Con un contingente di ventimila uomini
I mercenari dell'Africa Corps affiancano la Wagner al servizio del nuovo zar Putin in Africa

L’imperialismo neozarista russo continua a guardare all’Africa come ad un continente dove espandere i suoi interessi e le sue azioni, incoraggiato dalla ritirata francese e dall’emergere di nuovi governi nel Sahel, l’enorme regione che va dall’Oceano Atlantico al Mar Rosso, dove negli ultimi tre anni sono aumentati i Paesi retti da giunte golpiste favorevoli a aumentare le relazioni con la Russia, mentre sparivano i governi vicini alla Francia e ai Paesi occidentali. L’ambizione russa è quella di mettere insieme un contingente di circa ventimila uomini da distribuire in diverse basi entro i prossimi sei mesi, affiancando e poi sostituendo il gruppo mercenario neonazista della Wagner, dopo che il criminale di guerra Putin ha fatto fuori il suo capo, Yevgeny Prigozhin, cambiando il modo in cui la Russia fornisce sostegno militare ai suoi alleati africani.
II nome della nuova struttura paramilitare creata dal ministero della Difesa russo è Africa Corps, guarda caso identico a quello dell’armata nazista guidato da Rommel alla conquista del continente per conto di Hitler durante la seconda guerra mondiale, e sebbene la notizia della loro esistenza sia stata ufficializzata solo recentemente con il dispiegamento in Burkina Faso, le procedure per subentrare alla attività della Wagner in Mali, Libia e, in misura minore, nella Repubblica Centrafricana sono in corso da mesi. A occuparsi della transizione dalla Wagner all’Africa Corps è il vice-ministro della Difesa russo, il generale Yunus-bek Evkurov, ormai l’uomo del nuovo zar del Cremlino Putin in Africa, che sta curando le relazioni con i governi e convertendo i ruoli di tutto il personale russo in loco – dalle unità militari al supporto tecnico e logistico – per trasferirli alla nuova organizzazione.
Le prime operazioni di rilievo attribuibili all’Africa Corps risalgono allo scorso novembre , quando l’esercito del Mali ha riconquistato Kidal con il decisivo appoggio di oltre 600 mercenari della Wagner, una città dall’alto valore strategico nel cuore del Sahel che nel 2021 era caduta sotto il controllo delle milizie dei separatisti tuareg. Un’operazione di grande successo per la giunta militare al potere, fortemente voluta dai consiglieri russi a Bamako, capitale del Mali, e resa possibile proprio dal supporto operativo degli uomini della milizia mercenaria neonazista al soldo del Cremlino. Il caso della Libia nord-orientale è simile a quello del Mali, dove gli ex Wagner hanno firmato un contratto con il Ministero della Difesa russo, diventando membri dell’Africa Corps. Il successo del Mali con la riconquista di Kidal ha convinto il Burkina Faso a chiedere il supporto dell’Africa Corps, il Niger ha fatto lo stesso (entrambi a gennaio). Inviti ufficiali che coronano il lungo lavoro diplomatico della Russia, diventato particolarmente evidente lo scorso settembre con il sostegno del Cremlino all’Alleanza degli Stati del Sahel (AES – Alliance des Etats du Sahel), che riunisce Mali, Burkina Faso e Niger.
Mosca adesso è il partner militare di riferimento per questi tre Paesi retti da giunte golpiste, usciti dalla Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) in contrapposizione con i Paesi della regione, e contrari alla cooperazione in materia di sicurezza con Francia e Unione europea. Il resto dell’Africa al momento interessa meno alla Russia, gli sforzi si concentrano nel Sahel, che insieme al Maghreb è la regione africana più vicina e di maggiore interesse per l’Europa, tra il controllo delle rotte migratorie, la lotta al terrorismo, e l’estrazione di materie prime; comprese alcune terre rare indispensabili per la transizione verde.
Il ruolo della Russia in Africa è imperialista a tutto tondo. Mosca infatti offre armamenti e sicurezza, ma anche strumenti di repressione e propaganda, e non porta benefici alle popolazioni locali, in termini di beni, creazione di posti di lavoro, attrazione di investimenti esteri e sviluppo economico. Inoltre, un esame accurato dell’agenda economica della Russia in Africa rivela un’attenzione maniacale e criminale sull’estrazione delle risorse, e su accordi commerciali che favoriscono in modo sproporzionato gli interessi russi. Questa forma di interferenza non solo impedisce l’istituzione di governi nazionali indipendenti, ma prolunga e potenzialmente aggrava le criticità e conflitti esistenti. Dopo la crisi africana del debito degli anni Novanta i Paesi occidentali, che avevano delle pesanti responsabilità in quella crisi, hanno ridotto drasticamente gli investimenti in Africa lasciando un vuoto geopolitico che Russia e Cina vogliono colmare, e insieme a loro una lunga lista di potenze regionali, come Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran e altri, tra cui l’Italia governata dalla ducessa Meloni che ha calato la sua carta imperialista del “Piano Mattei”.

17 aprile 2024