi di democrazia borghese e del diritto di cronaca, che vede il governo Meloni impedire che i giornali parlino anche solo di ipotesi di reato, inasprendo le pene per diffamazione per i giornalisti, carcere incluso.
Avremo sempre più uno stato in cui andranno in galera al massimo i ladri di polli e certamente i contestatori del governo, non certo i mafiosi e i colletti bianchi, questa è la verità, da questo punto di vista il governo Meloni è il miglior garante possibile delle mafie e dei poteri più putridi e schifosi del nostro Paese, ragione ulteriore perché il fronte unito antimafioso rompa con le irriformabili istituzioni del regime, che vanno lasciate al loro destino e sostituite dalle istituzioni rappresentative delle masse fautrici del socialismo, ossia le Assemblee popolari e i Comitati popolari basate sulla democrazia diretta, la parità di genere e a carattere permanente e si fonda con il fronte unito antifascista per abbattere questo governo e questo regime da sinistra e dalla piazza prima che possa fare ulteriori danni al nostro martoriato popolo.
Le mafie e il fascismo vecchio e nuovo potranno essere liquidati e distrutti definitivamente solo con il socialismo e il potere politico del proletariato, che è poi la madre di tutte le questioni.

17 aprile 2024