Il discorso di Gianni Vuoso
Con Lenin a Capri il 21 aprile 2024
A 154 anni dalla sua nascita

Cari compagni, simpatizzanti, amici, esponenti di altre formazioni politiche, culturali e sociali giunti qui a Capri, per rendere omaggio alla memoria del grande Maestro del proletariato internazionale, vi porgo il fraterno saluto della Cellula dell’isola d’Ischia “Il Sol dell’Avvenir” e della Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI e a nome del Partito, ringrazio tutti per aver accolto l’invito a non mancare un appuntamento storico che pure è stato vergognosamente ignorato dai media, nonostante fossero stati informati da un nostro comunicato stampa.
Colgo l’occasione per ricordare che siamo ai piedi della casa di Gorkij, che ospitò Lenin nel 1908 e poi nel 1910 e dinanzi a un’opera d’arte, realizzata nel 1968, da un artista di fama internazionale come Giacomo Manzù, che ebbe l’incarico dall’ambasciata sovietica in Italia. Un capolavoro collocato sulla sommità di blocchi di marmo alti 5 metri e nonostante la statua di Lenin sia situata in un luogo abbastanza nascosto, centinaia di turisti e rivoluzionari di ogni Paese vengono a visitarla per rendere omaggio a Lenin. Un monumento che non sempre è stato ben accolto. Infatti nel 2009, quando a Capri cominciò a serpeggiare un piano per smantellare il busto di Lenin, proprio i compagni della Cellula “Vesuvio Rosso”, scrissero puntualmente in un documento: "Lenin non è morto e il suo spettro si aggira tra i sonni agitati dei neofascisti che governano l'isola e non solo. Per questo essi vorrebbero cancellare la sua statua e con essa il ricordo della sua vita e della sua opera, esorcizzando così il terrore che i suoi insegnamenti vengano fatti propri da una nuova generazione di antifascisti e rivoluzionari”.
L’incontro di oggi non è e non vuole essere una manifestazione liturgica. Vuole e deve essere un’occasione per ricordare prima a noi stessi e poi ai giovani, il valore di un uomo che ha dedicato la sua vita a preparare e realizzare un evento di importanza mondiale, quale la Rivoluzione d’Ottobre che ha dimostrato come sia possibile sconfiggere il capitalismo e dare il potere politico al proletariato.
Si dice che noi marxisti-leninisti siamo veterocomunisti perché siamo ancora fermi a ripetere cose dette oltre un secolo fa da personaggi come Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao. Noi ribadiamo che i loro insegnamenti sono ancora validi nonostante che sia trascorso il tempo. Rileggiamo per esempio, Lenin.
“Durante tutta la sua vita - scrive Lenin - Marx combatté soprattutto le illusioni della democrazia piccolo-borghese e del democratismo borghese.
Egli derideva soprattutto le frasi vuote sulla libertà e sull’uguaglianza, quando dietro di esse non si nasconde altro che la libertà degli operai di morir di fame. Si può dire che tutto il Capitale di Marx è consacrato all’illustrazione di questa verità, che le forze fondamentali della società capitalistica sono e possono essere soltanto la borghesia e il proletariato: la borghesia come costruttore di questa società capitalistica; il proletariato come suo becchino, come unica forza capace di sostituirla.
Soltanto la dittatura di una classe - del proletariato - può decidere la lotta contro la borghesia per il dominio. Soltanto la dittatura del proletariato può vincere la borghesia. Soltanto il proletariato può rovesciare la borghesia. Soltanto il proletariato può condurre dietro a sé le masse, contro la borghesia” .
È utopia? È sbagliato ciò che ha affermato Lenin che è riuscito a mettere in atto queste verità realizzando la Rivoluzione d’Ottobre? È anacronistico ribadire il valore di queste affermazioni? Secondo noi no.
Ma andiamo oltre. Stamattina riteniamo che sia nostro compito primario ricordare il senso e l’importanza della presenza di Lenin qui a Capri e non solo.
Sappiamo tutti che Lenin venne a Capri prima nel 1908, ospite del suo caro amico Gorkij che l’aveva invitato più volte. Qui ebbe modo di visitare l’isola, di incontrare la popolazione, i pescatori, di imparare a pescare, di visitare Napoli, monumenti e realtà sociale, come ci viene narrato da Ivan Bociarov in un suo articolo pubblicato dalla rivista Realtà Sovietica; come viene descritto in un libro di Davide Pinardi “Lenin a Capri ovvero i dieci giorni che sconvolsero un’isola” un sottotitolo che vuole parafrasare la più famosa opera di John Reed “I dieci giorni che sconvolsero il mondo”.
Per conoscere meglio Lenin credo sia sufficiente riproporre proprio quanto scrisse di lui Gorkij: “Poteva con eguale passione, giocare a scacchi, scorrere una Storia del costume, discutere per ore con un compagno, pescare, passeggiare lungo i sentieri delle rocce di Capri arroventate dal sole del meridione o fermarsi a guardare le finestre dorate o i figli dei pescatori. Faceva molte domande sulla vita dei pescatori capresi, su ciò che guadagnavano, sull’influenza dei preti, sulla scuola: la vastità dei suoi interessi non poteva non stupirmi… in lui c’era una forma magnetica che attirava il cuore e la simpatia dei lavoratori”.
Insomma simpatia e tanti interessi, tante curiosità, fra le quali lo colpì l'esempio di Cavriago per evidenziare che l'eco dell'Ottobre aveva già raggiunto una risonanza capillare a livello mondiale anche fra le masse operaie italiane: “Leggo (sull'“Avanti”) - scrisse Lenin - una corrispondenza sulla vita del Partito in una piccola località chiamata Cavriago, un angolo sperduto perché non si trova sulla carta, e vedo che gli operai… salutano i sovietisti russi ed esprimono l'augurio che il programma dei rivoluzionari russi e tedeschi sia accettato in tutto il mondo e serva a condurre fino in fondo la lotta contro la borghesia e la dominazione militare” .
Lenin venne a Capri in condizioni di salute non proprio eccellenti, sfibrato dagli impegni politici, ma comunque sempre pronto a confrontarsi sui temi della rivoluzione e sul marxismo. Proprio qui fu aperta la Scuola di Capri, con la pretesa di discutere di rivoluzione ma Lenin la stroncò ben presto perché per lui era inaccettabile il connubio sostenuto da Bogdanov, di religione e socialismo. La scuola fu chiusa perché ritenuta reazionaria e pare che per sopprimerla sia sbarcato sull’isola anche Stalin, allora noto come Soso. Nonostante tutto, con lo stesso Bogdanov Lenin giocò varie partite a scacchi di cui abbiamo storiche testimonianze fotografiche.
Ma ora giungiamo anche alla scoperta che interessa più da vicino noi dell’isola d’Ischia, ma che contribuisce a dare un quadro più completo della presenza di Lenin in Italia e al Sud.
Nella seconda visita caprese del 1910, Lenin conobbe una giovane ereditiera, Cindy Morgan con la quale ebbe rapporti che non furono solo di amicizia. Con lei, organizzò tra l’altro, una minicrociera, nel golfo di Napoli col traghetto Tiffany che li portò a trascorrere tre giorni ad Ischia, al Grand Hotel Salus, attualmente ribattezzato Regina Isabella, per la precisione nel comune di Lacco Ameno, per un breve ciclo di fanghi e bagni termali. La notizia è documentata perfino in una relazione che Churchill fa al Foreign Office , dove racconta di un suo viaggio Napoli-Capri e di aver ascoltato i discorsi fatti da Lenin e dalla sua compagna, seduti anch’essi all’aperto, sullo stesso traghetto Mafalda. Churchill non sa che si tratta di Lenin ma lo descrive come un quarantenne di origine euroasiatica, con un forte accento russo e senza un capello in testa, mentre lei è ritenuta appartenente ad una famiglia americana di ceto medio. Churchill riporta anche brani del dialogo: lei dice che bisogna creare ovunque centri di assistenza, raccogliere fondi per lenire la sofferenza e Lenin risponde che non bisogna lenire la sofferenza e la povertà, ma bisogna abolirla, bisogna cambiare il mondo. Uno scambio di idee che conferma la posizione politica di Lenin al quale, il padre della ragazza aveva perfino promesso 1.000 dollari al mese per dirigere la fabbrica di acciaio in America. Una proposta certamente allettante alla quale Lenin decise di rispondere che il suo compito era quella di andare avanti con la Rivoluzione.

24 aprile 2024