Elezioni regionali del 21 e 22 aprile 2024
In Basilicata l’astensionismo supera la metà dell’elettorato
La destra del regime capitalista neofascista batte l’imbelle sinistra del regime. L’ex generale della guardia di finanza Vito Bardi (FI) rieletto dal 27% dell’elettorato. Crollo verticale della Lega di Salvini e del Movimento 5 Stelle. Forza Italia all’interno della coalizione supera i consensi della Lega che nel 2019 era il primo partito dopo l’astensionismo. Fratelli d’Italia e il PD al palo rispetto alle politiche 2022. Per la destra decisivi i voti di Azione di Calenda e di Renzi.
DARE FORZA ALLA VIA MAESTRA RIVOLUZIONARIA PER CAMBIARE L’ITALIA

Il 21 e 22 aprile 2024 si sono tenute le elezioni regionali in Basilicata. Una piccola regione di appena 567 mila elettrici ed elettori in genere ignorata e dimenticata da partiti e dai mass media che però quest’anno, causa la congiuntura politica e la vicinanza alle elezioni europee, è stata teatro di infinite trattative e scontri fra i vari partiti che hanno peraltro sancito la morte in culla del cosiddetto “campo largo”, ossia l’alleanza fra PD-M5S-Azione e IV, ed è divenuta di fatto un test di carattere nazionale.

L’astensionismo primo “partito”
Cominciamo però col dire che gli appelli accorati al voto, la pioggia di centinaia di migliaia di euro che il governo ha promesso in prima persona tramite Meloni, Tajani e Salvini per la Basilicata e i tanti ricatti morali e politici sulla necessità di “battere la destra” sul piano elettorale, non sono bastati a convincere le elettrici e gli elettori a recarsi in massa alle urne. Nemmeno l’aver protratto le operazioni di voto fino a lunedì alle 15 rispetto alla sola giornata delle elezioni regionali del 2019 è servito a qualcosa. Eppure in campo c’erano 13 liste, 258 candidati consiglieri, compresi tutti gli assessori uscenti e 18 dei 20 consiglieri della passata legislatura.
Oltre la metà dell’elettorato si è infatti astenuta, ben 297.603 elettrici ed elettori pari al 52,4% di quelli che ne avevano diritto non si sono recati alle urne, hanno annullato la scheda o l’hanno lasciata in bianco. Si tratta del 3,9% in più rispetto alle precedenti elezioni regionali del 2019.
Fra l’astensionismo primo “partito” e Fratelli d’Italia che si piazza al secondo posto, con i suoi 45 mila voti, c’è a dir poco un abisso.
La cosa più significativa è che la stragrande maggioranza, ossia il 50,2%, non si è recata proprio alle urne con un incremento rispetto al 2019 del 3,7%. Più forte ancora l’incremento percentuale nella provincia di Potenza dove ha disertato il 52,1% dell’elettorato con un +4,5% rispetto alle precedenti elezioni. A Matera, l’altra provincia della Basilicata, l’incremento è invece un po’ più contenuto, il 2%, passando dal 44% del 2019 al 45,9% di oggi.
In molti piccoli comuni, specie nella provincia di Potenza, si è recato alle urne meno del 30% dell’elettorato che ne aveva diritto.
Un risultato eccezionale che delegittima in partenza il governo della regione, i partiti e più in generale l’intero regime capitalista neofascista.

La destra batte di nuovo la sinistra del regime
Come largamente annunciato, la destra del regime capitalista neofascista batte l’imbelle sinistra del regime. Il generale della guardia di finanza in pensione, Vito Bardi, sostenuto da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, UdC, Azione di Calenda e le liste civiche Orgoglio Lucano (la lista sostenuta da IV di Renzi) e La vera Basilicata, viene riconfermato governatore con 153.088 consensi pari al 56,6% dei voti validi. Visto il peso dell’astensionismo i suoi voti però corrispondono appena al 27% degli elettori che avevano diritto, nemmeno un elettore su 3 lo ha sostenuto.
Nel 2019 la sua candidatura fu imposta da Silvio Berlusconi. All’epoca si parlò anche di un possibile debito di riconoscenza del capo di Forza Italia verso l’ex generale. Bardi riuscì a mettere fine a 24 anni di governo del “centro-sinistra” e allora furono decisivi i voti della Lega di Salvini, che divenne di gran lunga il primo partito della coalizione, il forte arretramento del PD e l’exploit del Movimento 5 stelle che correva da solo. Oggi la Lega è letteralmente precipitata in basso perdendo quasi i due terzi del suo elettorato rispetto ad allora passando dal 9,7% al 3,6% sul corpo elettorale. Per la riconferma di Bardi sono stati quindi decisivi i voti di Calenda e di Renzi che hanno portato in dote alla coalizione di destra circa 38 mila voti che se fossero andati alla coalizione della sinistra del regime avrebbero ribaltato completamente il risultato. Calenda in particolare ha schierato come capolista il suo coordinatore regionale, nonché consigliere uscente e soprattutto ex governatore PD dal 2013 al 2018, Marcello Pittella che nel 2019, alleato nel “centro-sinistra”, ottenne con la sua lista civica, “Avanti Basilicata”, più consensi dello stesso PD e personalmente si guadagnò il titolo di “re delle preferenze”.
Per due volte, nel 2015 e nel 2016, Marcello Pittella, figlio del senatore socialista Domenico Pittella e fratello del più noto Gianni Pittella, già eurodeputato e senatore del PD, ora anch’egli passato con Azione, è stato condannato a risarcire l’erario per illeciti nei rimborsi. Nel 2018 invece finì agli arresti domiciliari per falso ideologico e abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta sulla Sanitopoli lucana. Furono condannati sette dirigenti sanitari, ma Pittella fu assolto nonostante la richiesta del PM di condannarlo a una pena di 3 anni. La rottura col PD avvenne nel 2022 quando il partito non lo candidò alle elezioni politiche e lui quindi decise di passare con Calenda.
Nell’ambito della coalizione della destra Fratelli d’Italia resta il primo partito con 45.458 voti, solo mille voti in più rispetto a quelli presi alle politiche del 2022 tenendo però presente che in queste ultime elezioni il corpo elettorale è molto più ristretto per effetto del voto all’estero che viene conteggiato a parte. Tant’è che da un punto di vista percentuale anche Fratelli d’Italia perde l’1,9% sul corpo elettorale dei voti ottenuti alle politiche 2022. Segno che il suo governo neofascista e la leadership di stampo mussoliniano della ducessa Meloni non stanno pagando in termini elettorali.
Stando ancora nell’ambito della coalizione di destra, era atteso il confronto fra Forza Italia e la Lega di Salvini che dopo aver entrambi perso la centralità dell’alleanza ora si stanno contendendo la seconda posizione. Salvini in particolare è alle prese con il problema della sua leadership all’interno del partito messa in discussione dopo le ultime batoste elettorali e quella che si preannuncia alle prossime europee. Anche in Basilicata Forza Italia, grazie all’inglobamento della lista Noi Moderati di Lupi e al crollo della stessa Lega e in parte del M5S, ha superato e quasi raddoppiato i voti della Lega.

La sinistra del regime ancora battuta
Dall’altra parte l’imbelle sinistra del regime la cui opposizione al governo regionale e al governo nazionale risultano quasi inesistenti, incassa l’ennesimo insuccesso dopo la temporanea euforia per il risultato positivo in Sardegna. Le successive elezioni regionali in Abruzzo e ora in Basilicata confermano che il “vento non è cambiato” come vaneggiava Elly Schlein, all’indomani del risultato sardo, e che il “campo largo”, ossia la grande accozzaglia di partiti con al centro l’alleanza PD-M5S, che si sperava fosse in grado di contendere e strappare il potere governativo alla destra, è in realtà solo una grande illusione.
Dopo mesi di squallidi tira e molla, di veti e controveti, e l’accordo siglato da Calenda e da Renzi con la destra, l’ipotesi di sperimentare anche in Basilicata il “campo largo” è del tutto sfumata.
Alla fine la candidatura di Piero Marrese, ex sindaco di Montalbano Jonico e presidente della provincia di Matera, ha messo fine allo squallido balletto fra PD, M5S e il re delle cooperative bianche socio-sanitarie-assistenziali, Angelo Chiorazzo. Quest’ultimo, ex “Comunione e liberazione”, amico di Gianni Letta e molto gradito in Vaticano, per ben due volte ha avanzato e poi ritirato la sua candidatura a presidente, sostenuta dal PD lucano ma osteggiata dal M5S.
Piero Marrese, sostenuto da PD, M5S, Alleanza Verdi-sinistra e le due liste civiche Basilicata casa comune (la lista di Chiorazzo) e Basilicata unita, ha ottenuto 113.979 voti pari al 42,2% dei voti validi (ossia il 20,1% del corpo elettorale). Nel 2019, quando correvano separati, solo il candidato del “centro-sinistra” e quello del M5S complessivamente contavano quasi 160 mila voti.
Il PD ha sostanzialmente tenuto rispetto alle politiche 2022 e soprattutto ha recuperato circa 13 mila voti rispetto al 2019 ottenendo circa 36 mila voti. Un risultato ottenuto soprattutto grazie alla caduta in picchiata del Movimento 5 stelle. Ma siamo ben lontani dai tempi d’oro in cui il PD dominava quasi incontrastato. La lista di Chiorazzo ha preso 29 mila voti, 9 mila in più del M5S che in Basilicata scala a terza forza della coalizione.
Delusione assai cocente per l’ambizioso trasformista Giuseppe Conte che da tempo aspira di divenire il leader della sinistra del regime, con numeri che però al momento non lo sostengono. Il M5S è passato infatti da 58 mila voti nel 2019 e, ancora, dai 61 mila voti nel 2022, ai 20 mila di oggi. Non è un buon viatico in vista delle elezioni europee.
Il terzo candidato presidente in gioco era il giornalista Eustachio Follia del partito paneuropeo, Volt, che ottenendo meno di 3 mila voti, non supera nemmeno la soglia di sbarramento del 3%.

La via maestra indicata da Scuderi
Non erano presenti in questa competizione partiti ufficialmente alla sinistra del PD che alle politiche 2022 avevano ottenuto circa novemila voti.
Ci auguriamo che la maggioranza di queste elettrici ed elettori di sinistra abbiano scelto di astenersi iniziando a disintossicarsi dalle illusioni elettoralistiche, parlamentaristiche e costituzionaliste. Il primo passo per intraprendere la via maestra della Rivoluzione Socialista d’Ottobre.
Come ha chiarito il Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, nello splendido Editoriale per il 47° Anniversario della fondazione del PMLI, intitolato “La via maestra per cambiare l'Italia”: “Se non si abbandona ogni illusione costituzionale e non si intraprende la via maestra della Rivoluzione Socialista d'Ottobre niente di sostanziale potrà cambiare ”.
Ne prendano coscienza – ha aggiunto - soprattutto le operaie e gli operai d'avanguardia e le ragazze e i ragazzi che si battono con tanto coraggio contro il fascismo, il razzismo, il governo neofascista Meloni, il genocidio dei palestinesi, le violenze di genere e sulle donne e la militarizzazione delle scuole liberandosi dalle illusioni costituzionali, nonché dalle illusioni elettorali adottando l'astensionismo marxista-leninista, sia per le elezioni politiche e amministrative sia per l'elezione del parlamento europeo. È l'unico modo per delegittimare l'UE che si prepara alla guerra mondiale imperialista ”.
Egli ha così chiamato le avanguardie del proletariato, le ragazze e i ragazzi rivoluzionari, ma anche gli intellettuali democratici e antifascisti a fare la propria parte in prima persona perché “Occorre che dedichino le loro forze intellettuali e materiali allo sviluppo rivoluzionario della lotta di classe e all'organizzazione della rivoluzione socialista, che studino la teoria della rivoluzione socialista e del socialismo, cioè il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e si uniscano nel e attorno al PMLI. Perché solo col socialismo si può realmente e totalmente cambiare l'Italia sui piani economico, politico, istituzionale, sociale, culturale e morale e trasferire il potere dalla borghesia al proletariato”.

24 aprile 2024