Inaudita concentrazione nell'informazione: il proprietario dei quotidiani Libero, il Giornale e Il Tempo controllerebbe anche la seconda Agenzia giornalistica nazionale
I giornalisti protestano contro la vendita dell'Agi al deputato leghista Angelucci
Nel proclamare cinque giorni di sciopero il Cdr denuncia: “l’indipendenza e l’autonomia dei giornalisti sarebbero fortemente a rischio con la vendita al Gruppo editoriale Angelucci”

Il 3 aprile con lo slogan “L’informazione non si svende”, sono scesi in piazza dopo 5 giorni di sciopero i giornalisti dell’Agi, sostenuti da Ordine dei giornalisti, Fnsi e i dipendenti di agenzie come la Dire, anche loro in sciopero contro i tagli e i licenziamenti.
L’Agi, l’agenzia giornalistica di proprietà dell’Eni che è la seconda per importanza in Italia dopo l'Ansa, sta per essere acquistata per una somma superiore ai 40 milioni di euro da Antonio Angelucci, deputato leghista nonché editore di Libero , Il Giornale, Il Tempo , Il Riformista e altre testate locali nonché magnate delle cliniche private.
La vendita, a quanto risulta, non soltanto non ha incontrato ostacoli nel governo – che indirettamente, tramite l'Eni, controlla l'Agi – ma addirittura è stata caldeggiata all'interno della compagine governativa.
È certo infatti che il 21 e il 22 febbraio scorso Angelucci è stato ricevuto in almeno due occasioni da Giorgia Meloni in persona a Palazzo Chigi, la quale gli ha confermato l'orientamento favorevole dell'intero governo al passaggio di proprietà di Agi: ne trarranno sicuro vantaggio mediatico FdI e la Lega, mentre FI non si oppone, potendo contare comunque sull'impero mediatico di Piersilvio e Marina Berlusconi che, aggiungendosi a quello di Angelucci, consegnerebbe alla destra italiana un controllo quasi totale sull'informazione in Italia, e la cosa sta mettendo in agitazione il mondo del giornalismo e quanti si battono in difesa di una informazione democratica e pluralista.
Mediatore dell'incontro relativo alla cessione dell'Agi è stato Mario Sechi, un giornalista che, oltre a conoscere bene l'agenzia di stampa che sta passando di mano, è in ottimi rapporti sia con la Meloni sia con Angelucci in quanto attualmente è direttore del quotidiano Libero ed è stato recentemente portavoce della Presidenza del Consiglio nonché ex direttore della stessa Agi.
Il ministro dell’Economia - il leghista Giancarlo Giorgetti - lo scorso 27 marzo alla Camera, chiamato a rispondere in un question time richiesto sulla vicenda dalle opposizioni, regge chiaramente bordone al governo al quale appartiene anche il suo capo Salvini: “il ministero dell’economia e delle finanze – ha detto - che ha appreso da fonti di stampa la notizia, non è l’autorità deputata a rispondere a tale domanda ”, dimenticando che è il suo ministero a controllare indirettamente – tramite l'Eni – l'agenzia di stampa. “È questione di per sé delicata – ha poi aggiunto Giorgetti, con una risposta che appare come un chiaro via libera all'operazione di vendita - che una società partecipata dallo Stato possegga un’agenzia di stampa perché potrebbe alimentare dubbi sull’effettiva libertà di informazione della stessa ”.
Il comitato di redazione dell'Agi ha proclamato all'unanimità il 18 marzo cinque giorni di sciopero, non escludendo di prolungare l'agitazione.
Nonostante le formali richieste di chiarimento – si legge nel primo comunicato del cdr con il quale si giustifica la mobilitazione dei giornalisti - sulle ipotesi di vendita, avanzate prima tramite il comunicato dell’assemblea dei redattori e poi attraverso la richiesta formale di un incontro urgente presentata dal cdr, l’azienda finora non ha fornito alcuna risposta né ritenuto di dover confrontarsi con l’organismo sindacale interno. Le insistenti indiscrezioni e notizie sulla possibile vendita dell’agenzia arrivano poche settimane dopo la firma, avvenuta il 2 febbraio, dell’accordo tra cdr, azienda e Fnsi sulla procedura di sospensione, destinata a determinare entro l’anno una sensibile riduzione dell’organico ”.
La battaglia contro la vendita al gruppo Angelucci dell'Agi – si legge in una successiva nota del cdr - testata che per sua natura è oggi imparziale e autonoma da condizionamenti politici, è una battaglia per la stabilità occupazionale dei giornalisti e dei poligrafici; ma ancor di più è una battaglia a difesa del ruolo di informazione primaria delle agenzie di stampa che hanno nel loro Dna indipendenza e pluralismo ”.
La Federazione Nazionale Stampa Italiana si è schierata contro la vendita dell’agenzia Agi ad Angelucci e si è posta, come scritto in una sua nota, “ancora e sempre al fianco dei colleghi che lottano per l’indipendenza e l’autonomia della loro agenzia di stampa ”.
Anche Slc Cgil – il sindacato dei lavoratori della comunicazione – esprime la piena solidarietà ed il massimo sostegno ai lavoratori poligrafici ed ai giornalisti coinvolti, invitando peraltro sia la stessa Agi sia il governo “ad uscire allo scoperto e ripristinare la correttezza del sistema dell’informazione che non può essere oggetto di trattative chiuse in segrete stanze, specie se coinvolge anche gli asset pubblici, così come affermato dal portavoce della Commissione Europea, Christian Wigand, che sta indagando proprio sulla concentrazione editoriale in Italia ”.
Il Bolscevico solidarizza coi giornalisti dell'Agi e si unisce alla loro battaglia che non è soltanto sindacale ma è politica, perché tutti i sinceri democratici devono rendersi conto – ma Il Bolscevico lo aveva denunciato sin da subito - quale sciagura abbia rappresentato il monopolio berlusconiano nella comunicazione: se ora a tale monopolio consolidato si aggiunge anche quello di Angelucci, ciò significa consegnare la quasi totalità dell'informazione italiana alla destra reazionaria e neofascista.

24 aprile 2024